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giovedì 21 luglio 2011

Montecitorio "condanna" Papa.


Determinanti i voti della Lega

Su 612 presenti hanno votato a favore, a scrutinio segreto, 319 deputati. I voti contrari sono stati invece 293. Si erano dichiarati favorevoli i gruppi Pd, Terzo Polo, Idv e Lega. Pdl e ‘Popolo e territorio’ (ex Responsabili) contrari. A Palazzo Madama invece, dove oggi si votava sulla richiesta d’arresto avanzata dalla procura di Bari per il parlamentare del Gruppo misto (ex Pd) Alberto Tedesco, accusato di corruzione nell’ambito di un’indagine sulla sanità pugliese, le cose sono andate nel senso opposto: con 151 no, 127 sì e 11 astenuti, il Senato ha negato l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex assessore pugliese. La maggioranza dei deputati ha detto sì all'arresto del parlamentare del Pdl Alfonso Papa, l’ex magistrato coinvolto nell’inchiesta P4, accusato di corruzione e concussione dalla procura di Napoli.
Non appena il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha proclamato il risultato della votazione nell’Aula è sceso il gelo: né dai banchi della maggioranza né da quelli dell’opposizione si è levata una voce, solo un generale sgomento. Papa si è alzato, attonito, e ha lasciato l'Emiciclo. Qualche ora dopo, è stato rinchiuso in un carcere. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, incredulo, ha raggiunto la sala del governo.
Il voto della Lega, a Montecitorio, sembrerebbe aver avuto un peso decisivo nel far oscillare l’ago della bilancia per il sì alle manette. Nei giorni trascorsi il leader del Carroccio Umberto Bossi aveva cambiato idea più volte: alla fine la linea è stata quella del sì all’arresto, pur lasciando libertà di coscienza ai suoi.
Poco prima del voto, Papa ha chiesto di intervenire in Aula ribadendo la sua innocenza ma rimettendosi alla decisione dell'Aula, pur con la determinazione di voler portare avanti una "battaglia di libertà sia se sarò detenuto, sia in condizione di libertà". Momenti di tensione in Transatlantico subito dopo il voto: sono volate parole grosse tra Enzo D’Anna (Pdl) e Angelo Cera (Udc). Il pidiellino ha fermato il collega centrista ammonendolo: “Nelle carte di Bisignani è citato più volte il nome di del vostro segretario Cesa, quando arriverà la richiesta per lui come voterete?”. A quel punto si è scatenata la bagarre tra i due.
Nel primo pomeriggio il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, durante l’incontro a Palazzo Grazioli con i coordinatori regionali del partito, aveva allertato i suoi sottolineando la necessità di stroncare il rischio di un’escalation di arresti preventivi da parte della magistratura. “Di questo passo si rischia di minare i numeri della maggioranza e di tornare al clima del 1992”, aveva detto il premier, precisando che non avrebbe mai votato per mettere le manette a qualcuno. Il Pdl ha tenuto ferma la barra sulla posizione garantista, confermando il no all'arresto e questo vale sia per Papa che per Tedesco.
Uscendo da Montecitorio, il Cav. ha commentato con alcuni parlamentari: "Sono pazzi, pur di colpire me e il governo rinnegano principi che dovrebbero difendere nel totale disinteresse per le persone”. Un riferimento che è sembrato riguardare le opposizioni, in particolare Casini e Bersani, ma anche ai Radicali, da sempre impegnati in battaglie politiche garantiste.
Diversamente Massimo D'Alema, affatto stupito dall'esito del voto alla Camera, ha detto che ci sono stati una trentina di voti da parte della maggioranza per il sì all'arresto. Secondo il presidente del Copasir, i trenta voti in questione sarebbero stati quelli dell’area leghista che fa riferimento al ministro dell’Interno, Roberto Maroni.
Commentando le votazioni, il presidente dei deputati Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha dichiarato che il Parlamento ha scritto “una delle pagine più brutte della sua storia”, sottolineando le pesanti responsabilità delle quali Pd e Udc si sono caricati. “Il voto per Tedesco – ha poi aggiunto – dimostra però che tra il Pdl, il centrodestra e la sinistra c'è una differenza di fondo: il garantismo e il rifiuto più netto del Partito dei Pubblici ministeri, linea che adottiamo sia nei confronti degli amici sia nei confronti degli avversari politici quale è l'onorevole Tedesco”. Il vicepresidente dei senatori del Pdl Gaetano Quagliariello ha dichiarato: “Votare contro l'arresto non è assolvere. Noi, semplicemente, abbiamo difeso un principio liberale. Certo è che alla Camera ha vinto l'antipolitica, al Senato no”.

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