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© Il Blog di Giacomo Palumbo - Home ufficiale

venerdì 27 aprile 2012

Telejato informa e lo switch off porta male

Chi vi scrive è un residente di San Giuseppe Jato che tutela l'operato di Pino Maniaci che è stato in questi anni un maestro della "nuova resistenza locale" per la sua forte presenza, direi tenace, per l'informazione e all'antimafia. Pino è un maestro che è riuscito in un'impresa inimmaginabile e coraggiosa. Il telegiornale di Telejato, la piccola emittente a gestione familiare di Partinico, dura due ore: un record che gli conferisce di diritto il titolo di telegiornale più lungo d’Italia. Tuttavia il record rischia di fermarsi a fine giugno anno corrente, infatti, con lo switch off, anche la Sicilia passerà al digitale terrestre e così combina altri malumori nel settore dell'informazione locale. Il problema è che il passaggio al digitale è previsto soltanto per le televisioni commerciali, quelle che hanno come editori società di capitale, bilanci in regola e dipendenti assunti.
Ricordiamo che in Italia la vecchia legge Mammì aveva creato anche un altro tipo di emittenti: quelle comunitarie, ovvero le tv onlus di associazioni, movimenti e partiti politici. In tutto sono circa duecentocinquanta, non hanno dipendenti e devono avere un bilancio in pareggio: per loro la finanziaria del 2011 (agli articoli 8,9,10) non prevede la possibilità di passare dall’analogico al digitale. In una parola dovranno cessare le trasmissioni. Anche Telejato è una televisione comunitaria, una onlus nata come emittente di Rifondazione Comunista e poi rilevata nel 1999 da Pino Maniaci, ex imprenditore edile con la perenne sigaretta in bocca.
“Anche Telejato secondo questa legge dovrà spegnersi, racconta Maniaci, il primo luglio noi non dovremmo esistere più. Non capisco come sia possibile che oggi io ho una televisione e domani lo Stato me la chiude, senza neanche dirmi il perché”.

Da tanti anni la sede di TeleJato piccola televisione locale trasmette informazioni nei dintorni dei comuni di Partinico, San Giuseppe Jato, San Cipirello, Camporeale, Grisì, Montelepre, Balestrate, Castellamare del Golfo, Carini, Cinisi, Capaci ecc... ecc... Dagli schermi di TeleJato Pino lancia quotidianamente denunce, fa i nomi e i cognomi dei mafiosi e dei loro complici, resistendo agli attacchi, alle minacce, alle intimidazioni e alle violenze mafiose. Gli hanno bruciato l'auto, ma lui non si è fermato e questo lo rende ancora più vicino alla gente comune che combatte la mafia tutti i giorni. Ha subìto la violenza della mafia sulla sua pelle, ma non si è fermato. Eppure lì dove non è riuscita la mafia potrebbe riuscire lo Stato Italiano. La Sicilia, come il resto del Paese, si sta preparando a passare al digitale terrestre, la nuova modalità di trasmissione del segnale televisivo. La normativa scritta dai precedenti governi stabiliva l'uso del beauty contest per l'assegnazione delle nuove frequenze, un meccanismo che le avrebbe regalate gratuitamente agli attuali concessionari (soprattutto i più grandi, tra cui Mediaset). Qualche settimana fa il governo Monti ha cancellato il beauty contest e ha stabilito di ricorrere ad un'asta. Alla quale però le piccole televisioni locali non commerciali non potranno, e non potrebbero partecipare. TeleJato, così come tante altre, verrà quindi spazzata via dai canali del digitale. Il 24 Settembre 2011 è nato il Comitato "Siamo Tutti TeleJato" al quale partecipano singole persone, associazioni, movimenti, riviste antimafia e io ne faccio ufficialmente parte esprimendo solidarietà da questo mio spazio personale. Il Comitato da mesi sostiene Pino e denuncia il rischio che corre questa piccola emittente da "record". E infatti Pino non ha mollato non deve mollare e penso proprio che non mollerà con l'aiuto della "comunità Jatina" e non solo. Perfino quando l’ordine dei giornalisti siciliani si fece parte in causa in un tentato processo nei suoi confronti per “esercizio abusivo della professione” lui non aveva mollato. Uno che non ha mollato nonostante la fame, le minacce a lui e alla sua famiglia, amici e collaboratori. TeleJato è la televisione più piccola e più interessante del mondo. Oggetto prezioso e delicato, seguito da più di 300.000 persone che senza saltare un giorno preferiscono il Tg di TeleJato ai programmi rassicuranti e politicamente allineati di Rai e Mediaset.

