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sabato 28 giugno 2014

UE: "Chi è Jean-Claude Juncker"

Fautore della costruzione europea in visione federalista è stato primo ministro del Lussemburgo per 19 anni e per 8 ha guidato l'Eurogruppo.

Il democristiano Jean-Claude Juncker è un veterano dell’Europa delle istituzioni e un federalista ostile a molte delle esenzioni chieste dagli inglesi. Juncker, che è stato nominato oggi presidente della Commissione dal Consiglio Ue,  è fautore della costruzione europea in visione federalista che gli è valso nel 2006 il prestigioso premio Carlo Magno per l’unificazione europea.

«Per me l’Europa – ha avuto spesso modo di dire – è un insieme di azioni concrete e di convinzioni forti» anche se «le convinzioni forti non aggiungono niente quando non si dà prova di pragmatismo».
Primo ministro del Lussemburgo per ben 19 anni dal 1995 al 2013, Juncker ha conosciuto tutti i dirigenti europei dai tempi di François Mitterand e Helmut Kohl. Ha dunque vissuto le profonde trasformazioni che in questi anni ha avuto l’Unione europea, il fallimento del trattato costituzionale nel 2005 e l’entrata in vigore del trattato di Lisbona 4 anni più tardi, ma anche la nascita della moneta unica, la crisi del debito sovrano e il salvataggio dell’euro, un obiettivo a cui si è dedicato con grande impegno negli 8 anni passati alla testa dell’Eurogruppo.

Nato il 9 dicembre del 1954 in uno dei sei Stati fondatori dell’Unione, un piccolo paese situato tra la Francia e la Germania, cristiano sociale abituato alle coalizioni con i socialisti con i quali ha sempre governato, ha dato prova in tutti questi anni delle sue abilità di mediatore e negoziatore attento al compromesso.

Figlio di un operaio siderurgico, ha lasciato la guida del governo in Lussemburgo alla fine del 2013quando uno scandalo legato ai servizi segreti lo ha costretto ad uscire di scena, non è chiaro con quanti rimpianti visto che la sua attività europea eclissava di gran lunga quella nel Granducato.

Sono molti i politici europei che gli riconoscono non solo un’approfondita conoscenza dei meccanismi comunitari ma anche il fatto che non ci sia persona che Juncker non conosca tanto più che è l’unico in questo momento a poter fare una sintesi tra la destra sociale e la sinistra social democratica e ha una doppia cultura sia francese che tedesca.

Il primo ministro inglese David Cameron, che ha condotto una vera crociata contro la sua candidatura, lo accusa di essere un uomo del passato e la peggior persona per guidare l’esecutivo europeo.  Oltre manica Juncker è stato al centro di una violenta campagna di stampa: è stato accusato di avere un debole per l’alcool e alcuni tabloids inglesisono arrivati persino a trattare suo padre, arruolato a forza nella Wermacht durante la seconda guerra mondiale, come un nazista.

Rilanciato sulla scena europea dopo la sua esclusione dal potere nel suo paese, Jean-Claude Juncker è apparso all’inizio della campagna come il candidato alla presidenza del consiglio europeo, che nel 2009 non era riuscito a conquistare, piuttosto che della Commissione con i suoi ritmi sfrenati.

Durante la campagna elettorale per le europee Juncker, che era il candidato del Ppe e che compirà 60 anni alla fine dell’anno, ha avuto difficoltà ad entusiasmare nei suoi discorsi. Nel corso degli anni è stato spesso giudicato per il suo umorismo spigoloso e per il suo parlare franco al punto da non esitare di usarlo contro le grandi capitali quando rifiutò il dictat franco-tedesco sull’Europa chiedendo a Parigi di rispettare i suoi impegni in tema di deficit o invitando Berlino a una maggiore solidarietà nei confronti dei paesi in crisi.

Nel giugno del 2005 denunciò «gli interessi meschini e sordidi» che si nascondevano dietro l’opposizione britannica al progetto del suo super Stato europeo, nel corso di un discorso al parlamento europeo considerato come un violento attacco anti britannico.

Tuttavia questo navigato uomo politico europeo ha dato prova di saper coniugare il suo idealismo con un solido senso di realismo, anche se per molti alla guida dell’Eurogruppo ha contribuito a elaborare e a mettere in pratica le politiche di austerità imputate in seguito alla Commissione.

English version.

European Union leaders have chosen former Luxembourg Prime Minister Jean-Claude Juncker to become the 28-nation bloc's new chief executive.

EU Council President Herman Van Rompuy said Friday in a Twitter message that leaders nominated Juncker as the next President of the European Commission, the bloc's powerful executive arm.

