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mercoledì 31 ottobre 2012

I "valori degli italiani" nel tempo della crisi economica.

Lavarsi le mani dalle responsabilità è sempre stato un antico vizio, vedi il “caso Pilato” ma la nostra immagine e le nostre azioni sono in leggero miglioramento sul piano umano ed è stato dimostrato. Siamo italiani, siamo brava gente, siamo simpatici, in una commistione tra idee irresponsabili e di solidarietà “infinita”. Il fulcro di questa “verità” è la famiglia d'origine che si conferma al centro degli interessi degli studi scientifici dei ricercatori. E’ quanto sostiene la ricerca del Censis intitolata “I valori degli italiani”. Effettivamente il nostro tasso di individualismo, che c'è sempre stato fin dal passato, ha portato gli italiani a un leggero isolamento delle proprie responsabilità sociali e della famiglia. Parlo di quel senso civico scarso che proviene dalle famiglie meno preparate a indirizzare i propri figli. Parlo del menefreghismo “assoluto” che ci attanaglia le vite.
I Paesi Europei con maggiore senso di responsabilità sono quelli scandinavi, quelli più al nord, quelli più freddi e forse è solo un caso quello della condizione climatica. Essi hanno un forte senso di identità e di avvedutezza sociale, in più sono sostenuti da un welfare capace di ridurre le distanze sociali.
Roberto Cartocci docente all'università di Bologna afferma che ha segnato positivamente sui Paesi Europei di confessione protestante il rapporto, il forte senso di responsabilità dato all'individuo nei confronti degli altri e di Dio. Lo diceva anche Max Weber nel suo libro “L'etica protestante e lo spirito del capitalismo” che l'influenza del protestantesimo e il suo modus vivendi aveva permesso un arricchimento “nobile” per chi seguiva quella religione, quei valori “diretti”. Si sa che nel protestantesimo ogni singola persona ha un rapporto diretto con Dio, a cui deve rendere conto, senza intercessori. Da un altro canto l'Italia ha valori moderni come gli altri europei, ma risentirebbe, si sente dire, dell'influsso della Chiesa Cattolica e della stessa struttura del Vaticano.
Ci accorgiamo che è riduttivo affermare questo in termini così poveri. Tuttavia il messaggio evangelico compenetra la nostra società da secoli, e richiama proprio alla fratellanza e alla responsabilità verso il prossimo, verso gli altri. E' dimostrato che il mondo cattolico è pieno di persone ad alto senso di responsabilità verso il prossimo e le istituzioni. Semmai, l'individualismo è di quelli che la fede se la portano ricucita addosso esteriormente senza farsela risistemare e riformare. Occorre una riproposta, una ri-educazione alla vita buona, alla vita onestà secondo le parole del Vangelo. E perchè non leggere la storia di questo nostro scarso senso civile? Siamo stati a lungo divisi e sottomessi al male. Non parliamo di come in questo periodo lo Stato si è presentato al popolo, ai cittadini, sempre col suo volto oscuro, il suo lato peggiore. Poi quando ci si sente dominati, e non governati, l'interesse individuale predomina su quello collettivo. Riferendoci alla considerazione teorica di Max Weber lo stesso dimostra le sue ragioni nell'indirizzo religioso e rispettoso di quei valori semplici, elementari.
Fin dal passato, si sono formati in Europa Stati nazionali e si sono diffusi nuovi valori, competenze che sono ordine, solidarietà e senso dello Stato. In Italia abbiamo avuto comuni, le lotte di classe, le lotte tra aristocrazia e borghesia, lotte tra famiglie e famiglie, tra diverse fazioni. Nella mole di teorie sociologiche diffuse si conclude sempre dicendo che da lì si è formata la nostra identità attuale e questo ce lo insegna anche la storia. E non ci si può giustificare solo attraverso questa considerazione. Si è plasmata la nostra identità individualistica rivolta all'interesse particolare e circospetta dell'autorità statale. La logica individualistica degli italiani in generale, applicata alla vita concreta cessa in disinteresse, indifferenza, negligenza collettiva per le cose pubbliche e in quel diffuso gioco lo scaricabarile, facilitato dalla burocrazia e da una legislazione confusa, pasticciata è la prassi. 
Ogni tanto o addirittura raramente è punito chi si lascia andare per scorciatoie illegali ma questa è l'eccezione. Che vi sia un gran bisogno di educare al senso civico e alla responsabilità è evidente agli occhi di tutti. Quando le televisioni si diffusero tra le case degli italiani, erano gli anni '50, ci fu chi disse che essa sarebbe stato il mezzo per portare alle famiglie italiane la cultura e la conoscenza degli altri, avvicinando i cittadini a una formazione comune e più “italianizzante”. Fu così in parte direi e quando la televisione entrò nelle case, ci fu qualcuno che pensò di usarla per fini commerciali e qui dovrei applicare sistematicamente spiegazioni che non sto qui a dimostrare per via del piccolo spazio che ho a disposizione in questo post.
Karl Popper capì l'andazzo di questo strumento subdolo, la televisione, e disse all'epoca: “la televisione produce violenza e la porta in casa dove altrimenti non ci sarebbe” e proponeva una riflessione esaudiente e benevola: “chi fa televisione deve sapere di aver parte all'educazione dei bambini e degli adulti”. Oltrepassando il discorso di Popper il solo sviluppo educativo dovrebbe venire dalla scuola cominciando fin dalle scuole elementari, anzi fin dalla lettura, dalla famiglia. Siamo cresciuti o no civilmente? Siamo inclini a questa educazione per il cambiamento sociale? Guardando ai dati del Censis, all'esposizione esaudiente di Giuseppe De Rita presidente del Censis, è incoraggiante notare che gli italiani più solidali, giovani generazioni dagli orizzonti ampi, scoprono il valore delle relazioni umane, mettono così in crisi l'individualismo che ha lacerato l'uomo e i suoi rapporti con il “mondo”. Questo ci permette di poter abbracciare una nuova cultura solidale, la cultura evangelica, un nuovo slancio culturale utile a ritrovare un nuovo senso, che riproietti questa fase delicata della storia economica mondiale verso la riscoperta di valori che permeano nell'uomo fin da sempre.

