Matteo Renzi protagonista per un giorno, alla Leopolda, è stato accusato di non aver portato le bandiere del PD. La Leopolda è la prima stazione ferroviaria costruita a Firenze ed oggi è adibita a sede per meeting, congressi e varie manifestazioni.
In quella sede si vede un Matteo Renzi all’attacco, verso una certa parte del Partito Dem invece che del governo, quello che parla, per quasi un’ora, al termine della tre giorni della Leopolda. In primis ribatte a chi, specie nel suo partito, in questi giorni ha accusato la convention di essere fatta troppo di effetti speciali e poco di contenuti.
Entusiasmato dal suo popolo, "il rottamatore", ha avuto un'affluenza di migliaia di persone arrivata a Firenze per ascoltarlo. “Noi incolti, barbari, semplici? Qui serve una rivoluzione della semplicità”, scandisce tra gli applausi. “La vera strada - attacca - è la semplicità: parlare chiaro a tutti, non avere la puzza sotto il naso, parlare di politica in maniera semplice”.
Quattro minuti sono toccati anche al segretario del Pd, Epifani.
Intanto, il segretario fa il suo intervento e, quando scende dal palco, precisa: “Come segretario dovevo stare qui, ma sarò anche dagli altri candidati. Renzi è forte e ha consenso e può far uscire il Pd da questa situazione, ma non c’è solo lui. Ne abbiamo altri: questa è la nostra forza”.
E ancora, Renzi attaccato in predecenza di avere un guru alle spalle: Gori, nei suoi confronti spiega che non ci sono guru alle sue spalle. “Non credono che io sia in grado di avere un pensiero solo, allora c’ho il guru”. Questo invece “è un gruppo di persone, capisco ci rimaniate male, che non ha un guru, ma è un gruppo di persone e idee che si confrontano”.
Renzi è un fiume in piena, chiede riforme e una legge elettorale che non lascino più spazio alle larghe intese e agli inciuci. Ma non si tratta di un attacco al governo Letta che, in effetti, non viene quasi mai citato nel suo intervento. E, anzi, al quale viene lanciato qualche messaggio rassicurante.
Quattro riforme considerate essenziali: quella del bicameralismo, quella della giustizia, quella del Titolo V e quella del sistema di voto.
Con il sindaco che punta a ribaltare un certo concetto di sinistra. “La sinistra che non cambia - va
all’attacco - si chiama destra”. E ancora, “Essere di sinistra non è parlare di lavoro ma è creare un posto di lavoro in più. Credo che sia qualcosa di sinistra se c’è un posto di lavoro in più e non uno in meno”.
Un soccorso indiretto alle colombe del Pdl, impigliate nella rete della caduta da senatore di Silvio Berlusconi, è giunto dalla Leopolda. L’appuntamento dato da Renzi ai suoi di rivedersi tra un anno per fare il punto sulle riforme, a cominciare da quella elettorale, ha dato energia al governo Letta, per almeno dodici mesi ancora. Per l’immediato la situazione nel Pdl-Fi resta ingarbugliata e il clima avvelenato da una lite perenne tra le varie correnti che si scontrano giornalmente è ormai alla luce del sole.
Una mossa che sicuramente ha fatto tirare un respiro di sollievo ai governativi del Pdl, a cominciare da Angelino Alfano che può così contare sui tempi supplementari per mettere a punto la sua strategia dopo lo strappo del Cavaliere.
L'annullamento da tutte le cariche, inclusa quella di Angelino Alfano, porta la partita in un altro universo. Cioè Silvio Berlusconi si riprende in mano il partito. L’8 dicembre un Consiglio nazionale sancirà il ritorno a Forza Italia, con un nuovo organigramma. I lealisti esultano: il Cavaliere mette nell’angolo Alfano, anche se gli conferma stima e ribadisce la volontà di mantenere unito il partito.
Un finale che costringe il vicepremier a fermarsi davanti ad un bivio per valutare il da farsi. Intanto, a dispetto dei governativi, il Cavaliere torna a minacciare la tenuta del governo, se il Pd voterà sì alla decadenza.
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martedì 29 ottobre 2013
La strategia di Renzi salva Alfano
Lampedusa simbolo della politica migratoria Europea.
Oggi mi sentirei di ripetere le stesse parole del presidente Martin Schulz: “Lampedusa è diventata il simbolo della politica migratoria europea”, mentre lo diceva ai leader degli Stati membri in apertura del Consiglio di ottobre del 24-25 ottobre, a Bruxelles. “Questa tragedia dovrebbe anche diventare un punto di svolta per questa politica”. Il Presidente ha chiesto un maggiore sostegno verso i paesi del Mediterraneo che ricevono i migranti irregolari, una maggiore cooperazione e solidarietà.
“Almeno 20.000 persone sono morte negli ultimi 20 anni nel tentativo di raggiungere le coste europee. Non possiamo permettere che ne muoiano ancora”, ha dichiarato il presidente Schulz.
Il Presidente ha inoltre espresso la “delusione” del Parlamento per il fallimento degli Stati membri nel gestire il flusso e riflusso dei migranti in modo umano ed efficace.
“Dobbiamo sostenere gli stati mediterranei che accolgono i profughi e organizzare un'equa ripartizione tra gli Stati membri. Questa è la solidarietà europea e questo è ciò che deve essere nella nostra agenda odierna" ha insistito il presidente. In aggiunta, ha fatto notare come solo pochi giorni dopo la tra-gedia di Lampedusa, la politica migratoria è stata relegata ad uno degli ultimi punti dell'agenda del vertice.
Lo stesso Parlamento europeo, durante la seconda plenaria di ottobre, ha chiesto uno sforzo di coordinamento all'interno dell'UE. Gli europarlamentari hanno invitato gli Stati membri ad una maggiore solidarietà nella gestione della politica migratoria in Europa.
