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© Il Blog di Giacomo Palumbo - Home ufficiale

venerdì 23 agosto 2013

L"agibilità politica" allontana la crisi di governo?

Dopo quasi tre ore di vertice, è quasi rottura tra Letta e il suo vice in un confronto descritto come «risoluto» da fonti interne al Pdl: per il premier ultimatum e ricatti non sono accettabili, anche perché non intende fare pressioni sul Pd in vista del voto in giunta e i piani del governo e delle vicende di Berlusconi dovrebbero rimanere separati.


Le notizie arrivate da Roma al termine del vertice tra Letta e Alfano non sono piaciute al segretario del Pd, Epifani, che alla festa “dem”, a Siena, ha confermato la linea dura del partito e rilanciato la difesa del principio di legalità: perché «in uno Stato democratico è un principio a cui tutti devono soggiacere, e davvero la giustizia deve essere uguale per tutti».
Parole forti che poi dal palco ribadisce ricordando che «le sentenze della magistratura possono non piacere, ma vanno rispettate e vanno fatte eseguire». Non solo: «Aprire una crisi al buio sarebbe paradossale»
Il Pd non intende andare «contro qualcuno», assicura il segretario, ma fare gli interessi del Paese: «Non è una battaglia contro Berlusconi, ma in favore dello Stato di diritto», ha aggiunto, guardando al Pdl, chiaramente: «Speriamo che nessuno voglia assumersi la responsabilità del tanto peggio, tanto meglio». Epifani è convinto che nel Pd non ci saranno defezioni, neppure col voto segreto, perché «nessuno può tirarci per la giacca, né può farci cambiare idea».

Alfano, stretto tra i “falchi” del suo partito e l’umore nero del “leader”, considera invece «inaccettabile» che il Pd, pur alleato di governo, non consideri neppure il nodo della non retroattività della legge Severino e tiri dritto per far decadere Berlusconi.
Il premier Enrico Letta, da Vienna, continua a ripetere che l’unica via di uscita dalla crisi è la «stabilità » di governo e, a fronte dell’ultimatum lanciato da Berlusconi, cerca di allontanare le nubi di una crisi politica, appellandosi alla «responsabilità e lungimiranza di tutti» e dicendosi certo che «le difficoltà siano superabili».

Il faccia a faccia tra Letta e Alfano conferma che il governo è in bilico. In attesa di capire se il Cavaliere farà saltare il banco, va avanti, come confermano i passi avanti su Imu e Iva registrati tra il premier e il suo vice in vista del Consiglio dei ministri prossimo. La soluzione per garantire l’“agibilità politica” di Berlusconi non c’è. «Io non posso dire al Pd di non votare per la decadenza perché la giunta decide secondo criteri giuridici, non politici. A questo punto, sta a voi decidere che cosa fare», avrebbe spiegato il premier, da sempre convinto che per tenere il governo al riparo vanno separati i piani.

Sempre da Vienna, l'attuale premier, trova immediata sponda nel cancelliere Austriaco Werner Faymann che senza troppi giri di parole risponde così ad una domanda su Berlusconi: «L’ho conosciuto e non ho mai pensato che sia un garante della stabilità, per cui sono contento di aver incontrato il presidente Letta che sta andando nella giusta direzione».
«Penso che il nostro Paese - ha detto Letta rispondendo ad una domanda sulla tenuta del governo - abbia davanti grandissime oppurtunità. Confido nella responsabilità e nella lungimiranza di tutti, sarebbe paradossale se ora, dopo che l’Italia ha tenuto duro nei momenti più difficili della crisi, finissimo per avvitarci su questioni di politica interna».

Continua dicendo «Il 2014 sarà un anno storico per l’Europa: sarebbe paradossale che l’Italia non cogliesse questa occasione» di rilancio, imbrigliata come al solito in beghe interne. Il 2014 sarà infatti «l’anno dell’Europa», sottolinea Letta, «con le elezioni, le nuove cariche e le nuove leadership». E un ruolo da leader l’Italia potrebbe anche averlo, ora che può rivendicare con «orgoglio» di aver messo i conti a posto, seppure al prezzo di «grandi sacrifici».

lunedì 19 agosto 2013

Una piccola nota sulle "certezze" politiche

Sull'onda delle amarezze e dell'incertezza politica, questo agosto è il prologo dell'autunno che verrà.
I personaggi sembrano recitare ad hoc, secondo un copione prestampato di giornata. 
Dal quale non si sa mai il finale.


