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martedì 16 aprile 2024

Giacomo Palumbo al tuo servizio in Parlamento Europeo.


Giacomo Palumbo
al tuo servizio per rappresentarti in Parlamento Europeo. Ci metterò tutto l'impegno possibile per la nostra comunità. Ci metterò tutto l'ascolto possibile per portare avanti i nostri obiettivi. Ci metterò la massima trasparenza e il massimo impegno per un dialogo costruttivo, di pace e sempre aperto a nuovi confronti. Il mio sogno può diventare realtà, al meglio per rappresentare al meglio la collettività in Europa. #elezionieuropee2024 #giacomopalumbo #Movimento5Stelle #consultazione in rete degli iscritti il 18 aprile 2024.







mercoledì 27 marzo 2024

Il BUSINESS PLAN: COS’E’ E A COSA SERVE

Cos’è il Business Plan

Il Business Plan è lo strumento di pianificazione strategica per rappresentare il progetto di sviluppo imprenditoriale, con l’intento di valutarne la fattibilità in relazione sia alla struttura aziendale, sia al contesto nel quale l’impresa opererà, ed analizzarne le possibili ricadute sulle principali scelte aziendali e sui suoi risultati economico-finanziari.

Il business plan assolve una doppia funzione, sia interna, in quanto svolge il compito di indirizzare le decisioni all’interno dell’azienda per la predisposizione coordinata dell’idea e la sua messa in atto, ma anche esterna, dato l’obiettivo di presentare il progetto a terzi (soci o partner, finanziatori, enti istituzionali, fornitori).

 Elementi essenziali:

Presentazione dell’impresa: Idea, governance e Skills dei soggetti proponenti

Analisi del Contesto: Mercati, Competitors, fornitori,

Prodotto/Servizio

Swot Analisys

Strategia e politiche d’impresa

Piani di Impresa

Piano Economico Finanziario e Budgeting

Esso sarà rivolto quindi ad una molteplicità di destinatari quali:

Gli eventuali soci o partner che saranno i principali portatori di capitali, ma soprattutto di competenze tecniche e manageriali, il business plan permette loro di conoscere quali saranno le prospettive di redditività;

I finanziatori che leggendo questo documento potranno avere un interesse a finanziare tale idea;

Gli enti istituzionali che lo esamineranno per avere un’idea più chiara dell’impresa che vanno a supportare;

I fornitori i quali prima di allacciare dei rapporti di fornitura, intendono acquisire informazioni strategiche sul partner commerciale con il quale dovranno interagire;

Quali sono gli elementi del Business Plan?

La capacità interpretativa del business plan, poggia sui seguenti aspetti:

Informazioni sull’Impresa;

Skill e competenze dei soggetti proponenti;

Arena di riferimento: Mercati e Competitors;

Prodotto/Servizio;

Il Piano di Marketing;

Piano degli Investimenti;

Fattibilità Economico Finanziaria

Prospetti Previsionali.

Cos’è il Piano Economico Finanziario del Business Plan?

Di seguito, si espone una sintetica panoramica dei prospetti del Conto Economico e dello Stato Patrimoniale:

Conto Economico Previsionale

Nel conto economico previsionale si inseriscono i costi e i ricavi attesi che verranno generati dal progetto imprenditoriale; inoltre, va redatto seguendo dei criteri il più veritieri e realizzabili possibili, al fine di calcolare un eventuale utile o una perdita piuttosto affidabile in termini di veridicità. Il conto economico previsionale stima quelli che saranno i ricavi delle vendite previste, ovvero i ricavi della gestione caratteristica del progetto.

Invece in merito alle start up, occorre far ricorso a proiezioni e a comparazioni (benchmarking) con:

Realtà economiche analoghe e similari, specificamente determinate;

Realtà economiche depositarie di best practices, specificatamente determinate;

Dati medi di settore o comunque relativi ad aggregati di aziende.

Prospetto Finanziario di Previsione

Il piano finanziario deve indicare, per ciascuno dei periodi oggetto di previsione l’ammontare complessivo dei fabbisogni finanziari necessari alla realizzazione del progetto. In corrispondenza di tali fabbisogni, indica quali possono essere le opportune coperture finanziarie, fornendo inoltre informazioni in merito ai loro elementi fondamentali: ammontare, forme tecniche, tempi e costi. Il piano finanziario configura la struttura finanziaria dell’azienda che realizza il progetto e definisce la dinamica finanziaria attesa, per effetto della realizzazione del piano degli investimenti e del piano delle coperture finanziarie, ossia l’entità e la tempistica con cui i flussi finanziari si manifesteranno nell’ambito della complessiva gestione aziendale.

