Franco Battiato (1945-2021) non è stato solo uno dei più grandi cantautori e musicisti italiani, un artista capace di attraversare generi e sperimentare audacemente, dal pop d'autore alla musica classica, dall'opera al rock progressivo. Battiato è stato, prima di tutto, un ricercatore instancabile dell'Assoluto, un esploratore delle profondità dell'animo umano e dei misteri dell'esistenza. Ed è proprio in questa ricerca che emerge, prepotente e trasformativa, la figura di George Ivanovich Gurdjieff e il suo sistema di sviluppo interiore, noto come la Quarta Via. La connessione tra Battiato e Gurdjieff non è un semplice accostamento intellettuale o una fugace ispirazione; è stata una vera e propria colonna vertebrale del suo percorso artistico e personale, una lente attraverso cui ha filtrato il mondo e ha plasmato la sua visione. Per comprendere appieno la profondità del genio di Battiato, è indispensabile immergersi nel cuore di questo legame esoterico.
Un Viaggio Interiore:
L'incontro con Gurdjieff e la Quarta Via
Nato a Ionia (oggi Riposto), in Sicilia, Battiato si affacciò al mondo della musica con un'iniziale fase pop, per poi evolvere verso la sperimentazione sonora negli anni '70, spesso anticipando tendenze e creando sonorità uniche. Tuttavia, fu negli anni '80, in pieno successo commerciale con album come "La Voce del Padrone", che la sua ricerca spirituale si intensificò e venne alla luce un'influenza sempre più marcata: quella della Quarta Via. Battiato stesso ha rivelato di aver frequentato per ben sette anni una scuola gurdjieffiana in Italia. Il suo maestro fu Henri Thomasson (1912-1997), un allievo diretto di Gurdjieff, figura fondamentale per la diffusione degli insegnamenti della Quarta Via nel nostro Paese. Questa esperienza non fu superficiale; fu un periodo di intenso "lavoro su di sé", di studio e di pratica, che permise a Battiato di assimilare profondamente i concetti gurdjieffiani, trasformandoli in linfa vitale per la sua espressione artistica. La Quarta Via è un sistema di conoscenza e sviluppo della coscienza che Gurdjieff ha sintetizzato da antiche tradizioni spirituali orientali ed occidentali. A differenza delle vie "emozionali" (del monaco), "intellettuali" (dello yogi) o del "corpo fisico" (del fachiro), la Quarta Via è pensata per l'uomo moderno, che vive nel mondo e non si isola. Si basa sull'osservazione di sé, sul ricordo di sé e sulla comprensione delle leggi che governano l'essere umano e l'universo, con l'obiettivo di superare il "sonno della coscienza" e raggiungere uno stato di risveglio e consapevolezza.
Le Risonanze Gurdjieffiane negli Album e nelle Canzoni
L'influenza di Gurdjieff è percepibile in quasi tutta la produzione di Battiato, ma in alcuni brani e album emerge in modo particolarmente evidente, quasi come una dichiarazione programmatica:
- "Centro di gravità permanente" (dall'album La Voce del Padrone, 1982): Questo è il riferimento più famoso e iconico. Il "centro di gravità permanente" è un concetto chiave della Quarta Via. Non si tratta di stabilità emotiva o di un punto fisso nella vita, ma di un centro interiore di consapevolezza e volontà che l'individuo deve costruire attraverso il lavoro su di sé. È ciò che permette all'Uomo Numero 4 (l'uomo cosciente e sveglio, in contrasto con gli uomini 1, 2 e 3 che vivono meccanicamente) di non essere in balia delle influenze esterne, delle mode o delle proprie reazioni automatiche. Battiato aspirava a questa stabilità, e la sua musica ne divenne un veicolo.
- "La Voce del Padrone" (titolo dell'album): Questo titolo stesso è stato spesso interpretato come un richiamo alla metafora gurdjieffiana della carrozza. In questa metafora, il corpo è la carrozza, le emozioni sono il cavallo, l'intelletto è il cocchiere e la coscienza superiore (il vero Sé, il Sé essenziale) è il "padrone" che dovrebbe dare le direttive. L'obiettivo del lavoro è permettere al cocchiere di ascoltare la voce del padrone, per non essere più in balia degli impulsi del cavallo o della casualità del percorso.
- "Le sacre sinfonie del tempo" (da Come un cammello in una grondaia, 1991): Il verso "le insidie di energie lunari" è un altro riferimento diretto alla cosmologia gurdjieffiana. Gurdjieff insegnava che la luna è un corpo cosmico che si nutre delle energie biologiche terrestri, e che gli esseri umani, se non sono coscienti e non "lavorano" su di sé, rischiano di disperdere le proprie energie vitali, divenendo "cibo" per la luna. Il lavoro sulla consapevolezza è un modo per "sfuggire" a questa influenza meccanica.
- "Egitto prima delle sabbie" (album strumentale, 1978): Il titolo di questo album è un altro riferimento diretto a un concetto gurdjieffiano specifico, ovvero la conoscenza esoterica dell'antico Egitto prima della desertificazione, un'antica scuola che Gurdjieff definisce "cristiana", anche se prima della nascita di Cristo.
- "L'Ottava" (nome della casa editrice): Il termine "Ottava" si riferisce alla "Legge dell'Ottava" (o Legge del Sette), un principio cosmico fondamentale negli insegnamenti di Gurdjieff, che spiega i processi di sviluppo e involuzione attraverso sette tappe con due intervalli. Battiato ha utilizzato questo termine più volte, dimostrando una familiarità profonda con la terminologia e i concetti gurdjieffiani.