Riguardo alla tragedia di Lampedusa Barroso ha rassicurato: "Ho chiesto una risposta forte da parte dell'Unione europea per rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso, salvare vite umane e aiutare gli Stati membri più esposti al problema, lavorando con i paesi d'origine in modo da poter gestire i flussi migratori."
Proseguendo con i temi affrontati al consiglio si è proseguito discutentendo degli investimenti nell’economia digitale e più fondi per le piccole e medie imprese. Queste le conclusioni alle quali sono giunti i leader UE al termine del Consiglio europeo. Le conclusioni sono in linea con quanto ribadito dal Presidente Barroso durante i due giorni di vertice. Barroso: investire sul digitale per rilanciare l'economia
"L'Europa è sempre stata leader mondiale nel settore dell'economia digitale e della tecnologia dell'informazione, ma ha perso terreno rispetto ai principali concorrenti." È quanto ha sostenuto il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso esortando gli Stati membri a intervenire urgentemente con investimenti in questo settore per rilanciare la competitività.
Sulla situazione economica, Barroso ritiene che vi siano motivi per essere "cautamente ottimisti, ma la ripresa è ancora fragile". Ha aggiunto inoltre che nella zona euro abbiamo assistito a un ritorno alla crescita positiva nel secon-do trimestre dell'anno, ma occorre mantenere la rotta sul consolidamento fiscale e le riforme strutturali con investimenti mirati.
Le conclusioni del Consiglio europeo 2013.
Di seguito le conclusioni alle quali sono giunti i leader dell’Unione europea durante il Consiglio.
"Anche se sono visibili segnali di ripresa economica, l'Unione europea deve proseguire gli sforzi per aumentare il potenziale di crescita, favorire la creazione di posti di lavoro e accrescere la competitività europea. Oggi il Consiglio europeo si è concentrato sull'economia digitale, l'innovazione e i servizi, settori che hanno un particolare poten-ziale di crescita e occupazione che deve essere mobilitato rapidamente. Il Consiglio europeo ha fornito orientamenti concreti per sfruttare al massimo il potenziale esistente e ha preso in esame anche vari settori di intervento di carattere economico e sociale. Nel prendere atto dello stato di attuazione delle iniziative adottate a giugno nella lotta contro la disoccupazione giovanile e del finanziamento dell'economia, soprattutto delle piccole e medie imprese, ha concordato una serie di misure supplementari impri-mendo nuovo slancio al miglioramento della regolamentazione.
Il Consiglio europeo ha quindi svolto un dibattito approfondito sul completamento dell'Unione economica e monetaria, concentrandosi in particolare sul coordinamento rafforzato delle politiche economiche, sul rafforzamento della dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria e sul completamento dell'Unione bancaria. Come deciso a giugno, il Consiglio europeo tornerà su tutti questi temi nel prossimo dicembre, quando verranno varate decisioni in materia.
Il Consiglio europeo ha inoltre sottolineato il proprio interesse verso il vertice del partenariato orientale, che si svolgerà a Vilnius il 28 e 29 novembre 2013 ed ha espresso profonda tristezza per i tragici eventi avvenuti di recente nel Mediterraneo, costati la vita a centinaia di persone, decidendo di intensificare l'azione dell'Unione in modo da impedire che simili tragedie si ripetano.
Va sottolineata anche la decisione del Consiglio Europeo di attuare in maniera ottimale i finanziamenti per le piccole e medie im-prese attraverso i fondi strutturali e gli investimenti sfruttando i prestiti della Banca Europea.
Altro tema sensibile è stato quello della lotta contro la criminalità organizzata e il traffico di esseri umani.
“Almeno 20.000 persone sono morte negli ultimi 20 anni nel tentativo di raggiungere le coste europee. Non possiamo permettere che ne muoiano ancora”, ha dichiarato il presidente Schulz.
Il Presidente ha inoltre espresso la “delusione” del Parlamento per il fallimento degli Stati membri nel gestire il flusso e riflusso dei migranti in modo umano ed efficace.
“Dobbiamo sostenere gli stati mediterranei che accolgono i profughi e organizzare un'equa ripartizione tra gli Stati membri. Questa è la solidarietà europea e questo è ciò che deve essere nella nostra agenda odierna" ha insistito il presidente. In aggiunta, ha fatto notare come solo pochi giorni dopo la tra-gedia di Lampedusa, la politica migratoria è stata relegata ad uno degli ultimi punti dell'agenda del vertice.
Lo stesso Parlamento europeo, durante la seconda plenaria di ottobre, ha chiesto uno sforzo di coordinamento all'interno dell'UE. Gli europarlamentari hanno invitato gli Stati membri ad una maggiore solidarietà nella gestione della politica migratoria in Europa.
Riguardo alla tragedia di Lampedusa Barroso ha rassicurato: "Ho chiesto una risposta forte da parte dell'Unione europea per rafforzare le operazioni di ricerca e soccorso, salvare vite umane e aiutare gli Stati membri più esposti al problema, lavorando con i paesi d'origine in modo da poter gestire i flussi migratori."
Proseguendo con i temi affrontati al consiglio si è proseguito discutentendo degli investimenti nell’economia digitale e più fondi per le piccole e medie imprese. Queste le conclusioni alle quali sono giunti i leader UE al termine del Consiglio europeo. Le conclusioni sono in linea con quanto ribadito dal Presidente Barroso durante i due giorni di vertice. Barroso: investire sul digitale per rilanciare l'economia
"L'Europa è sempre stata leader mondiale nel settore dell'economia digitale e della tecnologia dell'informazione, ma ha perso terreno rispetto ai principali concorrenti." È quanto ha sostenuto il Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso esortando gli Stati membri a intervenire urgentemente con investimenti in questo settore per rilanciare la competitività.
