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mercoledì 24 agosto 2016

Altiero Spinelli si è rivoltato nella tomba?

A Ventotene i tre premier d'Europa, Merkel Hollande e Renzi, hanno dato inizio a una nuova fase che dovrebbe proporre una nuova strategia dopo l'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea.
Se ci fosse la possibilità di agire al posto di Renzi innanzitutto per quanto riguarda l'inizio e il ri-inizio della ripresa d'Europa dopo l'uscita dell'Inghilterra dall'Unione Europea si dovrebbe introdurre il reddito di cittadinanza, che in Europa è concesso da tutti gli altri stati tranne che in Italia e in Grecia.
In secondo luogo si dovrebbe intervenire con proposte keynesiane intervenendo sulla domanda e non specificatamente e soprattutto sull'offerta.
Tutelerei  chi è stato penalizzato da una crisi iniziata all’improvviso e strutturata da una crisi finanziaria.
Secondo quanto affermato da Renzi l'Unione europea non è finita con la Brexit poiché per quanto gli riguarda a Ventotene stanno riscrivendo il futuro.
I tre ricordano il fatto che l'Europa è venuta da momenti bui ed è diventato una realtà cercare di rendere più sicuri i cittadini e vivere secondo i principi europeistici. 
Quanta ipocrisia istituzionale.
In particolar modo la Germania ha cambiato la propria posizione riguardo i migranti. Per tanti anni la Germania si è rifiutata di accogliere quegli uomini e donne e l'idea di integrare quei popoli. Oggi a Ventotene davanti la tomba di Altiero Spinelli si parla di cooperazione europea, tema centrale nella discussione della Commissione.
Bisognerà dare la sovranità ai cittadini dopo gli eventi di grande crisi perchè bisognava pur farlo. Secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa le questioni discusse a Ventotene dai tre leader sono decisamente di attualità e all'apice c’è il tema degli scafisti, delle frontiere europee, i rapporti con Erdogan il nuovo dittatore turco, e soprattutto tanta comunicazione che fa pensare a questioni di rilevanza direi massmediologico che di carattere meramente esecutiva.

sabato 2 gennaio 2016

Il M5S fa paura


"Assistiamo al sostanziale appiattimento della quasi totalità dell’informazione al premier, che gode di un credito da parte dell’informazione (oltre che dei poteri forti da Marchionne alla Confindustria) che non si è mai visto prima. Manco Berlusconi che aveva contro una fetta dei quotidiani nazionali, penso alle domande di Davanzo, e alcuni programmi televisivi. L'attuale premier no. Stiamo vivendo un mix esplosivo maledetto tra il marketing renziano, la strategia comunicativa renziana e il racconto che ne fanno stampa e televisione che rende praticamente impossibile agli italiani essere informati correttamente" Luisella Costamagna

"Un saluto al blog di Beppe Grillo e passate parola! Per capire lo stato di salute dell’informazione italiana non voglio partire dalla solita classifica mondiale sulla libertà di stampa, di reporter senza frontiere che comunque è bene ricordare, nel 2014 siamo precipitati al 73° posto al mondo, abbiamo perso 24 posizioni in un anno e oggi per libertà di stampa siamo tra la Moldavia e il Nicaragua.
Voglio partire da quello che concretamente abbiamo di fronte in questo momento dal punto di vista di informazione con il Governo, secondo me tre cose:
1) Un sostanziale appiattimento della quasi totalità dell’informazione a eccezione del Fatto Quotidiano, per il quale scrivo, nei confronti del marketing renziano;
2) L'altra faccia della medaglia ossia l’oscuramento dell’opposizione, ma non Salvini, bensì il MoVimento 5 Stelle
3) Il controllo delle televisioni, le nomine RAI, i reiterati attacchi ai talk show televisivi e poi ovviamente la legge bavaglio sulle intercettazioni approvata in questi giorni.

L'appiattimento dell'informazione

Partiamo dal sostanziale appiattimento della quasi totalità dell’informazione al premier, che gode di un credito da parte dell’informazione (oltre che dei poteri forti da Marchionne alla Confindustria) che non si è mai visto prima. Manco Berlusconi che aveva contro una fetta dei quotidiani nazionali, penso alle domande di Davanzo, e alcuni programmi televisivi. L'attuale premier no.
Stiamo vivendo un mix esplosivo maledetto tra il marketing renziano, la strategia comunicativa renziana e il racconto che ne fanno stampa e televisione che rende praticamente impossibile agli italiani essere informati correttamente. Compito che spetta innanzitutto all’informazione. Siamo passati dal “pagheremo tutti i debiti della pubblica amministrazione" non mantenuta al “Daspo per i politici corrotti” non mantenuta e adesso la nuova promessa è “elimineremo la tassa sulla prima casa”. Ovviamente il premier mette la faccia solo su quello che va bene, non su quello che va male, quindi vola a New York a carico nostro, da un’italiana che ha vinto agli US Open ma non va tra gli alluvionati di Genova. A Piacenza c’è andato la scorsa settimana dove c’è stata l’alluvione, ma in elicottero ben lontano dal fango anche perché aveva una cena elegante con Hollande e dopodichè mettere la faccia sugli stabilimenti che aprono, stringere la mano a Marchionne, ma guai a andare in uno stabilimento che chiude in cui si licenziano gli operai. Usa anche dei testimonial assolutamente autorevoli, inattaccabili: uno su tutti il Presidente anticorruzione Cantone, ma poi in realtà fa approvare un falso in bilancio più morbido di quello di Berlusconi e ha un sacco di politici corrotti inquisiti o arrestati.

Un'altra tecnica usata è il controprogrammare i dati fastidiosi con dati positivi: confondere le acque in modo tale che gli italiani non sappiano come vanno davvero le cose. In attesa dei dati Istat che magari dicono che la disoccupazione cresce, controprogrammare con i dati del Ministero del lavoro e dell’Inps che parlano di nuovi contratti attivati. Oppure parlare della crescita del Pil, ma guai a dire che il resto d’Europa e anche la Spagna e la Grecia fanno molto meglio di noi.

Stampa e Tv asserviti al governo

Tutto questo viene assecondato dalla stampa e dalla televisione che poi ci mettono del loro. Non solo il racconto del premier ai vari eventi è ormai spiegato, basta leggere l’ultimo libro di Travaglio “Slurp” per avere altri esempi concreti su questo.
Per esempio sono stati lanciati i dati positivi, ma guai a parlare del rapporto Caritas della scorsa settimana che parla di crescita della povertà del nostro paese, che accusava le misure messe in campo dal governo marginali e del reddito minimo necessario come dice il MoVimento 5 stelle. Tutto questo viene ridotto se non oscurato completamente a un piccolissimo invisibile trafiletto su un giornale.
Una cosa che a me ha colpito molto è che tutti si sono scandalizzati per quanto detto dalla Bindi: "La camorra è costitutiva a Napoli e in Campania", nessuno che si sia scandalizzato per quanto ha detto recentemente il Presidente del Consiglio a 8 e mezzo, ha detto testuali: "Il racconto che ci siano regioni in mano alle mafie non è vero, è uno slogan" è una frase che se avesse detto Berlusconi sarebbe successo il finimondo e gli esempi potrebbero proseguire.