- Temi generali: La costante ricerca di liberazione dalle illusioni, il superamento delle paure e delle "identificazioni" (il processo di identificarsi completamente con pensieri, emozioni, ruoli sociali, perdendo la propria obiettività), la necessità di risvegliarsi dal "sonno" dell'esistenza ordinaria, sono fili conduttori che attraversano l'intera discografia di Battiato e che sono il cuore pulsante della Quarta Via.
Le Danze Sacre di Gurdjieff:
Il Corpo come Via per la Coscienza
Un aspetto cruciale della pratica gurdjieffiana di Battiato è stata la frequentazione delle Danze Sacre di Gurdjieff, note anche come "Movimenti". Queste danze non sono semplici espressioni artistiche, ma esercizi psicofisici rigorosi che mirano a sviluppare l'attenzione, la presenza mentale, la coordinazione tra corpo e mente, e l'armonizzazione dei diversi "centri" dell'essere (intellettuale, emozionale, motorio). Battiato, nel corso dei suoi sette anni di studio con Henri Thomasson, ha certamente praticato assiduamente queste danze. Esse rappresentano una via "attiva" al risveglio, un modo per superare gli automatismi del corpo e della mente attraverso movimenti precisi e spesso complessi, che richiedono una profonda concentrazione e un "ricordo di sé" costante. La pratica delle Danze Sacre aiuta a "rompere" le abitudini meccaniche e a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé nel momento presente. L'eco di questa pratica si ritrova, ad esempio, in brani come "Voglio vederti danzare", dove Battiato esprime un desiderio per una danza che non sia solo intrattenimento, ma espressione di un'anima profonda, di un anelito spirituale che si manifesta nel movimento del corpo, richiamando anche altre tradizioni mistiche come le danze sufi.
L'Ottava:
La Casa Editrice che Aprì le Porte a Gurdjieff in Italia
L'impegno di Battiato nella diffusione degli insegnamenti di Gurdjieff non si limitò alla musica. Nel 1985, insieme all'amico e collaboratore Francesco Messina, fondò la casa editrice L'Ottava. Questo progetto editoriale fu un atto di grande importanza culturale e spirituale, poiché si propose di pubblicare testi di filosofia, esoterismo e misticismo, molti dei quali inediti o poco conosciuti in Italia. L'Ottava giocò un ruolo fondamentale nel rendere accessibili al pubblico italiano le opere scritte direttamente da Gurdjieff. Sebbene alcune traduzioni di allievi di Gurdjieff (come Ouspensky) fossero già presenti (ad esempio, "Frammenti di un insegnamento sconosciuto" fu pubblicato da Astrolabio nel 1976), L'Ottava fu tra le prime e più influenti a curare la pubblicazione dei testi di Gurdjieff stesso. Tra le opere pubblicate da L'Ottava figurano:
- "Vedute sul mondo reale. Gurdjieff parla ai suoi allievi" (1985)
- "Racconti di Belzebù al suo piccolo nipote – Vol I" (1988)
- "Racconti di Belzebù al suo piccolo nipote – Vol. II" (1990)
Attraverso L'Ottava, Battiato non solo dimostrò la sua profonda devozione agli insegnamenti, ma contribuì attivamente a creare un ponte culturale, permettendo a un pubblico più vasto di avvicinarsi direttamente alle parole del Maestro. Fu un atto di divulgazione coraggioso, in un'epoca in cui certi argomenti erano ancora considerati di nicchia o marginali.
Le Dichiarazioni di Battiato su Gurdjieff e la Quarta Via
Nelle sue rare ma significative interviste e riflessioni, Battiato non ha mai nascosto l'impatto trasformativo degli insegnamenti gurdjieffiani sulla sua vita. Ecco alcune delle sue dichiarazioni più esplicite e illuminanti:
- "Per sette anni ho frequentato una scuola gurdjieffiana in Italia, con Henri Thomasson. Quella è stata la mia più grande scuola. Lì ho capito che l'uomo non è quello che crede di essere. È un automa." Questa affermazione sottolinea la natura fondamentale del risveglio gurdjieffiano: la consapevolezza della propria meccanicità.
- "Gurdjieff mi ha dato gli strumenti per capire come funziona l'essere umano, come si muovono le energie, come si può tentare di uscire dal sonno." Qui Battiato evidenzia la praticità degli insegnamenti, non una teoria astratta, ma un manuale per la comprensione e l'evoluzione interiore.
- "Se uno vive identificato con tutto quello che gli succede, è una marionetta. Non c'è libertà, non c'è scelta. La Quarta Via ti insegna a distaccarti, a osservare, a non identificarti." Un'affermazione chiara sulla necessità di superare l'identificazione, l'ostacolo principale alla libertà interiore.
- "Le mie canzoni sono come dei semi. Se uno li innaffia, possono fiorire. Alcuni capiscono, altri no. Non è importante che tutti capiscano tutto." Questa metafora svela il suo intento di inserire significati profondi e stratificati nei testi, destinati a risuonare con chi era pronto per una ricerca più profonda.
- "Senza un maestro, senza un gruppo, è molto difficile fare certi percorsi. Si rischia di perdersi." Riconoscimento esplicito del valore della "scuola" nella Quarta Via, un insegnamento che non può essere appreso solo sui libri ma richiede una trasmissione vivente.
Queste parole non sono quelle di un semplice ammiratore, ma di un allievo devoto che ha integrato gli insegnamenti nella sua stessa fibra, trasformandoli in un motore di conoscenza e creazione.