Cos’è il Piano di Marketing del Business Plan?

Nella stesura del business plan, il piano di marketing rappresenta un elemento cruciale ai fini della concreta realizzazione dell’idea imprenditoriale. Tale sezione svolge una funzione portante, poiché identifica e analizza i driver principali riconducibili ai gusti dei consumatori e alla loro soddisfazione.

La struttura del piano di marketing in primo luogo analizza il mercato sia dal lato della domanda che da quello dell’offerta. La scelta di un segmento di mercato su cui si vuole indirizzare l’azione di marketing presuppone una giusta e completa conoscenza del mercato stesso, condizione indispensabile per la sua penetrazione sia in fase di primo approccio al mercato sia in fase di consolidamento successivo.

In prima istanza, il business plan considera prioritariamente l’analisi di mercato, delimitando l’area strategica d’affari e stimando il trend della domanda su un orizzonte temporale di non breve periodo (prodotto o servizio).

L’analisi del mercato dal lato dell’offerta, finalizzata alla comprensione dell’intensità della concorrenza attuale e prospettica rispetto alla domanda osservata, consiste nell’esame del settore merceologico in cui l’azienda opera o intende operare, in questa fase è necessario:

individuare dei fattori chiave di successo per la soddisfazione della clientela e la stima delle minacce ed opportunità derivanti dall’evoluzione prevedibile dell’ambiente in cui si intende operare.

formulare delle previsioni di vendita e delle previsioni dei costi legati alla realizzazione della struttura commerciale e delle altre azioni operative di marketing ritenute opportune per indirizzare il prodotto al mercato.

Cumulo di impieghi, normativa!

Nuove disposizioni sono state introdotte dall'art. 8 del D.Lgs. 27 giugno 2022, n. 104, con riguardo al cumulo di impieghi. Tale norma dispone che:

a) fatto salvo l'obbligo previsto dall'art. 2105 cod. civ., il datore non può vietare al lavoratore lo svolgimento di altra attività in orario fuori della programmazione dell'attività lavorativa concordata, né per tale motivo riservargli un trattamento meno favorevole (co. 1);

b) il datore può limitare o negare al lavoratore lo svolgimento di un altro e diverso rapporto di lavoro se ricorre una di queste condizioni:

- pregiudizio per la salute e sicurezza, incluse le norme su durata dei riposi;

- necessità di garantire l'integrità del servizio pubblico;

- se la diversa e ulteriore attività lavorativa è in conflitto d'interessi con la principale, pur non violando il dovere di fedeltà ex art. 2105 cod. civ. (co. 2).

c) tali disposizioni: si applicano anche al committente nei rapporti di lavoro ex art. 409, n. 3, cod. proc. civ., ed ex art. 2, co. 1, D.Lgs. 15 giugno 2015, n. 81 (co. 3);

non si applicano ai lavoratori marittimi e della pesca (co. 5);

d) resta ferma la disciplina ex art. 53 D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165 (co. 4).

Con espresso riguardo a tale nuova disciplina, il Ministero del Lavoro ha precisato quanto segue:

a) la sussistenza delle condizioni di cui alla lettera b), che sono tassative, va verificata in modo oggettivo: esse devono quindi essere concretamente sussistenti e dimostrabili e non rimesse a valutazioni soggettive del datore;

b) la “integrità del servizio pubblico” (poiché resta ferma, ex art. 8, co. 4, la disciplina del lavoro pubblico di cui all'art. 53 D.Lgs. n. 165/2001), è da intendersi come limitata a quei servizi pubblici gestiti da enti o società cui non si applica la disciplina dei rapporti di lavoro alle dipendenze delle PA;

c) il “conflitto di interessi”, anche alla luce degli orientamenti maturati in materia di anticorruzione, ricorre quando l'ulteriore attività lavorativa, pur non violando il dovere di fedeltà di cui all'art. 2105 cod. civ., comporti, anche potenzialmente, interessi in contrasto con quelli del datore di lavoro;

d) infine, in ossequio ai principi generali di buona fede e correttezza, spetta al lavoratore informare il datore ove ricorrano talune delle condizioni ostative al cumulo di impieghi (Min. Lav., circ. 20 settembre 2022, n. 19, par. 4.2).


