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giovedì 29 dicembre 2016

Se lo vedi in Tv non è detto che sia vero! M...Soluzioni per dormire?

Vi voglio parlare di un argomento poco chiaro, per chi come me cerca costantemente di non essere preso in giro è un vero enigma. In specifico vi voglio parlare di uno spot pubblicitario: dell'offerta a basso prezzo del materasso che ho visto, come tutti, in “TV” e che mi interessava comprare.

La necessità di dormire senza svegliarsi con il mal di schiena, credo che sia un bene "universale", come il fuoco e l'acqua. Per questo motivo, dato che si tratta di un tema “sociale”, ho pensato perché non cercare di capire se quello che mi propongono in tv sia tutto vero?
E poi c'era anche la necessità di acquistare un materasso matrimoniale.
Partiamo da una domanda semplice, semplice, che cosa vedo innanzitutto in tv?
Ecco, Questo!

Mia moglie mi aveva già avvisato dello "specchietto per le allodole" che mettono in bella vista nello spot in Tv. Poi dato che la curiosità è Blogger, e io lo sono, ho fatto un giro su internet per capire se c'era stato già qualcuno che aveva ricevuto il consulente in casa.
Qualcuno, leggevo, spiegava le proprie ragioni sul prodotto, in questo caso il materasso, in maniera generica, altri invece diversamente generico.
Mentre nel solito tran tran dei forum su internet, mi sono imbattuto in critiche molto pesanti verso questa azienda.
Internet in alcuni casi "è una giungla" di commenti e di cose scritte caoticamente, e in alcuni casi, oltremodo ho voluto insistere con la ricerca e la scoperta del "vero" prezzo.
Visto che anche io avevo il sospetto di qualcosa ho deciso di affrontare la cosa e capire e vi dirò a breve che cosa è successo.
Imperterrito dopo tutti i forum e recensioni a sfavore dell'azienda mi sono imbattuto nella chiamata al numero verde “sovra impressione”.
E così è stato ho preso l'appuntamento. Lo slogan è sempre lo stesso, “Materassi a basso prezzo per M::::::::::“...soluzioni per dormire"...
Parliamo della mia necessità di acquistare il prodotto, essendo anch'io un consumatore? Il mio desiderio era di acquistare un materasso in lattice classico 160 x 190 di 20 cm circa, a un prezzo vantaggioso.
Poi mi sono imbattuto in questa immagine, non vi sembra che c'è qualcosa che non va? Vi sembra spesso 20 cm?
E' la solita pubblicità ingannevole? Andiamo avanti e vi spiegherò il mio disappunto.

Ho preso l'appuntamento e il consulente o chi per lui mi ha avvisato il giorno prima della visita.
Il giorno era arrivato e l'ora pure. Il consulente il giorno della visita ha ritardato circa un'ora e venti minuti. Mi ha anche chiamato scusandosi. Bene pensavo, sai, può capitare a tutti di ritardare quando si è per strada. Comunque sia, il consulente molto gentilmente è arrivato.
Abbiamo iniziato il momento" conoscenza personale" e abbiamo iniziato a parlare del più e del meno.
E soprattutto dei benefici del materasso e dei suoi effetti.
Dopo tre quarti d'ora di chiacchiere all''inglese davanti un buon tè, ho fatto presente al venditore che mi interessava sapere il prezzo prima di proseguire.
E innanzitutto se il prodotto che avevo visto in tv era lo stesso?
A questa domanda mi è stato risposto in modo molto vago.
Mi ha anche risposto che negli spot pubblicitari, soprattutto dove è presente il presentatore di Furore, le cose appaiono molto ingigantite.
Ma và! Pensavo.
A questo punto il consulente prosegue con la sfilza di certificati che, ovviamente, hanno solo loro, di cose che, ovviamente, fanno solo loro e di tutte quelle cose che sai essere solo tiritere di vendita. 
Io gli chiedo di essere più conciso poiché avevo capito il gioco, era già passata un'ora e mezza. 
Ecco che inizia la sfilata di materassini prova sul mio tavolo. 
Da dove si inizia? dal materasso della pubblicità in questione.
No, ho subito pensato! Non mi dire che...
Ho iniziato a toccare il materiale, e a chiedermi, e a chiedergli qualcosa sulla qualità.
Lui ci continuava a dire che la qualità si paga. E io continuavo a sorridere.
Il bravo venditore aveva iniziato la sfilata di "nomi spaziali".
Dopo mi ha portato a un tipo di materassino di prova più spesso.
E per ultimo, il più simile a quello che avevo visto in tv per spessore.
Il materassino di prova era alto circa 20 cm ed avevano a disposizione anche la mia misura standard. Avevo intuito dai discorsi che mi accennava il venditore, che non avrei mai pagato la cifra di 249 Euro + le doghe, come ho visto in "sovra impressione".
In soldoni, a quanto ammontava il prezzo dell'ultimo materassino di prova, con l'offerta "speciale" in regalo le doghe?
Il venditore lo ha scritto su un foglio segna appunti e lì gli è rimasto scritto!