L'Eredità della Scuola di Thomasson Oggi:
Continuità e Dispersione
Come si chiama oggi e dove si trova la scuola di Quarta Via che frequentò Battiato? La scuola di Henri Thomasson, intesa come l'organizzazione diretta sotto la sua guida personale, ha cessato di esistere con la sua morte nel 1997. Tuttavia, l'eredità del suo insegnamento e la linea di trasmissione della Quarta Via di Gurdjieff continuano ad essere attive in Italia attraverso diversi gruppi e associazioni. Molti degli allievi diretti di Thomasson e delle generazioni successive hanno continuato il "lavoro" e hanno fondato o partecipato a centri di studio e pratica della Quarta Via. Non esiste un'unica "scuola ufficiale" che abbia ereditato in toto il nome o la struttura originale di Thomasson, ma piuttosto una costellazione di gruppi indipendenti che mantengono vivo l'insegnamento, spesso in diverse città italiane, con una concentrazione probabile nell'area milanese dove Thomasson operava maggiormente. Per chi fosse interessato, la ricerca di "gruppi Gurdjieff Italia", "Associazioni Quarta Via" o "pratica Danze Sacre Gurdjieff" online può portare a trovare centri e incontri che continuano questa tradizione, spesso con un riferimento implicito o esplicito alla linea di trasmissione di Thomasson o di altri allievi diretti di Gurdjieff. È fondamentale, per chi si avvicina, verificare l'autenticità e la serietà dei gruppi, poiché il mondo della spiritualità è vasto e non sempre trasparente.
Il Rischio della Commercializzazione:
L'Immagine di Battiato Oggi
Tragicamente, dopo la sua scomparsa nel maggio 2021, la figura di Franco Battiato è diventata, forse inevitabilmente, un faro per il mondo della spiritualità e della crescita personale. Se da un lato ciò testimonia l'immensa portata del suo messaggio, dall'altro ha aperto la porta a un fenomeno di sfruttamento della sua immagine per scopi commerciali. Oggi è estremamente comune imbattersi in pubblicità di:
- Corsi di crescita personale e consapevolezza che citano Battiato come ispiratore o testimonial.
- Laboratori di Danze Sacre di Gurdjieff che usano la sua figura per attrarre partecipanti.
- Percorsi di meditazione, yoga o filosofie orientali che si richiamano ai suoi testi o alla sua ricerca.
- Conferenze, seminari e workshop che promettono di "svelare i segreti" dietro le sue canzoni o la sua spiritualità.
Questo fenomeno, se da un lato può portare nuove persone ad avvicinarsi a temi importanti, dall'altro presenta seri rischi:
- Semplificazione e banalizzazione: I complessi e rigorosi insegnamenti della Quarta Via o di altre tradizioni esoteriche, che richiedono anni di dedizione e un profondo lavoro interiore, rischiano di essere ridotti a slogan accattivanti o a "pillole" di benessere vendute a caro prezzo.
- Marketing opportunistico: La figura di Battiato, così riconosciuta e amata, diventa un potente "brand" che conferisce credibilità immediata a qualsiasi iniziativa, spesso senza una reale affinità con lo spirito autentico della sua ricerca.
- Contraddizione con il messaggio: Battiato invitava alla ricerca personale, al discernimento e al superamento dell'illusione. Utilizzare la sua immagine per promuovere percorsi che promettono soluzioni facili o rivelazioni istantanee può essere una beffa al suo stesso insegnamento, che predicava un "lavoro" costante e spesso arduo.
- Assenza di supervisione: Non potendo più esprimersi, Battiato non può prendere le distanze da usi impropri della sua figura, lasciando il campo libero a interpretazioni e utilizzi che potrebbero non riflettere la sua vera visione.
L'Eterno Ricercatore
Franco Battiato è stato un ponte tra il visibile e l'invisibile, tra il suono e il silenzio interiore. La sua connessione con Gurdjieff e la Quarta Via non è un dettaglio biografico, ma la chiave di volta per comprendere la profondità e la lungimiranza della sua arte. Egli non si limitò a cantare di spiritualità, ma la incarnò, diventando egli stesso un testimone vivente di un percorso di risveglio. Oggi, mentre la sua immagine viene talvolta sfruttata in un mercato della spiritualità sempre più vorace, resta fondamentale recuperare il rigore e la sincerità della sua ricerca. Il suo lascito più grande non sono solo le canzoni o le dichiarazioni, ma l'invito pressante a intraprendere un proprio "lavoro su di sé", a cercare il proprio "centro di gravità permanente" e a non smettere mai di porsi domande, con l'umiltà e la curiosità di un eterno ricercatore. La sua musica continua a essere una bussola per coloro che, come lui, non si accontentano della superficie e osano guardare "oltre la siepe".
L'Enneagramma Distorto: Perché i Tipi di Personalità Tradiscono l'Insegnamento Autentico di Gurdjieff
L'Enneagramma è un simbolo che negli ultimi decenni ha guadagnato una notevole popolarità, spesso presentato come uno strumento per la classificazione dei tipi di personalità. Tuttavia, questa interpretazione, largamente diffusa da figure come Oscar Ichazo e Claudio Naranjo e i loro seguaci, rappresenta una profonda deviazione dall'insegnamento originale di Georges I. Gurdjieff. È fondamentale comprendere che l'Enneagramma, nella sua essenza, non ha mai avuto lo scopo di definire "tipi di personalità" e che tale applicazione non solo travisa il suo significato profondo, ma ostacola anche il vero percorso di sviluppo interiore delineato da Gurdjieff.
L'Enneagramma di Gurdjieff:
Un Geroglifico Universale, Non una Tipologia Comportamentale
Per afferrare la vera portata dell'Enneagramma, è indispensabile tornare alla fonte: Georges I. Gurdjieff. Ciò che troppo spesso viene omesso nel dibattito moderno è che l'Enneagramma di Gurdjieff è, anzitutto, un geroglifico universale. Non è un mero diagramma psicologico, ma un simbolo che incarna principi cosmici di portata incommensurabile. L'Enneagramma esprime la vittoria di Dio su Heropass, il Tempo, una cosa che da sola dovrebbe farci riflettere sulla sua natura cosmica. Il simbolo, attraverso l'unione della legge del tre e della legge del sette, incarna l'unico moto perpetuo possibile in un universo dove ogni concentrazione di materia/energia è soggetta all'aumento dell'entropia. Le modifiche delle due leggi fondamentali operate da Dio per impedire la contrazione del Sole Assoluto rendono il Sole Assoluto stesso il primo e fondamentale Enneagramma dell'Universo. Questo ci porta a una comprensione cruciale: l'Enneagramma è uno schema dinamico della struttura interna di ogni cosa esistente, mostrando la struttura dinamica di ogni Cosmo e le relazioni precise che un Cosmo stabilisce con altri Cosmi attraverso gli intervalli del triangolo interno, o punti di entrata delle forze esterne, affinché la legge dell'ottava possa realizzarsi senza deviazioni o arresti.
