Uno dei fondamenti di uno Stato democratico è la comunicazione. Affinché una democrazia funzioni bene, infatti, è vitale che sia possibile scambiare informazioni e interagire attraverso strumenti efficaci e accessibili a tutti. Se questo è vero per le istituzioni, lo stesso vale per le associazioni mediatrici della rappresentanza, che negli Stati democratici assumono la forma di partiti e per i loro membri, cioè i politici. E’ quindi facile capire come le tecnologie della comunicazione svolgano un ruolo essenziale nelle moderne società democratiche. Tra i mass media, a partire dalla metà del XX secolo, la TV ha assunto un ruolo sempre più importante nella comunicazione politica. Oggi essa rappresenta, senza dubbio, il mezzo più influente in questo settore, avendo superato in tale ruolo sia la stampa, sia la radio, sia, soprattutto, la comunicazione interpersonale nei luoghi intermedi della partecipazione politica. La televisione però ha un grave limite: si basa su un modello comunicativo verticale ed unidirezionale. Ne consegue che la comunicazione politica veicolata dalla televisione limita la facoltà di controllare e criticare i messaggi e soprattutto non consente la partecipazione dei cittadini al dibattito politico. Non a caso, da più parti e a più riprese, si sono lamentati i possibili effetti antidemocratici di un uso distorto della comunicazione televisiva.
La comparsa di un nuovo media
Da alcuni anni, grazie al progredire della tecnologia, è nato un media nuovo che racchiude in sé tutte le caratteristiche degli altri mezzi di comunicazione: internet. Esiste oggi la possibilità di superare il mezzo televisivo offrendo un servizio di comunicazione, politica e non, più articolato, completo e partecipativo. In più, la natura reticolare, interattiva e multimediale della rete offre delle possibilità che gli altri media non sono in grado di mettere a disposizione. Il valore aggiunto della rete è che, da una parte, si presta a fornire nelle mani delle istituzioni e delle associazioni politiche un formidabile strumento per veicolare informazioni verso i cittadini e, dall’altra, permette la riattivazione del processo inverso, ovvero la partecipazione attiva dei cittadini al dibattito politico ed alla formazione degli indirizzi e degli orientamenti politici sia nelle istituzioni che nei partiti. Inoltre, non essendo filtrato e impossibile da controllare, internet è percepito dalle persone come più credibile e attendibile degli altri mezzi di comunicazione.
La rivoluzione della rete
L’utilizzo sempre più diffuso dei computer ha globalmente modificando le nostre abitudini e internet ha incrementato ulteriormente questo processo. Basti pensare che, in meno di vent’anni, la rete ha profondamente trasformato il mondo dell’informazione giornalistica (si comincia a parlare dell’abbandono della carta stampata a favore dei giornali on-line), ha modificato lo stile di vita delle persone e le loro interazioni sociali (quante persone quotidianamente si parlano, si conoscono, si incontrano attraverso internet?), ha rivoluzionato il modo di lavorare (quanti oggi esercitano una professione qualificata senza un computer ed una connessione ad internet?). Ma è nello scambio delle informazioni che la rete ha compiuto una vera rivoluzione. Internet non è un canale di comunicazione come la televisione, i giornali, i comizi o i manifesti. Internet non è uno, ma è tanti canali diversi. Pur essendo in apparenza sempre lo stesso, è ben diverso quando è utilizzato per parlare da quando lo è per ascoltare o per discutere. Questa possibilità di spaziare, di comunicare liberamente senza nessuna barriera, superando i limiti posti dalla fisica, apre sempre più spesso nuove inesplorate prospettive nella comunicazione, mutando sia le abitudini del mittente del messaggio, sia del destinatario.