Juncker's nomination is breaking with a decades-old tradition of choosing the Commission president by consensus because Britain opposed him.

Juncker still needs to be confirmed by the European Parliament before starting his term later in the year, taking over from Jose Manuel Barroso.

British Prime Minister David Cameron said earlier Friday he would vote against Juncker because he views the 59-year-old as the embodiment of a pro-integration, consensus-favoring, empire-building Brussels clique that won't return power to member nations.

Europaquotidiano.com

lunedì 16 giugno 2014

"Lettera aperta a Matteo Renzi" = Apertura del M5S

Volevo spiegare ai miei lettori più attenti che il Movimento 5 Stelle apre al Presidente del Consiglio Matteo Renzi: proponendo il "Democratellum".
Il M5S presenta, con una lettera aperta a Renzi pubblicata sul blog di Grillo, il “Democratellum”, la proposta di legge elettorale su cui cercare un accordo con il governo.
Con questa lettera, pubblicata di sotto, il Movimento chiede un incontro in streaming con il premier Matteo Renzi. La proposta prevede un sistema proporzionale, voto di preferenza e la garanzia sulla governabilità. La proposta “garantirebbe a una forza che ottiene il 40% dei voti di avere oltre il 50% dei seggi in Parlamento”. “Noi facciamo sul serio”, ha detto Grillo su Facebook.
Il M5S annuncia: dialogo con Renzi? Per evitare limbo “Non ci impicchiamo alla presenza di uno o di un altro. Aspettiamo la risposta alla lettera inviata alla presidenza del Consiglio”.
Così il vice presidente della Camera, Di Maio (nella conferenza stampa sulla proposta di riforma elettorale del M5S), sulla presenza di Renzi e Grillo al confronto col governo “Prima eravamo convinti che avremmo potuto far cadere il governo Renzi. Ora, dopo il risultato delle europee, si prospetta una vita più lunga delle forze politiche”.
La scelta di dialogare è, dice Di Maio, per evitare “il limbo”.

 Lettera aperta al Presidente del Consiglio Matteo Renzi

"Gentile Presidente del Consiglio Matteo Renzi,
sono passati ormai sei mesi da quando la Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità delle principali disposizioni della legge per l’elezione della Camera e del Senato. A seguito di tale sentenza, risulta oggi in vigore una legge elettorale marcatamente proporzionale che prevede la possibilità di esprimere un voto di preferenza.
Lei ha più volte manifestato la volontà di modificarla, perché essa non sarebbe in grado di garantire la governabilità. Per raggiungere questo obiettivo, Lei ha concordato con Forza Italia una proposta di riforma, l’Italicum, che ripropone i profili di incostituzionalità del Porcellum: premio di maggioranza abnorme e impossibilità per i cittadini di esprimere la propria preferenza.
Il MoVimento 5 Stelle nei giorni scorsi ha depositato alla Camera e al Senato la propria proposta di legge elettorale, che per semplicità riferiremo come Democratellum. È il frutto di un intenso lavoro portato avanti da decine di migliaia di cittadini che per mesi hanno contribuito direttamente a determinarne le caratteristiche. La nostra proposta assicura la rappresentatività del Parlamento e rafforza il rapporto tra eletti ed elettori. Infatti, si tratta di un sistema proporzionale in circoscrizioni di dimensioni intermedie che, pur essendo sensibilmente selettivo, grazie alla formula del divisore corretta, consente l’accesso al Parlamento anche alle forze politiche piccole. Inoltre, prevede la possibilità per gli elettori non solo di esprimere un voto di preferenza, ma anche di penalizzare i candidati sgraditi, favorendo in questo modo una più diretta responsabilità degli eletti nei confronti degli elettori.
Il Democratellum favorisce la governabilità, senza presentare profili di incostituzionalità. Il suo impianto limita la frammentazione dei partiti e avvantaggia le forze politiche maggiori. Il sistema non richiede coalizioni preelettorali e così evita che i partiti debbano annacquare la propria proposta elettorale a causa di alleanze tattiche obbligate, che, nell’esperienza italiana, si sono rivelate meri espedienti elettorali incapaci di reggere alla prova del governo del Paese. Sulla base della nostra proposta, inoltre, una forza politica che ottenga un deciso consenso elettorale potrà governare anche da sola, senza che sia necessario raggiungere la maggioranza assoluta dei voti.
In estrema sintesi sono questi gli obiettivi cui il Democratellum è diretto. Esso non è avanzato per favorire il MoVimento 5 Stelle ma per perseguire una democrazia compiuta ed un sistema politico più utile ai cittadini. Non si tratta infatti di un proporzionale puro, bensì di un sistema che consente a una forza politica che ottenga attorno al 40% dei consensi di avere oltre il 50% dei seggi.
Per queste ragioni, constatando la necessità di avere in Italia una legge elettorale in tempi brevi come auspicato da anni dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Le chiediamo di fissare un incontro, naturalmente in streaming per ragioni di trasparenza, così da poterne discutere direttamente.
In attesa di un gentile riscontro, Le porgiamo i nostri migliori saluti."
M5S Camera e Senato

sabato 14 giugno 2014

"A proposito dell'euro"

