Questo che vi propongo è il redazionale scritto da Salvo Vitale – per chi non lo sapesse – migliore amico di Peppino Impastato, fondatore di “Radio Aut“, e che mi ha regalato dicendo :” leggilo tu, questo è tuo!”. Il servizio per Telejato, risale al giorno dopo l’arresto di Benny Valenza e di altri mafiosi coinvolti nell’ operazione di Palermo sul cemento depotenziato. Comincia così: L’arresto di Benny Valenza e i domiciliari concessi a quattro dei suoi soci, lasciano spazio ad alcune considerazioni:
Primo: com’è possibile che un soggetto cui pochi anni prima sono state confiscate diverse imprese per associazione mafiosa, possa in poco tempo ricostruire il suo impero servendosi di prestanomi, a partire dalla madre, titolare di un’impresa, la “Cavilli Flora” che porta il suo nome? non si tratta di piccoli cantieri o di conduzioni familiari per i lavori che solitamente vengono fatti in un paese come Borgetto, ma di grosse aziende in grado di ottenere appalti per svariati milioni di euro.
Secondo, com’è possibile che questi appalti vengano vinti da imprese in odore di mafia? il caso più eclatante è quello della ditta Misuraca di Giardinello, ( cioè il posto del covo di Lo Piccolo), la quale è riuscita a vincere l’appalto per la costruzione della caserma di Castelvetrano, dove, sotto precise indicazioni del Valenza, venivano edificate strutture con il cemento depotenziato. Com’è possibile che tali manovre siano state ripetute per la costruzione del Lungomare di Mazzara del Vallo, per i lavori fatti negli aeroporti di Birgi e Punta Raisi, e soprattutto per i porti di Castellammare e di Balestrate? E, si noti, si tratta, per analogia, di quel cemento che abbiamo visto usare per il viadotto crollato della strada Caltanissetta – Gela, o di quello che, per quel che sussurrano in giro le malelingue, è stato usato persino per l’ospedale civico di Partinico. Perché in Sicilia tutto funziona così: lo Stato, la Regione, i Comuni, stanziano i soldi per gli appalti, i mafiosi, in un modo po in un altro, riciclandosi o cambiando pelle, riescono a vincerli mettendosi d’accordo o riducendo al minimo i ribassi d’asta. E poi, su quei soldi realizzano favolosi guadagni. Ma, per far questo bisogna far la cresta sulla qualità dei materiali usati, sulle misure di sicurezza usate nei posti di lavoro e sulla messa in regola dei lavoratori che, in queste imprese, sono spremuti come limoni.
Terza considerazione:Almeno due delle imprese facenti capo a Valenza erano sotto il diretto controllo di Matteo Messina Denaro, l’imprendibile boss di Castelvetrano che, solo a precise condizioni ha accettato che un’impresa di una provincia sotto la protezione, si dice, del latitante Domenico Raccuglia, potesse entrare nel suo territorio e operarvi tranquillamente. Considerazione che lascia dedurre come eventuali attriti tra le truppe di mafiosi borgettani e partinicesi con quelli di mafiosi alcamesi e trapanesi siano stati appianati e che, da adesso in poi si può andare avanti d’amore e d’accordo nella spartizione della succulenta torta delle opere pubbliche.Secondo, com’è possibile che questi appalti vengano vinti da imprese in odore di mafia? il caso più eclatante è quello della ditta Misuraca di Giardinello, ( cioè il posto del covo di Lo Piccolo), la quale è riuscita a vincere l’appalto per la costruzione della caserma di Castelvetrano, dove, sotto precise indicazioni del Valenza, venivano edificate strutture con il cemento depotenziato. Com’è possibile che tali manovre siano state ripetute per la costruzione del Lungomare di Mazzara del Vallo, per i lavori fatti negli aeroporti di Birgi e Punta Raisi, e soprattutto per i porti di Castellammare e di Balestrate? E, si noti, si tratta, per analogia, di quel cemento che abbiamo visto usare per il viadotto crollato della strada Caltanissetta – Gela, o di quello che, per quel che sussurrano in giro le malelingue, è stato usato persino per l’ospedale civico di Partinico. Perché in Sicilia tutto funziona così: lo Stato, la Regione, i Comuni, stanziano i soldi per gli appalti, i mafiosi, in un modo po in un altro, riciclandosi o cambiando pelle, riescono a vincerli mettendosi d’accordo o riducendo al minimo i ribassi d’asta. E poi, su quei soldi realizzano favolosi guadagni. Ma, per far questo bisogna far la cresta sulla qualità dei materiali usati, sulle misure di sicurezza usate nei posti di lavoro e sulla messa in regola dei lavoratori che, in queste imprese, sono spremuti come limoni.
Quarta considerazione: Cosa fanno, in tutto questo, gli enti pubblici, particolarmente i comuni, i cui territori sono violentati e snaturati da queste imprese che mettono in pericolo anche la sicurezza degli stessi cittadini? Si potrebbe pensare che il minimo che possano fare è di costituirsi parte civile, chiedere i danni come parte lesa: si dovrebbe pensare che il Consiglio Comunale o il sindaco di Borgetto, dopo l’operazione Cartago (è questo il nome dell’operazione sul cemento depotenziato, ndr.), possa essere andato dal magistrato, a chiedere giustizia per i suoi cittadini, che il sindaco di Balestrate, e quello di Castelvetrano possano aver fatto la stessa cosa, dopo che le opere a disposizione dei loro cittadini si sono rivelate costruite con modalità diverse da quanto previsto dai capitolati d’appalto. Ma quando mai!!! Le amministrazioni stanno a guardare, secondo la veccia logica in base alla quale chi governa la città se ne sta al balcone, salutando gli amici e gli amici degli amici che gli procurano i voti, perché a pensare a queste cose devono essere solo gli sbirri, i magistrati e qualche giornalista ficcanaso. Altro che il nuovo che avanza!! Altro che il cambiamento delle strutture civili della società siciliana!!! Il famoso Gattopardo lo diceva con molta lucidità: “I siciliani non vorranno mai cambiare perché sono dei. E gli dei sono Perfetti.” Che c’è da cambiare? Specialmente se le persone più vicine a Dio o agli dei sono i devotissimi mafiosi. Anzi, essi stessi sono gli dei.
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