A quel prezzo potrei comprarmi quattro materassi Ikea a 500 euro al pezzo.
Io chiedo il perché di questa tattica di vendita e soprattutto la presa per i fondelli
Non parliamo della perdita di tempo per me e per lui e per tutti.

Perché quello che ho visto in tv non è quello che dovrei toccare con mano?

Caro venditore, hai perso quasi due ore del tuo lavoro e io ti avevo chiesto quanto prima se c'era il trucco.

Lui se ne è andato via di casa, a mani vuote, dispiaciuto del fatto che non avrei accettato la sua offerta. Io ho pensato che la sua proposta fosse quintuplicata abbastanza da mandarlo via!

D'altronde mia moglie mi aveva avvisato! Purtroppo aveva ragione. Viva le donne.

Chiedo alla Federconsumatori di Bologna di darmi una spiegazione per questi episodi di pubblicità ingannevole e di scarsa professionalità.

Può un consumatore essere "ingannato" dalla visione di un prodotto rispetto a quello che poi ti presentano materialmente a casa?

Vi auguro un buon acquisto a tutti soprattutto buon riposo.

mercoledì 24 agosto 2016

Altiero Spinelli si è rivoltato nella tomba?

A Ventotene i tre premier d'Europa, Merkel Hollande e Renzi, hanno dato inizio a una nuova fase che dovrebbe proporre una nuova strategia dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.
Se ci fosse la possibilità di agire al posto di Renzi innanzitutto per quanto riguarda l'inizio e il ri-inizio della ripresa d'Europa dopo l'uscita dell'Inghilterra dall'Unione Europea si dovrebbe introdurre il reddito di cittadinanza, che in Europa è concesso da tutti gli altri stati tranne che in Italia e in Grecia.
In secondo luogo si dovrebbe intervenire con proposte keynesiane intervenendo sulla domanda e non specificatamente e soprattutto sull'offerta.
Tutelerei  chi è stato penalizzato da una crisi iniziata all’improvviso e strutturata da una crisi finanziaria.
Secondo quanto affermato da Renzi l'Unione europea non è finita con la Brexit poiché per quanto gli riguarda a Ventotene stanno riscrivendo il futuro.
I tre ricordano il fatto che l'Europa è venuta da momenti bui ed è diventato una realtà cercare di rendere più sicuri i cittadini e vivere secondo i principi europeistici. 
Quanta ipocrisia istituzionale.
In particolar modo la Germania ha cambiato la propria posizione riguardo i migranti. Per tanti anni la Germania si è rifiutata di accogliere quegli uomini e donne e l'idea di integrare quei popoli. Oggi a Ventotene davanti la tomba di Altiero Spinelli si parla di cooperazione europea, tema centrale nella discussione della Commissione.
Bisognerà dare la sovranità ai cittadini dopo gli eventi di grande crisi perchè bisognava pur farlo. Secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa le questioni discusse a Ventotene dai tre leader sono decisamente di attualità e all'apice c’è il tema degli scafisti, delle frontiere europee, i rapporti con Erdogan il nuovo dittatore turco, e soprattutto tanta comunicazione che fa pensare a questioni di rilevanza direi massmediologico che di carattere meramente esecutiva.