Sulla situazione economica, Barroso ritiene che vi siano motivi per essere "cautamente ottimisti, ma la ripresa è ancora fragile". Ha aggiunto inoltre che nella zona euro abbiamo assistito a un ritorno alla crescita positiva nel secon-do trimestre dell'anno, ma occorre mantenere la rotta sul consolidamento fiscale e le riforme strutturali con investimenti mirati.
Le conclusioni del Consiglio europeo 2013.
Di seguito le conclusioni alle quali sono giunti i leader dell’Unione europea durante il Consiglio.
"Anche se sono visibili segnali di ripresa economica, l'Unione europea deve proseguire gli sforzi per aumentare il potenziale di crescita, favorire la creazione di posti di lavoro e accrescere la competitività europea. Oggi il Consiglio europeo si è concentrato sull'economia digitale, l'innovazione e i servizi, settori che hanno un particolare poten-ziale di crescita e occupazione che deve essere mobilitato rapidamente. Il Consiglio europeo ha fornito orientamenti concreti per sfruttare al massimo il potenziale esistente e ha preso in esame anche vari settori di intervento di carattere economico e sociale. Nel prendere atto dello stato di attuazione delle iniziative adottate a giugno nella lotta contro la disoccupazione giovanile e del finanziamento dell'economia, soprattutto delle piccole e medie imprese, ha concordato una serie di misure supplementari impri-mendo nuovo slancio al miglioramento della regolamentazione.
Il Consiglio europeo ha quindi svolto un dibattito approfondito sul completamento dell'Unione economica e monetaria, concentrandosi in particolare sul coordinamento rafforzato delle politiche economiche, sul rafforzamento della dimensione sociale dell'Unione economica e monetaria e sul completamento dell'Unione bancaria. Come deciso a giugno, il Consiglio europeo tornerà su tutti questi temi nel prossimo dicembre, quando verranno varate decisioni in materia.
Il Consiglio europeo ha inoltre sottolineato il proprio interesse verso il vertice del partenariato orientale, che si svolgerà a Vilnius il 28 e 29 novembre 2013 ed ha espresso profonda tristezza per i tragici eventi avvenuti di recente nel Mediterraneo, costati la vita a centinaia di persone, decidendo di intensificare l'azione dell'Unione in modo da impedire che simili tragedie si ripetano.
Va sottolineata anche la decisione del Consiglio Europeo di attuare in maniera ottimale i finanziamenti per le piccole e medie im-prese attraverso i fondi strutturali e gli investimenti sfruttando i prestiti della Banca Europea.
Altro tema sensibile è stato quello della lotta contro la criminalità organizzata e il traffico di esseri umani.
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martedì 22 ottobre 2013
Legge di stabilità: Imu, Tari, Tasi, Trise, Ecobonus.
La Legge di stabilità inaugura una manovra per il 2014 da 11,6 miliardi, per la quale si annuncia una vera e propria corsa a ostacoli con il pressing di forze politiche e parti sociali per i numerosi cambiamenti, annunciati e richiesti. Con un percorso dal Senato, dove così parte la sessione di bilancio.
Sul costo del lavoro la legge prevede meccanismi di contenimento della spesa in tutti i settori, con misure orizzontali che riguardano tutto il pubblico impiego.
A proposito del cuneo fiscale il premier Enrico Letta ha ribadito di essere favorevole ad una variazione che tenga conto dei figli e del carico familiare. E sotto il profilo delle tasse sulla casa, il governo ha precisato in merito a vecchie e nuove imposte i circa 4 miliardi previsti come gettito dalla nuova Tasi sono meno dei circa 5 miliardi garantiti dalla vecchia Imu e dalla componente Tares servizi indivisibili, rispondendo così ad un’ennesima discussione sull’ipotesi di una nuova “batosta” evocata da diversi esponenti del Pdl. Il governo dovrà quindi destreggiarsi tra mille richieste cercando di evitare quell’effetto peggiorativo.
Il minor gettito per i Comuni, ha precisato il ministero delle Finanze, è compensato da trasferimenti dallo Stato. In breve i conti della relazione tecnica sono chiari ma innegabilmente “arruffate”, che per la prima volta dopo diversi anni approda in Parlamento sotto forma di testo aperto.
Dal Pd intanto un suggerimento arriva dal candidato alle segreteria Gianni Cuperlo il quale parla
di “alcuni punti irrinunciabili” dei quali si dovrà tenere conto nell’iter parlamentare come l’indicizzazione delle pensioni fino a sei volte il minimo, che deve essere integrale.
Per quanto agli esodati, ha proseguito, non va bene che siano solo seimila quelli messi in sicurezza. Bisogna riconsiderare il varare di una legge che tolga di mezzo il Porcellum di Calderoli, incalza Cuperlo, occorre “una maggioranza più ampia di quella che ora regge il governo”.
Sul costo del lavoro la legge prevede meccanismi di contenimento della spesa in tutti i settori, con misure orizzontali che riguardano tutto il pubblico impiego.
A proposito del cuneo fiscale il premier Enrico Letta ha ribadito di essere favorevole ad una variazione che tenga conto dei figli e del carico familiare. E sotto il profilo delle tasse sulla casa, il governo ha precisato in merito a vecchie e nuove imposte i circa 4 miliardi previsti come gettito dalla nuova Tasi sono meno dei circa 5 miliardi garantiti dalla vecchia Imu e dalla componente Tares servizi indivisibili, rispondendo così ad un’ennesima discussione sull’ipotesi di una nuova “batosta” evocata da diversi esponenti del Pdl. Il governo dovrà quindi destreggiarsi tra mille richieste cercando di evitare quell’effetto peggiorativo.