Riordino delle Province: da 86 saranno 51.

A fronte delle 86 province il via libera del Governo al riordino delle Province e al varo delle città Metropolitane saranno 51. Il decreto sul riordino delle Province “é di tipo ordinamentale e strutturale, nella logica avviata con la spending review”. Il decreto che prevede “51 province comprese le città metropolitane” è un passo importante per il governo tecnico di Mario Monti che ha deciso di fare quest'altro passo avanti per ridare credibilità al governo esecutivo al livello nazionale. Lo ha annunciato il ministro Filippo Patroni Griffi davanti ai giornalisti a Palazzo Chigi. La riduzione è “un processo irreversibile e da gennaio verranno meno le giunte provinciali”, ha spiegato  il ministro, aggiungendo che il governo “si è mosso tra spinte opposte, tra spinte al mantenimento dello status quo e spinte alla cancellazione totale”.
Il nuovo modello “irreversibile” del ridimensionamento delle province parte dal 2014 e taglia 35 enti. La riforma insomma sarà attiva a partire dal 2014. “Da gennaio e coerentemente con la governance, verranno meno le giunte provinciali e nella fase di transizione sarà possibile per il Presidente delegare non più di tre consiglieri. Questo fino a quando il sistema non andrà a regime nel 2014”, ha spiegato Patroni Griffi, nel corso della conferenza stampa.
A novembre del 2013 si terranno invece le elezioni per decidere i nuovi vertici. Per assicurare l'effettività del riordino delle Province "senza necessità di ulteriori interventi legislativi, il governo - secondo quanto prevede il comunicato emesso da Palazzo Chigi - ha delineato una procedura con tempi cadenzati ed adempimenti preparatori, garantiti dall'eventuale intervento sostitutivo di commissari ad acta".
Per il taglio e il riassetto di quelle delle Regioni a statuto speciale si vedrà dopo “ci occuperemo in seguito, visto che la legge sulla spending concedeva a queste realtà 6 mesi di tempo in più”, ha detto Patroni Griffi a Palazzo Chigi, aggiungendo che “la Sardegna ha già provveduto mentre la Sicilia ora è impegnata su altro”.

Ecco comunque di seguito la nuova mappa delle Province dopo l'approvazione del decreto legge relativo al loro riordino:
- PIEMONTE: 1) Torino, 2) Cuneo, 3) Asti-Alessandria, 4) Novara-Verbano-Cusio-Ossola, 5) Biella-Vercelli;
- LIGURIA: 1) Imperia-Savona, 2) Genova, 3) La Spezia;
- LOMBARDIA: 1) Milano-Monza-Brianza, 2) Brescia, 3) Mantova-Cremona-Lodi, 4) Varese-Como-Lecco, 5) Sondrio, 6) Bergamo, 7) Pavia;
- VENETO: 1) Verona-Rovigo, 2) Vicenza, 3) Padova-Treviso, 4) Belluno, 5) Venezia;
- EMILIA ROMAGNA: 1) Piacenza-Parma; 2) Reggio Emilia-Modena, 3) Bologna, 4) Ferrara, 5) Ravenna-Forlì-Cesena-Rimini.
- CAMPANIA: 1) Napoli, 2) Caserta, 3) Benevento-Avellino, 4) Salerno.
- PUGLIA: 1) Bari, 2) Foggia-Andria-Barletta-Trani, 3) Taranto-Brindisi, 4) Lecce.
- BASILICATA: 1) Potenza-Matera.
- CALABRIA: 1) Cosenza, 2) Crotone-Catanzaro-Vibo Valentia, 3) Reggio Calabria.
- TOSCANA: 1) Firenze-Pistoia-Prato, 2) Arezzo, 3) Siena-Grosseto, 4) Massa Carrara-Lucca-Pisa-Livorno.
- MARCHE: 1) Ancona, 2) Pesaro-Urbino, 3) Macerata-Fermo-Ascoli Piceno
- UMBRIA: 1) Perugia-Terni.
- LAZIO: 1) Roma, 2) Viterbo-Rieti, 3) Latina-Frosinone.
- ABRUZZO: 1) L'Aquila-Teramo, 2) Pescara-Chieti.
- MOLISE: 1) Campobasso-Isernia.
Rimangono fuori le regioni a statuto speciale, per le quali il governo ha ancora 6 mesi di tempo

martedì 30 ottobre 2012

Sicilia: L'astensionismo record e il M5S primo partito

Per la prima volta in Italia durante le elezioni regionali siciliane così importanti, ben il 52,57% degli aventi diritto ha disertato le urne. Il partito del non voto vince e l'affluenza definitiva è quella del 47,42% così che metà degli votanti ha deciso di non partecipare alle votazioni. La maggior parte dei cittadini siciliani che incontro, e che dichiaratamente non hanno votato, mi dicono di non essere andati a votare perchè essi non si sento rappresentati. Essi sono quelli che più "risentono" dei sacrifici del governo Monti, dell'alta tassazione fiscale, sono quelli che si sono arresi, si lamentano dei troppi inciuci e considerano il voto non come un'arma democratica ma come una “presa in giro perchè tanto le cose qua non cambieranno mai”.
L'allontanamento degli elettori ha condizionato l'esito della consultazione, tanto in Sicilia quanto a Roma e credo lo si vedrà anche la prossima primavera.
Il candidato che ha vinto è Rosario Crocetta con 617.073 e il 30,50% delle preferenze di coalizione, ex sindaco di Gela, dichiaratamente gay e da sempre in prima linea nella lotta alla mafia. Lo stesso afferma: "sono condannato a morte dalla mafia". Lo stesso si è rivelato il cavallo vincente del Pd, che mai era stato così "competitivo", come ha detto lo stesso Bersani, in Sicilia, terra tradizionalmente di destra.
Rosario Crocetta oggi dovrà fare i conti con le alleanze dopo i festeggiamenti e le dichiarazioni ufficiali fatte ieri durante lo spoglio.
Il nuovo presidente della regione siciliana, dopo il governo Lombardo Mpa, ha già affermato di essere stato artefice di una vera svolta nella politica siciliana, ma la rottura col passato è ancora rappresentata dalle stesse persone (Pd e Udc) che appoggiavano già Lombardo e Cuffaro. Mentre il candidato Musumeci dà la colpa all'astensionismo e afferma: "ha vinto lo stesso governo precedente". Personalmente darei la colpa alla cattiva amministrazione della cosa pubblica sia siciliana sia nazionale, in questi anni, che ha raggiunto l'apice della sopportazione popolare. 
Tuttavia a fronte delle votazioni regionali in Sicilia festeggia Beppe Grillo, che lancia il suo candidato Cancelleri come una spina nel fianco dei partiti tradizionali. Il Movimento 5 Stelle guadagna un ottimo risultato 368.006 voti e il 18,2% delle preferenze, che prepara la strada per le politiche del 2013. Grazie alla possibilità del voto disgiunto, la compagine di Cancelleri è il primo partito rappresentato all'Ars, al palazzo dei Normanni a Palermo, con i suoi 15 rappresentanti portavoce, nonostante non abbia afferrato anche la poltrona della presidenza. 
Come dichiarato da Cancelleri si annuncia battaglia all'assemblea regionale siciliana: "Siamo una vecchia zitella acida, nessuna alleanza". e poi continua: "attueremo provvedimenti e approveremo gli stessi che riterremo giuste e buone per i cittadini siciliani". "Il primo riguarda quello della riduzione degli stipendi della casta di palazzo e la riduzione delle auto blu".