sabato 13 agosto 2016

Zagrebelsky sul referendum costituzionale: "Il mio No per evitare una democrazia svuotata"

Per l'ex presidente della Consulta la riforma del Senato sommata all'Italicum "realizza il sogno di ogni oligarchia: umiliare la politica a favore delle tecnocrazie"


PROFESSOR Zagrebelsky, dunque più che a un referendum saremmo davanti a un golpe, come sostiene il fronte del "no" alla riforma che lei guida insieme a altri dieci ex presidenti della Consulta, e a molti costituzionalisti? Non lo avete mai sostenuto nemmeno davanti agli abusi di potere di Berlusconi e alle sue leggi ad personam: cos'è successo?
"Nel "fronte del no" convergono preoccupazioni diverse, come è naturale. Vorrei però che si lasciassero da parte le parole a effetto. L'atmosfera è già troppo surriscaldata. Contesto la parola golpe, non l'allarme. Come si fa a non vedere che il potere va concentrandosi e allontanandosi dai cittadini comuni? Non basta per preoccuparsi?".

Sono qui per sentire lei, e aiutare i lettori a capire. Dove vede questo disegno di esproprio del potere?
"Non penso a una "Spectre", per intenderci. Vedo un progressivo svuotamento della democrazia a vantaggio di ristrette oligarchie. Per ora le forme della democrazia reggono, ma si svuotano. Si parla di post-democrazia e, se subentra l'autoritarismo, di "democratura". Ripeto: non c'è da preoccuparsi?".

Tutto questo per il referendum sulla riforma del Senato?
"Il Senato è un dettaglio, o un'esca. Meglio se lo avessero abolito del tutto. È all'insieme che bisogna guardare. Rispetto ai mali che tutti denunciamo (rappresentanti che non rappresentano, partiti asfittici e verticistici e, dall'altro lato, cittadini esclusi e impotenti) che significa la riforma costituzionale unita a quella elettorale? A me pare di vedere il sogno di ogni oligarchia: l'umiliazione della politica a favore di un misto di interessi che trovano i loro equilibri non nei Parlamenti, ma nelle tecnocrazie burocratiche. La conseguenza è che viviamo in un continuo presente. Il motto è "non ci sono alternative", e così il pensiero è messo fuori gioco".

Lei ha avuto responsabilità istituzionali, è stato presidente della Consulta: non ha mai sollevato questo allarme coi vertici dello Stato?
"Con "i vertici" ho poche occasioni d'incontro. Ma ne ricordo uno, al Quirinale col presidente Napolitano. Gli parlai dell'alternativa che si prospetta sempre, quando le condizioni sociali si fanno strette e il malessere aumenta, tra chiusure autoritarie e aperture democratiche: o la ricerca di nuove strade o l'insistenza su quelle vecchie che pesano sui gruppi sociali più deboli".

Ad esempio?
"Pensi al modo abituale di tirare avanti esponendosi ai creditori. Il debitore finisce per cadere totalmente nelle loro mani. Nel diritto antico potevi finire schiavo. Oggi puoi essere spogliato. Si canta vittoria quando la finanza internazionale rifinanzia il debito pubblico e non si vede il nodo del cappio che si stringe. Eppure c'è l'esempio della Grecia che parla chiaro. Lo stato sociale è allo stremo e si sono chiesti in garanzia spiagge, isole e porti, se non anche il Partenone".

Io sono più preoccupato per questi problemi che per la riforma del Senato: il welfare state, quella che abbiamo chiamato l'economia sociale di mercato, la democrazia del lavoro fanno parte della civiltà europea, non le pare?
"Anche per me questa è la vera posta in gioco. Guardi però che tutto nel nostro discorso si tiene, dal welfare al referendum. Sennò non si capirebbe, di fronte all'enormità dei problemi che abbiamo, tanto accanimento nei confronti del povero Senato. Il "sì" spianerebbe una strada; il "no" farebbe resistenza".

