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domenica 15 dicembre 2013

“Il 2013 tra i più critici per l’economia e la società italiana”

Sono mesi che si è scelto la via del vanto politico-istituzionale di nascondere la verità con un ottimismo privo di fondatezza, che scricchiola con la realtà di imprese, aziende e società che chiudono le porte dei loro uffici e magazzini licenziando a migliaia i propri dipendenti nonché posti di lavoro che vanno in fumo, come racconta il grido d’allarme di Confindustria che parla di “avvilimento”.
Adesso le piazze di tutta italia fermentano di rabbia la classe politica comprenderà ormai dell'errore d'aver riportato così malamente che “la crisi volge al termine”, che “si vede la luce in fondo al tunnel” e che “la ripresa è ormai in atto”?
La ripresa non c’è, o al minimo non c’è ancora. Averne parlato come di una cosa che sta per volgerne al termine, nell'intellegibile ma scorretto esperimento di orientare positivamente il morale del Paese, ha certamente creato la reazione infuriata e sdegnata, di chi sta pagando gli effetti della crisi economica.

Gli italiani, quelli poveri, dalla crisi anche sul fronte dei redditi e dell’occupazione fanno notare gli effetti nelle piazze e sulle strade. E così le difficoltà si fanno sentire. Nel corso del solo 2012, l'anno scorso, oltre 4 milioni di persone hanno usufruito di ammortizzatori sociali. Hanno avuto il sussidio di disoccupazione ordinaria, agricola e a requisiti ridotti 2,5 milioni di persone a fronte di 2,26 milioni dell’ anno precedente. Il tutto per una spesa per gli ammortizzatori sociali che ha superato i 22,7 miliardi di euro, aumentata del 19% rispetto al 2011.

Sia a questo punto chiaro al lettore che non eludo le diverse connotazioni della “piazza dei forconi”: un connubio di affranti senza prospettive e di ribelli che di tasse non ce la fanno più di finire di pagare alla fine del mese e magari pure di evasori scaltri e di ribelli calcistici ultras. Tra le file si intravedono tanti pensionati e lavoratori che hanno versato nelle casse dell'Inps fino a 30 anni di contributi e si vedono esclusi dal mercato del lavoro. Quasi uno su due dei pensionati fatica ad arrivare alla fine del mese: un problema per il 46,2% che si ritrova così costretto a rimandare pagamenti, ad intaccare i propri risparmi, a chiedere prestiti e aiuti ad altri.

A tal punto della situazione socialae il potere d’acquisto delle famiglie, ha sfiorato un crollo del 10% tra il 2008 e il 2012, solo tra il 2011 e il 2012 il calo è stato del 4,9%, il più alto dall’inizio della crisi stessa. Nel complesso nei quattro anni considerati il reddito lordo disponibile delle famiglie ha perso in media l’1,8%, -2% tra il 2011 e il 2012. Il numero dei dipendenti pubblici è in calo, con una perdita di 130.000 unità solo nell’anno scorso cioè il -4%.
È la fotografia che scatta l’ultimo bilancio sociale presentato dall’Inps, che tra l’altro torna a certificare la perdita dell’Istituto, dopo la fusione di Inpdap ed Enpals.

A questo scenario si aggiunge anche l’allarme che arriva dall’Unione Europea sul rischio di povertà o di esclusione sociale: dopo la Grecia, l’Italia è il Paese della zona euro dove è più alto attestandosi al 29,9%: 34,6% in Grecia, secondo gli ultimi dati Eurostat relativi al 2012. Poi quasi un pensionato su due: il 45,2%, in sostanza 7,2 milioni di persone, con meno di 1.000 euro al mese, di cui 2,2 milioni, il 14,3%, non arrivano a 500 euro. In sostanza, in questo caso un rischio che coinvolge 18,2 milioni di persone nel Belpaese: in termini assoluti di popolazione coinvolta, l’Italia è al primo posto.

Tuttavia non è una novità che i dati sulla disoccupazione sono stagnanti secondo i dati Ipsos. Nel quadro generale di incremento su scala annuale, ad ottobre, rispetto al settembre, il tasso resta invariato, 12,5% a livello nazionale. Ma è molto più accentuato nel Sud Italia, dove l’indicatore passa dal 15,5% del terzo trimestre 2012 all’attuale 18,5%.  E a manifestare maggiore allarme è sempre l’occupazione giovanile, che batte un nuovo record storico: 41,2%, pari a +0,7% su settembre.