lunedì 22 ottobre 2012

Interferenze politiche nella libera informazione

E' ormai opinione diffusa che progresso tecnologico e democrazia siano destinati a percorrere parallelamente le strade del futuro. I benefici di cui godiamo quotidianamente sono, per la maggior parte conseguenza della terza rivoluzione industriale: l’invenzione del chip e le sue rispettive logiche di utilizzo in ogni settore. Noi, in primis, possiamo apprezzarne gli effetti che colpiscono la diffusione dell’informazione e la qualità della democrazia stessa. Nell’anno 2011 gli effetti di cui parlo sono stati sotto gli occhi di tutti, sarebbe stato impossibile non notare come la "Primavera Araba" sia stata concertata dal web attraverso gli appelli dei manifestanti. Il quale è stato ed è il primo evento storico legato in qualche modo all’uso della rete internet! Bene, osservazioni preliminari a parte, facciamo un viaggio a ritroso nel tempo e immaginiamo lo stesso evento senza l’appoggio della rete internet, luogo libero per antonomasia – fino ad oggi - in cui è possibile scavalcare ogni forma di censura. Non possiamo sapere come sarebbe andata, ma potremmo immaginare come ora sarebbero gli effetti di eventuali limitazioni alle nostre vite e abitudini digitali nella nostra realtà occidentale e democratica.
I negoziati per il nuovo trattato internazionale ACTA (Anti-Counterfeiting Trade Agreement) hanno inizio nel 2007. Essi coinvolgono 40 Stati, associazioni di industrie cinematografiche e discografiche, nonché multinazionali note come eBay, Google &Co., Facebook, Sony, Apple, Toshiba, Acer, Microsoft.
Dalla sigla estesa e dal background di provenienza dei partecipanti al negoziato, intuiamo quali siano le mire dell’accordo. L’obiettivo è naturalmente quello di contrastare la pirateria, la contraffazione, la violazione del copyright o la proprietà intellettuale dei brevetti. Nonostante l’accordo sia poco trasparente, anzi totalmente oscuro fino al 2009, il Consiglio Europeo concede il suo appoggio nel continuare a prender parte ai negoziati di un trattato segreto e dai contenuti poco chiari. C’è da aggiungere che il Parlamento Europeo era, al pari dell’opinione pubblica, altrettanto all’oscuro tanto da presentare 6 interrogazioni parlamentari fra il 2009 e il 2010 al fine di prendere finalmente visione dei documenti concernenti l’ACTA e chiedere una maggiore trasparenza. Tuttavia, non ebbero molta fortuna, poiché quanto capirono lo devono al sito Wiki-Leaks che riuscì a far trapelare parzialmente i contenuti dell’accordo.
Tutto ciò è in violazione del TFEU (Treaty on the Functioning of the European Union), secondo cui il Parlamento dovrebbe essere sempre informato su simili decisioni. La conclusione del cammino europeo verso la piena accettazione dell’ACTA sembra sempre più vicina nonostante le forti proteste dell’opinione pubblica.
In attesa di nuovi sviluppi basti sapere che il 26 gennaio 2012 a Tokyo, l’Unione Europea ha siglato l’ACTA. Le idee che inizialmente si ergevano dietro questo trattato potevano anche essere giustificabili, in quanto si voleva arginare il fenomeno della pirateria informatica di contenuti protetti da copyright. Tutti in generale hanno nella loro vita scaricato almeno una volta musica o film dal web!
Tuttavia con grande sforzo potremmo anche comprendere le ragioni dell’industria cinematografica e discografica, ma si è andati ben oltre lo spirito che ha animato i suddetti interessati.
I princìpi dell’ACTA sarebbero stati “avvelenati” da un “position paper” elaborato dalla coalizione CMBA (Creative Media Business Alliance), sorretta dagli interessi di Francia, USA, The Walt Disney Company e anche dalla Mediaset di Berlusconi fra gli altri.
Questo progetto inviato alla Commissione Europea auspicava che i diritti fondamentali in internet non fossero rispettati se non in eccezioni ad hoc. Un diritto interessato è ad esempio quello alla privacy.
Fu proposta anche la coercizione alla collaborazione dei fornitori di internet nel sorvegliare i contenuti della rete imponendo il copyright e, in caso di violazioni commesse in rete, ad essi sarebbero corrisposte le dovute responsabilità. Questo elaborato si colloca nella discussione sulla riforma europea sulle telecomunicazioni del Telecom Package, che sfociò poi nella successiva discussione sull’ACTA e che fu l’occasione perfetta per alcune legislazioni nazionali di apportare emendamenti alla precedente regolamentazione di internet.
L’Italia poi ha risposto senza indugi alla chiamata con il DDL 668/2010, la Delibera Agcom nota ad alcuni come “Legge Bavaglio”. Un capolavoro modellato dalla mente superiore dell’On. Carlucci, che ha cercato di far passare con successo il 6 luglio 2011, il progetto di legge in sostituzione del vecchio Decreto Romani, per una misura necessaria contro la pedofilia digitale e l’anonimato. Il suddetto è un DDL antipirateria concepito piuttosto dalla mente di Davide Rossi che gestisce il blog dell’onorevole e che, casualità, è presidente della Società Univideo.
Che cosa cambia per l’Italia? Detto in breve, qualsiasi piattaforma, blog, sito non ha la possibilità di rivolgersi ad alcun giudice nel caso in un cui l’Autorità competente decida che i contenuti da lui pubblicati violino il copyright. Nessuna indagine, nessun giudice. In casi estremi lo stesso sito può essere oscurato. E come se non bastasse questa delibera è diventata un faro internazionale.
L’Italia è un modello per tutti dicono! Quindi le celebri SOPA e PIPA, proposte americane che legiferano in materia di diritti del web, non sono altro che una riproduzione del nostro DDL.