Chi fa paura è il M5S

L’altra faccia di questa medaglia è che se come informazione mi appiattisco sul premier devo oscurare l’opposizione, ma non Salvini, che peraltro non impensierisce il premier visto che al massimo può raggiungere a livello nazionale il 15/16% ed è assolutamente funzionale al premier visto che lo fa passare per un uomo di sinistra, cosa che non è e può spingere i delusi allora PD a rivotarlo perché altrimenti vince Salvini.
Quello che fa davvero paura è il MoVimento 5 Stelle, che degli errori li ha commessi, ma l’atteggiamento dell’informazione è un dato di fatto. E' stata e continua a essere: "Non se ne deve parlare, possibilmente non deve andare in televisione" come la polemica in Commissione di vigilanza RAI su Ballarò "grillina" dimostra e come dimostrano anche gli ultimi dati sulle presenze dei partiti politici nei Tg RAI, Mediaset e Sky che evidenziano l’assenza del MoVimento 5 Stelle, ridotto al lumicino.
Se se ne parla bisogna parlarne a paginate per gaffe, espulsioni, scontrini, polemiche interne e come è successo da poco, non è che il M5S ha occupato la prima pagina dei quotidiani per il reddito di cittadinanza, ma per la condanna per diffamazione di Beppe Grillo.





Il controllo delle televisioni e il bavaglio alla stampa

Se poi ultimo punto cruciale i giornalisti non sono abbastanza educati, bisogna educarli e qui ci sono le armi finali. Innanzitutto il controllo delle televisione. Su Mediaset il premier gode di grande favore visto che Berlusconi è in difficoltà, sulla RAI ha messo le mani con la vecchia legge Gasparri in piena tradizione democristiana facendo le nomine in piena estate con gli attacchi reiterate ai talk televisivi.
Ricordo quando disse: "dobbiamo cambiare il racconto dell’Italia e della politica", una frase gravissima che evoca l’editto bulgaro se pronunciata dal Presidente del Consiglio. Anche allora nessuno che si sia scandalizzato e abbia difeso la libertà di informazione, neppure quelli che la "difendevano" invece dando dello squadrista e del fascista a Beppe Grillo per le presunte liste di proscrizione.
L’arma finale è la legge sulle intercettazioni, la legge bavaglio approvata martedì alla Camera, scandalosa nel merito e nel metodo. Nel merito perché si prevedono dei limiti, si era parlato anche del carcere per chi pubblica intercettazioni non penalmente rilevanti: era quello che voleva fare Berlusconi nel 2010 dopo il caso D'Addario ma non ci riuscì. Tant’è che Forza Italia adesso festeggia: "era la nostra riforma, il PD è con noi!"
E' scandaloso anche nel metodo perché tutto questo verrà affidato a una delega in bianco al governo che potrà cambiare la storia della cronaca giudiziaria italiana per decreto, mettendoci alla fine dentro esattamente quello che vuole.
Passate parola!"

Luisella Costamagna

lunedì 25 maggio 2015

VITALIZI: TUTTI I NOMI DALLA “A” ALLA “Z”

SAI QUANTO CI COSTA MANTENERE A VITA L’ESERCITO DEI PARASSITI DELLA POLITICA?

Siete curiosi di sapere quanto percepiscono alle nostre spalle i "professionisti" della politica?

Ecco i vitalizi pagati dalla Camera dei deputati con gli importi del mese di agosto. Nel primo elenco sono riportati gli assegni liquidati con il vecchio sistema di calcolo. Il secondo elenco comprende invece i vitalizi maturati dai parlamentari in carica anche dopo il gennaio del 2012 e calcolati per il periodo successivo con il nuovo sistema introdotto con la riforma voluta dai vertici di Montecitorio.








 Invece c'è chi restituisce i soldi........

martedì 24 febbraio 2015

L'abito dei sogni seconda edizione Ferrara

Invito tutti i miei "amici" a guardare questa puntata!!! Salvo che vi piacciano le trasmissioni mielose sugli abiti da sposa! Ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale!!!

martedì 3 febbraio 2015

Onori al nuovo Presidente Mattarella

Foto: Ansa.it

Un augurio di buon lavoro va al nuovo presidente della Repubblica Sergio Mattarella insediatosi stamane pochi attimi prima delle 10:00 a.m. in Parlamento in seduta comune.
Un discorso che ha commosso e ha ricordato l'essenzialità della carta costituzionale e della sua applicazione nella vita quotidiana.
Incoraggiante è stato il suo pensiero ai giovani, "i giovani parlamentari sono la speranza dei loro coetanei", che credono nel cambiamento, e nella possibilità di ricompattare quello strappo che da tempo allontana i cittadini dalle istituzioni.
Quello di stamattina è stato un discorso ricco, seguito anche dal ricordo dei doveri dello stato e della piena libertà del singolo di raggiungere il proprio "benessere" da cittadino.
Un forte impegno del capo dello stato è la lotta alla mafia e alla corruzione e in un passaggio del suo primo discorso ricorda l'ammonimento ai corruttori e ai corrotti, enunciato da papa Francesco qualche mese prima.

Nel discorso si evince un elogio al superamento della crisi economica e una spinta al processo di cambiamento che tutti, già da anni in Italia, aspettano.  
"dare al Paese un orizzonte di speranza che non deve essere un orizzonte astratto".
"Sarà" arbitro imparziale? Come ha detto di esserlo?
Sempre se i giocatori glielo concederanno.

Best regards




sabato 24 gennaio 2015

#nottedell'onestà contro la corruzione e le mafie

 Il "PATTO DEL NAZARENO"  accentua l'assoluta continuità della condizione politica degli ultimi 20 anni.
Vuoi saperne di più riguardo il patto tra Renzi e B. guarda questo video intervista del costituzionalista PROF. PACE.     CLICCA QUI PER VEDERE IL VIDEO.


lunedì 14 luglio 2014

REFIT: "Snellire e semplificare la legislazione EU"