Tornare all'articolo 18, Abolire il Jobs Act, nella versione della legge Fornero. Revolution!

Il quesito sul ripristino dell'articolo 18 fu dichiarato inammissibile dalla Corte costituzionale. Riproponiamo la reintegra nel posto di lavoro, in caso di licenziamento illegittimo. E laddove il reintegro non c'era e non ci sarà, nelle aziende sotto i 16 dipendenti, eliminiamo il tetto delle sei mensilità all'indennizzo. Sarà un giudice a fissare il quantum, in base ad anzianità di servizio e dimensioni dell'impresa. Stesse condizioni indicate dai referendum della Cgil.

Nel 2017 furono raccolte oltre 3 milioni di firme per tre quesiti: abolizione dei voucher, reintegro in caso di licenziamento illegittimo nelle imprese sopra i 5 dipendenti e piena responsabilità solidale negli appalti. Il primo referendum fu reso alla fine superfluo dal governo Gentiloni che di fatto cancellò i ticket.

Se il tema della festa dei lavoratori è l'Europa, la manifestazione di sabato 25 maggio a Napoli della Cgil con le associazioni della "Via maestra" sarà invece contro il premierato e l'autonomia differenziata, per il lavoro, la salute, la previdenza universale e la pace. È chiaro però che la notizia dei quattro referendum ha un valore politico molto forte.

Facciamo a pezzi il decreto legislativo 23 del 2015, il Jobs Act del governo Renzi. Il quale è responsabile di precarietà e disparità tra gli assunti prima e dopo il 7 marzo 2015, con e senza reintegra. A poco sono valsi i numerosi interventi della Consulta sul tema del reintegro. Serve un taglio netto: l'abrogazione del decreto 23 e poi lo stop al tetto agli indennizzi. Gli altri due referendum, sulla lente di ingrandimento, riguardano invece il ripristino delle causali ai contratti a tempo determinato (l'assenza di motivazione dell'assunzione spesso apre ad abusi), com'era in origine nel decreto Dignità. E la responsabilità del committente sugli infortuni sul lavoro, negli appalti. Un percorso di coscrizione e si parte con lo sciopero generale dell'11 aprile di quattro ore in tutti i settori privati e otto ore nell'edilizia contro le morti sul lavoro e per la sicurezza. Poi sabato 20 aprile 2024m la manifestazione nazionale a Roma sempre di Cgil e Uil. Il 1° maggio, anche con la Cisl, a Monfalcone per i vent'anni della Grande Europa, l'allargamento a 25 Paesi, all'epoca celebrato a Gorizia.

Se il tema della festa dei lavoratori è l'Europa, la manifestazione di sabato 25 maggio a Napoli della Cgil con le associazioni della "Via maestra" sarà invece contro il premierato e l'autonomia differenziata, per il lavoro, la salute, la previdenza universale e la pace. È chiaro però che la notizia dei quattro referendum ha un valore politico molto forte. Rimanda alle vecchie battaglie sull'articolo 18, con la radunata oceanica di Sergio Cofferati al Circo Massimo nel 2002. Ma anche all'ultima maratona referendaria di Susanna Camusso. Mentre il terzo fu anche quello stemperato da una proposta pd. La sfida della Cgil dunque è forte. Riportare il tema del precariato al centro del dibattito. E legarlo all'articolo 18, che molti giovani di oggi neanche conoscono, abituati ad aprire e chiudere contratti sempre più brevi e precari.


mercoledì 20 marzo 2024

Problem solving - cosa è e come affrontarli?