 






Sritto da Camilla Mastrangelo per Koiné e in parte rivisitato.

mercoledì 17 ottobre 2012

Perle del mutamento politico sociale e di una virtù civica spiccata

Se consideriamo il punto di vista della cultura politica tradizionale, spiegare la dottrina e l’azione politica attuale sembra cosa assai facile. La condotta o il comportamento, prima di tutto, sono azioni principe per tenere sotto controllo gli aspetti delle azioni politiche in generale, in specifico quelle attuali, in una fase di “Seconda Tangentopoli” in cui ci stiamo addentrando.
Gli stessi storici, “commediografi” e poeti nell’antica Grecia esprimevano il loro giudizio di parte sulla condotta tenuta in tempo di guerra. Attualizzando nello specifico per i tempi che corrono il “tempo di guerra” è mettersi in gioco in questa fase. Al momento riposizionarsi bene sulla scia di tematiche innovative e virtuose porterebbero il paese al suo “aggiustamento” sistemico. Le nozioni e le tipologie di lettura che utilizziamo nell’analisi della cultura politica, dell’élite e del suo mutamento sociale e culturale sono vive negli scritti dell’antichità classica. Le loro predisposizioni culturali politiche civiche e politiche sociali erano inserite nelle loro tradizionali, erano insite nel loro modo di mangiare, di vestirsi, nel loro modo di esprimersi, nella maniera e nel metodo di educare i propri bambini, nella loro formazione, nel loro modo di “presentarsi al pubblico”. Oggi diremmo che l’importanza della prima infanzia, dell’adolescenza, del luogo di lavoro degli adulti, nell’esperienza diretta dei media televisivi, di internet portano ad un altro livello la predisposizione culturale politica di ogni singolo individuo non di più efficace di quella del passato.

E il mutamento culturale politico è uno dei massimi temi della letteratura classica in riferimento alla stabilità, alla persistenza, alla cultura politica, alla fiducia verso i politici in carica e le istituzioni politiche e sociali. Ogni città Greca conservava la memoria del passato, per proporzionare la giusta pena da attribuire alla corruzione del loro presente. Tutti nell’antica Grecia avevano a mente la ciclicità del mutamento politico e del vero sentiero che portava alla virtù civica, ed essi nell’antichità spiegavano l’ascesa e la caduta delle costituzioni politiche in termini socio-psico-“logici”.

A ciò si riferisce Rousseau che parla di costumi, usanze e opinione per identificare la cultura politica. Mentre Tocqueville avendo una sensibilità spiccata per le culture “popolari”, e subculturali, per descrivere la “Democrazia in America” precisa che “comprende la disposizione morale e intellettuale di un popolo che utilizza vari costumi, e usanze. E attribuisce ai costumi la grande causa generale su cui si può attribuire la conservazione della repubblica democratica negli Stati Uniti.” Noi qui parlando di scorretta educazione politica, malaffare politico, mala-amminstrazione degli apparati statali, riusciamo a intuire quali siano gli usi e i costumi degli italiani in termini di rispetto verso la cosa pubblica ma non a capire o a giustificarli del tutto le loro azioni scorrette a discapito dei cittadini.

Riportandoci indietro, nello specifico, Platone, nella sua “Repubblica”, parlava di virtù civiche diverse, di temperamenti umani e di caratteri, come pesi che trascinano dietro tutto il resto e di tante specie diverse di ideologie tante quanto erano e sono le costituzioni.
Riferendoci al carattere, lo stesso Platone parla del "giovincello", il quale non avendo ancora una base di regole salde da seguire è ingovernabile. Per questo il giovane uomo è il più vivace, intelligente, sveglio e insubordinato degli animali. Nella politica odierna non si può tenere in considerazione una corrente di pensiero di questo genere proclamando la genesi della “rottamazione politica” come unica scelta politica. Avere come punto di riferimento quello di identificarsi come il rinnovamento, pensando di fare fuori tutti, nella tradizione classica viene punito e Aristotele ci spiega il perché. E’ vero che il sostegno della parte democratica e più giovanile è fondamentale, ma è anche vero che il sostegno della parte più aristocratica e meno giovane nella forma mista aristocratico-democratico, e junior-senior dovrebbe predominare su tutto. Esso dovrebbe intervenire nella stratificazione sociale regolata da un sistema politico strutturale corretto, efficace che dovrebbe dare lo slancio necessario ai più facoltosi di arrivare ai vertici allo stesso pari di chiunque altro. Specifico che non sempre si può accostare il termine aristocratico=senior democratico=junior poiché potrebbe essere viceversa o addirittura non sembrare assolutamente sinonimi. Non da meno però sono le menti sagge e con più esperienza che danno il loro contributo alle società. E come dice lo stesso Aristotele “dobbiamo tenere presente che quelli nati nella ricchezza non sanno obbedire così tanto facilmente alle regole e si intuisce il perché, e quelli nati nella miseria non sempre sanno controllarsi nella ragione per evitare di provocare danno allo Stato. Ed entrambe queste tendenze sono pericolose per gli Stati costituiti.”