Il minor gettito per i Comuni, ha precisato il ministero delle Finanze, è compensato da trasferimenti dallo Stato. In breve i conti della relazione tecnica sono chiari ma innegabilmente “arruffate”, che per la prima volta dopo diversi anni approda in Parlamento sotto forma di testo aperto.
Dal Pd intanto un suggerimento arriva dal candidato alle segreteria Gianni Cuperlo il quale parla
di “alcuni punti irrinunciabili” dei quali si dovrà tenere conto nell’iter parlamentare come l’indicizzazione delle pensioni fino a sei volte il minimo, che deve essere integrale.
Per quanto agli esodati, ha proseguito, non va bene che siano solo seimila quelli messi in sicurezza. Bisogna riconsiderare il varare di una legge che tolga di mezzo il Porcellum di Calderoli, incalza Cuperlo, occorre “una maggioranza più ampia di quella che ora regge il governo”.
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martedì 15 ottobre 2013
Matteo Renzi e gli usi e costumi cambiano “verso”
Oggi la politica inizia con Matteo Renzi che non sta più nella pelle, indossa la corazza ed esce allo scoperto. Per cambiare il “verso” al Pd, all’Italia e all’Europa smussa i toni, nella cadenza della voce, nascono nuovi toni polemici. Il Rottamatore, che fino a un anno si sentiva additato dentro il Pd come un ribelle ora deve selezionare i sostenitori, non rinuncia, lancia da Bari la sua campagna elettorale per il congresso. Il capoluogo pugliese, scelto come prima tappa per conquistare la segreteria del Pd, non era una roccaforte del sindaco di Firenze alle primarie del febbraio scorso contro Bersani. Ora invece annuncia la sua “rivoluzione” dopo vent’anni.
Dice Renzi: “il Paese ha perso tempo e la classe dirigente ha fallito”.
Tutto questo mentre continuano le polemiche sull’ipotesi amnistia, dopo il messaggio alle Camere del Colle, e il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri - in seguito alle proteste del Pdl, colombe comprese – precisa che non era sua intenzione dire che un eventuale atto di clemenza avrebbe escluso il Cav ma solo che, nel passato, i reati di frode fiscale non sono mai entrati nel calderone delle sanatorie.
Il governo, comunque non sta preparando nulla poichè la materia è tutta del Parlamento. Tra favorevoli o contrari, prende posizione anche Matteo Renzi che giudica l’iniziativa “un errore”. Renzi parla a partire dall’affondo contro l’amnistia: “Affrontare oggi il tema dell’amnistia e dell’indulto è un clamoroso errore, un autogol”, attacca chiedendo riforme strutturali e, prima di tutto, l’abolizione delle leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi.
In questi giorni il fatto umano più sconcertante: lo sterminio mediatico e umano consumato a Lampedusa è al centro del dibattito politico. Dopo finte lacrime e ipocriti discorsi di solidarietà delle istituzioni italiane ed europee, la Sicilia continua dolorosamente a essere al centro di quei viaggi della speranza, dei nostri fratelli e sorelle africani, che attraversano il Mediterraneo e fanno tappa qui da noi con tragiche conseguenze, fatte di morte.
Sondaggi e appoggi di correnti danno per scontata la vittoria del sindaco di Firenze. Ma lui, un po’ per scongiuro e un po’ per convinzione, non vuole dare niente per scontato e sprona i militanti a “essere protagonisti” e a dare “il nome dei nostri sogni al Paese”.
Per evitare di entrare subito in rotta di collisione con il premier, Letta, il sindaco evita affondi. Ma chiarisce che, se diventerà segretario, si rapporterà al governo, a partire dalla Legge di stabilità:
“Il governo non si caratterizza per quanto dura, ma per le cose che fa. Se fa le cose utili, noi lo sosteniamo. Non vogliamo mettere bandierine come Brunetta, ma fare in modo che le cose si facciano”.
È triplice, infatti, la scommessa che Renzi annuncia promettendo che manterrà le promesse con la “coerenza di chi si mette in gioco”. E con l’obiettivo "di restituire la speranza" dopo anni di rassegnazione. Il sindaco di Firenze vuol prima “cambiare verso” al Pd.
Il messaggio è chiaro: ancor prima di scalare il partito, Renzi vuole iniziare a dare le carte, a incidere. E pazienza, come lui stesso ammette, se “per alcuni del Pd la mia candidatura è una sorta di rassegnato abbandono, un male necessario”.
Ricomponendo i temi veniamo a conoscenza che i nostri stessi comportamenti sono cambiati. In pratica stiamo cambiando “verso”.
In vent'anni sono mutati i costumi più che i consumi, secondo una analisi di Confcommercio. Gli Italiani comprano più telefoni e meno auto, meno vestiti e più tecnologia.
Secondo una mia decodificazione, i cambiamenti non sono dovuti solo alla crisi economica, o almeno solo alla crisi. Gli italiani attendono i saldi per rinnovare a sconto l’abbigliamento e l’industria tessile è in crisi.
La spesa per la casa aumenta e con l’avanzare della crisi, crolla il mercato edilizio.
Abbiamo, invece, il “boom” delle telecomunicazioni, dovuto ai progressi tecnici, al calo dei prezzi, alle tariffe stabili. Nell'ultimo quinquennio la spesa per la telefonia cresce di tre quarti e salgono anche gli acquisti di televisori, computer e la banda larga è una priorità in questo periodo per le maggiori città italiane.
Nello stesso tempo, crolla il mercato dell’auto con un meno cinquanta percento. La caduta non dipende solo dalla crisi economica, ma dalla crescente fiscalità del settore auto ed anche dal fatto che l’Italia è al primo posto nel mondo per la densità automobilistica.