La comunicazione adottata oggi dalla Commissione europea, dimostra che è in piena fase attuativa il programma di controllo dell'adeguatezza e dell'efficacia della regolamentazione (REFIT).
Pochi giorni prima del Consiglio europeo la Commissione dà nuovo slancio al programma dell'UE per una normativa intelligente. La comunicazione adottata oggi dimostra che è in piena fase attuativa il programma di controllo dell’adeguatezza e dell’efficacia della regolamentazione (REFIT) e che la legislazione dell’UE sta diventando più snella, più semplice e meno costosa. La Commissione rafforza inoltre la dinamica di una normativa intelligente con la presentazione di diverse nuove iniziative di semplificazione, di ritiro di proposte pendenti e di abrogazione della normativa vigente. La prima edizione di un quadro di valutazione annuale valuta i progressi compiuti in tutti i settori politici e per ogni singola iniziativa, anche da parte del Consiglio e del Parlamento.
"La Commissione sta ampliando il suo programma per una normativa intelligente. Il programma REFIT è importante per la cresci-ta economica e per l’occupazione in Europa." - ha dichiarato il Presidente della Commissione europea Barroso"Vogliamo semplifi-care la vita dei cittadini e delle imprese concentrando la legislazione dell’UE sugli aspetti che è meglio affrontare a livello europeo, rendendola al tempo stesso più snella, più semplice e meno costosa. Stiamo facendo notevoli progressi, ma i risultati non sono immediati. Per riuscire nell'impresa è necessario un impegno costante, una definizione chiara delle priorità e l'assunzione di re-sponsabilità da parte di tutte le istituzioni dell’UE e, soprattutto, degli Stati membri. È essenziale proseguire quest'opera nel corso della prossima legislatura.
Misure adottate della Commissione
La maggior parte delle proposte legislative di semplificazione e di riduzione degli oneri presentate nell'ottobre 2013 è già stata adottata o sta per essere adottata quest’anno. La Commissione ha formalmente approvato e pubblicato, previa consultazione del Parlamento e del Consiglio, 53 ritiri di proposte pendenti, comprese tutte le nove iniziative REFIT. Ha inoltre deciso di non presen-tare diverse proposte, ad esempio quelle in materia di salute e sicurezza sul lavoro per i parrucchieri. La Commissione sta prepa-rando, come previsto, l'abrogazione di alcune normative dell'UE vigenti e ha iniziato a lavorare sulle valutazioni e sui "check-up" in settori quali i rifiuti, la sicurezza e la salute dei lavoratori e i principi generali della legislazione alimentare.
Misure adottate dal Consiglio e dal Parlamento europeo
Da ottobre 2013 il legislatore (Parlamento e Consiglio) ha adottato una serie di importanti proposte di semplificazione e di riduzio-ne degli oneri, in particolare norme sul riconoscimento delle qualifiche professionali, sugli appalti e sul tachigrafo digitale.
Misure adottate dagli Stati membri
Secondo le stime, fino a un terzo degli oneri amministrativi connessi alla normativa UE scaturisce da misure nazionali di attuazio-ne. Gli Stati membri hanno quindi l'importante responsabilità non soltanto di dare attuazione tempestiva e integrale alla legislazio-ne dell'UE, ma anche di farlo nel modo meno oneroso. A tale proposito, spetta alle autorità degli Stati membri prendere in consi-derazione le possibilità di semplificazione offerte dalla legislazione dell'UE e garantire che quest'ultima sia applicata a livello na-zionale, regionale e locale nella maniera più efficace ed efficiente possibile.

Inoltre la Commissione ha annunciato nuovi interventi REFIT, elaborati sulla base anche dei commenti e dei sugerimenti al pro-gramma REFIT che la Commissione ha ricevuto a partire da ottobre 2013. Sulla base di questa analisi la Commissione ritiene che siano opportune in diversi settori nuove iniziative di semplificazione e di riduzione degli oneri, tra cui la semplificazione della legislazione dell’UE in materia di documenti d’identità e di viaggio, l'elaborazione di un nuovo impianto generale delle statistiche sulle imprese, l’estensione dello sportello unico dell’IVA a tutte le prestazioni di servizi ai privati, accompagnata dallo sviluppo di un portale web UE sull’IVA per informare le imprese sulle norme nazionali e dell’Unione in materia di IVA, nonché la codificazione della legislazione che stabilisce gli elenchi dei paesi terzi i cui cittadini sono soggetti agli obblighi in materia di visti.
La Commissione preparerà l'abrogazione della normativa in altri settori: l'etichettatura energetica, i prezzi e le condizioni di tra-sporto, la politica agricola comune e la standardizzazione delle notifiche in materia ambientale. Sta inoltre passando in rassegna l’acquis nei settori della cooperazione di polizia e della cooperazione giudiziaria in materia penale, al fine di individuare gli atti che potrebbero essere abrogati in previsione della scadenza del periodo transitorio stabilito dai trattati.

La Commissione ritiene che ritirare le proposte il cui iter legislativo è in stallo sia una prassi di buona gestione legislativa, che consente un nuovo inizio o la ricerca di soluzioni alternative che permettano di conseguire gli obiettivi legislativi previsti. Un atten-to esame di tutte le proposte pendenti dinanzi al legislatore ha portato all’individuazione di altre proposte che dovrebbero essere ritirate in quanto superate o prive di sostegno da parte del colegislatore. Tra queste ultime si annoverano le proposte sui sistemi di indennizzo degli investitori, sulle lavoratrici gestanti, sui diritti per le misure di sicurezza dell’aviazione e su un fondo di risarci-mento dei danni dovuti all’inquinamento da idrocarburi. Si suggerirà altresì il ritiro della proposta, pendente dal 2007, di esentare le microimprese da alcune disposizioni in materia di igiene alimentare.

Soltanto con un impegno congiunto delle istituzioni europee, degli Stati membri e delle parti interessate del mondo imprenditoriale e della società civile è possibile raggiungere l'adeguatezza della regolamentazione, che dovrebbe essere prioritaria; è opportuno che tutte le istituzioni dell’UE valutino l’incidenza delle loro scelte politiche, sia nella fase di preparazione che nel corso dell'iter legislativo. Oggi una normativa intelligente è ancora costantemente ostacolata dalla mancanza di impegno e di responsabilità da parte delle altre istituzioni, degli Stati membri e delle parti interessate delle imprese e della società civile.

La Commissione sorveglierà le prassi attuative di queste e di tutte le altre azioni REFIT da parte degli Stati membri e riferirà dello stato di avanzamento nella prossima edizione del quadro di valutazione, prevista per il 2015. La Commissione continua a collabo-rare con gli Stati membri e con i soggetti interessati per produrre un maggior numero di dati affidabili sull’incidenza della normati-va dell'UE. I risultati di questo lavoro confluiranno nella prossima valutazione REFIT.

Fonte.


Ambiente: "un'economia circolare con più occupazione e crescita sostenibile"

"Oggi" la Commissione ha adottato alcune proposte intese a sviluppare un'economia più circolare in Europa e a promuovere il riciclaggio negli Stati membri. Il conseguimento dei nuovi obiettivi in materia di rifiuti creerebbe 580 000 nuovi posti di lavoro, rendendo l'Europa più competitiva e riducendo la domanda di risorse scarse e costose. Le misure proposte, che consentirebbero peraltro di ridurre l'impatto ambientale e le emissioni di gas a effetto serra, prevedono il riciclaggio del 70% dei rifiuti urbani e dell'80% dei rifiuti di imballaggio entro il 2030 e, a partire dal 2025, il divieto di collocare in discarica i rifiuti riciclabili. Tra gli obiettivi figura anche la riduzione dei rifiuti marini e alimentari.

L'innalzamento degli obiettivi in materia di rifiuti nelle direttive esistenti rientra nell'ambizioso sforzo di realizzare una transizione fondamentale da un'economia lineare a una più circolare. La nuova visione propone un modello economico diverso, dove le materie prime non vengono più estratte, utilizzate una sola volta e gettate via. In un'economia circolare i rifiuti spariscono e il riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio diventano la norma. Prolungare l'uso produttivo dei materiali, riutilizzarli e aumentarne l'efficienza servono anche a rafforzare la competitività dell'UE sulla scena mondiale. Tale approccio è delineato in una comunicazione che spiega come l'innovazione nei mercati dei materiali riciclati, nuovi modelli imprenditoriali, la progettazione ecocompatibile e la simbiosi industriale possano permetterci di passare a una società e a un'economia a "rifiuti zero".

Janez Potočnik, Commissario per l'Ambiente, ha dichiarato: "Nel XXI secolo, caratterizzato da economie emergenti, milioni di consumatori appartenenti alla nuova classe media e mercati interconnessi, utilizziamo ancora sistemi economici lineari ereditati dal XIX secolo. Se vogliamo essere competitivi dobbiamo trarre il massimo dalle nostre risorse, reimmettendole nel ciclo produttivo invece di collocarle in discarica come rifiuti. Il passaggio a un'economia circolare, oltre ad essere possibile, è redditizio, ma non avverrà senza le politiche giuste. Per realizzare gli obiettivi proposti per il 2030 bisogna agire da subito per accelerare la transizione verso un'economia circolare e sfruttare le opportunità commerciali e occupazionali che offre."