mercoledì 25 aprile 2012

25 Aprile: "meglio quando si stava peggio?"

Oggi 25 Aprile ricordiamo la Liberazione nazifascista a Genova. I partigiani liberavano Genova, Milano e Torino dall'occupazione nazifascista ponendo fine all'occupazione tedesca in Italia. Oggi chi ci libera di quelle forze che ci stanno oltraggiando quotidianamente l'economia, il lato lavorativo? Non sono forze certamente fasciste ma sono alquanto invasori? E così che la Resistenza meglio mettercela alle spalle. Oggi non bisogna mettersi contro nessun schieramento partitico o sì? Il capo dello Stato Giorgio Napolitano ci ricorda che bisogna "estirpare il marcio e... i partiti ritrovino slancio ideale, tensione morale, capacità nuova di proposta e di governo" E continua... "Sono venute stanchezze e degenerazioni, i partiti non sono più gli stessi della Resistenza." meno male e poi continua il capo dello stato "Diversi ne sono scomparsi, altri si sono trasformati, ne sono nati di nuovi e tutti hanno mostrato limiti e compiuto errori. Rifiutare i partiti in quanto tali dove può portare? Nulla può sostituire i partiti" scandisce il presidente. E sottolinenando il significato del 25 aprile, "è la festa della riunificazione dell'Italia", chiede che "ci si fermi a ricordare e a riflettere" su quello che ha rappresentato la politica nel passato "prima di scagliarcisi contro". 
Vorrei raccontarvi di oggi, di pochi minuti fa, mi sono imbattuto in una conversazione con un giovane settantacinquenne. Forse c'è un pizzico di nostalgia nella sua voce, nella voce di un vecchietto in piazza che mi racconta come si stava meglio quando si "stava peggio". Forse lui che ancora ragiona come un ragazzo di vent'anni ha vissuto la sua vita così intensamente e così pienamente che prova pena per i suoi due figli che non riescono a sposarsi e ad avere un lavoro e mantenere i suoi futuri "quasi impossibili" nipoti. Era il quarto dei suoi sei fratelli. Perchè non dobbiamo scagliarci contro la politica o le azioni politiche che non si mobilitano mi dice con fervore, sorridendo per avermi incontrato dopo un periodo di "assenza". E continua: io spero in un cambiamento repentino poi ci mettiamo in cammino verso la strada principale e inizia la solita insoddisfazione nei riguardi del governo, della politica locale e si lascia andare alla fine con il bastone avanti mostrandomi uno sguardo quasi schifato della situazione attuale dei giovani e mi punta il dito sulla pancia quasi mostrandomi la via per la "Liberazione". Poi si affaccia all'angolo di una delle stradine del mio bel paese, cerca con il suo sguardo di scorgere sua moglie in alto del balcone e mi lascia sulla via salutandomi e dicendomi che per me saranno momenti migliori, "picchi tu si sturiatu"! ( in siciliano significa che: io sono laureato e avrei qualche possibilità in più) perchè crede in me. Io penso che in realtà crede nei giovani. Quell'uomo vive ormai di una pensione "dimezzata", spera di poter vedere e vivere prima o poi i suoi nipoti che non ci sono. Egli vuole essere liberato dalle menzogne di una politica di malaffare e che pone in essere un malessere comune. 
Come si fa Signor Presidente della Repubblica? Oramai e per fortuna quella della Resistenza è acqua passata e ha fatto il suo corso storico. Per fortuna i nazisti non esistono più come quel principio politico autoritario e dittatoriale che era insito nei fascisti, però alcune volte scorgendo dentro le parole di quel povero signore di questi tempi manca la struttura organizzativa di quegli schieramenti politici ed è questo che non dobbiamo scordarci. Bisognerebbe scagliarsi contro al principio di eloggiare troppo il passato, scordandoci di aiutare chi vive nell'oggi, al momento, ponendo più attenzione di essere sovranità responsabile e incorruttibile. Ricordiamo quell'imprenditore napoletano che oggi si è "liberato" dal peso delle tasse, non è forse questa l'italia da aiutare e da liberare? Ricordiamolo nella nostra preghiera e aiutiamo quanti altri pensano a questo gioco a favore della morte che porta la nostra società, la nostra Italia, ad una nuova invasione straniera, quella del deserto arido e secco dei territori africani. 