Solo ultimamente, gli analisti scoprono l’impatto delle spese “invariabili” sulle famiglie. Le bollette delle utenze domestiche, le spese per la casa e per i trasporti, le assicurazioni, i contributi.
La politica oggi finisce con l'aumento delle spese obbligate che tagliano una grossa fetta di reddito e riducono quello disponibile, che rimane dopo il pagamento delle tasse.
Dice Renzi: “il Paese ha perso tempo e la classe dirigente ha fallito”.
Tutto questo mentre continuano le polemiche sull’ipotesi amnistia, dopo il messaggio alle Camere del Colle, e il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri - in seguito alle proteste del Pdl, colombe comprese – precisa che non era sua intenzione dire che un eventuale atto di clemenza avrebbe escluso il Cav ma solo che, nel passato, i reati di frode fiscale non sono mai entrati nel calderone delle sanatorie.
Il governo, comunque non sta preparando nulla poichè la materia è tutta del Parlamento. Tra favorevoli o contrari, prende posizione anche Matteo Renzi che giudica l’iniziativa “un errore”. Renzi parla a partire dall’affondo contro l’amnistia: “Affrontare oggi il tema dell’amnistia e dell’indulto è un clamoroso errore, un autogol”, attacca chiedendo riforme strutturali e, prima di tutto, l’abolizione delle leggi Bossi-Fini e Fini-Giovanardi.
In questi giorni il fatto umano più sconcertante: lo sterminio mediatico e umano consumato a Lampedusa è al centro del dibattito politico. Dopo finte lacrime e ipocriti discorsi di solidarietà delle istituzioni italiane ed europee, la Sicilia continua dolorosamente a essere al centro di quei viaggi della speranza, dei nostri fratelli e sorelle africani, che attraversano il Mediterraneo e fanno tappa qui da noi con tragiche conseguenze, fatte di morte.
Sondaggi e appoggi di correnti danno per scontata la vittoria del sindaco di Firenze. Ma lui, un po’ per scongiuro e un po’ per convinzione, non vuole dare niente per scontato e sprona i militanti a “essere protagonisti” e a dare “il nome dei nostri sogni al Paese”.
Per evitare di entrare subito in rotta di collisione con il premier, Letta, il sindaco evita affondi. Ma chiarisce che, se diventerà segretario, si rapporterà al governo, a partire dalla Legge di stabilità:
“Il governo non si caratterizza per quanto dura, ma per le cose che fa. Se fa le cose utili, noi lo sosteniamo. Non vogliamo mettere bandierine come Brunetta, ma fare in modo che le cose si facciano”.
È triplice, infatti, la scommessa che Renzi annuncia promettendo che manterrà le promesse con la “coerenza di chi si mette in gioco”. E con l’obiettivo "di restituire la speranza" dopo anni di rassegnazione. Il sindaco di Firenze vuol prima “cambiare verso” al Pd.
Il messaggio è chiaro: ancor prima di scalare il partito, Renzi vuole iniziare a dare le carte, a incidere. E pazienza, come lui stesso ammette, se “per alcuni del Pd la mia candidatura è una sorta di rassegnato abbandono, un male necessario”.
Ricomponendo i temi veniamo a conoscenza che i nostri stessi comportamenti sono cambiati. In pratica stiamo cambiando “verso”.
In vent'anni sono mutati i costumi più che i consumi, secondo una analisi di Confcommercio. Gli Italiani comprano più telefoni e meno auto, meno vestiti e più tecnologia.
Secondo una mia decodificazione, i cambiamenti non sono dovuti solo alla crisi economica, o almeno solo alla crisi. Gli italiani attendono i saldi per rinnovare a sconto l’abbigliamento e l’industria tessile è in crisi.
La spesa per la casa aumenta e con l’avanzare della crisi, crolla il mercato edilizio.
Abbiamo, invece, il “boom” delle telecomunicazioni, dovuto ai progressi tecnici, al calo dei prezzi, alle tariffe stabili. Nell'ultimo quinquennio la spesa per la telefonia cresce di tre quarti e salgono anche gli acquisti di televisori, computer e la banda larga è una priorità in questo periodo per le maggiori città italiane.
Nello stesso tempo, crolla il mercato dell’auto con un meno cinquanta percento. La caduta non dipende solo dalla crisi economica, ma dalla crescente fiscalità del settore auto ed anche dal fatto che l’Italia è al primo posto nel mondo per la densità automobilistica.
Solo ultimamente, gli analisti scoprono l’impatto delle spese “invariabili” sulle famiglie. Le bollette delle utenze domestiche, le spese per la casa e per i trasporti, le assicurazioni, i contributi.
La politica oggi finisce con l'aumento delle spese obbligate che tagliano una grossa fetta di reddito e riducono quello disponibile, che rimane dopo il pagamento delle tasse.
domenica 13 ottobre 2013
Il miscuglio di entrate-spese della Legge di stabilità
Si va componendo il miscuglio di entrate-spese della Legge di stabilità che a metà mese sarà varata dal Cdm e trasmessa al Parlamento e a Bruxelles. L’impatto sarà tra i 10 e i 16 miliardi. Di seguito le principali ipotesi ad oggi.
SERVICE TAX. Nelle intenzioni del governo dovrebbe “drenare” meno dai portafogli rispetto alla somma di Imu e Tares. Sarebbe destinata ai Comuni. Molte le polemiche sull’idea di farla pagare in parte pure agli inquilini che usufruiscono dei servizi relativi all’immobile.
PENSIONI ALTE. Arriverebbe un nuovo blocco delle rivalutazioni Istat. La misura ha soprattutto connotazioni politiche di equità.