Máire Geoghegan-Quinn, Commissaria europea per la ricerca, l'innovazione e la scienza, ha dichiarato: "La ricerca e l'innovazione sono essenziali per il successo dell'economia circolare, ed è per questo che oggi proponiamo un approccio coerente. Oltre a fornire un quadro normativo di sostegno, il nuovo programma Orizzonte 2020 apporterà il know-how necessario per dar vita nell'UE a un'economia a basse emissioni di carbonio efficiente nell'impiego delle risorse, verde e competitiva."

La comunicazione indica come da un uso più efficiente delle risorse deriveranno nuove opportunità di crescita e occupazione. Una progettazione innovativa, prodotti migliori e più resistenti, processi produttivi più efficienti e sostenibili, modelli imprenditoriali lungimiranti e i progressi tecnici per trasformare i rifiuti in una risorsa concorreranno ad accrescere l'efficienza. Il pacchetto che accompagna la comunicazione intende creare il contesto che consentirà di trasformare in realtà l'economia circolare, con politiche meglio interconnesse, una regolamentazione intelligente e il sostegno attivo delle attività di ricerca e innovazione. Ciò permetterà di sbloccare gli investimenti e attrarre i finanziamenti, incentivando nel contempo la partecipazione dei consumatori e il coinvolgimento più intenso delle imprese. Il pacchetto suggerisce inoltre di misurare la produttività delle risorse in base al rapporto tra PIL e consumo di materie prime, proponendo di individuare nell'aumento del 30% di tale produttività entro il 2030 un possibile obiettivo principale da inserire nella prossima revisione della strategia Europa 2020.

Queste iniziative sono accompagnate dalle rispettive comunicazioni che riguardano:
  • un'iniziativa sull'occupazione verde;
  • un piano d'azione verde per le PMI;
  • le opportunità per un uso efficiente delle risorse nel settore edilizio.
Tutte queste iniziative consentiranno di rinnovare l'agenda sull'impiego efficiente delle risorse per i prossimi anni.

Prossime tappe
Le proposte legislative passeranno ora al Consiglio e al Parlamento europeo.
I progressi nel conseguimento dell'obiettivo relativo alla produttività delle risorse saranno monitorati nell'ambito del semestre europeo per la governance economica. Tale obiettivo va considerato nel contesto della revisione intermedia della strategia Europa 2020. Gli sforzi in materia di ricerca e innovazione nel campo dell'economia circolare saranno intensificati. Il quadro politico per la promozione dell'economia circolare sarà ulteriormente sviluppato nel corso dei prossimi anni.

lunedì 17 marzo 2014

Lection 2 - Diritto dell'Unione Europea

Il preambolo del trattato di Roma del 25 marzo 1957 ci dice che le alte parti contraenti hanno deciso di istituire una comunità economica europea.
Gli obiettivi di pace, libertà e benessere possono essere raggiunti col mercato comune.
Quindi c'è stata la necessità di dover istituire organi istituzionali per realizzare questi ideali.

Che cos'è la CEE? (Comunità Economica Europea)
Per certi aspetti non era così chiaro all'epoca.
Infatti convivono tre diverse rappresentazioni tra loro alternative, in conflitto:
organizzazione internazionale (organismo di cooperazione tra un certo numero di stati, che collaborano in organismi internazionali e secondo le loro procedure.)
E non c'è nessun trasferimento di sovranità.

L'Organizzazione Internazionale: è un soggetto della comunità mondiale che opera come proiezione degli stati. Elementi del trattato che lo confermano sono:
La fonte istitutiva che è un trattato tra più stati. Gli stati invece nascono quando un territorio è governato da un principe che riesce  ad esercitarvi un imperio. Il compimento di ciò è una costituzione.
Istituzioni: c'è un consiglio, che è tipico delle organizzazioni.
Competenze: ha solo le competenze espressamente attribuitegli dal trattato. Diversamente gli stati  hanno sempre fini generali poiché la costituzione non li limita.

Elementi difformi dalle organizzazioni  normali:
Il parlamento europeo, composto da rappresentanti dei singoli, del popolo degli stati membri. I parlamenti delle altre organizzazioni invece sono costituiti da rappresentanti dei governi.
C'è un anomalo meccanismo di controllo della Commissione sugli stati membri riguardo il diritto comunitario. Ciò era quasi inconcepibile nelle altre organizzazioni, dove erano gli stati che controllavano le organizzazioni.

Embrione di stato federale
Gli elementi federali sono:
Non esserci trasferimento di sovranità. E l'esistenza del parlamento europeo.
Il federalismo è stato pensato come un processo: non si vuole creare subito uno stato federale, si vuole solo dare qualche elemento che dopo qualche tempo potrebbe portare al federalismo (federalismo funzionale: si segue un processo di trasformazione graduale).

Ordinamento composito.
Cioè l'idea che ci sia una alternativa allo stato federale e all'organismo internazionale.
La CEE:
non è uno stato federale perché gli stati continuano a mantenere una loro voce
non è una organizzazione internazionale perché ne fanno parte i singoli.

Dunque la CEE è un sistema in cui coesistono singoli e stati membri in una unica cornice.
Ciò non è detto espressamente dal trattato, ma l'idea è chiara, specie se si pensa al processo normativo, affidato a tre voci disomogenee:
la procedura è avviata e composta dalla Commissione (che rappresenta la comunità)
su questa si esprime il Parlamento europeo (che rappresenta i singoli)
ed è conclusa dal consiglio (che rappresenta gli stati)

L'ideologia delle tre rappresentazioni è:
1. La cooperazione internazionale (De Gaulle)
2. Il super-stato europeo (l'idea è superare il grande trauma della seconda guerra mondiale creando una cornice super statale in cui gli stati scompaiono)
3. Il sovranazionalismo comunitario (cornice unitaria in cui le tradizioni nazionali non scompaiono)

Preambolo del Trattato sull'Ue (1992): continuità con il passato.
La novità è quella di segnare una nuova tappa nel processo di integrazione europea.
Il suo contenuto è:
1. partire con il fatto che gli obiettivi passati non sono stati raggiunti, per cui è necessario rafforzare il funzionamento delle istituzioni, intensificare la solidarietà tra i popoli.
2. Gli obiettivi originari vengono ingranditi per sostenere la pace, la sicurezza che comprende l'ordine pubblico, la sicurezza militare quindi le minacce derivanti dall'esterno e il progresso in Europa e nel mondo. Si afferma l'Europa con un ruolo nella risoluzione dei problemi internazionali.

Strumenti per raggiungere gli obiettivi:
1. Il mercato unico e moneta unica;
2. L'unione di politiche, volta a garantire che i progressi compiuti sulla via dell'integrazione economica in altri settori.
3. L'integrazione politica: della politica estera e della difesa comune, con l'inclusione di disposizioni relative alla giustizia e agli affari interni.

martedì 11 marzo 2014

“La riallocazione delle tasse”

L'Italia vuole puntare su crescita e occupazione. Su questo punto tutti sono sulla stessa scia.
Il commissario Rehn ha presentato il testo degli squilibri macroeconomici, a causa dei quali l'italia è stata retrocessa nel gruppo da tenere sotto monitoraggio.
E inconsuete sono considerate le riforme che possono fare recuparare al paese la capacità perduta.
E la riduzione dell'alto debito e il modo di farlo scendere già quest'anno è in prospettiva degli incontri europei in consiglio. Dati alla mano mancherebbero circa otto miliardi nell'anno in corso proprio sul deficit. Ma il governo che ha smentito dice che bisogna agire sulla crescita e riducendo le tasse sul lavoro. Sempre in Europa, nella riunione dell'Euro-gruppo, Padoan ha presentato un quadro alquanto impreciso e a grandi linee del piano del governo Renzi. E' stata considerata una strada stretta che non è facile da percorrere. Ed è sempre l'unione bancaria a tenere il pugno duro sul tavolo, vincendo così il braccio di ferro sull'idea che bisogna salvare le banche in difficoltà.