I due protagonisti di questa estate sono: l'ex premier Silvio Berlusconi che non ci sta, e non molla.
Dichiara che rimane "il" leader di centrodestra. E Giorgio Napolitano, il deus ex machina, da tragedia greca.
Il Cavaliere nel "male" più che nel bene, da vent’anni detta i tempi della politica italiana.
Un ruolo difficile in un mondo, quello politico, più vicino agli inferi che al paradiso.


E’ come quando, durante la Messa, il parroco invita i presenti a scambiarsi un segno di pace.
Il gesto lo compiono tutti, però, fuori dalle mure della Chiesa, quanti si ricordano della sacra promessa? Il resto dei personaggi attendono che qualcosa succeda.
Incominciando da Enrico Letta, l'indulgente ottimista, e Matteo Renzi, il rottamatore costernato.

Tra l'altro gli impegni che attendono il sindaco di Firenze saranno lo studio delle mosse in vista dell'assemblea del partito democratico. Congresso che si terrà il 20 e 21 settembre sulle regole del congresso, ma anche la messa a punto della sua "successione" per la candidatura del centrosinistra. E da Angelino Alfano, il "conciliatore".

La miccia che farà saltare il governo sarà il voto “chiesto” per via delle larghe intese al PD a sostegno delle mosse del cavaliere. Ed è la condanna definitiva di Silvio Berlusconi che “ferirà” il governo. (In questo caso degno solo dei migliori fumetti fantascientifici, sottolineato dallo sdegno dei migliori giornali stranieri)

Da Rimini conversando con i giornalisti al Meeting di Cl il capogruppo al Senato, Renato Schifani, mette i paletti Pdl alle conseguenze di un voto Pd contro Berlusconi: «Per noi tutto si tiene: se ci sarà una chiusura pregiudiziale del Pd sul percorso di approfondimento sulla legge Severino che chiediamo, per noi sarebbe impossibile parlare di un percorso comune». 


In questo caso è la crisi di governo che farà di noi italiani fieri di “vivere” in questo splendido e soleggiato paese. Quelli del Pd e del Pdl ci pensano ma non lo dicono. Pronti, così, ad accusarsi a vicenda se Enrico Letta dovesse cadere. “La politica ha le sue regole”.

Io sono a favore di un centrodestra stabile e mi chiedo se il centrodestra perderà il suo leader o arriverà un sostituto, che sembra non appartenere alla famiglia del “magnate” di Milano2?

E poi il Pd cercherà di mettere una pietra tombale sul destino del Cavaliere, atteso, com’è, da altri processi? I democratici, compreso il “rivoluzionario” Peppe Civati, sono pronti a indicare pollice su? Forse temono, eliminando l’”avversario” storico, di rafforzare il leader del Movimento a cinque stelle, Beppe Grillo.

Forse hanno paura, soprattutto, di essere impreparati, divisi come sono, ad affrontare nuove elezioni?

In questa rappresentazione non abbiamo parlato del popolo, del “pubblico”, degli spettatori.
Cioè degli italiani. Ci vedremo o non ci vedremo cancellare l’Imu, il blocco dell’Iva?
E il piano casa, gli aiuti ai giovani, la sistemazione degli esodati? E una risposta ai tanti altri piccoli e grandi problemi della nostra quotidianità. Il copione è incerto, è tutto da scrivere. Le certezze, purtroppo, sono le aziende che chiudono e i disoccupati che aumentano: a fine anno saranno tre-
milioni e mezzo in più.

Lo spettacolo della politica estiva, per adesso, non merita nessun tipo di plauso.

giovedì 15 agosto 2013

Strage in Egitto, Papa francesco ricorda piazza Tahrir

E' salito ad almeno 578 morti , di cui 535 civili, il bilancio provvisorio ufficiale delle violenze che stanno insanguinando l'Egitto. Secondo il ministero della Salute egiziano, 228 persone sono morte soltanto nella piazza Rabaa al-Adawiya, dove si ritrovavano i sostenitori dell'ex presidente deposto Mohamed Morsi, e 90 sono decedute nel luogo dell'altro sit-in pro Morsi al Cairo. I poliziotti uccisi sono complessivamente 43.