SPENDING REVIEW. Carlo Cottarelli arriva dal Fmi come commissario per garantire i tagli alla spesa. Nel mirino anche gli “scontI” fiscali e i finanziamenti alle imprese. Molto spazio per i risparmi su una spesa pubblica che supera gli 800 mld.
LAVORO. Si parla di ulteriori incentivi per favorire il lavoro giovanile. Una strada potrebbe essere tagliare di più il cuneo fiscale per le imprese che assumono giovani. Si punta anche a sgravi fiscali per le start-up innovative e al rafforzamento dell’Ace per incentivare la patrimonializzazione delle imprese e gli investimenti.
CIG. Va rifinanziata per tutto il 2014 dopo che già nel 2013 è stata più volte rimpinguata. Secondo il Def nel 2014 ci saranno 3,2 miliardi di maggiore spesa per finanziare, tra l’altro, Cig e missioni di pace.
REDDITO MINIMO. Non è chiaro quanto costerebbe la misura, ma se fosse molto estesa avrebbe un peso insostenibile per le casse pubbliche.
SPESE INDIFFERIBILI. Sono quelle che vengono rifinanziate ogni anno: tra queste i contratti con le grandi società di trasporti o servizi, e le missioni internazionali.
REVISIONE IVA. Secondo il governo dovrebbe essere solo un restyling delle vecchie aliquote. Ma c’è chi è pronto a giurare che la revisione potrebbe non essere indolore.
TICKET SANITÀ. Il governo ha già annunciato che sta lavorando per impedire l’aumento dei ticket che potranno subire solo dei piccoli adeguamenti in attesa di una revisione complessiva.
PRIVATIZZAZIONI. Il governo dovrebbe dare il via a un programma di dismissioni immobiliari e privatizzazioni e razionalizzazione delle società controllate, statali e locali.
CUNEO FISCALE. È l’intervento cardine per agganciare la ripresa: ridurre la differenza tra quanto le imprese pagano e quello che in effetti arriva in busta paga. Si pensa a un intervento “selettivo” di 5 mld. Ma le imprese chiedono che si arrivi almeno a 10. Con 5 mld finirebbero in busta paga, in unica soluzione, circa 250-300 euro.
SERVICE TAX. Nelle intenzioni del governo dovrebbe “drenare” meno dai portafogli rispetto alla somma di Imu e Tares. Sarebbe destinata ai Comuni. Molte le polemiche sull’idea di farla pagare in parte pure agli inquilini che usufruiscono dei servizi relativi all’immobile.
PENSIONI ALTE. Arriverebbe un nuovo blocco delle rivalutazioni Istat. La misura ha soprattutto connotazioni politiche di equità.
SPENDING REVIEW. Carlo Cottarelli arriva dal Fmi come commissario per garantire i tagli alla spesa. Nel mirino anche gli “scontI” fiscali e i finanziamenti alle imprese. Molto spazio per i risparmi su una spesa pubblica che supera gli 800 mld.
LAVORO. Si parla di ulteriori incentivi per favorire il lavoro giovanile. Una strada potrebbe essere tagliare di più il cuneo fiscale per le imprese che assumono giovani. Si punta anche a sgravi fiscali per le start-up innovative e al rafforzamento dell’Ace per incentivare la patrimonializzazione delle imprese e gli investimenti.
CIG. Va rifinanziata per tutto il 2014 dopo che già nel 2013 è stata più volte rimpinguata. Secondo il Def nel 2014 ci saranno 3,2 miliardi di maggiore spesa per finanziare, tra l’altro, Cig e missioni di pace.
REDDITO MINIMO. Non è chiaro quanto costerebbe la misura, ma se fosse molto estesa avrebbe un peso insostenibile per le casse pubbliche.
SPESE INDIFFERIBILI. Sono quelle che vengono rifinanziate ogni anno: tra queste i contratti con le grandi società di trasporti o servizi, e le missioni internazionali.
REVISIONE IVA. Secondo il governo dovrebbe essere solo un restyling delle vecchie aliquote. Ma c’è chi è pronto a giurare che la revisione potrebbe non essere indolore.
TICKET SANITÀ. Il governo ha già annunciato che sta lavorando per impedire l’aumento dei ticket che potranno subire solo dei piccoli adeguamenti in attesa di una revisione complessiva.
PRIVATIZZAZIONI. Il governo dovrebbe dare il via a un programma di dismissioni immobiliari e privatizzazioni e razionalizzazione delle società controllate, statali e locali.
CUNEO FISCALE. È l’intervento cardine per agganciare la ripresa: ridurre la differenza tra quanto le imprese pagano e quello che in effetti arriva in busta paga. Si pensa a un intervento “selettivo” di 5 mld. Ma le imprese chiedono che si arrivi almeno a 10. Con 5 mld finirebbero in busta paga, in unica soluzione, circa 250-300 euro.
sabato 5 ottobre 2013
Decadenza del Cavaliere con il via della Giunta
In seguito alla bocciatura della tesi del relatore Augello del Pdl, che aveva chiesto un parere della Consulta sulla presunta non retroattività della legge Severino, il Decreto Legislativo del 31 dicembre 2012, n. 235, vale a dire il testo unico in materia di incandidabilità e di divieto di ricoprire cariche elettive e di Governo conseguenti a sentenze definitive di condanna per delitti non colposi, la Giunta si è riunita esprimendosi a favore del “decadimento”.
Berlusconi, dopo i “si” dei senatori, 15 Si e 8 No, della Giunta del Senato, guarda oltre la “trappola” giuridica. Entro due settimane a partire da ieri, da regolamento, l'aula del Senato dovrà pronunciarsi con un giudizio definitivo, i quali lo priveranno del rango di parlamentare, nonchè di senatore.