Il problem solving è una competenza cruciale in ogni aspetto della vita, sia personale che professionale. Essa rappresenta la capacità di affrontare e risolvere sfide in modo efficace, trasformando gli ostacoli in opportunità. Ecco alcuni suggerimenti su come sviluppare questa abilità fondamentale. Innanzitutto, è essenziale coltivare una mentalità aperta e flessibile. Spesso, ci si trova di fronte a problemi complessi che richiedono un approccio innovativo. Accogliere nuove idee ed essere disposti a esplorare diverse prospettive può stimolare la creatività e portare a soluzioni fuori dagli schemi convenzionali. In secondo luogo, l'analisi critica è un elemento chiave nel processo di problem solving. Imparare a scomporre un problema complesso in componenti più gestibili consente di comprendere meglio la natura del challenge e individuare i punti chiave da risolvere. Questa abilità può essere affinata attraverso l'esercizio costante su casi pratici e situazioni reali. La collaborazione è un altro aspetto fondamentale nella risoluzione dei problemi. Lavorare in team permette di accedere a diverse prospettive e competenze, creando un ambiente in cui le idee possono fluire liberamente. La sinergia di gruppo spesso porta a soluzioni più complete ed efficaci rispetto a un approccio individuale. La gestione dello stress è altrettanto importante durante il processo di problem solving. Le pressioni e le sfide possono generare ansia, ma imparare a mantenere la calma e a gestire le emozioni permette di pensare in modo più chiaro e razionale. La pratica di tecniche di gestione dello stress, come la mindfulness o la respirazione profonda, può essere di grande aiuto. Inoltre, è cruciale investire nel proprio apprendimento continuo. Essere aggiornati su nuovi sviluppi, tecnologie e metodologie favorisce un approccio più informato alla risoluzione dei problemi. La formazione costante mantiene la mente «agguerrita» e pronta a fronteggiare le sfide emergenti. Infine, imparare dagli errori è parte integrante del processo di sviluppo delle capacità di problem solving. Ogni fallimento offre un'opportunità di apprendimento preziosa. Analizzare le cause, identificare i punti critici e adottare misure correttive contribuisce a maturare e a evitare errori simili in futuro.

domenica 4 febbraio 2024

Discorso pubblico e politico di un attivista del MoVimento al Signor Presidente Conte

Buongiorno a tutte e a tutti,

Sono Giacomo, Sono padre a e attivista dai tempi d’oro del MoVimento.

Entriamo nell’argomento! Senza troppi giri di parole Signor Presidente Conte.

Questa occasione di incontrarci è un’occasione direi unica per confrontarci Signor Presidente.

Sarò schietto, molto schietto in questo discorso e in queste parole: Cosa sta diventando il MoVimento 5 stelle?

Come facciamo a liberare le migliori energie di questa nazione, e garantire a tutti un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere e sicurezza?

Se dal periodo post governo Conte due stiamo rinnegando noi stessi?

La democrazia diretta è un argomento di questi, per esempio.

Facciamoci un pochino di autocritica, autoreferenziale, noi l’11 dicembre scorso abbiamo votato per le restituzioni di milioni di euro.

Abbiamo scelto con un Si e con un No persone già selezionate da Lei Signor Presidente, De facto.

Io non ci sto a questa linea politica, vicino al campo progressista, nel centro sinistra non sanno neanche cos’è la democrazia diretta. Legga Leonello Zaquini oppure le nuove sfide della democrazia diretta dei professori Celotto e Pistorio, oppure Vaccaro.

Faccia buone letture su questi argomenti che in questo momento sfuggono alla linea di Roma.

Oggi non le nego che assomigliamo sempre più alla famosa Ditta! Diceva Bersani, di centro sinistra, io non ci sto. Signor Presidente.

Le chiedo cortesemente: Siamo veramente nel campo largo come ce lo ha descritto Lei in molti interventi Parlamentari? E come ce lo ha mostrato in questi suoi interventi?

Veramente vogliamo rappresentare la storia di qualche altro partito? Che fino all’altro ieri ci ha deriso, umiliato, sbeffeggiato?

Tra i quali quello di centro sinistra che ci ha puntato per anni sempre i fucili contro.

Non voglio fare il Talebano per carità o apparire attuatore di propositi da regimi oppressivi e dittatoriali. La legge elettorale, creata contro il nostro sistema di ragioni, la spinge verso i campi larghi.

Io mi oppongo a questa scelta.

Noi abbiamo già consolidato il passato con Alti Valori Morali e oltrepassato quelli “da mafia economica imprenditoriale e corruttibile” di alcuni vecchi esponenti politici.

Lei conosce il tema caldo dell’Antimafia sui territori dove la Mafia non credeva potesse arrivarci?

Alcuni stanno continuando a chiedersi dove fossero questi casi! Io ne leggo a migliaia sui giornali del “nord” Signor Presidente, stesso gioco, stesso metodo, stesso interesse.

