Nonostante il fallimento di Heisenberg, la notizia dei suoi esperimenti arrivò in Svizzera e da lì agli Stati Uniti. L’enfasi che caratterizzò queste comunicazioni fu tanto esagerata che negli USA si pensò che Heisenberg aveva ottenuto la prima esplosione nucleare, cosa che determinò una decisa accelerazione verso un progetto di fabbricazione della bomba da parte degli Stati Uniti.
A fronte di queste reazioni, ci fu tra gli scienziati una netta presa di coscienza del pericolo a cui si andava incontro. Il 12 luglio 1939 i fisici Szilard e Wigner si recarono da Einstein per comunicargli lo stato dell’arte in merito alle conoscenze relative alla fissione e alla possibilità quanto meno teorica di realizzare un ordigno nucleare. Einstein era a digiuno di fisica nucleare, ma era in buoni rapporti con i reali del Belgio, di cui il Congo ricco di miniere di uranio era una colonia.
La sua voce sarebbe stata ascoltata e i reali del Belgio avrebbero capito la reale importanza sullo scenario di guerra dei giacimenti di cui erano i controllori. Szilard accompagnato da Teller, tornò da Einstein il 2 agosto per convincerlo ad inviare una lettera al presidente Roosevelt, in cui venivano espressi i timori relativi alla bomba. Fu il primo passo verso una presa di consapevolezza da parte dell’amministrazione americana che era ormai necessario affrontare la questione.
Nell’agosto del 1939 fu recapitata una lettera alla casa bianca. Il messaggio era chiaro: la Germania nazista stava facendo studi sulla fissione nucleare per la costruzione della bomba atomica e suggeriva che gli Stati Uniti avrebbero dovuto iniziare lo stesso percorso di ricerca. Stimolato dalla lettera, Roosevelt dette via a un serie di iniziative che culminarono poi con il Progetto Manhattan.
Tale lettera fu scritta quasi interamente da Leó Szilárd, fisico e scrittore ungherese, con il consulto di altri due colleghi e fu firmata dalla massima autorità scientifica dell'epoca: Albert Einstein. Nonostante ciò egli non prese mai parte al progetto della bomba e, secondo lo scienziato e attivista statunitense Linus Pauling, lo scienziato si pentì di aver firmato la lettera.
Non si pentì invece di firmare un appello al Presidente Truman, che aveva succeduto Roosevelt, dove condannava l’uso dell'arma atomica. Dopo essere stato ignorato e dopo la distruzione delle città di Hiroshima e Nagasaki, Einstein scrisse “si è conquistata la vittoria, non la pace.”

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