Insomma, dalla crisi si può uscire con meno o più democrazia?
"Sì. La prima strada porta alla rottura dei vincoli sociali, diciamo pure alla distruzione della società, condannando i più deboli all'impotenza e all'irrilevanza. La seconda passa per un grande discorso democratico, franco, sincero, che non nasconda le difficoltà e chiami tutti a uno sforzo di responsabilità, ciascuno secondo le proprie possibilità, mobilitando le energie civili del Paese e recuperando sovranità".

Anche lei pensa che l'Europa sia un nemico, come dicono ogni giorno gli opposti populismi?
"Per nulla. Ma l'Europa è una scelta, non un guinzaglio. L'articolo 11 della Costituzione prevede la possibilità che l'Italia limiti la sua sovranità a favore di organismi internazionali, ma a condizione che ciò serva alla pace e alla giustizia tra le Nazioni. Che cosa vuol dire? Che non è un'abdicazione incondizionata alla finanza, entità immateriale con conseguenze molto concrete, ma una partecipazione consapevole e paritaria a istituzioni democratiche sovranazionali. L'Europa dovrebbe significare più, non meno democrazia".

Sta dicendo che l'Europa è un destino democratico da scegliere ogni giorno, non un vincolo di cui si smarrisce la legittimità?
"È l'opposto della semplificazione brutale dei nazionalisti. Anzi, un recupero dello spirito di Ventotene, un "plebiscito d'ogni giorno" dei popoli, non dei mercati. Invece si è pensato che unendo i mercati la politica avrebbe seguito. Ma gli interessi economici spesso sono ostili alla politica, e la riducono a intendenza. Speriamo che non sia troppo tardi".

Ma secondo lei la politica accetta consapevolmente questa diminuzione di ruolo e di peso, o decide il rapporto di forza?
"C'è un pensiero unico in campo, tra l'altro responsabile della crisi. Perfino un riformista come Keynes è considerato un eretico. La politica, dicevo, si è ridotta a una dimensione puramente esecutiva, con interventi tampone, incapace di un pensiero autonomo e prospettico. L'implosione è sempre in agguato".

Professore, non è troppo pessimista?
"Non parlerei di pessimismo, ma di prudenza, una virtù che nel governo delle società non è mai troppa. A parte tutto, la riforma è scritta malissimo, illeggibile, talora incomprensibile".

Sta facendo un problema di forma?
"Di sostanza, prego, perché una costituzione democratica ha innanzitutto l'obbligo della chiarezza. Il linguaggio dei riformatori rivela due difetti: semplificazione e radicalità, brutalità e ingenuità".

Si può essere brutali e ingenui al tempo stesso?
"Certo. Prenda lo slogan: la sera delle elezioni si saprà chi ha vinto. Non le sembra che riveli una mentalità al tempo stesso sbrigativa e ingenua? In quel giorno ci saranno vincitori e vinti e vae victis! ".

Ma lo slogan non indica anche un rimedio alla palude, all'eterna tentazione del consociativismo?
"A patto di non considerare la vittoria come un'unzione sacra che permette di insultare chi non è d'accordo: sindacati, professori, magistrati, pubblici amministratori, con l'idea che siano avversari da spegnere. Un governante saggio non dovrebbe crearsi il nemico perché, appena le cose incominceranno ad andare male, sarà chiamato a pagare un conto salato".

Ma nel Paese dell'eterno democristiano, non è meglio un legame diretto tra il voto e il governo?
"Perché "diretto" sarebbe "non democristiano"? A me pare che proprio l'idea del vincitore e dello sconfitto alimenti una vocazione tipica da noi: il timore d'essere lasciati nel campo della sconfitta. Così, c'è stata e c'è una vocazione potente a salire sul carro del vincitore. E questa non è forse la forma peggiore del consociativismo, addirittura preventiva?".