Il Concetto di "Cosmo" e la Natura Caotica della Personalità Umana
Il termine "Cosmo", nel contesto dell'insegnamento di Gurdjieff, indica una relazione interdipendente e armonica tra varie parti che costituiscono un tutto unico. L'Armonia è determinata dalla legge delle proporzioni tra le varie parti costituenti un'unità, proporzioni di natura matematica stabilite dalla legge dell'ottava. Un Cosmo, quindi, è uno stato di ordine. Il suo contrario è il Caos, un insieme di parti sconnesse tra loro, senza possibilità di armonia, e senza la capacità di formare un tutto unico. Ed è qui che si manifesta la prima e più lampante discrepanza con la teoria degli enneatipi di personalità: la Personalità umana corrisponde esattamente a questa descrizione del Caos. Come riporta Ouspensky nel suo celebre libro "Frammenti di un insegnamento sconosciuto", Gurdjieff paragona la personalità umana allo stato delle polveri metalliche in un alambicco. Quando l'alambicco viene scosso, ovvero in presenza di forze esterne, le polveri si rimescolano in una nuova combinazione caotica. Queste combinazioni, essendo puro caos, possono formare infinite configurazioni. Ciò significa che la personalità non può mai formare Tipi Umani ben definiti, perché non è un Cosmo, ossia un insieme di "io" che stabiliscono relazioni armoniche tra loro fondate sulla matematica della legge dell'ottava. Se sull'Enneagramma possiamo collocare solo ciò che è un Cosmo – una galassia, un sistema solare, una stella, un pianeta, un essere tricerebrale, un animale, una pianta, una particella, un atomo, Dio stesso – allora è evidente che la personalità, in quanto manifestazione del Caos, non può e non dev'essere collocata su questo simbolo sacro.
Tipi di Essenza vs. Tipi di Personalità: Una Distinzione Cruciale
Nell'essere umano, ciò che può essere collocato sull'Enneagramma sono solo i Tipi di Essenza, mai di Personalità. Gurdjieff distingue chiaramente tra "Tipi di Eventi" – le manifestazioni esteriori e caotiche della Personalità – e "Tipi di Essenza" – qualcosa di completamente diverso e interiore. La personalità, per sua stessa natura, non può mai essere un Cosmo e, di conseguenza, non può mai formare dei "Tipi" in senso gurdjieffiano. Questa distorsione dell'Enneagramma, ovvero il suo sradicamento dal contesto dell'insegnamento autentico di Gurdjieff per essere applicato ai tipi di personalità, è il risultato di un processo psichico che Gurdjieff chiamerebbe "elucubrazione automatica". È un'immaginazione basata su associazioni meccaniche e casuali, determinate dai contenuti già registrati nei centri inferiori di chi ha elaborato queste teorie fuorvianti.
Le Conseguenze Dannose della Distorsione:
Aspetti Teorici e Pratici
L'appropriazione e lo snaturamento dell'Enneagramma presentano due aspetti controproducenti per un vero sviluppo interiore: uno di natura teorica e uno, ben più pericoloso, di natura pratica.
L'aspetto teorico è già stato ampiamente delineato: l'Enneagramma della Personalità è un errore notevole che viola principi fondamentali dell'insegnamento di Gurdjieff, minando la comprensione della natura del simbolo stesso, del concetto di Cosmo e della distinzione tra Essenza e Personalità.
L'aspetto pratico, tuttavia, subisce il danno maggiore. Assumere queste tipologie immaginarie di personalità, identificandosi con esse come se fossero modelli reali, rende impossibile discernere sperimentalmente la propria Essenza dalla Personalità. Questo è un punto cruciale nella pratica della Quarta Via, senza il quale nessun progresso è possibile fin dall'inizio.
Il discernimento tra Essenza e Personalità, tra verità e menzogna in sé, tra ciò che ci appartiene davvero e ciò che abbiamo acquisito dall'esterno, è la pietra angolare del lavoro su di sé. Se ci si identifica con modelli fittizi di personalità, si sacrifica proprio quella capacità di discernimento che è già di per sé difficile da sviluppare.
La Vera Natura dei Tipi Umani:
I Tipi di Essenza e il Pensiero per Forme
Gurdjieff stesso chiarisce che i veri tipi umani, i Tipi di Essenza, sono creati dalle configurazioni delle influenze planetarie, conformemente ai centri di gravità stabiliti dalla legge del sette. Essi costituiscono la base della vera Astrologia, ma, ed è un punto fondamentale, non possono essere espressi e classificati secondo il linguaggio ordinario delle parole. Nel nostro stato ordinario di uomini meccanici, la Personalità è attiva e l'Essenza è passiva. Questo significa che l'Essenza è subconscia e la Personalità opera in uno stato di "conscio fittizio". Tutto il nostro linguaggio ordinario, i nostri concetti e le nostre classificazioni, hanno origine dalla Personalità e si fondano su quello che Gurdjieff definisce "pensare mentale". L'Essenza, invece, in quanto subconscia, può essere espressa e conosciuta solo nell'ambito del "pensare per forme". Se un individuo adotta la teoria immaginaria degli enneatipi di personalità e si identifica con questi modelli fittizi, si preclude non solo una conoscenza teorica esatta dell'insegnamento di Gurdjieff relativa all'Enneagramma e ai tipi di essenza, ma si pone anche in una situazione psichica interiore che rende impossibile realizzare il discernimento tra Essenza e Personalità. Questo discernimento può avvenire solo attraverso un'esperienza che non è solo mentale, ma che coinvolge tutti i centri, un'esperienza diretta e personale che trascende il linguaggio, i concetti e le classificazioni soggettive a cui siamo stati abituati da un'educazione scorretta. Questa "normalità" che ci viene imposta è in realtà uno stato di pazzia legalizzato e accettato, una "pazzia standard" che si presenta con l'illusione di essere "sanità mentale". È su queste basi che si forma e si sviluppa l'immaginazione di sé, ovvero l'identificazione totale con identità fittizie e immaginarie.