Da dove prenderà i soldi Padoan? Domanda a cui ha risposto a grandi linee parlando di “riallocazione”, di spending review, e di un intervento una tantum ricorrendo alla cassa deposito e prestiti. Nell'ultimo caso si parla di gioco delle tre carte, poiché se si prendono i soldi da lì e poi mancano per le infrastrutture, da qualche altra parte si devono pur riallocare. Situazione che destabilizza le grandi lobby come Confindustria, i sindacati e le parti sociali tutte. I quali considerano tutta questa azione, questioni, problemi proclami, di Renzi dal punto di vista mediatico uno scossone. E precisa Padoan: “ci saranno riduzioni delle tasse, coperti dai tagli della spesa pubblica”. La partita si gioca in Parlamento e non è detto che con il decreto legge, del rientro dei capitali, del gioco forza del cuneo fiscale o i tagli alla spesa possano poi alla fine essere approvati in sede di discussione parlamentare. Il cammino parlamentare può sempre stravolgere il testo approvato dal governo. Quali saranno le scelte del governo? 

Mentre Giorgio Squinzi domanda agli italiani, sul Sole 24 ore, se preferiscono un lavoro o una decina di euro in più.
Cioè la possibilità che sia toccata l'IRAP anzichè dell'IRPEF. Cioè sulla possibilità per cui è doveroso intervenire o su una o sull'altra tassazione. E' ovvio che gli italiani preferirebbero lavorare, no? Perchè ci sono molti disoccupati, vedi dati ALMALAUREA, ci sono aziende in crisi, c'è un problema di rischio e di declino che deve essere affrontato in maniera urgente. L'IRAP è una tassazione “ingiusta” e bisognerebbe arrivare alla totale abolizione. Ovviamente è una scelta da fare nel tempo, trovando le coperture, tagliando le spese, perchè altrimenti si fanno dei vuoti proclami. La questione dell'IRAP è una strozzatura reale ai processi produttivi e alle dinamiche delle imprese. Perchè senza lavoro non c'è reddito. E se non c'è reddito non c'è consumo.

Il 25 Maggio 2014 si vota per le Europee e c'è una forte critica da tutti i paesi del continente. Perchè una politica di rigore, di risanamento dei conti, forse virtuoso e saggia, sta comprimendo troppo i popoli. Si veda l'aumento che ci sarà con il pagamento della TASI: nuova IMU. La riallocazione significa prendere una cosa da una parte e rimetterla da un'altra. Quindi se io il cuneo fiscale lo levo dalla tasca della famiglia e glielo metto in un altra tasca, vedi la TASI, questo non mi permette di sistemare i conti, in questo caso si parla di riallocazione delle tasse. E i sindacati non ci stanno e nemmeno le imprese.

Come deve cambiare questo rapporto tra sindacato e potere politico? Bisogna che il governo ascolti le parti sociali. In effetti decidere senza ascoltare nessuno, è totalmente sbagliato, anche perchè sappiamo bene cosa è successo con la legge fornero. Legge emanata senza ascoltare le parti sociali, considerato un disastro per le assunzioni, facilitando così i licenziamenti.
Legge Fornero che ha portato gli esodati, e i disquilibri con i lavoratori.

La ricetta economica manca da troppo tempo. Come manca da troppo tempo la crescita.
Si vedano le difficoltà riscontrate nella società italiane. Perchè non vengono pagate dalla catena di creditori? Se mettiamo in moto gli investimenti, possiamo usare meglio i fondi strutturali, ci sono degli investimenti che si auto pagano. Se rimettiamo in moto l'economia, si può lavorare sul livello di sviluppo guardando un po' più lontano.
Le opportunità sono importanti e oggi bisogna togliere l'Italia da una situazione difficilissima. E un modo c'è. Il lavoro del governo bisogna puntarlo sul breve termine poichè le famiglie e le imprese stanno finendo le riserve. E quindi mettere i soldi in tasca alle famiglie e alle imprese senza mettere in difficoltà i conti pubblici è possibile.
Trovare i novanta miliardi per ripagare il grande debito “commerciale-amministrativo”, che la pubblica amministrazione ha nei confronti delle imprese e farlo velocemente, è lì.
Altri paesi come la Spagna lo hanno dimostrato. Bisognerebbe applicare quel modello con alcuni correttivi. Le famiglie possono trovarsi in tasca, se lo vogliono, fino a quasi venticinque miliardi all'anno, dando loro la possibilità di incassare il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) fin da subito. Parte del TFR va nei fondi previdenziali e a sua volta attraverso un sistema di investimento arrivano al sistema economico. Mettere davanti a una scelta che per tante famiglie cambia e come, non è da poco. Uno stipendio in più in tasca subito, senza oneri fiscale, può fare la differenza.

Bisogna si, tenere conto delle parti sociali ma anche la posizione delle imprese. Delle PMI che poche settimane fa sono scesi in piazza per dichiarare tutto il loro disagio per la chiusura di molte attività. Siccome abbiamo il debito al 130% del PIL, con molta inconsapevolezza abbiamo firmato dei trattati che ci hanno vincolato delle regole molto severe. Tra cui il pareggio di bilancio in “costituzione”. Dobbiamo pensare qual'è la soluzione per liberare l'economia.
In italia si pagano troppe tasse sul lavoro, ci sono troppe tasse in busta paga, e troppe poche sui patrimoni. Perchè non pensare alla riforma fiscale? Perchè non si sconfiggono i poteri forti?

L'Europa ci dà pochi margini e vogliono vedere Matteo Renzi in azione. In sintesi la nostra crescita quest'anno è molto più bassa dei documenti presentati a Bruxelles. Noi scriviamo 1,1 mentre nelle “carte” dell'Europa prevedono uno 0,6/0,7. Abbiamo un deficit che deve essere sotto a un 3% e non è detto che ci rimanga. L'Europa è disposta a darci flessibilità dopo la forte austerità imposta. C'è sempre la questione della fiducia che bisogna conquistare in sede europea e noi quella fiducia non l'abbiamo ancora conquistata. 


di Giacomo Palumbo
@palgiac

martedì 4 marzo 2014

Oscar a "The Big Beauty" di Sorrentino!

Uno dei momento più divertenti degli Oscar 2014 è stato sicuramente il selfie proposto da Ellen DeGeneres e scattato da un divertito Bradley Cooper. Nella foto ci sono grandissime stelle di Hollywood come Meryl Streep, Brad Pitt, Jared Leto, Jennifer Lawrence, Julia Roberts, Kevin Spacey, Lupita Nyong’o e Angelina Jolie, e in brevissimo tempo, la foto è stata retwittata da milioni di persone in tutto il mondo, stabilendo un record.