Le fiamme della moschea di Rabaa al Adawia spinte dal vento della collera e della vendetta dei pro-Morsi incendiano l'Egitto: dopo lo sgombero forzato delle piazze simbolo, Rabaa e Nahda, nuovi scontri e attacchi contro i militari hanno insanguinato il Paese. Il bilancio ufficiale del blitz ha sfondato i 500 morti in tutto l'Egitto, mentre quello dei Fratelli musulmani ne conta oltre 4.500. Oltre 3.000 i feriti, altrettante le persone arrestate. Ma la repressione non ferma i manifestanti: ''Ci avete ucciso tutti, assassini'', gridava stamani un giovane ai militari a Rabaa, sventrata dopo lo sgombero di migliaia di dimostranti. ''Ho famiglia, ma non mi interessa, hanno fatto una strage'', gridava un altro dopo una accesa discussione con un poliziotto a un checkpoint. Ancora poche ore e arrivera' la preghiera di venerdi': i Fratelli musulmani hanno indetto una nuova mobilitazione in tutto il Paese. Il governo ribadisce la linea dura, e il ministero dell'Interno ha autorizzato la polizia a sparare a ''chiunque tenti di attaccare le forze di sicurezza o siti strategici''.

''Proseguiremo con la road map decisa dal popolo'', tuona un comunicato del governo provvisorio. A meno di novita' che non sembrano davvero all'orizzonte, nuovo sangue scorrera' nelle strade. Il Cairo e' una citta' assediata, con i sostenitori del presidente deposto Mohamed Morsi che, ispirati da una sorta di strategia di guerriglia urbana, hanno attaccato a sorpresa punti diversi della capitale: a Giza, il governatorato che abbraccia una parte del Cairo, i manifestanti hanno appiccato le fiamme alla sede del governatorato. Poi gli scontri con i ''residenti'', come vengono definiti dai media di Stato gli attivisti anti-Morsi che da ieri presidiano le strade armati di bastoni e machete. Ad Alessandria il bilancio piu' grave, con almeno 4 morti, dopo il corteo organizzato dai Fratelli musulmani.   (Ansa.it il punto di Claudio Accogli)

Il Papa recita l'Angelus da Castel Gandolfo il giorno della festa della Madonna dell'Assunzione. E ricorda l'Egitto e gli eventi di piazza Tahrir. Il papa oggi ha ricordato che «Giungono purtroppo notizie dolorose dall'Egitto: desidero assicurare la mia preghiera per le vittime, i loro familiari, i feriti e quanti soffrono», «preghiamo insieme per la pace, il dialogo e la riconciliazione in quella cara terra e nel mondo intero».

mercoledì 14 agosto 2013

Vuoi emigrare per lavoro? Ripulisci la tua mente!

Di seguito "ri-posto" un'articolo interessante di una blogger coraggiosa.

Non limitatevi a leggere solo questo articolo se siete interessati a emigrare per lavoro. L'autrice è emigrata verso l'Australia, ma le cose da lei scritte non servono solo per chi vuole emigrare verso l'altro emisfero. Ecco di seguito l'articolo in questione.


Quanti ne leggo o ne sento, che mi dicono: "Oh, ma che coraggio hai avuto ad andartene dall'Italia!", "Sei bravissima, io non ce la farei mai..."!
E quando rispondo: "Non credo mica che ci voglia più coraggio ad andarsene piuttosto che a restare! Anzi...nel mio caso è il contrario!", li vedi che si perdono: è un ragionamento che non capiscono.
Allora, vediamo di fare un passo indietro e ragionarci insieme.

Veramente TROPPE persone cadono nei due estremi opposti: quelli che si fanno troppe poche domande e quelli che se ne fanno troppe. Un po' come le due figure descritte dal Calvino ne "Il cavaliere inesistente".

Vedi i primi, i "Gurdulù", che si buttano a capofitto in qualsiasi cosa, senza dubbi o ragionamenti, a seconda della loro priorità del momento:
Devo avere una ragazza? Ok, mi metto con la prima che trovo.
Voglio andarmene di casa? Me ne vado, anche se non so assolutamente se le mutande vadano stirate o no! (esagerazione, per dire che spesso cerchiamo questa beneamata "indipendenza" anche quando non abbiamo reali intenzioni di prenderci le responsabilità che l'indipendenza comporta)
Australia? Fa figo andarsene dall'Italia e l'Australia è veramente magnifica, ci voglio andare assolutamente e imparare a fare surf, anche se non so manco una parola di inglese.
In conclusione: ma chi volete prendere in giro?? State solo mentendo a voi stessi, secondo me!