La Fallacia di Ichazo, Naranjo e dei Loro Seguaci
Le teorie di Oscar Ichazo, Claudio Naranjo e di coloro che, basandosi su di essi, hanno sviluppato il discorso sui tipi di personalità dell'Enneagramma, si fondano su un'ignoranza o una deliberata distorsione dei principi fondamentali di Gurdjieff. Essi hanno preso un simbolo profondamente cosmico e spirituale, lo hanno privato del suo contesto originario e lo hanno ridotto a uno strumento di categorizzazione psicologica, peraltro basato su concetti che Gurdjieff stesso avrebbe definito "errati" e "illusori" se applicati alla personalità. Questi approcci non solo non portano a una reale comprensione di sé, ma rinforzano l'identificazione con la personalità e le sue infinite e mutevoli combinazioni. Invece di guidare l'individuo verso il discernimento dell'Essenza, lo intrappolano ulteriormente nel labirinto degli "io" fittizi, impedendo di fatto qualsiasi progresso autentico sulla Quarta Via.
Gurdjieff: Esercizi Mentali e Psicologici
Gli esercizi interiori che Gurdjieff assegnava ai suoi studenti coinvolgevano tutti gli aspetti del funzionamento e dell'esperienza umana: fisica, emotiva, mentale e spirituale. In molti casi gli esercizi combinavano più di una modalità per creare un'influenza olistica che raggiungeva il nucleo della vera individualità, o "vero io" di ogni studente. Gli esercizi mentali e psicologici erano destinati principalmente al lavoro sui centri intellettuali ed emozionali; gli esercizi più spirituali erano destinati ai centri superiori. Alcuni degli esercizi psicologici erano progettati per coltivare consapevolmente le risorse mentali degli allievi aumentando l'acutezza, la portata e la flessibilità della mente. Al Prieuré, agli studenti venivano assegnati vari compiti mentali, tra cui memorizzare parole tibetane, il codice Morse e persino l'originale scrittura di Gurdjieff che adornava la Study House nel parco. Tcheslaw Tchekhovitch fornisce una descrizione di alcuni degli esercizi in "Gurdjieff: A Master in Life":
"La mattina, dopo colazione, ci dirigevamo al lavoro che ci era stato assegnato. Ogni giorno ci veniva assegnato un esercizio interiore il cui scopo era aiutarci a raggiungere un livello di coscienza superiore. Questi esercizi richiedevano un rapporto più equilibrato tra le tre funzioni principali: fisica, emotiva e intellettuale. Gli esercizi venivano cambiati di continuo, provenendo da un repertorio apparentemente infinito, e potevano essere molto complessi. Una volta ci è stato chiesto di svolgere operazioni aritmetiche utilizzando, al posto dei numeri, sedici nomi femminili. Invece di dire che 16 meno 12 fa 4, ad esempio, dovevamo dire Nina meno Adèle fa Marie. I nomi femminili potevano essere sostituiti anche da colori, titoli di opere, vari oggetti, gesti o altro. Era interessante vedere che il tempo poteva sembrare molto lungo quando i nostri sforzi rimanevano meccanici o molto breve quando la nostra attenzione e presenza diventavano libere. In generale, eravamo messi a dura prova, ma la ricompensa valeva lo sforzo. Tutte queste acrobazie mentali favorivano un alto livello di concentrazione, il cui risultato finale era la liberazione di un'attenzione indipendente, non più soggetta a ciò che il signor Gurdjieff chiamava "meccanismi associativi".
Gli esercizi psicologici erano una delle prime caratteristiche del lavoro interiore di Gurdjieff. Nella fase russa del suo insegnamento, diede ai membri del suo gruppo di Mosca un esercizio molto unico ma impegnativo: raccontare la storia della loro vita.
Gurdjieff disse:
"Per conoscere il proprio tipo è necessario un buon studio della propria vita, della propria vita intera fin dall'inizio; si deve sapere come e perché le cose sono accadute. Voglio darvi un compito. Sarà un compito generale e individuale allo stesso tempo. Lasciate che ognuno di voi nel gruppo racconti la propria vita. Tutto deve essere raccontato in dettaglio senza abbellimenti e senza sopprimere nulla. Sottolineare le cose principali ed essenziali senza soffermarsi su inezie o dettagli. Dovete essere sinceri e non aver paura che gli altri prendano qualcosa nel modo sbagliato, perché tutti sono nella stessa posizione; ognuno deve spogliarsi; ognuno deve mostrarsi per quello che è. Questo compito vi mostrerà ancora una volta perché nulla deve essere portato fuori dai gruppi. Nessuno oserebbe parlare se pensasse o sospettasse che ciò che dice nel gruppo verrebbe raccontato fuori".