domenica 22 aprile 2012

No ai suicidi. In primo piano la gente comune.


In primo piano la gente comune ecco, questo è il punto.
Se la gente fuori è calma o silenziosa non è una questione di amministrative o di campagna elettorale, forse in giro la gente, quella che lavora, quella che non mormora subisce il vento dell'aumento delle tasse e si distrugge dentro dalla rabbia.
Tasse, sempre più alte, rate che devono infervorire i più gentili animi, sono gli argomenti di quest'oggi, argomenti seri e alquanto discutibili ma non parlerò specificatamente di questa tassa ma di una sua peggior affine. Tuttavia convinto che l'emergenza di ora è la crisi della politica e quindi quella dei partiti questa sera vi do il mio punto di vista sull'emergenza che trafigge sia noi giovani sia gli imprenditori con un'attività che non va avanti. Innanzitutto un garantista deve analizzare e farsi carico del quadro preoccupante in cui si colloca il quadro politico nazionale. E non si può non tenere conto del quadro nazionale delle piccole e medie imprese che subiscono il carico fiscale che imperterrito rincara la dose delle notti insonne. Forse il governo non tiene conto neanche dei morti suicidi, i quali a causa di una cieca e squilibrita governance sbagliata non riesce a favorire il congelo annuale delle tasse, annuale o biennale come succede in altri paesi. Il partito o i partiti sono in crisi perchè hanno perso le ideologie novecentesche, e questo per alcuni versi può avere dei vantaggi su certi aspetti, però delocalizza e deumanizza in un nuovo orizzonte senza colorito la vita lavorativa. Quelle ideologie partitiche del passato ormai si sono perse, questo è certo, siamo più partite iva, ergo operai, siamo più partite iva, ergo imprenditori. E se questo può dare spazio ad un nuovo “equilibrio” ora come ora i partiti non hanno più in senno quei sentimenti valoriali che fanno equilibrare le sorti insite nei tempi dell'uomo. Sia la famiglia sia la persona non sembra essere messa in primo piano.
Qui proprio di primo piano si parla, uno Stato che ritiene di frenare, se non fermare, una crisi economica, deve focalizzare la propria attenzione sull'aspetto finanziario delle piccole imprese che con le loro cartelle esattoriali da pagare non arrivano a completare il loro ciclo produttivo annuale. Più semplicemente, se non si interviene congelando quei “papelli” di cartelle SERIT, quindi di EQUITALIA, dell'Agenzia delle Entrate, non si riuscirà a fare “respirare” la gente comune, metterla in primo piano significa rilanciare le imprese, farle respirare nel loro piccolo, congelando se non annullando quei blocchi di numeri messi in serie che destabilizzano il sonno di molti imprenditori che scelgono nella loro fragile situazione la via della morte in alcuni casi. La crisi ha una tale dimensione che bisogna pensare anche a questo aspetto; e la risorsa carismatica di un singolo partito non ha più lo stesso valore di prima. Nell'epoca del debito pubblico, i partiti devono sacrificarsi allo stesso pari risanando le risorse. A questo punto la crisi dei partiti diventa un abbisso nel rincorrere il proprio consenso e gestendo il “tecnicismo”. Parola usata senza guardare al principio valoriale della vita. A mio avviso i partiti devono definire una propria identità. Il paradigma deve sostenere e portarci ad una riscoperta di senso, è innegabile che l'onda d'urto ha colpito la politica, i partiti e in primis i lavoratori e le imprese; ma non si devono perdere di vista sia il senso della vita sia i valori di sopravvivenza umana. I partiti ahimè devono trovare un loro profilo valoriale e parlare con il cuore e con le emozioni alla gente comune, spiegando di più e dando di più l'esempio. Magari partendo dai loro stipendi.