In conclusione per il neopresidente della Corte dei Conti alla cerimonia d’insediamento e anche secondo la Corte dei Conti istituzione, le principali spine nel fianco che frenano la crescita in Italia sono: “Una spesa pubblica poco efficace ed efficiente, un debito pubblico il cui peso ha pochi confronti nel mondo, un prelievo fiscale che ha raggiunto ormai il 45% del Pil e le cui risorse dovrebbero essere allocate molto meglio”.
Il neoeletto Raffaele Squitieri punta il dito sul prelievo fiscale al 45% del Pil e afferma: “Non si cresce se la spesa è inefficace” “Il problema dell’economia italiana è la crescita”, sottolineando che a sua volta questo “aggrava le difficoltà della nostra finanza pubblica”.
Contrariamente, con una maggiore e più veloce crescita economica, secondo Squitieri, anche il peso del debito pubblico potrebbe essere più lieve da sopportare, oltre che più facilmente ridotto.

Niente che non è sotto gli occhi di tutti. Dati alla mano bisognorebbe voltare pagina, fare ammenda, “capovolgere” la politica del malaffare e metterci un po' più di morale ed etica pubblica. Lo chiediamo ai partiti, ai responsabili della cosa pubblica, quindi lo si chiede alla leadership politica.

Di Giacomo Palumbo
@palgiac

mercoledì 11 dicembre 2013

Presidi, blocchi e proteste in tutta Italia e a Bologna

La protesta dei Forconi non si rasserena in tutta Italia piuttosto, i presidi si fanno sentire in tutte le piazze e anche in piazza Maggiore a Bologna. Sono giornate difficili, sono cortei formati da persone che “provocano disagi”, azioni di protesta, le quali sono spontanee e difficilmente controllabili. Blocchi sulle autostrade nel nord italia e sulle tangenziali. Ci sono state trentadue persone denunciate in questi giorni. Oggi la polizia ha annunciato che chi metterà in atto blocchi sarà denunciato. Ci sono in atto volantinaggi tra la gente per spiegare i motivi della protesta che prosegue. Alcuni manifestanti hanno tentato di impedire che il traffico veicolare andasse avanti sulle strade della città. Così che l’intervento ha innescato le proteste da parte di decine di migliaia di persone di qualsiasi classe sociale.

Riferendomi a questa contestazione, poco tempo fa in molti avevano commentato un mio post, molto vicino all'idea che i poliziotti dovevano in qualche modo avere uno sguardo di solidarietà al popolo e, che pur di mantenere il proprio posto, non andare a bloccare ad oltranza le manifestazioni. Ieri e l'altro ieri gli stessi hanno dimostrato quello che volevo intendere quando parlavo di poliziotti vicino al popolo o addirittura di poliziotti che marciassero vicino al popolo.

E' “avvenuto” il primo passo. Non drastico come me lo aspettavo ma il primo passo è stato fatto. Le forze dell'ordine hanno dato un segnale forte, togliendosi i casci antisommossa davanti alla gente che non arriva più a fine mese. Tuttavia si è aperto un dialogo democratico tra i manifestanti:popolo e le forze dell'ordine.
Alfano afferma: “Non tollereremo che le città vadano in fiamme”. Queste le parole del vicepremier contro l'idea di una protesta violenta anti democratica, e mentre i presidi avanzano per le città, così Beppe Grillo si fa portavoce del malcontento e afferma: “Letta è come Pinocchio e mente all'intero paese e ci offende” e “bisogna unirsi alla protesta e non proteggere i corrotti in politica”.

E' una responsabilità del Parlamento e del Senato far si che La politica abbia più etica e morale e che tenga unito un popolo che si ribella risolvendo nell'intero, tutti i problemi sociali e di povertà.

Di Giacomo Palumbo
@palgiac

venerdì 6 dicembre 2013

"Smantellato" finalmente il Porcellum

La Corte Costituzionale “impartisce” finalmente lezioni di costituzionalità bocciando il Porcellum.
La sentenza è arrivata quasi a sorpresa, al termine di una lunga camera di consiglio che sembrava preannunciare un rinvio al giudizio finale. La Consulta non solo ha giudicato ammissibile il ricorso, ma ne ha pure accolto in pieno le istanze, lasciando il “Porcellum” privo delle sue parti importanti, motivando l'incostituzionalità dei due punti cardine della legge operativa da quasi sette anni, cioè il premio di maggioranza, senza soglia minima di accesso e le liste bloccate.

La legge n. 270 del 21 dicembre 2005 è la legge che ha modificato il sistema elettorale italiano e ha delineato la disciplina attualmente in vigore. È stata formulata principalmente dall'allora Ministro per le Riforme Roberto Calderoli, che tuttavia la definì “una porcata” in un'intervista televisiva, durante il programma Matrix, allora condotto da Enrico Mentana. Per questo venne definita porcellum, termine che ebbe molta fortuna e diffusione, dal politologo Giovanni Sartori.