Quasi in coincidenza con il termine del 15 ottobre 2013 entro cui Berlusconi dovrà decidere se scontare la condanna ai domiciliari e in affidamento ai servizi sociali. Quattro giorni dopo la vicenda giudiziaria si spostera a Milano, dove la Corte d’appello dovrà riformare la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Il cavaliere continua a replicare: “E’ una sentenza politica”, continuando a dissentire su tutta la linea la condanna in Cassazione per frode fiscale.
“Questi giudici sono irresponsabili insiste nelle interviste, in riferimento ai componenti della Giunta hanno obiettivi politici mentre l’organo ha poteri solo giurisdizionali”.
E continua dicendo “sono convinto che otterrò dalla Corte di giustizia europea la revisione del processo e l’annullamento della sentenza”. Infatti il Cavaliere ha chiarito che ormai ripone speranza solo sulla Corte di giustizia europea.
Berlusconi, dopo i “si” dei senatori, 15 Si e 8 No, della Giunta del Senato, guarda oltre la “trappola” giuridica. Entro due settimane a partire da ieri, da regolamento, l'aula del Senato dovrà pronunciarsi con un giudizio definitivo, i quali lo priveranno del rango di parlamentare, nonchè di senatore.
Quasi in coincidenza con il termine del 15 ottobre 2013 entro cui Berlusconi dovrà decidere se scontare la condanna ai domiciliari e in affidamento ai servizi sociali. Quattro giorni dopo la vicenda giudiziaria si spostera a Milano, dove la Corte d’appello dovrà riformare la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici.
Il cavaliere continua a replicare: “E’ una sentenza politica”, continuando a dissentire su tutta la linea la condanna in Cassazione per frode fiscale.
“Questi giudici sono irresponsabili insiste nelle interviste, in riferimento ai componenti della Giunta hanno obiettivi politici mentre l’organo ha poteri solo giurisdizionali”.
E continua dicendo “sono convinto che otterrò dalla Corte di giustizia europea la revisione del processo e l’annullamento della sentenza”. Infatti il Cavaliere ha chiarito che ormai ripone speranza solo sulla Corte di giustizia europea.
venerdì 4 ottobre 2013
Angelino favorito da un'inversione di marcia
“Berlusconi arretra nella crisi politica, si legge sul New York Times, inverte la sua posizione dopo essere stato sfidato da un’inattesa ribellione del suo stesso partito”.
Così che ha fatto il giro del mondo in pochi minuti “l’inversione di marcia” di Silvio Berlusconi, così definita dalla maggior parte dei siti di informazione esteri. Un dietrofront che ha spiazzato cronisti e osservatori internazionali, alle prese con l’ardito compito di spiegare i processi medioevali della politica italiana.
Un colpo di scena, da prestigiatore logorato dagli anni. Se l’intento era di spiazzare tutti, il Cavaliere c’è riuscito giocandosi la reputazioni oramai oggi “decaduta”. Ha sorpreso prima i suoi uomini tra Cicchitto e Giovanardi con tanti interrogativi sospesi qua e là.
Poi Alfano, ad esempio, considerato un traditore dal “Il Giornale” farà la volta buona per una svolta politica del centrodestra? Quindi ci sarà un nuovo gruppo all’interno del Pdl, oppure no?
Lo stesso discorso del presidente del Consiglio Letta ha avuto un sapore di democristianità. Aprire e chiudere l’intervento con due bellissime citazioni dei liberali Luigi Enaudi: “bisogna saper cogliere l’attimo” e Benedetto Croce:“ciascuno di noi nella profonda coscienza non si procuri uno struggente rimorso”, è quanto di democristiano si possa pensare.
Un invito a liberarsi da ogni convinto, se non propria invasata ideologia personalizzata.
A reagire c'è sempre lo zampino del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che dichiara: il «quotidiano gioco al massacro non sarà più tollerato». Basta perdere tempo, si governi e per il bene del paese si facciano le riforme e si facciano con la più ampia maggioranza possibile. Poi si vedrà come si comporteranno i partiti alla prova dei fatti.
Giorgio Napolitano tira le somme della giornata con un commento durissimo con il quale definisce
vinti e vincitori, alza un vero muro di protezione dai prossimi agguati confermando così, seppur tacitamente, che sono temuti pericolosi colpi di coda, e indica nella “fermezza” l’arma vincente che ha permesso al premier Enrico Letta di fare propria questa ennesima sfida.
In attesa di vedere se Angelino Alfano riuscirà a prendersi il partito. O come dichiara la pitonessa Santanchè se “non farà la stessa fine di Gianfranco Fini”.
martedì 1 ottobre 2013
Sul porcellum Enrico Letta mente ai cittadini.
La polemica tra Beppe Grillo ed Enrico Letta è andata talmente avanti che non poteva non intervenire colui che indirettamente l’ha innescata: Roberto Giachetti. Ovvero, il firmatario della mozione per tornare al Mattarellum che venne lasciato solo qualche mese fa dal suo partito (il Pd) all’atto del voto. E Giachetti non concorda molto con Letta, visto che sul suo sito scrive: “A prescindere da ogni valutazione sul concetto di accelerazione, dopo anni in cui si chiacchiera inutilmente di abolizione del Porcellum, anche in questo caso parlano i fatti. Stoppare quella iniziativa è servito solo a farci trovare nell’attuale situazione d’impasse”.