Poi ci sono gli altri, i "Cavalieri inesistenti", che passano anni e anni, e ancora anni, a ragionare sul significato della vita, a cercare di esaminare tutti i rischi e gli imprevisti (hello???? Si chiamano "imprevisti" proprio perché non li potete prevedere!!! Buongiornoooo!!!), a tentare di immaginarsi la vita secondo degli schemi, che appartengono a tutto fuorché alla vita stessa!
Così capita che la domanda "vado o resto?", cominci a diventare uno spettro di indecisione e paure, sfaccettato, complicato, misterioso. Enorme.
Più grande di quanto in realtà non sia.
In conclusione: ragazzi, la vita non è un immenso gioco del Trivial, che vince chi sa tutto e chi ha capito tutto della vita! Spesso la felicità sta in cose che ti arrivano e non ti aspettavi, spesso ottieni risultati laddove non ti sei mai impegnato e invece rimani deluso in progetti su cui hai investito una vita intera.

Ai primi dico: la vita è molto più profonda di così.
Ai secondi dico: la vita è molto più semplice di così! (occhio: ho detto "semplice", non "facile")

Ci sono fattori da considerare: quanto vi "costa" restare o partire in termini di


  • lavoro e crescita professionale (a tal riguardo va prima di tutto considerato il proprio curriculum professionale e quanto potrebbe venir danneggiato o valorizzato da un cambio di vita come la migrazione)
  • cambio radicale di casa, ambiente, abitudini
  • perdita degli affetti (innegabile che tante amicizie andranno perdute...)
  • lingua straniera
  • budget a disposizione per la transizione tra un posto e l'altro
  • adattamento ad una nuova realtà, in termini di società (cultura, consuetudini, problematiche economiche e politiche, sanità...)

Analizzate questi fattori, sia quando siete depressi, sia quando siete felici; metteteli sul piatto della bilancia e cercate di capire cosa vi "costa" di più.
Poi prendete una chiara decisione e accettatene le conseguenze. Stop.

Chi questi fattori non li considera, o li considera solo in parte, sarà disinformato e resterà in balìa delle fortune o sfortune del momento.
Chi questi fattori li considera pure troppo e non sa darsi pace nel soppesarli tutti, sarà un perenne insoddisfatto, che la vita gli regali imprevisti belli o brutti.

Niente voli mentali, niente luoghi comuni, niente influenze esterne, niente "paura dell'ignoto".
(Anche perché, ad essere sinceri, con la vastità di informazioni che si possono raccogliere da internet, spesso l' "ignoto" è solo una condizione mentale)

Quindi, a mio avviso, il "coraggio" risiede nel conoscere veramente noi stessi!
E nell'accettarsi così come si è.

Minie Minarelli

venerdì 9 agosto 2013

La vergogna delle pensioni d'oro

Il «record dello scandalo» delle pensioni d'oro, per eccellenza spetta a Mauro Sentinelli (foto), classe 1947, che arriva a quota 1.173.205 euro lordi l`anno. Ovvero 3.259 al giorno.
Il blog “sanguisughe” ci da una sua prima descrizione.

Chi è Mauro Sentinelli?

Molti mi hanno chiesto chi è il pensionato che prende dall’Inps 90mila euro al mese. Si chiama Mauro Sentinelli, è un ingegnere elettronico, ex manager della Telecom. E’ stato l’inventore del servizio prepagato Tim Card, tanto per dire. Nel 1999 è diventato Cavaliere della Repubblica, nel 2002 Commendatore, nel 2006 Grand’Ufficiale. Nella sua carriera, tutta telefonica, una sola ombra: la rottura piuttosto brusca, e mai spiegata fino in fondo, nel 2005 con Marco Tronchetti Provera. “A Mauro Sentinelli fu consigliato di passare alla cassa a non farsi più vedere”, scrissero allora i giornali. Sarà: ma se non doveva farsi più vedere perché nell’aprile 2010 è stato richiamato in Telecom come consigliere d’amministrazione? Nessuno l’ha mai spiegato. Sul punto non ci sono certezze. L’unica certezza è che il consigliere d’amministrazione di Telecom Mauro Sentinelli è il pensionato più ricco d’Italia. Prende 90.246 euro al mese , circa 3008 euro al giorno, che si vanno ad aggiungere al gettone di presenza Telecom. Ma l’incasso non gli deve sembrare sufficiente: nel marzo 2009 si è fatto nomrinare anche amministratore unico di Ectel Internation Sr e nel giugno 2010 è diventato presidente del consiglio d’amministrazione di Enertel Servizi Srl. Non male per un pensionato, no?

Mario Giordano

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