7 quesiti che possono aiutarci a fare chiarezza sulla moneta unica
Quali sono stati i principali difetti nella costruzione iniziale dell’euro?
Al momento del lancio, nel 1999, l’euro prevedeva un’unione monetaria completa – con i tassi di inte-ressi fissati dalla BCE di Francoforte per l’intera zona – ma non prevedeva una corrispondente unione economica, visto che le politiche economiche e fiscali rimanevano in larga misura prive di un coordi-namento tra gli Stati membri. La crisi ha rilevato le carenze insite in tale costruzione.
Questo insufficiente coordinamento delle politiche economiche nella zona euro ha portato a un proli-ferare incontrollato di squilibri macroeconomici. Le regole messe in atto per assicurare solide politiche di bilancio si sono rivelate troppo deboli e spesso non sono state rispettate. La supervisione finanzia-ria è stata in massima parte lasciata alla responsabilità dei singoli Stati. Quando la crisi ha colpito la zona euro tali carenze si so-no palesate, provocando una crisi di fiducia degli investitori riguardo all’euro, che molti hanno criticato definendolo una costruzio-ne troppo fragile per i periodi di crisi. Dal 2010 la Commissione ha intrapreso misure decise per rimediare a tali carenze e raffor-zare le fondamenta dell’euro. 
 
Perché chi ha progettato la moneta unica non ha previsto i problemi che tali carenze avrebbero provocato?
Tutti i rapporti pubblicati sulla moneta unica (come il Rapporto Werner o il Rapporto Delors ) sottolineavano la necessità di raffor-zare il coordinamento economico e disporre di regole relative ai bilanci nazionali, problemi di cui si è tenuto conto sin dall’inizio nella progettazione dell’Unione economica e monetaria. Ma gli Stati membri si sono mostrati riluttanti nel cedere la propria sovra-nità in materia di politica economica, e questo ha portato a una maggiore gradualità nella costruzione dell’unione economica. Le regole relative ai bilanci non sono state sempre rispettate da tutti gli Stati membri. 
 
In che modo si è rimediato a tali carenze?
A partire dal 2010, la zona euro dispone di un coordinamento rafforzato in materia economica e di bilancio, che agisce su diversi piani:
  • Le norme in materia di bilancio dell'area dell'euro sono state rafforzate. Ora l'accento si è spostato sull'azione preventiva in tempi non di crisi, per esempio tenendo sotto controllo la spesa e istituendo organi nazionali indipendenti incaricati di monitorare le politiche di bilancio dei governi.
  • Abbiamo introdotto nuove regole volte a individuare e correggere gli squilibri macroeconomici. Avevamo infatti consta-tato che sviluppi economici insostenibili, ad esempio sul mercato immobiliare, possono destabilizzare un'intera economia e avere ripercussioni sul resto dell'area dell'euro.
  • La crisi finanziaria ha posto in evidenza la necessità di regolamentare e monitorare con maggiore efficacia il settore bancario. Per questo motivo, a partire dal 2010 la Commissione ha proposto quasi 30 normative per assicurare che tutti gli istitu-ti, i prodotti e i mercati finanziari siano adeguatamente regolamentati e monitorati. La crisi ha aggiunto una nuova dimensione. Infatti, ha messo in luce il circolo potenzialmente vizioso fra banche e debito sovrano, motivo per cui abbiamo adottato con deter-minazione le misure necessarie per costituire una vera e propria "unione bancaria".
  • Infine, è stata creata una solida barriera finanziaria protettiva, il Meccanismo europeo di stabilità per erogare assistenza finanziaria di emergenza agli Stati membri in difficoltà che, da parte loro, si impegnano a realizzare le riforme necessarie per pro-muovere una crescita economica durevole e l'occupazione.