L'esito della riforma elettorale è per intero nelle mani del Parlamento. Sono protagonisti coloro che sono stati eletti in base al premio maggioritario, dunque ora Cuperlo e i suoi colleghi potrebbero decadere se dovesse realizzarsi l’ipotesi che la sentenza della Consulta delegittima le ultime elezioni dal momento che abolisce il premio di maggioranza.

La distribuzione dei seggi alla Camera dei Deputati secondo i voti ottenuti il 24 febbraio scorso escluso la circoscrizione Estero e la Val d'Aosta e simulazione senza premio di maggioranza è la seguente: Centrosinistra da 340 deputati con il Porcellum diventerebbero 193 senza premio di maggioranza.
Nel centrodestra da 124 deputati con il Porcellum diventerebbero 190 senza premio di maggioranza.
Nel Movimento Cinque Stelle avrebbe la meglio poiché da 108 cittadini a cinque stelle con il Porcellum diventerebbero 165. E infine nelle liste Monti da 45 deputati diventerebbero 69.

Nell’ipotesi si potrebbero far saltare anche tutte le giunte regionali, elette con premio senza soglia minima. Ci penseranno le motivazioni della sentenza della Consulta a toglierli di mezzo. E malgrado ciò il rischio perdura anche perché la Camera dei Deputati ancora non ha solennemente convalidato l’elezione di ben 617 deputati su 630.
In una partita politica che incrocia chiaramente la durata della legislatura.

Nel frattempo, i giudici costituzionali tengono a precisare che “il Parlamento può sempre approvare nuove leggi elettorali, secondo le proprie scelte, e nel rispetto dei principi costituzionali”. Questo significa che la maggioranza di centrodestra, autrice della legge di Calderoli, nel 2005 ratificò una riforma in contrasto con la Carta fondamentale, e che qualsiasi intervento politico, d’ora in avanti, non potrà ripresentare normative analoghe a quelle bocciate.

Dario Franceschini, Ministro per i Rapporti con il Parlamento afferma: “Dopo la sentenza della Consulta i tempi sono obbligati, bisogna mettere in atto Due ddl, l’altro per abolire il Senato e ridurre i parlamentari” Due disegni di legge cioè il primo, di modifica costituzionale, per introdurre il monocameralismo e la riduzione dei parlamentari. Il secondo per introdurre una nuova legge elettorale, bipolare, maggioritaria, a doppio turno: di collegio o di coalizione.

Tuttavia la sentenza non avrà valore retroattivo. Ora, dopo la decisione della Consulta il quadro politico sembra destinato a dispiegarsi. E a dissestare anche gli assetti interni di alcuni partiti, Partito democratico al top. Ma qualche cambiamento potrebbe aver luogo pure nel Nuovo centro destra a fronte di Alfano che giudica “ottima” la sentenza e invita a “procedere con urgenza alla riforma”.

Ha detto Angelino Alfano: “Da oggi in poi la nostra squadra gioca con il blu”, presentando a Roma il simbolo del Nuovo Centro Destra: “Il blu dà forza. E' il colore che serve all'Italia”. Ma il blu è anche “il colore del Ppe della famiglia politica che raggruppa i cristiano-democratici e i moderati in Europa.

Quel che è certo è che sulla riforma elettorale si giocherà buona parte della stabilità del governo.
Il patto programmatico su cui il premier, Enrico Letta, dovrà ottenere la fiducia della nuova maggioranza, mercoledì prossimo, sarà incentrato proprio sul capitolo delle riforme “basilari” della legge elettorale.
Per cui sobbalzerà in cima alle priorità del discorso con cui il premier, Enrico Letta, chiederà mercoledì prossimo la fiducia alle Camere sulla nuova maggioranza. Prima di pronunciarsi formalmente, Letta aspetterà le motivazioni della Corte, ma la convinzione è che a questo punto la politica non abbia più giustificazioni per riformare la legge elettorale.
Nella possibilità di discolpare il governo Letta-Alfano in un vuoto che, secondo alcune fonti di maggioranza, è una garanzia sulla vita del governo visto che senza una legge organica non si può tornare al voto.

di Giacomo Palumbo
@palgiac (twitter)

martedì 3 dicembre 2013

V3day, Grillo e M5s a Genova: "Siamo qui a dare l'estrema unzione ai politici".