Aristotele parlava in termini più moderni della nostra società, e dice che essa, “un’Italia”, un sistema lavoro, una struttura politico-amministrativa in cui la classe politica è rimpicciolita a una élite produce uno Stato “di servi e di padroni, non di uomini liberi, di gente che disprezza. Questa condizione è molto lontana dalla solidarietà e dalla comunità politica.”


Osserviamo che esse, la solidarietà culturale e lo sviluppo di una comunità politica informata, sono la rappresentazione massima del sistema culturale e della migliore forma di governo esprimibile. Quindi questi temi della cultura politica sembrano d’oggi giorno alquanto suscettibili di cambiamento, poiché variano a secondo dell’efficienza delle attività e funzioni dei leaders e delle élite politiche, economiche e sociali. E dovrebbero ri-legittimare il diritto di rappresentanza politica e partitica, riportando così il suo valore originario e inviolabile alla questione nazionale attuale.

sabato 13 ottobre 2012

Seconda Tangentopoli: una lezione dai Media Internazionali


C'è sempre stata un'attenzione particolare delle riviste internazionali, dei media dall'estero, dei free-lance on-line, dei blogger per la politica interna italiana. Già a partire dalla caduta del muro di Berlino nel 1989. E se dopo la guerra fredda l'Italia si è sempre dimostrata “neutra”, dopo la caduta del Comunismo nel '89 l'Italia è diventata più intraprendente sul piano internazionale per quanto riguarda la politica estera.
Così che tra i maggiori quotidiani on-line e non, ad esempio il Time o il Guardian o l'Economist, è cresciuto negli anni questo interesse nei riguardi della politica interna italiana per capirne le azioni poi anche internazionali. Cosa c'entra la politica di vent'anni fa con quella di oggi? Che cosa c'è di strano nella politica italiana? Che cosa sta avvenendo oggi di simile agli anni novanta? La risposta è il ripercorrersi di certi eventi che portarano tra il 1992 e il 1994 al rifacimento della struttura del sistema partitico. E di strano c'è il ripetersi degli avvenimenti del così detto cambiamento di sistema, di dimensioni gigantesche e significative, che aveva portato negli anni novanta l'Italia alla creazione di nuovi partiti antisistema. Tuttavia i partiti storici come la Democrazia Cristiana, il Partito Socialista Italiano, il PSDI(Partito Socialista Democratico Italiano), il PLI (Partito Liberale Italiano) sparirono o furono fortemente ridimensionati, tanto da far parlare di un passaggio ad una “Seconda Repubblica”. Anche se costituzionalmente rimaneva e rimane sempre una, però il concetto e che cambiati i partiti e gli assetti, veniva stravolto l'ordine partitico all'interno del Parlamento e del Senato della Repubblica.
Così che i corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico si stanno riverificando proprio in questi giorni.
Lo stesso cita la frase:

«Pur gli uomini hanno essi fatto questo mondo di nazioni...ma egli è questo mondo, senza dubbio, uscito da una mente spesso diversa ed alle volte tutta contraria e sempre superiore ad essi fini particolari ch'essi uomini si avevan proposti» (Giambattista Vico, La scienza nuova, Conclusione)

e i sentimenti antipolitici erano così talmente diffusi all'epoca, che stanno ritornando in voga quegli stessi atteggiamenti di ripudio, da parte del cittadino, nei confronti della politica.
E' stato lo stesso per la stagione di mani pulite, la quale stagione a cominciare dal 1992 con gli scandali di corruzione, cose che si stanno riverificando nuovamente, riportavano al “rinnovamento” del sistema.
A tal proposito ricordo:

« Tutto era cominciato un mattino d'inverno, il 17 febbraio 1992, quando, con un mandato d'arresto, una vettura dal lampeggiante azzurro si era fermata al Pio Albergo Trivulzio e prelevava il presidente, l'ingegner Mario Chiesa (" il mariuolo isolato"), esponente del Partito Socialista Italiano con l'ambizione di diventare sindaco di Milano. Lo pescano mentre ha appena intascato una bustarella di sette milioni, la metà del pattuito, dal proprietario di una piccola azienda di pulizie che, come altri fornitori, deve versare il suo obolo, il 10 per cento dell'appalto che in quel caso ammontava a 140 milioni. »
(Enzo Biagi, Era ieri)

