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lunedì 24 febbraio 2014

Renzi chi sbaglia paga?

Matteo Renzi ormeggia con la sua “smart” community a Roma con tutta la responsabilità e la sollecitudine di dimostrare che con lui il Paese cambierà passo. Con un’agenda urgente per il 2014, che abbia al vertice le ricette giuste e di una riforma al mese. Il “nuovo” Presidente del Consiglio, il terzo non eletto direttamente dal popolo, ma dalla volontà di Giorgio Napolitano di proseguire in questo “aggiustamento” istituzionale, senza consultare la sovranità popolare, è in pratica “raccomandato” dal Quirinale. Renzi ha detto di voler, con la sua squadra, cambiare le riforme della legge elettorale, i tagli dei costi della politica e di “istituire” un piano per il lavoro. In sostanza si parla di l'ultima spiaggia per il Partito Democratico.


Ricordiamo per dovere di cronaca che c'è stato un dibattito dentro al PD che ha “ingessato” il governo Letta. Ricordiamo pure che Renzi diceva che “non è far cadere il governo che si risolvono i problemi ma fare in modo che Letta lavori”. Lavori che non sono proseguiti, disaccordi subìti, e rilanciati in forma non verbale, si rivedano le immagini del passaggio della campanella tra Renzi e Letta. In quel caso si è percepita la freddezza e l'hanno visto in molti, nel passaggio tra i due “leader” come a comunicare rancore.

Critiche a parte, trovo interessante la scelta di Matteo Renzi di aver fatto un governo al femminile. Non lo vedo proprio come un fumo negli occhi per l'immagine di governo per il fatto che ci siano quote rosa. Sarei propenso a giudicare che ci siano donne al governo, delle quali si giudicherà l'operato e la loro capacità, solo nella seconda fase. Le donne sono capaci, giovani e spero lo dimostreranno. Il messaggio giusto che viene lanciato, cioè quello che non si parla di pari opportunità, ma di dimostrare di saper e voler fare le cose, rendendole reali, mette davanti alle cose  le donne che lavoreranno per cambiare l'Italia. Salvo imprevisti poiché nulla si può dare per scontato nel teatrino della politica. Su questo fronte c'è da apprezzare la scelta del nuovo governo. Questa è la strada giusta per le pari opportunità e su questa strada bisogna andare avanti.

Poi per quanto riguarda le cose da fare non c'è dubbio che bisogna intervenire sulla burocrazia, la quale inceppa tutta la macchina sociale e lavorativa. Soprattutto quella burocrazia che blocca le imprese, il commercio che a noi ci costa trenta miliardi all'anno. Dando fiducia a chi decide di fare impresa. Occorerebbe investire sul fatto che abbiamo un'industria manufatturiera che è la seconda in Europa e un'industria agro-alimentare che dà un'immagine forte all'impresa italiana nel mondo e che in tanti ci invidiano.

Bisognerebbe continuare a far fare bene il proprio mestiere alle imprese, facendoglielo fare con passione. Sperando che ci sia l'impegno del commercio a fare bene ogni cosa, innovandosi e sperimentandosi con nuovi progetti. Perchè se per caso i mestieri e i lavori vengono fatti male e le imprese falliscono, è molto più grave del fatto di lasciare a casa migliaia di operai e lavoratori, ed è molto più grave di quanto si pensi. E' la stagnazione che l'Italia non può permettersi. Perchè saranno altri migliaia di posti di lavoro che svanirebbero.

Si pensi che mentre nell'impresa privata chi sbaglia paga e chi sbaglia torna a casa.
Sulla scena politica si può continuare a sbagliare e fare cose “orribili”, permettendo di stare lì anni e anni a persone che fanno di mestiere solo quello.
Quindi il grande tema è cambiare le persone nelle posizioni chiave sia del governo che dell'opposizione, poiché ci vogliono persone che non hanno partecipato a quei vent'anni di confusione politica. E soprattutto occorre cambiare linguaggio.
Perchè se una persona privata, un'impresa, un onesto cittadino, si sente dire da un politico, che è lì da trenta o vent'anni: “tu continua a fare il tuo mestiere con la tua impresa e stai zitto” vuol dire che questo linguaggio è sintomo di un'ambiente orribile e sbagliato e che bisogna cambiare.

di Giacomo Palumbo
@palgiac

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