Tuttavia, il compito di "raccontare la propria vita" si è rivelato molto più difficile di quanto sembrasse a prima vista. P. D. Ouspensky descrive i suoi vani tentativi di trasmettere agli altri la propria storia di vita:
"Quasi immediatamente ho sentito la certezza che c'erano molte cose che non avevo alcuna intenzione di raccontare. Qualcosa in me ha registrato una protesta così veemente contro il compito che non ho nemmeno tentato di lottare e nel parlare di certi periodi della mia vita ho cercato di dare solo l'idea generale e il significato dei fatti che non volevo raccontare. A questo proposito ho notato che la mia voce e le mie intonazioni cambiavano quando parlavo in questo modo".
In seguito, Gurdjieff ha parlato dell'incapacità di uno qualsiasi dei membri del gruppo di portare a termine il compito. Sebbene apparentemente sinceri e motivati a raccontare la storia della loro vita, non erano in grado di essere veramente onesti e franchi e, cosa ancora più importante, mancavano di una vera conoscenza di sé:
“Non capite cosa voglia dire essere sinceri,” disse G. “Siete così abituati a mentire sia a voi stessi che agli altri che non riuscite a trovare né parole né pensieri quando volete dire la verità. Dire la verità totale su se stessi è molto difficile. Ma prima di dirla bisogna conoscerla. E non sapete nemmeno in cosa consiste la verità su voi stessi. Un giorno dirò a ognuno di voi la sua 'caratteristica principale' o 'difetto principale'. Vedremo allora se mi capirete o no.”
Esercizi di conteggio
Con alcuni dei suoi esercizi fisici, sensoriali e di respirazione, Gurdjieff impiegava il conteggio dei numeri per sopprimere le associazioni casuali dal centro intellettuale, concentrando l'attenzione sul conteggio. Ma alcuni esercizi erano interamente focalizzati sul conteggio per impedire agli studenti di lasciarsi trasportare dall'immaginazione tra momenti di lavoro su se stessi. Uno di questi esercizi è descritto in un incontro con i suoi studenti francesi nel 1943:
"Durante tutto il tuo tempo libero, conta: uno, due, tre, quattro, cinque, sei, fino a cinquanta. Poi cinquanta, quarantanove, quarantotto, quarantasette, quarantasei, ecc., finché non torni al punto di partenza. E se lo fai sette volte, cinque o dieci minuti, siediti, rilassati e di' a te stesso: "Io sono", "Vorrei essere", "Io posso essere", "Aiuterò il mio vicino quando sarò. Io sono". Dopo di che, conta di nuovo. Ma consapevolmente, non automaticamente. Fallo per tutto il tuo tempo libero. La prima volta ti sembrerà assurdo. Ma quando lo avrai fatto per due o tre settimane, mi ringrazierai con tutto il cuore".
Analisi di un oggetto
Per superare le associazioni e la concentrazione capricciosa, Gurdjieff suggerì un esercizio per "pensare secondo un ordine definito". Fu dato al Prieuré nel 1923 e di nuovo, in una versione un po' breve, nel 1937 ai membri della "Cordata". Le sue istruzioni erano:
"Prendi un oggetto qualsiasi e mettilo nella tua sensazione; rappresentalo a te stesso con la sensazione. Quindi rispondi a queste domande. Ricorda, devi provare queste sensazioni. Devi agitare la tua mente e il tuo poliziotto interiore con sentimento. Mentre continui questo esercizio, devi diversificare i tuoi obiettivi".
Ecco le dieci domande dalla versione più lunga del 1923:
1. La sua origine
2. La causa della sua origine
3. La sua storia
4. Le sue qualità e attributi
5. Oggetti ad esso connessi e ad esso correlati
6. Il suo utilizzo e applicazione
7. I suoi risultati ed effetti
8. Cosa spiega e dimostra
9. La sua fine o il suo futuro
10. La tua opinione, la causa e i motivi di questa opinione.
Lavorare con le Emozioni e le Abitudini
Gurdjieff disse ai suoi allievi che il lavoro interiore con le emozioni è molto più impegnativo e difficile del lavoro con il corpo o la mente:
"All'inizio sono persino difficili da visualizzare. Eppure sono di primaria importanza per noi. Il regno del sentimento viene prima nella nostra vita interiore; in effetti, tutte le nostre disgrazie sono dovute a sentimenti disorganizzati. Non abbiamo né sentimenti oggettivi né soggettivi. L'intero regno del nostro sentimento è pieno di qualcosa di estraneo e completamente meccanico".
Gurdjieff osservò che le emozioni negative dominano la nostra vita quotidiana, e in particolar modo le nostre relazioni con gli altri. Quasi tutti sono infastiditi a un certo punto della giornata da "qualcosa o qualcuno". Come esercizio, suggerì che quando si è profondamente colpiti da un evento o da una persona, non bisogna lasciare che la sua influenza si diffonda in tutto il corpo. Consigliava:
"Cercate di controllare la vostra reazione meccanica automatica. Per esempio, se venite insultati, non lasciate che l'insulto influenzi tutto voi stessi".
Dopodiché propose un esempio comune tratto dalla vita di tutti i giorni:
"Tutto ciò che ci tocca è possibile solo senza la nostra presenza. È organizzato in questo modo in noi. Ne siamo schiavi. Per esempio, lei è antipatica per me, ma potrebbe essere simpatica per qualcun altro. La mia reazione è in me. Ciò che la rende antipatica è in me. Non è colpa sua, è antipatica in relazione a me stesso. Tutto ciò che ci raggiunge nel corso della giornata, e nel corso di tutta la nostra vita, è relativo a noi. A volte ciò che ci raggiunge può essere buono. Questa relatività è meccanica, proprio come sono meccaniche le tensioni nei nostri muscoli. Ora stiamo imparando a lavorare. Allo stesso tempo vogliamo anche imparare a essere toccati da ciò che dovrebbe toccarci. Di norma siamo toccati da ciò che non dovrebbe toccarci, perché le cose che ci toccano nel vivo tutto il giorno non dovrebbero avere il potere di toccarci, poiché non hanno una vera esistenza. Questo è un esercizio di potere morale".