Continuando a parlare dell'interesse da parte dei media esteri per l'Italia, ricordo quello per il partito di Berlusconi all'epoca della fine della “Prima Repubblica”. I media avevano dato uno slancio di popolarità negativa allo stesso leader di Forza Italia, non da meno, attraverso articoli dedicati contro anche l'inadeguatezza alla guida dell'Ue, e il quale aveva intrapreso la carica di partito “antisistema”. All'epoca era considerato, per un'ala politica fortemente democristiana, il rinnovamento. Oltre a ciò non ci sono dubbi sul fatto che vent'anni fa il singolo soggetto di negatività più visibile sia stato appunto il leader di Forza Italia. E visto l'antisuccesso mediatico “gossipparo” sulla stampa estera, e del ventennio trascorso, lascio a voi la scelta di commentare oltre le righe.
Ciononostante gli argomenti maggiormente rilevanti che hanno spesso attirato la mia attenzione e l'attenzione dei giornali esteri, oltre all'economia, erano il governo e gli sviluppi del sistema politico come oggi in sostanza. Quindi rileggendo i post in inglese mi viene da dire che non sia cambiato niente o quasi niente. C'è lo stesso atteggiamento di fragilità dei partiti, agli occhi degli “stranieri”, stesso comportamento e non sconvolgimento delle tradizioni politiche italiane, senza la finalità del bene comune. Un po' tutti tirano la giacchetta di qualcun altro alla poltrona, o un po' tutti addirittura si stupiscono all'arresto di un politico corrotto e/o manipolatore, e magari si presentano anche in tv per giustificarsi dei suoi abusi come se non si fossero accorti che rubava milioni di euro. Il punto è che forse quella stagione si sta ripercorrendo di nuovo sotto altre velature e più viva che mai. L'interesse dei media internazionali riguardano oggi come ieri, problemi che spaziano dai partiti, alle alleanze tra destra e sinistra, alle performance dell'industria italiana, ad esempio l'Ilva di Taranto, l'Alcoa in Sardegna e dei suoi magnati, al caso FIAT di Marchionne e il suo espatrio “trionfale” negli States, agli esiti elettorali truccati, al cambiamento della legge elettorale e ad argomenti non politici come il cibo, l'arte e con un accento non da poco al calcio mercato.
Oggi come all'epoca si parlava di corruzione politica, sanitaria, ricordo il focus mediatico del Sant'andrea a Roma portato avanti nella corruzione per costi di miliardi di lire, oggi forse possiamo metterci il Crac del San Raffaele di Milano e i casi di infiltrazione della 'ndrangheta nella Regione Lombardia. Niente di diverso, tutto sembra ripetersi, questo comune denominatore e problema si sta ripresentando nello stesso sparpagliamento mediatico della malsana amministrazione italiana del nord e del sud. E nel centro, ricordando il caso Fiorito del Pdl nella Regione Lazio.
Non certo, i media esteri, si presentano sbeffeggiando la sovranità dello Stato italiano con atteggiamenti del tutto negativi, anzi c'è un forte rispetto per la categorizzazione delle persone, delle istituzioni, degli eventi e all'approccio delle questioni italiane. E' anche vero che la percentuale di articoli pubblicati danno dell'Italia un'idea di democrazia ancora non matura.
Un contro senso se riportato dopo un commento positivo. La verità è che la fragilità della struttura istituzionale del paese, ci portano nella sensazione di essere identificati come uno Stato poco affidabile e soprattutto poco credibile. La spiegazione complessiva del discorso, portato avanti fino adesso, vorrebbe chiarire il punto di vista dei media internazionali, vorrebbe fare il punto sul vedere riformarsi un sistema insufficientemente cresciuto, poco adulto.
A conti mediatici fatti, si vede ritornare a galla un sistema politico che da tempo ha la reputazione di essere inefficiente e inefficace, contraddistinto da una divisione dei partiti politici, tutti alla ricerca dei propri singoli interessi, così come era accaduto nella Prima Repubblica.
Oggi con un forte senso di superficiale liberalismo, si vorrebbe ritornare a sostenere diverse tipologie di protezione dei privilegi e interessi di piccoli settori, disinteresse per le riforme, l'incoraggiamento dell'evasione fiscale dei più ricchi, attacchi alla legittimità del sistema giudiziario e infine la rinuncia di assentire una maggiore democrazia nei media.
Non è questo il metodo giusto ed è giusto puntualizzare che negli anni novanta non c'era la crisi economica che sta intercorrendo tutti i settori lavorativi del mondo.
Poi andando avanti l'interesse dei media internazionali è aumentato in questo periodo ed ha mirato al nascente MoVimento 5 stelle di Beppe Grillo, il quale rappresenta l'attuale “partito” antisistema e antipolitico. E' interessante notare articoli dedicati ed è curioso poter valutare attraverso gli stessi articoli la crescita esponenziale e l'importanza che i quotidiani esteri hanno avuto nei riguardi del movimento politico e giovanile del leader genovese, ad esempio tra le fila di articoli del TIME. Eppure questo potrebbe alla fine dire qualcosa di importante sul ruolo dei media nella politica italiana. Sottolineo che nel primo caso: l'attenzione dei media sul programma politico di Forza Italia  non è equiparabile alla considerazione mediatica estera del secondo caso: della nascita e sviluppo del M5S. Infine e qui non voglio fare paragoni di ripercorso storico, forse è ora arrivato il momento di dire che stiamo assistendo alla vera svolta della “Seconda Repubblica” e il popolo più informato e più “preparato” ha forse intuito che il programma portato avanti fino ad oggi dal leader del Pdl con tutto l'apparente liberalismo che gli girava intorno, ha portato avanti il modello capitalistico pre caduta del muro di Berlino.
Adesso l'intento sarebbe quello di rafforzare il sistema mediatico italiano, sulla propria autonomia, dal sistema partitico, e un esempio è Il Fatto Quotidiano il quale non riceve nessun finanziamento pubblico quindi è indipendente e ha in mano l'idea del “quarto potere”.
Il Fatto, ha inquadrato un suo target di riferimento adeguato al tipo di articoli che esso scrive, non allo stesso pari della stampa britannica della BBC, ma esso da un segnale che deve contagiare i veri opinion leader italiani.
In conclusione gli stranieri ci insegnano che essi, i media italiani, dovrebbero allontanare le proprie debolezze politiche dalle mani di chi il potere vorrebbe tenerselo stretto.