Le decisioni prese sono sufficienti per rimediare ai difetti dell'euro?
Queste decisioni hanno reso l'euro una moneta molto più solida e credibile di quanto fosse prima della crisi. Ciò non significa che il lavoro sia finito, infatti la strada da percorre è stata delineata nel piano per un'Unione economica e monetaria autentica e appro-fondita (pubblicato a novembre 2012), che prevede misure progressive da adottare nel breve, medio e lungo periodo (vedi comunicato stampa e memo).
Ora la priorità assoluta è completare l'Unione bancaria e assicurare la vigilanza e la risoluzione adeguata delle banche secondo norme comuni, in modo da evitare gli errori del passato. È un passo fondamentale per ripristinare la fiducia nel sistema bancario e creare le condizioni perché le famiglie e le PMI abbiano migliore accesso al credito bancario. 
 
L'euro ha avuto qualche beneficio reale o è stato solo una spinta politica dei federalisti?
Già prima della crisi i benefici dell'euro erano evidenti: maggiore integrazione commerciale, più investimenti e prezzi più stabili, oltre agli effetti positivi sulla creazione di posti di lavoro per un lungo periodo. Detto questo, l'Unione economica e monetaria (UEM) presentava delle carenze nella progettazione iniziale, carenze che hanno aggravato l'esposizione della zona euro alla crisi finanziaria mondiale. L'UEM 2.0 per la quale stiamo lavorando dal 2010 affronta questi problemi in modo determinante e fornisce un quadro solido per la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro e per il mantenimento di finanze pubbliche sane. 
 
Dall'euro ha tratto vantaggio solo la Germania, mentre per gli altri paesi dell'eurozona è stato un disastro?
Assolutamente no. È vero che il ritorno della Germania al successo economico ha coinciso con l'esistenza dell'euro, ma la Ger-mania ha realizzato riforme sostanziali che le hanno permesso di adeguarsi ai cambiamenti dell'economia globale. Anche altri paesi hanno raggiunto risultati simili. Gli sforzi che molti paesi hanno incontrato per adattarsi alle sfide della globalizzazione sa-rebbero stati necessari comunque, con o senza l'euro. 
 
In che modo gli Stati membri possono reagire agli shock economici quando non possono svalutare la loro moneta?
Innanzitutto la svalutazione non è una panacea - può essere una soluzione a breve termine, ma non può essere la cura definitiva per problemi economici cronici e non rinforza le fondamenta dell'economia di un paese.
I paesi devono adottare riforme strutturali per garantire che le loro economie siano sufficientemente flessibili e competitive. Questo vale in particolar modo – ma non solo – per i paesi che condividono una moneta comune.
Ora disponiamo di uno strumento efficace, la Procedura per gli squilibri macroeconomici, per individuare e, se necessario, correg-gere gli squilibri che interessano uno o più paesi dell'UE, soprattutto nell'area dell'euro. Questo è un enorme passo avanti rispetto alla situazione precedente alla crisi.

venerdì 13 giugno 2014

"Diktat bulgaro per l'uomo Civatiano del PD Mineo"

"A Palazzo Chigi al lavoro sul Consiglio dei Ministri di oggi #buongiorno".

Così Matteo Renzi, rientrato nella notte a Roma dopo la missione in Vietnam e in Cina, twitta in vista del Consiglio dei Ministri di oggi pomeriggio, che approverà la riforma della pubblica amministrazione e i poteri al commissario anti-corruzione Raffaele Cantone.

L'ufficio di presidenza dei senatori Pd a Palazzo Madama ha deciso ieri di sostituire Mineo in Commissione Affari Costituzionali con il capogruppo Zanda.

La decisione è giunta dopo il rifiuto più volte manifestato dal 'civatiano' Mineo di votare il ddl di riforma istituzionale. Il commento di Mineo: "E' un autogol per il governo e il partito far passare le riforme con un muro contro muro". Secondo fonti Pd, Mineo non era membro permanente: aveva sostituito Minniti andato al governo. Entrano anche Cociancich e Migliavacca, per Pizzetti e Chiti. Analoga sostituzione nel gruppo. Per l'Italia, con il 'dissidente' Mauro sostituito dal capogruppo Lucio Romano. Mineo critica e accusa: "Ritengo la mia rimozione, insieme a quella di altri colleghi, un clamoroso autogol di Renzi". Mineo, senatore del Pd, contesta la sua sostituzione come componente della commissione affari costituzionali del Senato.

"Se nel Pd non c'è la possibilità di parlare e neppure in Parlamento, allora io non ci sto", sostiene. Chiti, altro senatore sostituito in Commissione, dice: "Io sto bene nel Pd, se vogliono mi cacciano", si rischia "un partito autoritario". Critica il voto della Camera sulla responsabilità civile dei magistrati. "Meno male che il Senato c'è!", osserva. 