In modo simile, consigliava ai suoi allievi di interrompere il pensiero associativo meccanico ogni volta che erano consapevoli della sua presenza:
"Non lasciate che 'esso' pensi, ma cercate di fermarlo spesso, a prescindere se ciò che 'esso' pensa sia buono o cattivo. Non appena ce ne ricordiamo, non appena ci accorgiamo, dobbiamo impedirgli di pensare... È difficile non lasciarlo pensare. Ma è possibile".
Nel processo di sviluppo interiore, Gurdjieff spesso dava agli allievi che stavano iniziando a lavorare su se stessi alcuni esercizi per aiutare la lotta contro le abitudini profondamente radicate. Ad esempio, per abitudini radicate come il fumo, allo studente veniva chiesto di astenersi per un certo periodo di tempo. In seguito, potevano riprendere a fumare se avevano imparato ad avere un controllo cosciente sulla loro abitudine. Gli esercizi per osservare e identificare i comportamenti abituali quotidiani erano spesso basati sul principio di alterazione o "ordine invertito". In altri casi, notare e trasformare abitudini condizionate richiedeva uno stato di ricordo di sé. Sperimentando il cambiamento di abitudini consolidate, il corpo sarà meno un automa e sarà più incline ai desideri del "vero io". Lo scopo di tali esercizi era vivere meno meccanicamente e più consapevolmente. Ecco alcuni esempi di tali compiti di consapevolezza cosciente:
• Invece di lavarsi il viso o i denti con la mano dominante, usare l'altra mano.
• Quando ti vesti, indossa prima il calzino del piede sinistro e poi quello destro.
• Quando ti alzi dal letto la mattina, inverti il lato.
• Durante il giorno aprire le porte e tirare lo sciacquone del water con la mano non dominante.
• Sii presente quando mangi il primo boccone di cibo durante il pasto.
• Cambiare il ritmo e la lunghezza del passo quando si cammina per strada.
Il ricordo di sé agisce come una controforza all'automatismo e ai pensieri e sentimenti condizionati. In un memorabile esercizio di ricordo di sé, Gurdjieff insegnò a un gruppo dei movimenti speciali per le braccia e le gambe che corrispondevano alle lettere dell'alfabeto. Questo nuovo “linguaggio” divenne l’unica forma di comunicazione tra i membri del gruppo. Thomas de Hartmann racconta i suoi sforzi con questo nuovo esercizio in "La nostra vita con il signor Gurdjieff":
"Li praticammo per una settimana; poi all'improvviso il signor Gurdjieff annunciò che all'interno dell'Istituto avremmo dovuto parlare solo per mezzo di questi movimenti. Non dovevamo pronunciare nemmeno una parola, non importa cosa accadesse, nemmeno nelle nostre stanze. Potevamo parlare fuori dall'Istituto, ma non potevamo uscire senza permesso. La vita cominciò a essere molto complicata. Quanto era difficile ricordarsi di non parlare, soprattutto in privato! ... Comprendendo che tutto era fatto per il nostro bene, adempimmo ai compiti. Non era obbedienza cieca, perché vedevamo lo scopo. E quanto chiaramente cominciammo a vedere la nostra meccanicità! Dovevamo essere consapevoli di noi stessi. Ogni momento ci sorprendevamo sul punto di parlare, ma ce ne ricordavamo in tempo e ci fermavamo. Era difficile".
Un esercizio presentato nel 1943 agli allievi francesi di Gurdjieff era progettato per combattere il potere dell'identificazione nelle nostre vite (quello che lui chiamava "difficoltà a separarsi da se stessi"). In breve, le istruzioni erano di scegliere tre luoghi separati (forse in una stanza) e prima provare una sensazione di calore nel corpo, poi la sensazione di freddo e infine la sensazione di essere sull'orlo delle lacrime, in quell'ordine specifico. Il corpo ha una naturale inclinazione a resistere alle richieste provenienti dalla mente o dai sentimenti. Per superare questa “riluttanza organica”, Gurdjieff a volte raccomandava agli allievi di “punire” se stessi negando al corpo alcuni dei suoi bisogni, come il cibo o il riposo, in modo da superare l’inerzia fisica del corpo e obbedire ai desideri della mente e dei sentimenti:
"Privatevi di ciò che vi piace. Ma abbiate pazienza. Non arrabbiatevi con voi stessi e non picchiatevi. Non provate tutto in una volta, ma lentamente, costantemente. C’è una profonda passività. Dovete vederla e lottare contro di essa".
Pensiero Attivo
Gurdjieff non includeva la Meditazione, come comunemente intesa, nella sua cornucopia di esercizi. Parlava invece di "Pensiero attivo" o "Ragionamento attivo" (simile alla Contemplazione o alla Ponderazione), in cui sono coinvolti sia il pensiero che il sentimento. Ma aggiungeva un'importante avvertenza:
"Non devi filosofare. Non puoi tenere fuori le associazioni. Lasciale fluire. Ma mettile in un posto separato. Non prestarci attenzione, ma metti la tua intenzione su una nuova attività... Tutte le parti devono essere rese armoniche o si riceveranno cattivi risultati".