mercoledì 11 aprile 2012

Il ruolo dei tecnici di Mario Monti e non solo.


Io mi domando e io mi rispondo!

Che ruolo hanno i “tecnici” di Mario Monti e i “nostri” parlamentari italiani nel tempo della crisi economica?

Ricordiamo che i membri del parlamento italiano sono eletti per un periodo di tempo determinato, per lo più cinque anni, che prende il nome di legislatura. Lo scioglimento anticipato della camera, intervenuto prima di tale termine, ne determina però la decadenza e l'indizione di nuove elezioni. In alcuni sistemi il potere di sciogliere le camere (o anche una sola di esse) è attribuito al primo ministro; in altri spetta invece al consiglio dei ministri o, più frequentemente, al capo dello stato, su proposta del primo ministro o di sua iniziativa; vi sono anche ordinamenti nei quali lo scioglimento è deliberato dalla stessa camera (o autoscioglimento, ma questo non è mai avvenuto in Italia). Nel nostro caso parliamo dei parlamentari italiani e della “caduta del governo Berlusconi”, anche se di vera e propria caduta non si può parlare, perchè aveva ancora i numeri per governare. Il quale “ceduto il passo” al governo di Mario Monti ha dato il via al “governo dei tecnici” in forte sintonia con il volere del capo dello Stato Giorgio Napolitano. Precisamente il 13 novembre 2011, a seguito delle dimissioni di Silvio Berlusconi, riceve da Napolitano l'incarico per la formazione di un nuovo governo, accettandolo con riserva. Il 16 novembre scioglie la riserva e propone al Presidente della Repubblica la lista dei Ministri per la nomina, priva di personalità politiche. Oltre alla carica di Presidente del Consiglio, Monti ricopre anche quella di Ministro dell'Economia e delle Finanze.
Nel pomeriggio del 16 novembre 2011, alle ore 17 circa, in ossequio all'articolo 93 Cost., Mario Monti ha prestato giuramento con i Ministri incaricati presso il Quirinale nelle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il seguente 4 dicembre viene emanata dal governo, mediante decreto-legge, la manovra fiscale anticrisi, che si articola in tre capitoli: bilancio pubblico, previdenza e sviluppo. La manovra prevede un gettito lordo di circa 30 miliardi di euro in 3 anni. Le maggiori modifiche sono state attuate in campo fiscale. Il dl è stato approvato rispettivamente dalla Camera e dal Senato il successivo 16 e 22 dicembre. In sostanza, per rispondere concretamente i tecnini sono “arrivati” per l'emergenza della crisi mentre i politici in parlamento sono rimasti per salvaguardarsi il loro portafoglio.

Qual'è il ruolo del parlamento allora?

L'esistenza del parlamento può essere considerata diretta conseguenza del principio di sovranità popolare. In Italia esso è sancito dall'art. 1, secondo comma, della Costituzione: "La sovranità appartiene al popolo". Il suo ruolo è stato efficacemente descritto da Hegel con l'espressione di: "porticato tra lo Stato e la società civile".

Chi è l'impiegato statale? Perchè per impiegato statale, cioè il funzionario statale, si intende un lavoratore dipendente in servizio presso le Pubbliche Amministrazioni?