Ai premi Oscar 2014  l'Italia torna finalmente sul podio: "La grande bellezza" di Paolo Sorrentino conquista la statuetta dorata nella categoria dei film stranieri. L'ultimo italiano fu Benigni nel 1999 con "La vita è bella". Accompagnato dal protagonista del film Toni Servillo, il regista ha ringraziato «l'Academy,  tutti gli attori, i produttori e alle mie fonti di ispirazione: Federico Fellini, Martin Scorsese, i Talking Heads e Maradona», oltre che Roma, città dov'è ambientato il racconto, e Napoli, sua città natale.

Poi grande merito agli Oscar va a Di Caprio con il suo "The wolf of the wall Street". 


"Naturalmente" come vedete su c'ero anch'io!

Tuttavia, come vedete giù, anche i Simpson rendono omaggio al tweet più condiviso, quel selfie delle star pensato dalla conduttrice dell'86esima edizione degli Oscar, Ellen DeGeneres, che vanta attualmente più di 3,2 milioni di retweet. Sulla pagina Twitter della serie creata da Matt Groening è stata pubblicata una divertente vignetta che offre uno sguardo "più ampio" rispetto al selfie originale. Insieme alle star, in versione cartoon, c'è un "intruso", Homer, che Bradley Cooper cerca di tenere alla larga come può. Quella dei Simpson non è l'unica rivisitazione dello scatto virale che ha superato di gran lunga, in appena due giorni, l'abbraccio tra Barack Obama e sua moglie Michelle, pubblicato su Twitter per festeggiare la rielezione del Presidente USA nel novembre 2012. Sul web spopolano le parodie del selfie da Oscar, con fotomontaggi che includono meme popolari, come Grumpy Cat, e ossessioni della rete, come l'attore Nicolas Cage, da tempo protagonista di un blog (Nicolas Cage as Everyone), nel quale centinaia di personaggi diversi impersonano l'attore



martedì 25 febbraio 2014

"Italia Diplomazia più costosa al mondo."


Sono cifre a cui si stenta a credere, tanto sono scandalose: le remunerazioni degli ambasciatori italiani sono pari a due volte e mezzo quelle degli ambasciatori tedeschi. Quello a Parigi, per fare un esempio, prende 20.995 euro netti al mese, contro gli 8.449 del suo collega tedesco. Un privilegio assurdo in un Paese in crisi economica come l'Italia. È quanto emerge da una ricerca di Roberto Perotti, 53 anni, docente di economia politica alla Bocconi, pubblicata dal sito lavoce.info. È probabile che questa volta, alla denuncia di un ricercatore, facciano seguito delle decisioni politiche. Perotti è infatti uno dei collaboratori più fidati di Matteo Renzi, e da mesi sta coordinando un gruppo di ricerca sulla spesa pubblica su incarico del segretario Pd. L'obiettivo, stando ad alcune dichiarazioni dello stesso Renzi, è di estendere i tagli già previsti per la politica anche alla casta dei diplomatici, che gode di retribuzioni e privilegi record a livello mondiale, pur non brillando per efficienza né per autorevolezza.

È bene essere chiari su un punto: la voglia dichiarata di tagliare stipendi e pensioni già in essere, voglia che da qualche tempo caratterizza i consiglieri di Renzi (in primis il finanziere Davide Serra e il deputato Yoram Gutgeld), non ci è mai piaciuta. Ma gli altissimi stipendi dei dipendenti della Farnesina, sommati a una serie di privilegi senza eguali al mondo, sono indifendibili.

La ricerca del professor Perotti spiega che gli ambasciatori italiani godono di una retribuzione elevata poiché quando vanno all'estero prendono di fatto due stipendi: l'Ise (indennità di servizio all'estero) e lo «stipendio metropolitano», che è quello che avrebbero preso restando in Italia. Così l'ambasciatore a Parigi, sommando l'Ise di 15.610 euro allo stipendio metropolitano di 5.385 si porta a casa ogni mese 20.995 euro netti, pari a 2,48 volte la remunerazione netta del suo collega tedesco (8.449 euro netti). Dettaglio da non trascurare: anche l'ambasciatore tedesco può sommare due stipendi (quello nazionale più l'indennità per l'estero), ma tra il suo netto in busta paga e quello del collega italiano c'è un abisso. Se pensate che la busta paga dell'ambasciatore italiano a Parigi sia un caso limite, vi sbagliate. Quello che sta a Tokyo batte tutti, con 27.028 euro netti al mese, seguito dagli ambasciatori a Mosca (26.998 euro), a Washington (24.606), all'Onu di New York (23.667). La media degli altri è di 20mila euro netti al mese, o poco più. Il più povero, si fa per dire, è l'ambasciatore a Città del Messico, che si deve accontentare di 18.797 euro netti al mese.


Quanto ai privilegi, la ricerca di Perotti precisa che gli ambasciatori sia tedeschi che italiani «hanno diritto all'abitazione», per cui non devono pagare l'affitto. A questo provvede lo Stato, che, nel caso italiano, non è mai stato neppure sfiorato dall'idea di una spending review. A Ginevra, precisa Perotti, il rappresentante italiano alle Nazioni unite risiede in una villa con 12 bagni che costa 22mila euro di affitto al mese. Poi ci sono le spese di rappresentanza, che costituiscono un'indennità a parte. Il professor Perotti non le ha incluse nella sua tabella perché sono variabili e soggette a rendicontazione. Si va da 4mila euro mensili a Pretoria fino a 22mila euro a Tokyo: si tratta di spese per la benzina, l'auto di servizio, il leasing, viaggi di rappresentanza, domestici, ricevimenti.

Non è finita. Perotti ricorda che gli ambasciatori percepiscono anche un'indennità di sistemazione quando prendono servizio all'estero (è pari a una volta e mezzo l'Ise mensile), mentre quando tornano in Italia prendono l'indennità di richiamo dal servizio (anche questa pari a una volta e mezzo l'Ise mensile). A queste si somma un contributo per le spese di trasporto delle «masserizie», pari al 50 per cento dell'Ise se la sede diplomatica in cui si prende servizio dista meno di 1.500 km da Roma; al 75% dell'Ise se è tra 1.500 e 3.500 km; e al 100% oltre i 3.500 km. Al rientro dal servizio, il contributo per il trasporto delle masserizie è garantito per il medesimo importo. Forse per non infierire, Perotti non ha aggiunto altri dati, che tuttavia sono disponibili su internet e sono utili per completare il quadro. L'Italia ha più sedi diplomatiche e consolari all'estero (325) di gradi Paesi come gli Stati Uniti (271), la Russia (309), il Regno Unito (261) e la Germania (230). Una commissione parlamentare, già in passato, ha calcolato che riducendo il numero delle sedi si potrebbero risparmiare almeno 5 milioni di euro l'anno. Poca cosa rispetto al costo complessivo della Farnesina, che è pari a 1,7 miliardi l'anno, equivale allo 0,1% del pil, ed è formato per l'83,3% dalle spese per il personale.