Internet e la comunicazione politica in Italia
Nel contesto italiano, nonostante le enormi possibilità offerte dal web, il fenomeno di Internet si è affermato con caratteristiche proprie e con ritardo rispetto ad altre realtà; in particolar modo per quanto riguarda la politica. L’informazione politica nel nostro paese è ancora troppo legata ad una concezione “televisiva”. Basti pensare che Berlusconi, Fini, Rutelli, Casini, Bossi, Buttiglione, Bertinotti, Diliberto, Mastella e molti altri leader politici di spicco non hanno né un sito personale né tanto meno un blog. I pochi che lo hanno, invece, lo utilizzano come se fosse poco più di una vetrina. I modelli riproposti in rete sono quelli del giornale, dell’opuscolo, del volantino, quasi nessuno fa ricorso a strumenti quali mail, forum, chat, ecc attraverso cui il cittadino diventa attivo partecipando e interagendo con gli altri utenti e il rappresentante politico. La rete, permettendo a tutti di poter dare la propria opinione e non solo a pochi prescelti come avviene nella tv, consente di esprimersi senza mediazione giornalistica e in modo libero. Questa caratteristica è alla base del sempre più crescente peso che internet sta ricoprendo nella formazione del voto. La libertà di espressione offerta da internet rispetto ai media “classici” (che non sono un tramite neutrale di comunicazione verso gli elettori) vale anche per chi la politica la esercita. I cittadini sono tornati ad essere attori con cui occorre negoziare le proprie forme espressive e le modalità di presenza politica ed ideologica, a cui, cioè i partiti e i politici stessi si devono adattare. Purtroppo i rappresentanti degli elettori che utilizzano la comunicazione on-line sembra lo facciano solo per fare propaganda; esattamente il contrario di come internet andrebbe sfruttato politicamente. La rete invece è, per sua natura, sede di discussione e confronto, oltre a racchiudere tutte le ideologie e posizioni, anche le più estreme e combattute. Non è possibile imporre una sola visione del mondo, è indispensabile confrontarsi!
L’esperienza degli altri paesi
Negli Stati Uniti, in Francia, in Gran Bretagna e nella maggioranza dei paesi democratici, l’utilizzo di internet per la comunicazione politica è uno strumento consolidato e al contempo terreno di sperimentazione continua. A fronte del relativo declino dell’influenza della televisione come media prevalente, si assiste sempre più spesso a campagne che si servono delle nuove tecnologie della rete per costruire opartecipazione, mobilitare, coinvolgere gli elettori e raccogliere fondi. I candidati statunitensi alle elezioni presidenziali del prossimo novembre in cerca di popolarità tra i giovani navigatori del web dovranno concentrarsi sui gruppi di discussione e sui blog. Lo dice uno studio pubblicato negli Usa dal Centre for Democracy and Citizenship, (Centro per la Democrazia e la Cittadinanza). Ma gia dalla campagna per le presidenziali del 2004 internet è stato per gli elettori statunitensi la fonte di informazione primaria sui candidati. Secondo una ricerca di BurstMedia, durante la campagna del 2004, il 32,4% degli elettori ha “cliccato” su un sito di politica; di questi, il 44,5% ha chiesto di ricevere segnalazioni di nuove notizie; il 31,8% ha fatto una donazione; il 21% si è persino offerto di lavorare volontariamente alla campagna. In tutto sono stati ben 75 milioni gli elettori americani che hanno usato internet per avere informazioni di natura politica. Il candidato alle elezioni primarie dei democratici nel 2003, Howard Dean, è riuscito a raccogliere una cifra vicina ai 40 milioni di dollari solo grazie al web. La Francia, dal canto suo, ha recentemente sperimento la sua prima “blog-campagna” elettorale. Strumento indispensabile per i candidati, da Segolene Royal a Nicolas Sarkozy, da Francois Bayrou a Jean Marie Le Pen, internet ha visto attraverso i blog esplodere il suo ruolo di punto di aggregazione e anche di analisi, di confronto e di informazione. Anche i britannici hanno abbandonato il loro proverbiale aplomb e hanno stupito gli elettori attraverso una comunicazione innovativa via web. Il blog di David Cameron (candidato alle prossime elezioni politiche inglesi) contiene elementi che incuriosiscono e catturano il navigatore internet, sono presenti molti video, alcuni singolari, come quello girato in cucina da dove il candidato spiega la sua politica.