Ricordo che nell’alto nome dei giudice Giovanni Falcone, se ne indirizzava il contenuto ideologico dimostrando che i lor Signori mafiosi puntano sempre ai soldi, industriale e nel cuore dei colletti bianchi: “inseguite il denaro e vi porterà alla sorgente del malaffare”.

Signor Presidente come facciamo a liberare le migliori energie di questa nazione, e garantire a tutti un futuro di maggiore libertà, giustizia, benessere e sicurezza se Lei ci sta mettendo nell’angolo, noi attivisti non abbiamo più senso se Lei continua con questo percorso di “integralismo di sinistra” e rifiuta il passato e dove abbiamo riposto le scatolette di tonno.

Non siamo noi a doverci aprire a qualcuno, noi siamo quelli dei conti in ordine, del No al doppio mandato, sono gli altri a doversi aprire a noi.

L’Italia non vuole vedere scomparire una forza politica, Lei con questa strategia sta creando scenari più svariati, sta facendo parlare i media, ci sta facendo attaccare, per procacciarsi in un frangente politico, come se avesse già a conoscenza questa “escalation” di forze che remano contro, facendoci apparire deboli.

Noi, quelli del basso ci siamo, UNO ANCORA VALE UNO? Vogliamo contribuire a indirizzare le decisioni, e non farceli calare d’alto, da Roma, noi siamo quelli che possiamo indirizzare la politica verso una maggiore efficacia, verso le giuste risposte ambientalistiche, che cercano i cittadini onesti, togliendo dal tavolo ogni scenario di crisi.

Noi siamo quelli pragmatici e serve un’integrazione più efficace nell’affrontare le grandi sfide.

In vista anche delle amministrative e delle Europee.

Concludo dicendo che siamo Uniti nella diversità di vedute, Ante Litteram!

Questo non significa però che dobbiamo farci portatori di minoranze, portandoci all’estinzione, mi riferisco ai progetti autodistruttivi ed evidenti degli altri partiti.

Facciamo attenzione! Ciascuno porta con sé la propria identità politica.

Noi quella delle Stelle.

Il MoVimento porta con sé la propria bandiera.

Rifacciamone buon uso.

 

Grazie a tutti.


 

lunedì 27 novembre 2023

Salario minimo subito - Confronto fra Landini della CGIL e Bonomi di Confindustria

Un padre che dispone di uno stipendio appena sufficiente per far andare avanti la famiglia, si accorge che dei suoi tre figli, una studia con successo, mentre gli altri due non studiano né si dedicano a qualsiasi attività legale che possa contribuire al bilancio domestico. In molti casi, per viltà o per disinteresse, il padre lascia che i figli perdano il loro tempo, sperando che gli capiti qualcosa che possa renderli impiegati di un ente statale. Nel frattempo, continua a erogare loro la paghetta e visto che si lamentano della sua esiguità gliela aumenta indebitandosi sempre di più. Che fa invece il bravo padre di famiglia (1176 codice civile: Nell'adempiere l'obbligazione il debitore deve usare la diligenza del buon padre di famiglia... Si discute su cosa significhi la parola "diligenza". In prevalenza gli studiosi ritengono che sia tratti di un comportamento attivo per ottenere i risultati necessari)? Taglia le paghette e spinge i figli a imparare un mestiere e ad andare a lavorare. Una decisione per la famiglia e per loro stessi. 