Beppe Grillo celebra il terzo V-Day del Movimento 5 Stelle nella sua Genova, scatenato e senza freni. Va contro la Corte dei Conti sui rimborsi ai partiti che sembra dargli oggi più forza per scagliare anatemi contro la politica e per rilanciare i temi a lui cari: l'acqua pubblica, l'energia pulita, il lavoro, il reddito di cittadinanza, l'uscita dall'euro. "I politici devono rendere 2,7 miliardi di finanziamenti pubblici presi, urla a gran voce dal palco di Piazza della Vittoria. "Curioso che la Corte ci abbia messo venti anni a scoprire che sono incostituzionali come dicevamo noi. E' una truffa fatta cambiando le parole, da finanziamento pubblico a rimborso. Ora devono rendere quei miliardi alle famiglie e alle imprese".
L'affondo in fase centrale è contro i politici e i partiti che sono "vigliacchi ai quali daremo l'estrema unzione", poi l'uscita contro Giorgio Napolitano per il quale "chiederemo l'impeachment".
L'annuncio, che "in Europa vinceremo e saremo il primo movimento", salvo poi annunciare un referendum sull'euro.
Ce n'è anche per, come lo chiama lui, "Capitan Findus-Letta che sta portando la nave contro gli scogli e intanto ha fatto un tweet dicendo che ha risolto il problema dei rimborsi, dice Grillo. Voglio vedere ora se Equitalia gli va a chiedere quei soldi" dice Grillo, che poi alza la mira fino al presidente Napolitano: "E' pronto l'impeachment per Napolitano. Rimarrai da solo, la tradirai da solo l'Italia, dobbiamo rifare il Paese".
"ci saranno passaggi formali in Parlamento per la messa in stato di accusa di questo signore, sicuramente non lo voteranno, lo bocceranno ma noi lo presenteremo, perché ha una valenza politica per noi: vogliamo mandarlo via". Il V-Day, durante il quale Grillo solo una volta pronuncia il "vaffa...", è anche il primo passo verso le elezioni europee per le quali il leader del M5S annuncia "un programma in sette punti per vincere" e diventare "il primo movimento in Europa".


I 7 punti della modesta proposta di Beppe Grillo:
- Referendum per la permanenza nell'euro
- Abolizione del Fiscal Compact
- Adozione degli Eurobond
- Alleanza tra i Paesi mediterranei per una politica comune finalizzata eventualmente all'adozione di un Euro 2
- Investimenti in innovazione e nuove attività produttive esclusi dal limite del 3% annuo di deficit di bilancio
- Finanziamenti per attività agricole finalizzate ai consumi nazionali interni
- Abolizione del pareggio di bilancio.

Interviene al V-Day di Genova, anche il guru del Movimento 5 Stelle Gianroberto Casaleggio che ha detto di essere orgoglioso di essere un populista, come del resto anche Beppe Grillo, e ha accusato l’Italia di essere un Paese senza democrazia.

“Sono orgoglioso di essere un populista e di essere insieme a decine di migliaia di populisti, il potere deve tornare al popolo“, ha dichiarato Casaleggio dal palco del Vaffa Day. “Le persone nelle istituzioni devono servire il popolo, non possono essere sopra la volontà popolare, ha continuato. Stiamo cercando di introdurre nuovi strumenti di democrazia diretta, in Italia oggi non c’è neppure la democrazia“, ha affermato Casaleggio.

“La democrazia in questo Paese è inesistente, viviamo in un Paese in cui i referendum non vengono accolti, vengono deviati, il loro significato viene annullato, abbiamo delle leggi popolari che non vengono discusse in parlamento, non possiamo decidere i nostri deputati e senatori”, ha spiegato Casaleggio. “La partitocrazia deve finire con i nuovi strumenti di partecipazione popolare, servono referendum non solo abrogativi ma anche propositivi, dobbiamo avere la possibilità di discutere le nostre leggi, di discuterle con i nostri parlamentari che mandiamo in Parlamento non con i segretari dei partiti”, ha detto ancora il leader del M5S, che ha concluso il suo discorso “con una frase di Marco Aurelio: ciò che non è utile per l’alveare non lo è neppure per l’ape, noi dobbiamo ricostruire il senso di comunità in Italia, se no non ne veniamo fuori, in alto i cuori!”.

Grillo: citando l'ex presidente Sandro Pertini, "Pertini da Genova tuonò contro il governo Tambroni" deve partire una rivoluzione culturale e politica. Qui a Genova abbiamo inventato tutto. Non è più un sogno, siamo oltre. Dobbiamo andare a scoprire un mondo che c'è già,un mondo diverso fatto di solidarietà. Abbiamo otto milioni di poveri. Dobbiamo fare pulizia, dobbiamo mandare a casa i politici". Alla piazza rinnova la proposta di un referendum sull'euro perchè "i Paesi che sono fuori vanno abbastanza bene e non sono a rischio default", ne chiede uno anche contro le Regioni, poi ha un pensiero per i suoi eletti in Parlamento e al Senato, capaci di "rompere la falsa sacralità del Parlamento": "li ringrazio per tutto quello che fanno, ormai mi hanno superato. Io non ho più l'età. Abbiamo mandato in Parlamento donne senza silicone o culi di plastica, donne che sanno cosa vuol dire lavorare".

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