Ddl anticorruzione e pressing dell'Unione Europea

Oggi il guardasigilli Paola Severino di Benedetto, ministro della giustizia del governo Monti, nel corso del suo intervento a Napoli al convegno organizzato dalla Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro conferma alla stampa che il ddl anticorruzione “deve essere approvato” anche perché è una necessità chiesta non solo dall'Ue ma anche dagli italiani perbene, cioè dai cittadini che a seguito della mala amministrazione regionale e della mala-politica sul territorio nazionale si chiedono se è ancora possibile ritenere lo Stato ancora degno di questo nome.
Sempre Paola Severino continua dicendo: “Non lo chiedono solo l'Europa, gli organismi internazionali e il mondo delle imprese, ce lo chiedono - ha aggiunto il ministro della Giustizia - i cittadini perbene, i giovani, le persone che si sono mobilitate in iniziative, le più diverse, ma che in comune hanno la forza di chi non intende rinunciare a uno scatto di orgoglio del nostro paese”. Il Monitoraggio dei Paesi membri avviene attraverso una procedura di valutazione reciproca "orizzontale" (tutti i Paesi sono valutati all'interno di un ciclo di valutazione) che porta alla formulazione di raccomandazioni; una seconda procedura è diretta a vagliare le misure adottate per attuare le raccomandazioni. Continuando il ministro sempre sul tema anti-corruzione: “è un obiettivo che non possiamo mancare”, “si è aperta la discussione e si farà dopo naturalmente, e adesso ci stiamo avviando alla discussione e mi sembra che le atmosfere siano costruttive”.
Sulle norme sulla non candidabilità dei condannati la Severino aggiunge che “sta lavorando in maniera estremamente alacre il ministro dell'Interno, d'intesa con il ministro della Funzione pubblica”. Un'altra “meta importante - spiega - che potrà essere discussa solo dopo l'approvazione del ddl anticorruzione”. Su questo punto il ministro crede “che si debba parlare di condanne definitive, rispettando il nostro principio costituzionale di presunzione di innocenza”. “Ci sono alcune categorie di reati che segnalano più fortemente una inidoneità a una candidatura”, per cui sarà necessario “selezionare quelle fattispecie più prossime al tema della fiducia che bisogna riversare su un candidato”. (Repubblica.it)
La Severino torna anche sulla proposta di mettere nel ddl un commissario anti-corruzione. fatta ieri dal sottosegretario Antonio Catricalà, che aveva aperto delle crepe dentro al governo. “All'interno dell'esecutivo concordiamo - ha spiegato il Guardasigilli - che la figura avrebbe potuto essere inserita meglio in un provvedimento diverso, per raggiungere un risultato migliorativo”. E a notte fonda la figura del commissario viene effettivamente introdotta, tramite la legge di stabilità: presiederà la Commissione per la valutazione, la trasparenza e l'integrità delle amministrazioni pubbliche e sarà a costo zero.
Una risposta a chi le chiedeva se il governo stia pensando a porre la fiducia sul ddl anticorruzione, che è all'esame dell'aula del Senato, il ministro ha risposto: “Non è stata presa nessuna decisione, sarà importante vedere gli emendamenti e poi sarà presa una decisione, che sarà comunque importante perchè il disegno deve essere attuato”. Siamo sulla strada giusta direi e quindi si stanno accertando tutte le possibili attuazioni della normativa e si proseguirà verso una normalizzazione degli eventi e azioni politiche di molti e verso la trasformazione della politica e verso la trasparenza totale dei fondi gestiti dai gruppi partitici.

Se interessati: se volete essere aggiornati sul tema anti-corruzione cliccate sul link dell'archivio che a decorrere dall'1 febbraio 2012 predispone tutti gli aggiornamenti relativi all'anticorruzione.

lunedì 8 ottobre 2012

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venerdì 5 ottobre 2012

La regola è: No al voto di scambio politico-mafioso

Oggi vorrei parlarvi di certi tatticismi politici poco ortodossi utilizzati dai comitati elettorali e da, lasciatemelo dire, Gentaglia, con la G maiuscola rafforzativa. Il discorso su cui voglio concentrarmi  su questo post è quello legato al voto di scambio politico-mafioso, alle false promesse, ai soliti discorsi, lasciatemi dire anche questo, del "Kaiser" che fanno alcune persone che pensano nel loro piccolo di fare buona politica e buona campagna elettorale. Ora, non lasciatevi abbindolare da chi, vi lascia il “santino” con la faccia del suo candidato preferito e con il bel loghino stampato, chiedendovi se siete occupato o libero. Prima di tutto ditegli che non siete un WC e che per essenza di cose l'uomo in Italia è libero di votare e/o di non votare. Io direi sempre di andare a votare, ma andiamo avanti col discorso. Se qualcuno ti chiede di votare per chicchessia, per poi un giorno andargli a “chiedere” qualcosa ad esempio un lavoro, sta commettendo un reato ai sensi dell'art. 416-ter del codice penale, non so come si faccia a pensare e far proporre questo schifo, ma continuiamo.
In primis il così detto candidato che ha utilizzato questi tatticismi in stile mafioso, nello stesso momento in cui vince le elezioni, sperando iddio non succeda, ma è successo tante volte che è diventata la regola, si mette alle spalle: comitato elettorale, la gente che lo ha sostenuto e prosegue nella sua distruzione della sua proseliti per raggiungere i propri fini cioè l'arrichimento e il potere.
C'è chi potrebbe pure dirmi o rimproverarmi di questo post e di istigare la gente alla disaffezione politica, invece io vi dimostrerò che il mio intento è diverso e vi spiego il perchè.
Secondo, se vedete tanti manifesti elettorali, santini sparpagliati per terra, tanta propaganda, “gentaglia” nuova che spunta come i funghi dai bunker di qualche casa blindata che ti ferma, dicendovi e brontolandovi false promesse vuol dire che ti stanno facendo pressione psicologica per il raggiungimento del loro fine usando malamente i tuoi soldi, si i tuoi e i miei soldi. Sono i soldi che stanno usando per la campagna elettorale a tue spese, perchè un giorno gli verranno restituiti tutti, a gioco forza, anzi forse quintuplicati, e qui voglio sottolineare e formulare una regola: più manifesti vedi con la faccina del candidato, più hanno investito, con i tuoi soldi nella propaganda e questo è un segno che ti deve far pensare, svegliare, facendoti convincere di non votarlo: Non votare chi ha i soldi per farsi più propaganda! Ecco! Lo stanno finanziando per benino, lo vedi ovunque, accertati che i suoi finanziamenti non provengono da fonti troppo sospette.
Terzo, se quella stessa gentaglia si dimostra deciso di convincervi solo perchè siete giovani e pieni di speranza, magari in cerca di lavoro, perchè l'avete perso o perchè non l'avete mai avuto, allora io vi chiedo di fermarvi, incazzarvi, arrabbiarvi, vi prego di non picchiarvi, ma se avete questo istinto lascio a voi la scelta, sempre nella vostra volontà e responsabilità di farlo, e dire la vostra sul contenuto poco gradevole che vi hanno portato ad agire. Dite la vostra! Fatevi sentire! Arrabbiatevi! E poi, quando si è mai detto che un politico onesto abbia dato un posto di lavoro a qualcuno? Il lavoro va guadagnato, va ricercato, va sudato, va vinto studiando, anche con i concorsi pubblici, ed è tutt'altra cosa di essere regalato.
Ci siamo stufati di sentirci dire che Tizio è meglio di Caio, la regola è: tu nuovo candidato stili un programma degno di questa parola, dove dentro ci infili quello che ritieni opportuno: io direi temi come l'ambiente, i cittadini, la cultura, la legalità, lo sviluppo. Lo proponi in una forma degna di tale parola e poi lasci scegliere democraticamente alla gente cosa è giusto o quale programma è sbagliato. Se non lo fai sei fuori, perchè vuol dire che non te ne importa niente del futuro dell'amministrazione regionale, non ti importa un accidente della gente, non ti importa del futuro dei giovani e così dicendo. In verità quello che sta accadendo in Sicilia alla candidatura regionale per la presidenza è vergognoso, tanti episodi lo dimostrano in giro sul territorio e vi prego di stare attenti a schivarli bene.
In Sicilia a parte alcuni la leggittima candidatura attraverso la proposta di idee e/o scambio di idee con il cittadino non c'è. E se c'è allora vi prego onestamente di apporre una crocetta al simbolo di quel movimento partitico e di indicare il nome di quel candidato sulla scheda elettorale. A questo punto mi viene da pensare che vedendo certe azioni direi proprio che si intestardisce un voto di scambio insito nella mente malata di gentaglia ignorante. A mio avviso alcuni non guardano neanche il Tg, fonte semplice di apprendimento dell'informazione politica, e si propaga soprattutto questa mal'attitudine quando c'è campagna elettorale, come se non vedessero che cosa gli succede intorno. Esiste ancora l'ignoranza diffusa e il tatticismo politico di alcuni di utilizzarla, e qui oggi con questo post vorrei sottolinearlo ai miei lettori, quelli fidati e quelli meno fidati. In pratica è un consiglio agli amici e un avvertimento ai nemici.
Poco importa se Tizio è conoscente, nipote, figlio, amico di Caio, la regola a mio avviso è: se proprio devo votare, voto chi amministra i miei soldi facendo anche lui i sacrifici necessari, come li facciamo noi e proseguiamo in un cammino di reciproca sobrietà in un nuovo stile di vita quotidiano con la prospettiva di crescita e che non va a mangiarsi le ostriche a duemila euro al chilo a mie spese.
Oggi più che mai la storia è delicata, con il proseguimento di questa crisi, verso la recessione, ahimè più profonda di quella del 1929. Non scherziamoci sù cedendo l'unica arma, quella del voto, perchè qui la cosa è seria. Non dare il voto a chi ti offre in cambio del voto qualcosa che non è legittimato ad offrire. Per esempio un posto in un' amministrazione pubblica con un concorso pubblico addomesticato o il condono di un abuso edilizio non condonabile o il cambio della destinazione d'uso di un immobile in violazione alle norme del Piano di Governo del Territorio commette un reato lui e ne paghi le conseguenze tu.