C'è il tema del salario minimo da affrontare e del legame tra salari e produttività. Se guardiamo l'economia intera non è così», ha detto Carlo Bonomi di Confindustria, lanciando una proposta al sindacato, rivolto a Landini: «serve un grande patto di equità sociale da fare noi e il sindacato per dire chi sono quelli che pagano poco. Un'operazione verità per dire chi è fuori dalle regole: scopriremo che non è l'industria, ma altri settori. Sono le cooperative, le finte cooperative, il commercio, i servizi, che rappresentano le costituenti elettorali che non si vogliono toccare». E se Landini CGIL chiede una legge sulla rappresentanza Carlo Bonomi risponde: «non abbiamo mai avuto problemi a contarci. Bisogna capire chi sono le organizzazioni che firmano. Nei metalmeccanici il 95% dei lavoratori italiani applica il contratto dell'industria, mi stupisco che ce ne siano altri 43 registrati. Sarebbe bello capire chi li ha firmati». Il presidente della Confindustria Carlo Bonomi non sembra realmente ostile all'idea di far fissare un valore minimo dell'ora lavorata, premessa per chiederne conto e ragione allo Stato, cioè contributi ed esenzioni. Ora (e credo che sia opportuno ripeterli) sono molti e tutti seri i problemi che l'introduzione di un salario minimo imporrebbe allo Stato di risolvere. Il primo di essi riguarda la determinazione del livello di riferimento dell'ora lavorata, della quale si dice in giro, per esempio nei corridoi del Pd, che l'importo sarebbe di 9 euro. La cosa ha un senso per tutti coloro che ricevono un salario calcolato su una frazione più o meno alta di 9 euro, giacché gli altri, cioè coloro che già adesso ricevono più di 9 euro non subirebbero un danno immediato. Non c'è in natura un imprenditore che possa, con il rischio attuale di perdere manodopera qualificata e operosa, retribuire i propri migliori dipendenti meno di quanto siano retribuiti in aziende profittevoli dello stesso o di altri settori. Perciò, appare evidente che il salario inferiore ai 9 euro è riservato a settori meno profittevoli e, in essi, a lavoratori meno produttivi. Si reitera così e in forma patologica, vista la mancanza di volontà del sindacato di impegnarsi in un braccio di ferro sulle retribuzioni con il mondo datoriale, l'antico tentativo, sempre battuto, di trasformare il sindacato nell'organizzazione di tutela dei lavoratori poco produttivi. C'è naturalmente dell'altro. E penso ai lavori occasionali o a limitatissimo numero di ore lavorate. Rispetto a essi il livello dei 9 euro non sarà risolutivo, visto che il complesso della retribuzione subirebbe marginali modifiche. Di questi lavoratori, soprattutto del settore delle consegne domiciliari, il sindacato dovrebbe assumere la responsabilità sapendo che i margini delle aziende di settore sono particolarmente bassi e che tutto si gioca sull'equilibrio precario tra costi e ricavi. Tal ché un costo orario elevato ucciderebbe il lavoro e affamerebbe del tutto il lavoratore.


salariominimosubito.it


lunedì 9 ottobre 2023

Il CNEL dice NO al Salario minimo.