Rientrano in tale tipologia di lavoratori tutti i dipendenti dell'Amministrazione centrale e periferica dello Stato: Ministeri, Regioni, Province, Comuni, Tribunali, Scuole, Università, Ospedali, Forze dell'ordine. In media guadagnano circa dai 1100 ai 1300 euro al mese più tredicesima. Si accede ai ruoli della Pubblica Amministrazione previo superamento di pubblico concorso regolarmente bandito sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana e questo lo si sa.

Mi domando perchè non vengono considerati impiegati statali i nostri politici? Perchè vengono retribuiti con altre cifre? I soliti noti politici? Se i contratti dei dipendenti pubblici sono garantiti dalla contrattazione collettiva nazionale? Perchè quelli della Casta non devono essere regolati al massimo della stessa contrattazione nazionale? Perchè i nostri parlamentari non sono dipendenti statali? O non vengono considerati come tali?

Innanzitutto diciamo che i parlamentari italiani sono i più pagati in Europa con uno stipendio lordo mensile che supera i 16mila euro, il 60% in più rispetto alle media Ue. E' quanto si legge nella relazione depositata in parlamento il 31 dicembre 2010 dalla commissione presieduta dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini. Nel dettaglio la retribuzione lorda mensile di un deputato italiano è composta da un'indennità parlamentare di 11.283,3 euro lorde a cui si aggiunge una diaria di 3.503,1 euro, 1.331,7 euro per i trasporti (a fronte peraltro di una spesa nulla, dal momento che viaggiano gratis su treni, autostrade, navi e aerei), 258,2 euro per le spese telefoniche e 41,7 euro per la dotazione informatica. Dal conteggio sono esclusi gli importi per i collaboratori diretti, che rientrano nelle spese di rappresentanza, pari ad ulteriori 3.690 euro mensili.
Importi quasi simili per un senatore che ogni mese riceve 11.555 euro di indennità parlamentare, 3.500 di diaria, 1.650 euro per i trasporti e 4.180 euro per le spese di rappresentanza. A tutto questo si aggiunge il vitalizio che ogni parlamentare italiano prende dopo cinque anni di mandato, pari a 2.486 euro mensili, con un versamento all'8,6% dell'indennità lorda.

Dal punto di vista “tecnico” quale libaertas tecniche ha avuto l'insediamento del governo di Mario Monti?

Ipotizzando un rimpiazzo costruttivo ed escludendo l'argomento dell'art. 18 dello statuto dei lavoratori, di cui se ne è parlato e se ne parla tantissimo. A mio parere non c'è stata una vera e propria virata politica di stampo tecnico, perchè i soliti noti politici sono sempre presenti e continuano a rimanere saldi sulla loro scia ideologica, quindi partitica. Parlo di Casini, Alfano, Bersani, sono sempre li a frenare le sorti dell'Italia intera. E se posso, anzi posso perchè questo è il mio blog, sulla scena parlamentare i partiti continuano a mettere ancora il bastone tra le ruote alle scelte “tecniche” del governo Monti. Bastone tra le ruote sulla riforma del lavoro, sulle liberalizzazioni, sulla crescita economica e in generale sulle scelte giuste da fare per risollevare le sorti del paese. Le caste controllano le grandi lobby, un esempio è quella farmaceutica, e non si rendono conto del fatto che essi devono fare la differenza e rendere più trasparente la scelta sulle liberalizzazioni e sui conti pubblici. E ritornando al motivo della non rielezione di un nuovo governo c'era all'inizio, e continua a esserci, la paura di non terminare la legislatura e quindi di perdere il vitalizio concesso per legge ai soliti parlamentari, i quali ci costano ogni hanno circa 18 miliardi. 


Perchè al momento della candidatura di Mario Monti e Company non è cambiato anche l'assetto parlamentare? Cioè perchè il capo dello Stato non ha “licenziato” i parlamentari?