lunedì 1 ottobre 2012

Monti bis per chi? Lascia o raddoppia?

Lasciare o non lasciare il governo alla politica? Il presidente del Consiglio Mario Monti sta facendo politica? Io credo di sì, in una maniera più sobria, austera, placata, diplomatica, e nella fortuna e nella formula che lo stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha saputo investire. C'è stata l'accortezza di far subordinare alla carica “temporanea” un uomo che ha un suo aplomb di rigore che piace agli italiani, ma non a molti. Soprattutto poi se da New York Mario Monti lancia lo “schiaffo morale”; era solo per dire che ci sarebbe stato comunque, lui è senatore a vita, e poi che cosa dovrebbe dire un presidente del consiglio in viaggio all'estero? Che abbandorebbe volentieri la poltrona l'indomani? Il Professore Bocconiano non si candida tra sei mesi ma se dopo il voto ci sarà di bisogno, ad esempio un aiuto al ministero dell'economia, o ad altro lui è pronto. Comunque le dichiarazioni, ahimè lette male, provocano ad alcuni, soprattutto ai media, tra cui televisioni, giornali e radio, l’effetto boomerang al contrario con l'intento di spiazzare la politica a Roma. E questo fa solo bene alla politica in generale, secondo il mio parere, perchè si intuisce dalla tempistica attuata se ancora i partiti stanno attenti alla politica reale del paese.

Non parliamo del caso, a voi il giudizio, in cui un Casini alla convention “mille per L'Italia” rincara dicendo: “Non sono io l'artefice solitario, è un dialogo che sta andando avanti, sono loro che devono spiegare se sono interessati o meno. Sono due persone, Mario Monti e Cordero di Montezemolo, che stimo molto e ritengo auspicabile sciolgano le loro riserve e si impegnino nella politica. La politica sarà sempre più pulita tanto più ci saranno persone fuori dal tradizionale circuito dei professionisti, senza tatticismi, con convinzione e generosità”.

Di seguito c'è Luca Cordero di Montezemolo, presidente del movimento “culturale” Italia Futura, intervistato dal Corriere della Sera che dice: “E' necessario costruire una grande forza popolare, riformatrice e liberale con l'obiettivo di dare consenso elettorale al percorso avviato da Monti”.
E su questo nessuno afferma il contrario. Così che l'entrata in campo in politica del ferrarista Cordero di Montezemolo è appoggiata sia da Fini che da Casini. «Serve una lista civica per l'Italia» dice Fini. L'area di corrispondenza vera al mio parere, parlando di partiti europei sarebbe quella dei liberal-democratici, nuove facce, nuove idee. Continuando, il “leader” di Fli alla convention “mille per L'Italia” dice: "Montezemolo ha fatto un'importante intervista, dicendo che serve un momento di incontro. Lui fa da megafono ad un sentimento diffuso, ma noi qui ci siamo guardati bene dal chiamare le stelle, perché l'Italia non è solo quella di Montezemolo e della Marcegaglia e dei tanti altri che meritoriamente si impegnano, ma è quella delle mille platee come questa, degli uomini come voi che la politica la fanno nel quotidiano".
Quindi Mario Monti è chiaro! La lettura alle sue parole, poco attenta, e poco intuitiva, fa paura a molti e potrebbe recare qualche dispiacere ad alcuni politici, ecco il punto. La paura di non poter competere con quell'aplomb politico e figurativo, di leadership, di lealtà, di Mario Monti, fa sconquassare tanti nelle terra romana e non solo. Io credo che questo serva da lezione ai partiti che arrivano sempre troppo tardi. La prossima primavera apprenderemo del tutto il volere del popolo tutto, e lì saranno cavalfiori amari per chi vorrebbe ricollocare l'eccellentissimo Prof. Mario Monti senza un programma a seguito.

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