Lei teme l'abuso del vincitore?
"Si è parlato della Costituzione vigente come il frutto ormai superato della "paura del tiranno". Il tiranno, nel senso del fascismo, oggi non c'è più. Ma il vento che tira in Europa e nel mondo non ci rende avvertiti di altri, nuovi pericoli? Tanto più che le istituzioni che saranno sottoposte a referendum varranno per il futuro e non sappiamo chi potrà avvalersene".

Ma ci sono costituzionalisti, come il professor Cassese, che non vedono nella riforma un rafforzamento dell'esecutivo: è così?
"Nessuno può essere certo delle sue previsioni, ma il gioco combinato della "velocità" nella politica e dell'elezione come investitura trasformerà chi vince in arbitro indiscusso del sistema. Già ora il Capo del governo è anche Capo del suo partito, e la minoranza interna è schiacciata sotto il ricatto permanente del voto anticipato".

Anche De Mita per un breve periodo fu segretario della Dc e capo del governo: perché nessuno lo paragonò a un tiranno?
"Semplice: perché c'erano i partiti e una legge elettorale proporzionale con le preferenze. Oggi i partiti sono dei monoliti, col solo compito di sostenere il Capo. E, di nuovo, tutto si tiene: con la legge elettorale vigente in Parlamento siederanno i fedelissimi".

Lei ritiene Renzi capace di tutto questo?
"Non voglio personalizzare. Tra l'altro oggi c'è Renzi, domani può venire chiunque. I governi passano, le istituzioni restano".

Ma la società non vuole un superamento del bicameralismo perfetto?
"Lo voglio anch'io, ma non in questo modo. Ridurre procedure e costi è positivo. Ma tutto ciò non va cavalcato in termini antiparlamentari, perché saremmo all'antipolitica. Di un parlamento vitale si ha sempre bisogno. Anzi avremmo bisogno che rappresentasse il meglio del Paese, come si diceva una volta: ridotto nel numero e più competente".

Le ricordano sempre che Ingrao si schierò a favore di una sola Camera: cosa risponde?
"L'idea di Ingrao era la "centralità del Parlamento". Voleva una Camera sola per promuovere la politica in Parlamento, non per umiliarli entrambi".

E' questa la vera ragione del suo "no"?
"E' fondamentalmente questa, unita a ragioni specifiche. Il Senato è ridotto, ma non abolito. Il bicameralismo rimane per una serie di materie che possono innescare seri conflitti. È previsto che siano risolti dalla trattativa tra i due presidenti. Ma è lecito patteggiare sul rispetto delle regole? Le incongruenze tecniche sono molte. Non invidio chi dovrà scrivere la nuova legge elettorale del Senato. Non si capisce da chi saranno scelti i nuovi senatori: se sono "designati" dagli elettori non possono essere "eletti" dai Consigli regionali. Sa cosa le dico? Non mi dispiace non insegnare più il diritto costituzionale il prossimo anno, perché non saprei come spiegare ai miei studenti non una materia, ma un guazzabuglio".

Più facile spiegare la fiducia al governo da parte di una sola Camera, non crede?
"Questo è giusto, e utile. Non sono affatto contrario a un governo che governi. Ma dentro un sistema che respiri democraticamente a pieni polmoni".

Dal governo non può venire niente di buono?
"Perché? Sono buone le unioni civili, l'autonomia dai vescovi, la prudenza sulla Libia, il rifiuto della politica del "a casa nostra" verso i migranti. Vede che non ho pregiudizi? Ma non mi piace che una discussione sulla Costituzione si trasformi in un plebiscito sul governo. La Costituzione non è a favore né contro qualcuno, non si vince in questa materia e non si perde. Nessuno si gioca tutto sulla Carta, tutti ci giochiamo qualcosa e forse molto".

Professore, non l'ho mai sentita richiamare i grillini, come fa con il Pd, ad una responsabilità comune sul destino del sistema: come mai?
"Potrei dirle che l'antipolitica è figlia della cattiva politica. Ma è giunta l'ora che i Cinque Stelle si emancipino dalle idee elitistiche e accettino la logica parlamentare. La vera arte politica sta nel creare le condizioni dello stare insieme. Il che non vuol dire rinunciare alle proprie ragioni, ma cercare di diffonderle oltre i propri confini. Dire questo non significa nostalgia del vecchio ordine, ma desiderio di buona politica".