Una spesa che rappresenta una scandalosa anomalia sotto ogni punto di vista. La forbice degli stipendi va dai 300mila euro netti l'anno (in media) degli ambasciatori, fino ai 6mila euro netti al mese per gli autisti. In totale, la Farnesina conta 906 diplomatici (di cui 522 all'estero e 387 in sede), 41 dirigenti, e 3.457 addetti alle aree funzionali. Un esercito di 4.752 dipendenti di ruolo, di cui 2.853 all'estero e 1.989 a Roma. A questi si sommano altri 2.400 dipendenti assunti a contratto, di cui 800 con contratto italiano, e gli altri con contratti locali dei Paesi in cui si trovano le sedi diplomatiche, con forti disparità retributive. Dunque, una doppia anomalia, in quanto più della metà di tutto il personale in servizio all'estero è mandato dall'Italia (il 60%), con costi assai elevati, mentre il restante personale viene assunto sul posto, con contratti meno costosi. Gli altri Paesi, di regola, fanno esattamente l'opposto, e inviano in missione non più del 20% del personale nazionale.

Infine, una chicca trovata sul web. L'ambasciatore italiano a Berlino guadagna 20mila euro netti al mese, ed ha 58 dipendenti. La cancelliera Angela Merkel prende meno della metà: 9.072,43 euro netti al mese, e governa un Paese con più di 80 milioni di abitanti. Ogni commento è superfluo.


 di Tino Oldani  Vai direttamente all'articolo.


lunedì 24 febbraio 2014

Renzi chi sbaglia paga?

Matteo Renzi ormeggia con la sua “smart” community a Roma con tutta la responsabilità e la sollecitudine di dimostrare che con lui il Paese cambierà passo. Con un’agenda urgente per il 2014, che abbia al vertice le ricette giuste e di una riforma al mese. Il “nuovo” Presidente del Consiglio, il terzo non eletto direttamente dal popolo, ma dalla volontà di Giorgio Napolitano di proseguire in questo “aggiustamento” istituzionale, senza consultare la sovranità popolare, è in pratica “raccomandato” dal Quirinale. Renzi ha detto di voler, con la sua squadra, cambiare le riforme della legge elettorale, i tagli dei costi della politica e di “istituire” un piano per il lavoro. In sostanza si parla di l'ultima spiaggia per il Partito Democratico.


Ricordiamo per dovere di cronaca che c'è stato un dibattito dentro al PD che ha “ingessato” il governo Letta. Ricordiamo pure che Renzi diceva che “non è far cadere il governo che si risolvono i problemi ma fare in modo che Letta lavori”. Lavori che non sono proseguiti, disaccordi subìti, e rilanciati in forma non verbale, si rivedano le immagini del passaggio della campanella tra Renzi e Letta. In quel caso si è percepita la freddezza e l'hanno visto in molti, nel passaggio tra i due “leader” come a comunicare rancore.

Critiche a parte, trovo interessante la scelta di Matteo Renzi di aver fatto un governo al femminile. Non lo vedo proprio come un fumo negli occhi per l'immagine di governo per il fatto che ci siano quote rosa. Sarei propenso a giudicare che ci siano donne al governo, delle quali si giudicherà l'operato e la loro capacità, solo nella seconda fase. Le donne sono capaci, giovani e spero lo dimostreranno. Il messaggio giusto che viene lanciato, cioè quello che non si parla di pari opportunità, ma di dimostrare di saper e voler fare le cose, rendendole reali, mette davanti alle cose  le donne che lavoreranno per cambiare l'Italia. Salvo imprevisti poiché nulla si può dare per scontato nel teatrino della politica. Su questo fronte c'è da apprezzare la scelta del nuovo governo. Questa è la strada giusta per le pari opportunità e su questa strada bisogna andare avanti.

Poi per quanto riguarda le cose da fare non c'è dubbio che bisogna intervenire sulla burocrazia, la quale inceppa tutta la macchina sociale e lavorativa. Soprattutto quella burocrazia che blocca le imprese, il commercio che a noi ci costa trenta miliardi all'anno. Dando fiducia a chi decide di fare impresa. Occorerebbe investire sul fatto che abbiamo un'industria manufatturiera che è la seconda in Europa e un'industria agro-alimentare che dà un'immagine forte all'impresa italiana nel mondo e che in tanti ci invidiano.

Bisognerebbe continuare a far fare bene il proprio mestiere alle imprese, facendoglielo fare con passione. Sperando che ci sia l'impegno del commercio a fare bene ogni cosa, innovandosi e sperimentandosi con nuovi progetti. Perchè se per caso i mestieri e i lavori vengono fatti male e le imprese falliscono, è molto più grave del fatto di lasciare a casa migliaia di operai e lavoratori, ed è molto più grave di quanto si pensi. E' la stagnazione che l'Italia non può permettersi. Perchè saranno altri migliaia di posti di lavoro che svanirebbero.

Si pensi che mentre nell'impresa privata chi sbaglia paga e chi sbaglia torna a casa.
Sulla scena politica si può continuare a sbagliare e fare cose “orribili”, permettendo di stare lì anni e anni a persone che fanno di mestiere solo quello.
Quindi il grande tema è cambiare le persone nelle posizioni chiave sia del governo che dell'opposizione, poiché ci vogliono persone che non hanno partecipato a quei vent'anni di confusione politica. E soprattutto occorre cambiare linguaggio.
Perchè se una persona privata, un'impresa, un onesto cittadino, si sente dire da un politico, che è lì da trenta o vent'anni: “tu continua a fare il tuo mestiere con la tua impresa e stai zitto” vuol dire che questo linguaggio è sintomo di un'ambiente orribile e sbagliato e che bisogna cambiare.

di Giacomo Palumbo
@palgiac

mercoledì 12 febbraio 2014

"Colloqui privati decidono l'italia"

I temi importanti di oggi sono il contratto di coalizione, il rimpasto, la legge elettorale, l'Italicum, in fase di “costruzione”, ossia la settimana sarà fondamentale per le fortune del governo Letta-Alfano. E non è un tema politico a mio parere, quello per cui “il figliol prodigo Pierferdinando Casini ritorna, dopo interviste sprezzanti nei confronti di Silvio Berlusconi, dal padre-one”. Non troverete fatti o discussioni a riguardo.

Ciononostante e più importante, è l'anteprima sul Corriere della Sera del libro di Alan Friedman in cui si parla del ruolo avuto da Giorgio Napolitano nella successione tra Berlusconi e Mario Monti a Palazzo Chigi nell’autunno 2011, Forza Italia insorge e chiede a gran voce al capo dello Stato di dare “chiarificazioni e spiegazioni”.
In un’intervista al Tg1, l’ex premier Mario Monti conferma i contatti con il Quirinale: “Mi aveva fatto capire, dice Monti, che in caso di necessità dovevo essere disponibile. Ma è assurdo che venga considerato anomalo che un presidente della Repubblica si assicuri di capire se ci sia un’alternativa se si dovesse porre un problema”.
La denuncia al Quirinale di aver giocato un ruolo da “arbitro imparziale” nella caduta del governo Berlusconi sono rispedite al mittente dal diretto interessato che, in una lettera al Corriere della Sera, corregge le ricostruzioni di Friedman: “complotto? Solo fumo!” replica Napolitano. E in troppi dimenticano dice Napolitano, che la crisi finanziaria era cominciata ben prima dell’arrivo del primo, e che i due nomi sono usciti a larga maggioranza da regolari consultazioni al Quirinale per evitare al Paese il “precipitare a nuove elezioni anticipate”.

Una dura presa di posizione che ha spinto i forzisti a lasciare l'aula, durante il voto di “sfiducia” al presidente della Repubblica. La domande sorge spontanea: Napolitano è rimasto il presidente solo del PD? Pdexmenoelle come dice Grillo?
Alcuni ipotizzano un possibile asse con il Movimento 5 Stelle nella richiesta di impeachment al capo dello Stato in un futuro prossimo.