Tornando all’Italia
Che in Italia ci sia un vuoto in questo campo lo dimostra un sondaggio realizzato da Repubblica.it in collaborazione con l’Osservatorio Politica e Media della cattedra di Teorie delle comunicazioni di massa dell’università la Sapienza. Dalla ricerca emerge che se l’80% degli intervistati ha dichiarato di visitare tutti i giorni i siti dei media tradizionali, la stessa percentuale afferma di non aver mai esplorato i siti della casa delle libertà, scendendo ad un 50% per quanto riguarda quelli del centrosinistra. Questo perché, nonostante lo sforzo di alcuni, la politica continua a non comprendere la vera “filosofia” di internet realizzando siti connotati da una forte staticità, avari di immagini e nella maggior parte privi degli strumenti, caratteristici dei blog, che permetterebbero di interloquire direttamente con i cittadini. Tutte caratteristiche che invece sono richieste dalla maggior parte dei naviganti. A questo proposito un altro dato interessante della stessa ricerca sottolinea come il 60% degli internauti desideri fortemente prendere parola durante la campagna elettorale, ritenendo internet uno dei media più democratici e versatili che ha a disposizione. Gli utenti di internet gradiscono, quindi, molto forum, blog e contatti online, dimostrando che esiste un’affinità elettiva tra la rete e le nuove forme di aggregazione che vengono dal basso. Ne sono un esempio comitati No-tav e i ragazzi calabresi che dopo l’omicidio Fortugno scesero in piazza. La conclusione è che chi la politica la esercita non ha ancora compreso che l’utente elettore ha un grande desiderio di interagire col web. I politici italiani sono avvisati anche perché, alle prossime elezioni politiche, a votare ci andranno anche i quindicenni di oggi, cresciuti a base di cellulari, computer e, naturalmente, internet.
Un blog italiano sulla politica ma soprattutto di politici
Da quando, negli Stati Uniti, il fenomeno dei blog ha iniziato a prendere piede nel 1997 si è diffuso enormemente contagiando in breve anche l’Italia e raggiungendo la vetta nelle classifiche dei siti più cliccati. Attraverso i blog, molto più semplici da navigare, più funzionali e facili da gestire rispetto ai classici siti internet, la possibilità di pubblicare documenti e di diffonderli raggiungendo un numero altissimo di persone si è evoluta da privilegio di pochi a diritto di tutti. Nei blog, ogni articolo, fotografia, audio o filmato che viene pubblicato è generalmente legato ad un thread (letteralmente trama, filo, è la discussione sviluppata dai singoli utenti e solitamente abbreviato in 3D), in cui i lettori possono scrivere i loro commenti e lasciare messaggi all’autore. Ciascuno vi può scrivere le proprie idee e riflessioni in tempo reale. E’un luogo cibernetico in cui si possono pubblicare notizie, informazioni e storie di ogni genere, aggiungendo, se si vuole, anche dei link (collegamento che rimanda ad altri siti, blog, articoli o contenuti) ad argomenti di proprio interesse. Al fine di sfruttare tutte le opportunità per veicolare le informazioni offerte dai blog, nasce l’idea di dare vita, anche per quanto riguarda la politica, ad uno spazio cibernetico che tratti di questo argomento. Politica a 360°, che coinvolga tutte le forze in campo. Dalla Mussolini a Diliberto. Che rappresenti un’arena in cui i vari esponenti politici possano liberamente intervenire a riguardo di uno specifico argomento, confrontandosi coi loro “avversari” e coinvolgendo nella discussione anche i cittadini elettori. Una sorta di parlamento virtuale in cui chi fa politica, proprio come accade alla Camera e in Senato, può presentare progetti, proporre idee, sviluppare strategie, offrire soluzioni ma che, a differenza delle due camere, avrà il valore aggiunto di essere accessibile a tutti e tutti potranno dare il loro contributo in un ottica di vera democrazia partecipativa. Il blog verrà gestito in maniera indipendente da organi o strutture di qualsiasi tipo, sarà uno spazio che vuole sfruttare l’interazione tipica del blog per avviare un esperimento di comunicazione politica innovativa e democratica. Una piazza virtuale nella quale incontrarsi e scambiarsi idee, muovere critiche e dare suggerimenti. Un modo per ricucire la distanza esistente tra i palazzi del potere e la società civile.