Civati, esponente della minoranza del Pd, solidarizza con il senatore Mineo, che contesta il progetto di riforma istituzionale del governo e si è autosospeso con altri quattordici colleghi. Civati critica la sostituzione di Mineo nella commissione affari costituzionali del Senato dice che “è un editto bulgaro tipo ex cav.”: "E' una decisione di Renzi perché oggi lo stesso premier l'ha rivendicata dalla Cina". Fa un parallelo tre Renzi e Berlusconi: "A volte queste cose venivano dalla Bulgaria, ma evidentemente siamo ancora più esotici". Slitta l'incontro Zanda-dissidenti del Pd.

Mentre Renzi risponde dalla Cina: "Le riforme non si annunciano, si fanno, e non lasciamo a nessuno il diritto di veto. Contano più i voti degli italiani che il diritto di veto di qualche politico". Così il premier Renzi, incontrando la comunità d'affari italiana a Pechino. "Noi non molliamo di mezzo centimetro, siamo convinti nel cambiare il paese", ha sottolineato.

"Non ne possiamo più di un'Italia rannicchiata, impaurita, c'è fame di Italia nel mondo, dobbiamo smettere di dividerci e fare finalmente gioco di squadra, andremo avanti a testa alta", ha detto Renzi prima di lasciare Pechino alla volta di Astana, in Kazakhstan, ultima tappa del suo tour asiatico.

Tuttavia il Presidente del Consiglio Matteo Renzi si prepara a dare battaglia ai senatori dissidenti del Pd che criticano il progetto del governo sulle riforme istituzionali. Il Pd è davanti a un bivio,"non ho preso il 41% dei voti per lasciare il futuro del Paese a Mineo",
dice il presidente del Consiglio rientrando in Italia dall'Asia e ricordando il successo alle elezioni europee. E' stupefacente che Mineo parli di epurazione, osserva il segretario del Pd. Un partito non è un taxi che uno prende per farsi eleggere, sostiene.

Ieri, prima di partire dalla Cina aveva sottolineato che "contano più i voti degli italiani che il diritto di veto di qualche politico".

mercoledì 4 giugno 2014

"Venezia arrestati sindaco e politici"

M5S all'attacco: larghe intese in manette - "Il Movimento 5 Stelle si occupa del Mose da quando è nato, su quell'opera abbiamo sempre mostrato preoccupazioni in merito ad utilità e meccanismi d'appalti. Come per l'Expo e la Tav. Cos'altro devono fare questi partiti per non meritare più il voto dei cittadini italiani?", si chiede Luigi Di Maio, deputato M5S, su Facebook. Il suo post è stato ripreso anche dal blog di Grillo. "Auspicando che il Parlamento si esprima quanto prima per dare l'autorizzazione a procedere all'arresto nei confronti dell'ex ministro Galan chiediamo che il ministro Lupi riferisca in tempi rapidi sull'attuale stato delle commesse degli appalti veneti". Lo affermano i deputati M5S, commentando l'inchiesta sui fondi neri per la realizzazione del Mose a Venezia.

Articolo intero su Ansa.it  vai al link diretto

martedì 3 giugno 2014

"Tasso di disoccupazione al massimo storico dal 1977"

Disoccupazione giovanile record, al 46%.
Tasso di disoccupazione ad aprile al 12,6%, stabile su marzo, ma in aumento di 0,6 punti su base annua.Questi i dati  provvisori e destagionalizzati Istat. 
Nel 1° trimestre 2014 il dato raggiunge il 13,6%,in aumento di 0,8 punti sullo stesso periodo dell'anno. Si tratta di un massimo storico dal 1977.
Ed è record anche per il tasso di disoccupazione per i giovani tra i 15 e i 24 anni che sale nel 1° trimestre 2014 al 46%, il valore più alto dal 1977. Picco nel sud: nel 1à trim. il dato vola al 21,7%, per i giovani al 60,9%. 

Lavoro, Poletti: cambio rotta entro 2014 "A fine anno l'obiettivo che abbiamo è procedere per produrre il cambio di  segno". Così il ministro del Lavoro, Poletti, commentando i dati Istat sulla disoccupazione ancora in crescita.  Il ministro spiega che comunque parliamo "degli esiti riferiti al trimestre in cui il Pil è sceso dello 0,1%". "E' chiaro che l'occupazione parte se c'è  uno scatto forte nella capacità produttiva". Il piano 'Garanzia giovani'?"Sta andando bene", assicura. Mentre resta il nodo della cassa integazione in deroga: il governo integri le risorse.

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