A proposito di vecchio, cosa risponde a chi usa questo termine come un insulto contro di voi?
"Anche noi siamo stati giovani, senza averne merito, e anche loro diventeranno vecchi, senza colpe per questo. Ma, non era la destra che polemizzava coi vecchi?".

Sì, ricorda gli attacchi a Spadolini, Rita Levi Montalcini sbeffeggiata in Senato: dunque?
"C'è traccia di futurismo nella rottamazione. I giovani hanno sempre ragione, i vecchi devono tacere. Sono battute, dice qualcuno. Ma vede: così si smarrisce il sentimento del passaggio generazionale, la trasmissione dell'esperienza. Si vuole rompere la tradizione in nome di un presunto Anno Zero. Certo, l'eccesso di tradizione spegne. Ma tagliare ogni radice per il peso della memoria espone al vento. Vivi nell'oggi e improvvisa".


Fonte 

sabato 30 gennaio 2016

Che c'è da sapere sul voto al ddl Cirinnà?

Ennesima melina del Governo e della sua maggioranza sgangherata. Il ddl verrà snaturato e le colpe della presumibile bocciatura affibbiate al M5S.


Ricordate? C'era la campagna elettorale e Renzi prometteva di rendere un fatto le unioni civili in 100 giorni. Del resto, il provvedimento già esisteva. Il Governo Renzi si insedia il 22 febbraio 2014, ma il ddl Cirinnà su unioni civili e stepchild adoption era stato presentato un anno prima, il 25 marzo 2013, quando Presidente del Consiglio era ancora Letta. Ed eccoci qua, dopo 700 giorni, quasi due anni dopo dall'insediamento di Renzi, mille da quando il provvedimento è stato presentato, e ancora stamani l'ennesimo rinvio. Che potrebbe non essere necessariamente la parte peggiore della notizia per i molti che attendono sulle unioni civili una legge degna di un Paese laico e libero. Già, perché il rischio che tutto si concluda con un nulla di fatto cresce di ora in ora.
Unioni civili, la legge che il Governo non ha mai voluto

Che l'alleato di Governo, l'NDC, avesse le idee chiare sul NO, era già stato sbandierato. Alfano in persona si è erto a protettore dello sdegno cattolico senza mezzi termini. Era stato poi il sito gay.it a far emergere il fatto che non meno di venti senatori della maggioranza PD avrebbero votato NO al provvedimento. Tutte le forze di opposizione si sono smarcate ad eccezione del M5S, il quale sul ddl per le unioni civili non ha presentato neppure un emendamento. Ma qui sta uno dei grattacapi di Renzi: al Movimento 5 Stelle il ddl sta bene com'è, senza modifiche, esattamente come hanno chiesto quasi cento piazze lo scorso 23 gennaio.

Nell'ennesima melina in scena oggi, dopo che anche la ministra Boschi si è schierata per il NO, tutte le incongruenze di una maggioranza, quella del PD, per cui i dilemmi sono due: rischiamo di vedere bocciata la nostra proposta emendando i passaggi sulle adozioni del figliastro; o sosteniamo (paradossale scriverlo) il M5S e approviamo la nostra legge sulle unioni civili com'è e ci attiriamo le ire del mondo cattolico?

Sta di fatto che le ultime parole di Renzi sull'argomento sono state "temo un dietrofront del M5S". A dire che, se dietrofront ci sarà, avrà la casacca del PD e l'inevitabile smarcamento del M5S porterà a una bocciatura della legge. Salvati i voti cattolici tanto cari al PD, Renzi potrà dire a televisioni unite che la colpa della bocciatura del ddl sulle unioni civili è del M5S. Sperando che qualcuno di sinistra ci caschi e rafforzi la schiera cattolica che si ritrova a proprio agio nel PD.