L’ulteriore passo avanti rappresentato dal web 2.0
Internet, per sua natura, è in continua evoluzione e oggi non la si può più considerare una semplice “rete di reti”, né un gigantesco insieme di siti web isolati e indipendenti tra loro. Oggi rappresenta e riunisce tutte le capacità tecnologiche raggiunte dall’uomo nell’ambito della diffusione dell’informazione e della condivisione del sapere assieme alla capacità di ricombinale tra loro in modi innovativi e originali. Questo assunto è alla base dell’ulteriore mutamento che, nonostante non rappresenti certo il culmine della sua evoluzione, internet sta assumendo negli ultimi anni. Si tratta di un nuovo punto di partenza in cui nuove metodologie e applicazioni software si affermano all’insegna della condivisione e della collaborazione tra esseri umani. Non si tratta di un cambiamento della tecnologia alla base della rete, ma dei mezzi e degli strumenti che utilizzano l’infrastruttura tecnologica sulla quale poggia internet. E’ un nuovo modo di intendere la rete, che pone al centro i contenuti, le informazioni, l’interazione. Il concetto di Web 2.0 pone l’accento sulle capacità di condivisione dei dati tra le diverse piattaforme tecnologiche, sia hardware che software. Il filo conduttore è una nuova filosofia all’insegna della collaborazione. Questo è il Web 2.0: interazione sociale realizzata grazie alla tecnologia. I servizi e gli strumenti del Web 2.0 trasformano ogni utente da consumatore a partecipante, da utilizzatore passivo ad autore attivo di contenuti, messi a disposizione di chiunque si affacci su Internet. Per fare chiarezza su concetti talvolta troppo astratti, facciamo l’esempio di un servizio già esistente in Italia di nome “PagineGialle Visual”. Con un accordo tra Seat Pagine Gialle e Telespazio è nato un nuovo interessante servizio che sostituisce la “classica” ricerca geografica offerta da molti siti consentendo di visualizzare i risultati delle proprie ricerche direttamente sulle foto del territorio e di passeggiare virtualmente lungo le vie delle città, osservando monumenti, edifici e vetrine di negozi. Queste informazioni aggiuntive saranno poi riprese da altri, rielaborate e immesse nuovamente sul web incrementandone incredibilmente la diffusione. E’ proprio nel remixare, nella selezione competente e nella giustapposizione del contenuto e delle informazioni esistenti che risiede il grande potenziale di web 2.0. Amazon, eBay, Google, Google Maps, Skype, sono tutte applicazioni web che hanno creato nuovi servizi costruiti sulle informazioni esistenti, riutilizzando le informazioni in modi non previsti dal loro ideatore originario. Le materie e gli argomenti su cui applicare questa “filosofia” sono potenzialmente infiniti. Tutti i campi del sapere sono affrontati, rendendo ogni informazione immediatamente visibile e riutilizzabile per qualsiasi media. Può capitare, ad esempio, che un articolo apparso su un quotidiano online sia commentato su un blog, per poi essere arricchito dall’aggiunta di contenuti audio e video, essere condiviso all’interno di una comunità, diventando a ogni passaggio sempre più approfondito e “popolare”. In America lo hanno già capito. Sulla CNN si sono recentemente tenuti una serie di dibattiti presidenziali, nei quali il pubblico ha rivolto le proprie domande ai candidati con video girati in casa. È l’ultimo fronte della battaglia dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti per stare al passo con i cambiamenti che Internet sta imponendo alla politica. I filmati, spediti a YouTube, mostrano persone che con fare diretto si siedono e parlano senza intermediari ai politici. Molti analisti sono convinti che il nuovo formato offra la possibilità di cambiare gli equilibri mediatici costringendo i candidati a instaurare un vero rapporto con la gente.
Fonte: Manifesto blog politica 2.0
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