Futili invece gli imperativi del premier Enrico Letta che in una dura nota punta il dito sull'infruttuoso tentativo in corso da tempo da parte del M5S di delegittimare il ruolo di garanzia della presidenza della Repubblica. Egli si sofferma a ricordare come il capo dello Stato “agì nell’interesse esclusivo degli italiani”.

Tema però molto più importante è il “Colloquio” privato che si sviluppa nelle camere segrete dei partiti, degli hotel, delle ville, delle reggie, delle case ricche, tra esponenti importanti delle istituzioni.
Perchè il colloquio tra potenti, o delegati dei partiti sono considerati importanti? Sono ancora necessari? Come si dovrebbe spiegare agli italiani il fatto che il Parlamento non serve più per deliberare? Per dibattere?

Sono i colloqui e appunto il colloquio durante il quale anche il tema della squadra di governo sarà affrontato. Nel frattempo il segretario del Pd Matteo Renzi insiste nel pressing su Palazzo Chigi chiedendo un cambio di passo e chiudendo al contempo all’ipotesi di staffetta. Andare al governo? “Ma chi ce lo fa fare?”, replica ad “Agorà” (programma tv di Rai3) che chiede infatti se non intenda salire al comando della macchina governativa.

Mi chiedo e ci chiediamo qual'è stato il tema “vero e reale” comunque, oggetto dell’incontro tra il Colle e Renzi? Quale parte e a quale gioco delle parti sta partecipando Renzi?
A questo punto, dopo settimane di freddo intenso e di incomprensioni reciproche, la corsa al migliore tra Enrico Letta e Matteo Renzi è formalmente servita. Il segretario Pd, accogliendo la pretesa della minoranza di fare chiarezza, fissa per spiegare al PD, e forse anche al paese, nella direzione del 20 febbraio 2014 le sorti del governo.


Dopo aver parlato con il capo dello Stato, annuncia lo stesso presidente del Consiglio Letta da Sochi, dov’è volato per l’inaugurazione delle Olimpiadi invernali, che tirerà fuori dal cassetto il nuovo programma per rilanciare l’esecutivo, dicendo che piacerà a tutti i partiti.
La domanda sorge spontanea: e agli italiani piacerà il “programma del governo” non leggittimamente votato dal popolo?

di Giacomo Palumbo
@palgiac

martedì 7 gennaio 2014

Rimpasto di governo alla vecchia politica?

“E’ importante che l’Italia continui a essere governata nel 2014. L’Europa ci guarda ed è diffusa, tra gli italiani, la domanda di risposte ai loro scottanti problemi piuttosto che l’aspettativa di nuove elezioni anticipate dall’esito più che dubbio”, ammonisce il capo dello Stato Giorgio Napolitano che confida nelle nuove generazioni. Sia la precedente formazione di governo sia quella attuale, osserva, sulla legge elettorale hanno “pestato l’acqua nel mortaio”. E’ una strigliata al governo e al Parlamento quello di Giorgio Napolitano.

A inizio legislatura l'impegno del governo Letta-Alfano era di arrivare entro l’anno all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Il governo accelera così approvando un decreto che dà ai cittadini la scelta di destinare il 2x1000 dell’Irpef a un partito a partire dal 2017, così la vita delle forze politiche dipenderà soltanto dalle erogazioni dei privati, anche attraverso la destinazione ad esse del 2 per mille fra tre anni.
E già nel 2014 rende effettivo il nuovo sistema, che prevede anche controlli rafforzati, per evitare nuovi casi “Batman”. “Promessa mantenuta”, annuncia, di primo mattino, via twitter, il premier Enrico Letta. La risposta di Beppe Grillo, primo “destinatario politico” della decisione del governo, arriva, sempre su twitter, quando è ancora in corso il consiglio dei ministri: “Basta con le chiacchiere, Letta restituisci i 45 milioni di rimborsi del Pd. Fatti non pugnette”. La decisione non soddisfa affatto Beppe Grillo, che della rinuncia ai rimborsi elettorali ha fatto il suo cavallo di battaglia, togliendo i rimborsi ai parlamentari M5S.
“Per rinunciare ai finanziamenti pubblici - attacca il comico genovese - è sufficiente non prenderli, il decreto legge di Letta è l’ennesima presa per il culo.”

All'incirca 23,2 miliardi di euro è l’ammontare della spesa pubblica per i costi della politica: centrale e periferica. Che tradotti in cifre pro capite, fanno 757 euro annui a carico di ogni contribuente. A fare le pulci nei bilanci dello Stato è uno studio della Uil, che suggerisce di tagliare fino a “sette miliardi” per abbassare le tasse sul lavoro e sulle pensioni. “Ci sono più di un milione e centomila persone che vivono di politica, quasi il 5% della forza lavoro”, dichiara il segretario generale della Uil, Angeletti, chiedendo un abbattimento dei costi anche attraverso “una riforma della Costituzione”.

I “buoni” propositi dell'esecutivo rimbalzano le critiche dell’opposizione e anche gli alleati di governo prendono le distanze. Il governo di Enrico Letta è ancora sotto tiro per l'epilogo un po’ pastrocchio sui decreti e sulle leggi di fine anno. Specialmente il Pd di Matteo Renzi non ci sta a finire nel mirino delle accuse sulla gestione delle disposizioni in Parlamento e si svincola. Certo che non fa neanche in tempo a dire un Chi? Che aggancia le dimissioni di Fassina, in un momento secondo la scienza politica italiana di altissima tensione. E Renzi: “Continuiamo a evocare la parola crisi, ha affermato Renzi citando De Rita Giuseppe alla cerimonia di inaugurazione di Pitti Uomo di Firenze, per giustificare lo status quo. La classe politica e la classe dirigente continuano a parlare della crisi per giustificare la propria permanenza, perchè la parola crisi legittima di fatto quel gruppo dirigente”.

Così Enrico Letta è pronto a considerare nuove scelte sul nuovo patto programmatico ma sembra tenere il punto sulle modalità cioè il problema, argomentano i suoi, non è tanto la squadra, quindi il rimpasto, ma la definizione del contratto di coalizione.
E anche Scelta Civica lancia i suoi ultimatum su programma e rimpasto: “Riteniamo di dover essere rappresentati in Consiglio dei ministri” annuncia il segretario Stefania Giannini.
Lo scontro sul rimpasto di governo, posta sia dai montiani sia dai renziani, rischia di ritorcersi contro gli stessi partiti che la pretendono. La stessa richiesta di rimpasto azzarda infatti di risuonare come una vecchia pratica di Palazzo e pertanto non viene ostentanta più di tanto.
I temi su cui si parla tanto sono quelli indicati dal presidente del Consiglio tra i quali in primis, la riforma elettorale e il piano sul lavoro. La prima da risolvere in Parlamento, la seconda dall’esecutivo.
Sul primo dilemma Brunetta afferma: “noi lavoreremo alla luce del sole, senza tattiche, senza spiazzamenti, per fare presto, perchè su questo con Renzi siamo assolutamente d'accordo.” Sul secondo tema invece Maurizio Lupi afferma su un tweet: “rimpasto di governo? Trovo sia un grave errore aver aperto questo tema che ci riporta alla vecchia politica. Le nostre priorità per il Paese sono crescita, imprese, categorie e soprattutto famiglia. Non arretreremo di un millimetro.”

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