In "I Racconti di Belzebù a suo nipote", egli caratterizza il "Pensiero Attivo" come un'esplorazione consapevole, intenzionale e imparziale di "questioni essenziali" in cui i centri intellettuale, emozionale e motorio contribuiscono in egual misura. Un discorso ai suoi allievi al Prieuré nel 1923 fornisce un eccellente esempio di "ragionamento attivo" nell'affrontare un tipico evento spiacevole che si verifica frequentemente nella vita di tutti i giorni:
"M. mi ha chiamato stupido. Perché dovrei offendermi? Non mi offendo, queste cose non mi fanno male... Penso, ragiono in un modo esattamente opposto al solito. Mi ha chiamato stupido. Deve necessariamente essere saggio? Potrebbe essere lui stesso uno stupido o un lunatico. Non si può pretendere saggezza da un bambino. Non posso pretendere saggezza da lui. Il suo ragionamento era stupido. O qualcuno gli ha detto qualcosa su di me, o si è formato la sua sciocca opinione che io sia uno stupido, tanto peggio per lui. So di non essere uno stupido, quindi non mi offende. Se uno sciocco mi ha chiamato sciocco, non ne sono minimamente toccato. Ma se in un dato caso fossi uno sciocco e lui mi chiamasse sciocco, non sarei ferito perché il mio compito non è essere uno sciocco. Quindi lui mi ricorda, mi aiuta a realizzare che sono uno sciocco e che ho agito in modo sciocco. Ci penserò e forse non agirò in modo sciocco la prossima volta. Quindi non sarei ferito in nessun caso".
Preparazione e revisione della giornata
Gurdjieff diede ai suoi studenti un “esercizio di preparazione” da praticare ogni mattina prima delle attività della giornata. Era progettato per rafforzare la volontà provando mentalmente un programma per la giornata e poi cercando di portare a termine, per quanto possibile, questo piano attentamente elaborato per la giornata:
"Scegli compiti precisi prima di lanciarti nella vita. Quando sei solo a casa, rilassati e fai un programma per te stesso. Immagina cosa devi fare durante la giornata. E promettiti di seguire esattamente quel programma".
Ma, avvertì, questo compito non è facile:
"Fallirai, forse dieci volte, forse venti volte, ma la ventunesima volta sarai in grado di fare ciò che hai deciso di fare quando eri solo. Poi esci nella vita e cerchi di fare esattamente ciò che hai deciso... Non devi dimenticare, soprattutto, come hai deciso il tuo programma. In caso contrario, avrai “la malattia del domani”. Evita questo. Decidi: e quando verrà il momento, fai ciò che hai deciso. L'uomo più triste del mondo è colui che ha la malattia di rimandare tutto a domani. Non cambierà mai".
La controparte dell'"esercizio di preparazione" mattutino era un esercizio di "revisione notturna", da svolgere la sera prima di andare a letto. Questo particolare esercizio ha una lunga storia e compare persino negli insegnamenti di Pitagora. Secondo Joseph Azize, fu ricevuto da A. R. Orage direttamente da Gurdjieff. Lo scopo dichiarato della revisione notturna era "di fornirci la conoscenza di noi stessi, perché ci vediamo come ci vedono gli altri e, percependo meglio i nostri difetti, acquisiamo tolleranza verso gli altri. Il beneficio finale promesso è un aumento della forza mentale, della volontà e della concentrazione".
L'esercizio comporta l'esame delle attività della giornata dal punto di vista dello sviluppo interiore, valutando oggettivamente e onestamente il proprio grado di consapevolezza cosciente durante il giorno trascorso. La versione dell'esercizio di Orage appare in "The Oragean Version" di C. Daly King:
"La "Revisione Notturna" è un esercizio da fare prima di andare a dormire. Uno si pone queste domande: cosa ho fatto oggi, ovvero quali sono state le mie attività effettive? Qual è stata la storia emotiva della giornata? Qual è stato il mio vero pensiero oggi, se ce n'è stato uno, o è stato tutto un sogno ad occhi aperti dall'inizio alla fine? Nessun giudizio, denigratorio o congratulatorio, dovrebbe essere autorizzato a intromettersi qui; non stiamo cercando di rendere la giornata migliore o peggiore, stiamo semplicemente cercando di scoprire come e cosa è stata. Non disperare, non sperare; guarda e basta".
Un esercizio complementare, il "Film in Movimento", amplia il precedente esercizio di "Revisione Notturna". Si comincia rilassando completamente il corpo, le emozioni e la mente prima di visualizzare gli eventi del giorno, dal risveglio mattutino al momento presente, come se fosse un film:
"Di notte, immagina gli eventi del giorno con te stesso come figura centrale vista impersonalmente. Percorri il giorno dall'inizio, non all'indietro. Coinvolgi la mente e lascia il centro emozionale libero dall'immagine... Dopo aver fatto il film del giorno, a un certo punto fai il film della tua vita".
Lo scopo dell'esercizio era di fare coscienziosamente uno sforzo concentrato per ricordare l'intera sequenza degli eventi del giorno prima di addormentarsi.
"La cosa più importante nell'esercizio era non lasciare che l'attenzione vagasse con le associazioni. Se la propria attenzione si allontanava dal focus sull'immagine di se stessi, allora era assolutamente necessario ricominciare tutto da capo dall'inizio ogni volta che ciò accadeva - e accadeva".
La versione dell'esercizio data da Orage è tratta da "Emissary in New York of Gurdjieff: Talks and Lectures with A. R. Orage 1924-1931":
"Alla fine della giornata dovremmo essere in grado di provare con immagini mentali le attività della giornata, non cerebralmente. Si inizia con il primo episodio della mattina; poi si segue il più da vicino possibile quella figura che sei tu, mentre attraversa la giornata... All'inizio è difficile, ma se ti limiti a ricordare solo la presentazione visiva del comportamento della tua giornata in sequenza, diventa un vero e proprio film in movimento con te come unico attore. All'inizio questo richiede un po' di tempo, ma in seguito potrebbe diventare quasi simultaneo. A volte si sente di persone che al momento della morte hanno una revisione di tutta la loro vita che arriva racchiusa in un solo minuto".
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Fonte: Gurdjieff and the Fourth Way: A Critical Appraisal – Inner work exercises

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