La risposta sta alla base della mia considerazione iniziale confrontando i redditi finali dei funzionari rispetto quelli dei parlamentari. Cioè i parlamentari guadagnando una cifra così elevata al mese non si rendono conto della mediocrità, della scarsità se non povertà della gente meno agiata. I quali per sopravvivere arrivano a umiliarsi chiedendo l'elemosina per mettersi un pezzo di pane sotto i denti. Giovani che non possono sposarsi perchè non hanno un lavoro e quindi non possono farsi una famiglia. I parlamentari non fanno i resoconti delle spese a fine mese, per far tornare i conti delle loro famiglie. I parlamentari non hanno l'idea di come si “arrangiano” i cittadini italiani per sopravvivere a una realtà così rude e tetra. La gente arranca ad arrivare a fine mese e questo i parlamentari non lo subiscono. Se loro avessero la necessità di arrangiarsi allo stesso pari dei loro colleghi, cioè i dipendenti statali, non dico allo stesso pari del cittadino disocuppato, cioè gratis, capirebbero di più le esigenze della gente. Io non sono un dipendente statale, ma retribuirli allo stesso pari dei normali dipendenti statali renderebbe la cosa più equa. Tuttavia al posto dei parlamentari durante il governo tecnico dovrebbero esserci stati anche dei parlamentari tecnici, questo è il punto. Un governo tecnico deve constare anche di parlamentari tecnici e lo ribadisco.

Perchè la gente non si ribella a questo sistema di malsana condotta?

Sono un giovane laureato e specializzato in scienze politiche e forse sono nuovo a questo meccanismo e non basta una laurea però per capire come stanno le cose. Guardo e Osservo la politica come una parte importante da salvaguardare della civiltà. Tuttavia mi schifo leggendo delle ruberie dei tesorieri dei partiti sui giornali, vedi il caso Lusi della Margherita, a destra o a sinistra che siano, e proprio in questi giorni della lega padana di Bossi, vedi il caso Belsito. Essi devono essere considerati funzionari statali, perchè lavorano con dei soldi dello stato quindi dei cittadini che pagano le tasse. Essi rubano o riciclano i soldi pubblici, dei finanziamenti ai partiti per le campagne elettorali, in case, automobili, spese varie, yacht e vacanze. Bisognerebbe ridirigere il finanziamento pubblico ed escludere gli sprechi, a seguito delle enormi spese elettorali. Anzi bisognerebbe che i partiti facciano da loro, come in America, cercando da sè i loro finanziamenti. Non dovrebbero pescarli dalle tasche degli italiani questo è il fatto. Sono un indignato “nuovo”, un intollerante, in attesa della scesa in campo politica, ci vuole una nuova politica. Attendo di dare il mio contributo per un'attività politica più viva e meno da tempi di mani pulite.  Non lo so cosa spinge questa classe dirigente a calpestare il futuro dei loro figli, dei nostri figli. So solo che ora è cambiata la “testa” della politica (cioè è cambiata la faccia del primo ministro) ma la parte inferiore (cioè quella partitica e politica) è lì ad aspettare maggio 2013 e il proprio vitalizio, senza rendersi conto della vera crisi che ci sta costando un abnorme disoccupazione giovanile. Lo ha rilevato l’Istat in base a dati destagionalizzati e a stime provvisorie, aggiungendo che è il tasso più alto da gennaio 2004. Il tasso di disoccupazione a febbraio è salito al 31,9%, in aumento di 0,9 punti percentuali rispetto a gennaio e di 4,1 punti su base annua. Ecco i numeri della “disperazione” giovanile. Ecco il ribrezzo portato al limite del normale. Fa ribrezzo, schifo e arrabbiare la cittadinanza italiana in questo tempo di crisi. La politica è della gente e non dovrebbe far arrabbiare i gruppi minori, quelli più intolleranti, quelli che si disperano o si ammazzano perchè non possono pagare i propri debiti, quelli che non possono pensare al futuro e farsi una famiglia o rendere grazie alla propria vita con un onesto lavoro. Non dovrebbero risuccedere nuovi periodi di terrore sociale! Non si rendono conto della situazione? Alla fine allora forse bisognerebbe riportare le teste da mozzare in piazza per farli ragionare tutti?

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