Tutto era cominciato l'altra sera con la partecipazione di Enrico Letta alla trasmissione Che Tempo Che fa: nella trasmissione di Fabio Fazio Letta aveva parlato di un Partito Democratico favorevole al Mattarellum:
Ma a correggere Letta arriva proprio Giachetti, il primo firmatario della mozione bocciata. Il deputato del Partito Democratico ce l’ha proprio con il presidente del Consiglio:
Io penso che in politica, al di là delle dichiarazioni (sono anni che inseguiamo dichiarazioni roboanti sulla volontà di cancellare il Porcellum), delle buone o delle cattive intenzioni, contano i fatti. Ed i fatti purtroppo parlano chiaro: quando più di quattro mesi fa 100 deputati di quasi tutti i gruppi misero a disposizione del Parlamento la possibilità di passare dalle parole ai fatti, cioè di cancellare il Porcellum, Letta chiese al Pd di votare contro quella mozione, ponendo sostanzialmente una questione di fiducia; il Pd si sottomise a quella richiesta e quella mozione fu votata solo da Sel, dal Movimento 5 stelle, dal deputato PDL Martino e dal sottoscritto. Questi sono i fatti. Avrei tanto voluto che i fatti stessero in altro modo. Oggi non saremmo in queste condizioni ed in questa trappola. Oggi Enrico, per replicare a Grillo, spiega che il Pd non era contro nel merito ma sul metodo. Mi viene da sorridere: l’accusa sarebbe quella che 4 mesi fa occuparsi di legge di salvaguardia sarebbe stata un’accelerazione impropria visto l’avvio del percorso delle riforme istituzionali. A prescindere da ogni valutazione sul concetto di accelerazione, dopo anni in cui si chiacchiera inutilmente di abolizione del Porcellum, anche in questo caso parlano i fatti. Stoppare quella iniziativa è servito solo a farci trovare nell’attuale situazione d’impasse. Oggi tutti mi spiegano che per cambiare il Porcellum non ci sarebbero i numeri e che quindi si potrà fare solo qualche correzione (legata ai possibili interventi della Corte Costituzionale) e quindi, addirittura, peggiorare l’attuale legge elettorale. Non so se sarà così ma certamente questo ragionamento vale per l’oggi. Il 28 maggio vi erano le condizioni per farlo e se non lo si è fatto è perché Letta, Franceschini, Finocchiaro e vertici del PD non hanno voluto. La conseguenza, temo di non sbagliarmi, è che torneremo a votare con questa legge o con una peggiore senza aver per lo meno garantito quello che tutti gli italiani si attendono: scegliere i propri rappresentanti. Ed i primi responsabili di questo siamo noi.
E per Enrico Letta la strada della polemica con Beppe Grillo adesso diventa impraticabile.
Tutto era cominciato l'altra sera con la partecipazione di Enrico Letta alla trasmissione Che Tempo Che fa: nella trasmissione di Fabio Fazio Letta aveva parlato di un Partito Democratico favorevole al Mattarellum:
“Il mio partito è stato sempre favorevole al Mattarellum, Grillo vuole il proporzionale o il Porcellum, il PdL non vuole il Mattarellum: ci vuole consenso riguardo la legge elettorale”, continua Letta spiegando che oggi ci sarebbero i voti per cambiarla. Fazio gli chiede di Barbara Berlusconi e della sua domanda a Ballarò sul perché il Pd è al governo con uno che chiama “delinquente”.Grillo aveva pubblicato un post che invece ricordava come il Pd avesse votato contro la riproposizione del Mattarellum proposta dal suo deputato Roberto Giachetti:
Ma a correggere Letta arriva proprio Giachetti, il primo firmatario della mozione bocciata. Il deputato del Partito Democratico ce l’ha proprio con il presidente del Consiglio:
Io penso che in politica, al di là delle dichiarazioni (sono anni che inseguiamo dichiarazioni roboanti sulla volontà di cancellare il Porcellum), delle buone o delle cattive intenzioni, contano i fatti. Ed i fatti purtroppo parlano chiaro: quando più di quattro mesi fa 100 deputati di quasi tutti i gruppi misero a disposizione del Parlamento la possibilità di passare dalle parole ai fatti, cioè di cancellare il Porcellum, Letta chiese al Pd di votare contro quella mozione, ponendo sostanzialmente una questione di fiducia; il Pd si sottomise a quella richiesta e quella mozione fu votata solo da Sel, dal Movimento 5 stelle, dal deputato PDL Martino e dal sottoscritto. Questi sono i fatti. Avrei tanto voluto che i fatti stessero in altro modo. Oggi non saremmo in queste condizioni ed in questa trappola. Oggi Enrico, per replicare a Grillo, spiega che il Pd non era contro nel merito ma sul metodo. Mi viene da sorridere: l’accusa sarebbe quella che 4 mesi fa occuparsi di legge di salvaguardia sarebbe stata un’accelerazione impropria visto l’avvio del percorso delle riforme istituzionali. A prescindere da ogni valutazione sul concetto di accelerazione, dopo anni in cui si chiacchiera inutilmente di abolizione del Porcellum, anche in questo caso parlano i fatti. Stoppare quella iniziativa è servito solo a farci trovare nell’attuale situazione d’impasse. Oggi tutti mi spiegano che per cambiare il Porcellum non ci sarebbero i numeri e che quindi si potrà fare solo qualche correzione (legata ai possibili interventi della Corte Costituzionale) e quindi, addirittura, peggiorare l’attuale legge elettorale. Non so se sarà così ma certamente questo ragionamento vale per l’oggi. Il 28 maggio vi erano le condizioni per farlo e se non lo si è fatto è perché Letta, Franceschini, Finocchiaro e vertici del PD non hanno voluto. La conseguenza, temo di non sbagliarmi, è che torneremo a votare con questa legge o con una peggiore senza aver per lo meno garantito quello che tutti gli italiani si attendono: scegliere i propri rappresentanti. Ed i primi responsabili di questo siamo noi.
E per Enrico Letta la strada della polemica con Beppe Grillo adesso diventa impraticabile.
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