sabato 2 gennaio 2016

Il M5S fa paura


"Assistiamo al sostanziale appiattimento della quasi totalità dell’informazione al premier, che gode di un credito da parte dell’informazione (oltre che dei poteri forti da Marchionne alla Confindustria) che non si è mai visto prima. Manco Berlusconi che aveva contro una fetta dei quotidiani nazionali, penso alle domande di Davanzo, e alcuni programmi televisivi. L'attuale premier no. Stiamo vivendo un mix esplosivo maledetto tra il marketing renziano, la strategia comunicativa renziana e il racconto che ne fanno stampa e televisione che rende praticamente impossibile agli italiani essere informati correttamente" Luisella Costamagna

"Un saluto al blog di Beppe Grillo e passate parola! Per capire lo stato di salute dell’informazione italiana non voglio partire dalla solita classifica mondiale sulla libertà di stampa, di reporter senza frontiere che comunque è bene ricordare, nel 2014 siamo precipitati al 73° posto al mondo, abbiamo perso 24 posizioni in un anno e oggi per libertà di stampa siamo tra la Moldavia e il Nicaragua.
Voglio partire da quello che concretamente abbiamo di fronte in questo momento dal punto di vista di informazione con il Governo, secondo me tre cose:
1) Un sostanziale appiattimento della quasi totalità dell’informazione a eccezione del Fatto Quotidiano, per il quale scrivo, nei confronti del marketing renziano;
2) L'altra faccia della medaglia ossia l’oscuramento dell’opposizione, ma non Salvini, bensì il MoVimento 5 Stelle
3) Il controllo delle televisioni, le nomine RAI, i reiterati attacchi ai talk show televisivi e poi ovviamente la legge bavaglio sulle intercettazioni approvata in questi giorni.

L'appiattimento dell'informazione

Partiamo dal sostanziale appiattimento della quasi totalità dell’informazione al premier, che gode di un credito da parte dell’informazione (oltre che dei poteri forti da Marchionne alla Confindustria) che non si è mai visto prima. Manco Berlusconi che aveva contro una fetta dei quotidiani nazionali, penso alle domande di Davanzo, e alcuni programmi televisivi. L'attuale premier no.
Stiamo vivendo un mix esplosivo maledetto tra il marketing renziano, la strategia comunicativa renziana e il racconto che ne fanno stampa e televisione che rende praticamente impossibile agli italiani essere informati correttamente. Compito che spetta innanzitutto all’informazione. Siamo passati dal “pagheremo tutti i debiti della pubblica amministrazione" non mantenuta al “Daspo per i politici corrotti” non mantenuta e adesso la nuova promessa è “elimineremo la tassa sulla prima casa”. Ovviamente il premier mette la faccia solo su quello che va bene, non su quello che va male, quindi vola a New York a carico nostro, da un’italiana che ha vinto agli US Open ma non va tra gli alluvionati di Genova. A Piacenza c’è andato la scorsa settimana dove c’è stata l’alluvione, ma in elicottero ben lontano dal fango anche perché aveva una cena elegante con Hollande e dopodichè mettere la faccia sugli stabilimenti che aprono, stringere la mano a Marchionne, ma guai a andare in uno stabilimento che chiude in cui si licenziano gli operai. Usa anche dei testimonial assolutamente autorevoli, inattaccabili: uno su tutti il Presidente anticorruzione Cantone, ma poi in realtà fa approvare un falso in bilancio più morbido di quello di Berlusconi e ha un sacco di politici corrotti inquisiti o arrestati.

Un'altra tecnica usata è il controprogrammare i dati fastidiosi con dati positivi: confondere le acque in modo tale che gli italiani non sappiano come vanno davvero le cose. In attesa dei dati Istat che magari dicono che la disoccupazione cresce, controprogrammare con i dati del Ministero del lavoro e dell’Inps che parlano di nuovi contratti attivati. Oppure parlare della crescita del Pil, ma guai a dire che il resto d’Europa e anche la Spagna e la Grecia fanno molto meglio di noi.