Non si tratta ancora della proposta finale, ma anche l'ultimo documento tecnico approvato dal Cnel suona come una netta bocciatura verso qualunque ipotesi di introdurre il salario minimo in Italia. Non solo: nelle 24 pagine chiamate "Inquadramento e analisi del problema", presentate ieri all'assemblea dell'ente dal presidente Renato Brunetta, emerge anche una posizione contraria all'idea di estendere a tutti i lavoratori il trattamento previsto dai contratti collettivi più rappresentativi. Il testo è stato approvato da tutti tranne che dalla Cgil, contraria, e dalla Uil che si è astenuta. Sul tema ieri è tornata anche la ministra del Lavoro, Marina Calderone, che ha ribadito la sua contrarietà al salario minimo legale. Il Cnel, va ricordato, è stato interpellato l'11 agosto da Giorgia Meloni. Incalzata dalla proposta delle opposizioni di fissare il salario minimo per legge a 9 euro l'ora, la premier ha chiesto l'aiuto del Consiglio dell'economia e del lavoro per prendere tempo e far preparare un parere sul tema. Questo arriverà il 12 ottobre, quando sarà sottoposto all'assemblea generale del Cnel, composta da rappresentanti di sindacati e associazioni di imprese, oltre che da esperti nominati dal presidente della Repubblica. Nel frattempo, ieri è stato diffuso un report discusso dalla Commissione per l'informazione, organo del Cnel di cui fanno parte 15 consiglieri e il presidente Brunetta. In teoria è un approfondimento tecnico, in pratica contiene chiare indicazioni sul verdetto. Emerge subito l'orientamento, quando si scrive - per esempio - che il lavoro povero non si affronta con "soluzioni semplicistiche". Punto di riferimento dell'analisi, dice la commissione, sarà la direttiva europea del 2022 che "non impone agli Stati membri alcun obbligo di fissare per legge il salario minimo adeguato" e "neppure di stabilire un meccanismo vincolante per l'efficacia generalizzata dei contratti collettivi". Secondo la commissione oggi non è facile raccogliere dati sulle retribuzioni italiane ed è molto complesso muoversi tra le voci di una busta paga per risalire al trattamento minimo. Per questo la commissione ritiene "in prevalenza corretto e imprescindibile attribuire alle sole parti contrattuali che sottoscrivono un contratto la funzione di determinare le voci che compongono i minimi contrattuali, senza applicare dall'esterno un criterio di lettura univoco e universale che potrebbe falsare le dinamiche contrattuali". Frase che cavalca il principale argomento dei contrari al salario minimo: l'autonomia delle parti sociali. La direttiva Ue individua due indicatori per la fissazione dei salari: il 60% del mediano e il 50% di quello medio. "I dati Istat - dice la commissione Cnel - stimano in 7,1 euro l'ora il 50% del salario medio e in 6,85 euro il 60% del salario mediano", nel 2019. "Il sistema di contrattazione collettiva nazionale di categoria supera più o meno ampiamente queste soglie". Un altro passaggio che appare come una stoccata alla proposta di salario minimo a 9 euro. La commissione ricorda però che alcuni componenti hanno contestato il calcolo, perché ritengono che vada preso come riferimento solo lo stipendio dei lavoratori a tempo indeterminato, generalmente più alto, e non anche quello dei precari. Quanto ai "contratti pirata", la commissione del Cnel tende a sminuire il problema. Ammette che non è facile stabilire criteri di rappresentanza, ma poi si limita a dire quanti contratti nazionali sono firmati da sindacati o associazioni di imprese con rappresentanti nel Cnel stesso. Il 96,5% dei lavoratori è coperto da un contratto di Cgil, Cisl e Uil; il 35% da uno Ugl, considerando anche quei contratti in cui la sigla ha firmato accordi separati dai confederali. Il 3,8% è coperto da contratto Confsal e il 5,4% da Cisal. Fuori dal perimetro dei sindacati presenti nel Cnel resta solo lo 0,4% dei lavoratori coperti da contratti diversi. "Si può desumere - dice il documento - che la contrattazione cosiddetta pirata sia marginale nella larga maggioranza dei settori produttivi per quanto fattore di grave perturbazione del sistema di relazioni industriali e di corretta concorrenza tra le imprese". In pratica, il Cnel dà per scontato che un contratto non è "pirata" se è firmato da un sindacato rappresentato al suo interno. Questo metodo non tiene in considerazione diverse sentenze che hanno disapplicato contratti firmati - per esempio - da Cisal o Ugl, definiti non rappresentativi nei rispettivi settori. È accaduto con quello Ugl Rider e con quello di Cisal Distribuzione, per citare due casi. A dicembre il Consiglio di Stato ha stabilito che sempre la Cisal non è "comparativamente più rappresentativa" nel commercio. In pratica, la commissione suggerisce un'applicazione molto leggera della direttiva Ue che non preveda introduzione del salario minimo o estensione dei contratti più rappresentativi, ma si limiti a "un piano di azione nazionale, nei termini fatti propri della direttiva europea in materia di salari adeguati, a sostegno di un ordinato e armonico sviluppo del sistema della contrattazione collettiva". La tagliola arriva poche righe più sotto: "Il tema da discutere nell'assemblea straordinaria del Cnel del 12 ottobre, a parere della commissione dell'informazione, non è dunque quanta parte della retribuzione debba mantenersi in capo alla contrattazione collettiva, bensì invece come estendere le migliori pratiche di contrattazione alla generalità del lavoro". Con queste premesse, l'esito appare scontato. Il Cnel sta per sbattere la porta in faccia al salario minimo, dando l'assist al governo per respingere la proposta firmata a luglio da Pd, M5S, Azione, Europa Verde, Sinistra Italiana e Più Europa sui 9 euro l'ora come base per i contratti collettivi, ottenendo l'apertura di Cgil e Uil. Il 17 ottobre si tornerà in aula; la maggioranza si farà scudo con il testo prodotto cinque giorni prima dal Cnel. Sul tema è tornata ieri la ministra del Lavoro, Marina Calderone, contraria: "Mentre si ragiona di un salario minimo che le opposizioni fissano a 9 euro l'ora, bisogna capire cosa mettiamo dentro questo contratto, soprattutto se quel numero è rappresentativo della qualità espressa dal contratto collettivo, che per me va valutato nell'insieme delle tutele. Definire diversi modelli di valutazione genera solo confusione. Io, invece, rispetto a un salario minimo, faccio un ragionamento di lavoro dignitoso. L'importante è garantire condizioni dignitose di lavoro".



di Roberto Rotunno – ilfattoquotidiano.it


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