Stampa e Tv asserviti al governo

Tutto questo viene assecondato dalla stampa e dalla televisione che poi ci mettono del loro. Non solo il racconto del premier ai vari eventi è ormai spiegato, basta leggere l’ultimo libro di Travaglio “Slurp” per avere altri esempi concreti su questo.
Per esempio sono stati lanciati i dati positivi, ma guai a parlare del rapporto Caritas della scorsa settimana che parla di crescita della povertà del nostro paese, che accusava le misure messe in campo dal governo marginali e del reddito minimo necessario come dice il MoVimento 5 stelle. Tutto questo viene ridotto se non oscurato completamente a un piccolissimo invisibile trafiletto su un giornale.
Una cosa che a me ha colpito molto è che tutti si sono scandalizzati per quanto detto dalla Bindi: "La camorra è costitutiva a Napoli e in Campania", nessuno che si sia scandalizzato per quanto ha detto recentemente il Presidente del Consiglio a 8 e mezzo, ha detto testuali: "Il racconto che ci siano regioni in mano alle mafie non è vero, è uno slogan" è una frase che se avesse detto Berlusconi sarebbe successo il finimondo e gli esempi potrebbero proseguire.

Chi fa paura è il M5S

L’altra faccia di questa medaglia è che se come informazione mi appiattisco sul premier devo oscurare l’opposizione, ma non Salvini, che peraltro non impensierisce il premier visto che al massimo può raggiungere a livello nazionale il 15/16% ed è assolutamente funzionale al premier visto che lo fa passare per un uomo di sinistra, cosa che non è e può spingere i delusi allora PD a rivotarlo perché altrimenti vince Salvini.
Quello che fa davvero paura è il MoVimento 5 Stelle, che degli errori li ha commessi, ma l’atteggiamento dell’informazione è un dato di fatto. E' stata e continua a essere: "Non se ne deve parlare, possibilmente non deve andare in televisione" come la polemica in Commissione di vigilanza RAI su Ballarò "grillina" dimostra e come dimostrano anche gli ultimi dati sulle presenze dei partiti politici nei Tg RAI, Mediaset e Sky che evidenziano l’assenza del MoVimento 5 Stelle, ridotto al lumicino.
Se se ne parla bisogna parlarne a paginate per gaffe, espulsioni, scontrini, polemiche interne e come è successo da poco, non è che il M5S ha occupato la prima pagina dei quotidiani per il reddito di cittadinanza, ma per la condanna per diffamazione di Beppe Grillo.





Il controllo delle televisioni e il bavaglio alla stampa

Se poi ultimo punto cruciale i giornalisti non sono abbastanza educati, bisogna educarli e qui ci sono le armi finali. Innanzitutto il controllo delle televisione. Su Mediaset il premier gode di grande favore visto che Berlusconi è in difficoltà, sulla RAI ha messo le mani con la vecchia legge Gasparri in piena tradizione democristiana facendo le nomine in piena estate con gli attacchi reiterate ai talk televisivi.
Ricordo quando disse: "dobbiamo cambiare il racconto dell’Italia e della politica", una frase gravissima che evoca l’editto bulgaro se pronunciata dal Presidente del Consiglio. Anche allora nessuno che si sia scandalizzato e abbia difeso la libertà di informazione, neppure quelli che la "difendevano" invece dando dello squadrista e del fascista a Beppe Grillo per le presunte liste di proscrizione.
L’arma finale è la legge sulle intercettazioni, la legge bavaglio approvata martedì alla Camera, scandalosa nel merito e nel metodo. Nel merito perché si prevedono dei limiti, si era parlato anche del carcere per chi pubblica intercettazioni non penalmente rilevanti: era quello che voleva fare Berlusconi nel 2010 dopo il caso D'Addario ma non ci riuscì. Tant’è che Forza Italia adesso festeggia: "era la nostra riforma, il PD è con noi!"
E' scandaloso anche nel metodo perché tutto questo verrà affidato a una delega in bianco al governo che potrà cambiare la storia della cronaca giudiziaria italiana per decreto, mettendoci alla fine dentro esattamente quello che vuole.
Passate parola!"

Luisella Costamagna

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