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venerdì 18 febbraio 2011

Giacobinismo e democrazia


Il rapporto tra la situazione istituzionale nel periodo del cosiddetto Terrore e le premesse della democrazia è piuttosto complesso; si presta ad essere meglio esaminato a partire dalle definizioni che il regime democratico (vero o presunto) di quest'epoca ha ricevuto.

Democrazia sostanziale

E' così chiamato l'ideale di democrazia che vede la propria caratteristica sostanziale non nelle procedure democratiche, ma nel principio di eguaglianza tra i cittadini. Per questo motivo la democrazia sostanziale si oppone a quella formale, che valorizza in particolar modo le procedure decisionali ed elettorali; da un altro punto di vista, inoltre, la democrazia formale punta all'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, intesa in senso fortemente impersonale, mentre quella sostanziale rivendica l'eguaglianza effettiva (ad esempio, a livello economico) come unico strumento attraverso il quale è possibile che tutti godano realmente del proprio diritto di cittadinanza.
La Convenzione giacobina, e soprattutto il Comitato di Salute pubblica, sembrano mirare in particolare alla democrazia sostanziale, come si può arguire a partire da due elementi:
* Molte misure adottate in quel periodo tendono a livellare la condizione economica dei cittadini, attraverso espropri e redistribuzioni. Ciò non comporta minimamente l'abolizione della proprietà privata, quanto la costituzione di un vasto ceto di piccoli proprietari terrieri come base economica e sociale del paese, secondo la linea politica inaugurata dalle confische dei beni ecclesiastici. Il fatto che si tratti talora di misure demagogiche, volte a creare consenso nelle masse in un momento di forte instabilità legato alla guerra in corso, non cambia quanto si è sostenuto prima: anche in alcuni casi i provvedimenti citati restano senza applicazione concreta, ciò non esclude che l'obiettivo fosse quello di creare una democrazia di tipo sostanziale.
* La sospensione della Costituzione del 1791 e la creazione del Comitato di Salute pubblica, insieme alla limitazione delle libertà individuali e all'esautoramento della Convenzione, evidenziano, da parte del gruppo dirigente giacobino, un certo disinteresse per le procedure democratiche; accanto al terrorismo e alla conseguente cancellazione dello Stato di diritto, la democrazia si allontana sempre più dalle forme che le sono proprie e che sono sancite nella stessa Legge Fondamentale. E' evidente come, in questo caso la democrazia formale sia quasi completamente assente.

Democrazia totalitaria

La denominazione democrazia totalitaria è stata introdotta dallo storico Talmon per identificare quei regimi in cui il potere dispotico di un singolo o di un gruppo si costituisce e trova la sua giustificazione a partire dall'entusiasmo delle masse. Si tratta di una forma di totalitarismo particolarmente subdola, in quanto utilizza slogans e simboli della tradizione democratica; nel caso del periodo da noi preso in esame, il gruppo politico al potere mantiene le stesse strutture democratiche (ad esempio la Convenzione) ma le esclude dalla reale gestione del potere in tre modi:

* Alle istituzioni legittime se ne accostano altre (i Comitati) che via via le sostituiscono nell'esercizio delle loro funzioni;
* Il clima di terrore impedisce lo svolgimento di un dibattito politico sereno; viene altresì limitata la libertà di opinione che, con quella di parola, rappresenta uno dei presupposti fondamentali per l'esercizio della democrazia;
* Le procedure democratiche sancite dalla Costituzione sono progressivamente superate a favore di forme di democrazia diretta, che si attua anch'essa al di fuori dei normali canali come pressione delle masse cittadine della capitale attraverso iniziative di protesta ecc.
L'esistenza, più o meno evidente a seconda degli autori, di elementi totalitari nel periodo di potere giacobino nella Rivoluzione Francese è stata spiegata in tre modi:
* La degenerazione della vita politica francese deriva dallo spregio per la definizione procedurale della democrazia a favore del suo contenuto: il mantenimento delle istituzioni legittime o almeno la consapevolezza, nella classe dirigente, della loro importanza avrebbe limitato l'apporto delle masse e l'avvento della dittatura del Comitato di Salute pubblica.
* La psicologia delle masse può aiutare a comprendere per quale motivo i cittadini di Parigi non si avvidero del nascente regime terroristico: prive di modelli democratici a cui rifarsi, dipendenti dal punto di vista ideologico dalle parole d'ordine lanciate dal gruppo dirigente giacobino e soprattutto incapaci di valutare le proprie responsabilità e il peso politico delle proprie manifestazioni, le masse rappresentano il serbatoio di consenso del Comitato e delle sue misure demagogiche.
* Dal punto di vista teorico, il fondatore dell'ideologia giacobina è stato identificato con Rousseau, la cui tesi della volontà generale avrebbe rappresentato l'antecedente dell'ideale politico di Robespierre. Secondo il filosofo ginevrino, la volontà generale non coincide necessariamente con quella della maggioranza, anche se, dal punto di vista procedurale, essa dovrebbe scaturire dall'elisione reciproca delle opposte volontà individuali; la volontà generale, che deve stare alla base delle leggi, è l'unica in grado di riconoscere in bene dello Stato al di là degli inevitabili particolarismi. Il problema sorge quando bisogna identificare la persona o il gruppo legittimamente interpreti di quella volontà e quindi potenzialmente titolari del diritto di escludere gli altri dall'esercizio della sovranità. La Rivoluzione trova nel Comitato di Salute pubblica il vate del bene supremo del paese, delegando ad esso, volente o nolente, quasi tutto il potere; Robespierre, che fa esplicitamente riferimento al bene generale della Francia nella fragile situazione in cui si trova a dirigere, di fatto, lo Stato, è l'interprete più coerente di tale dottrina, anche se nei suoi discorsi la presenza esplicita di Rousseau è inferiore, ad esempio, a quella di Voltaire.

Democrazia carismatica

Il totalitarismo può sorgere da istituzioni democratiche e può permettersi di mantenerle, anche se completamente svuotate di senso, nella misura in cui il gruppo promotore di tale iniziativa goda di tanto e tale consenso da ottenere l'approvazione delle fasce più influenti dello Stato; ciò non significa che sia appoggiato dalla maggioranza della popolazione, ma che i suoi sostenitori gridino più forte degli altri.
Naturalmente questa operazione è possibile nella misura in cui quel gruppo o quella persona possiedano un particolare carisma. Nel caso da noi esaminato, il carisma si crea soprattutto a partire dalla complessa situazione di ostilità verso la Rivoluzione sia all'interno che all'esterno dei confini nazionali. Il gruppo dirigente, rappresentato da Robespierre e dal Comitato, è carismatico e può pilotare migliaia di persone anche perché, nel pericolo, è naturale che il popolo si affidi a chi appare più forte, magari ricorrendo a strumenti non proprio ortodossi come il terrorismo e la soppressione delle libertà individuali.

Democrazia diretta

Un ultimo problema interpretativo è dato dalla democrazia diretta che nella Rivoluzione trova uno dei suoi momenti di più coerente realizzazione dell'età moderna. Il rischio implicito nell'associazione, nell'immaginario collettivo europeo dalla Restaurazione in poi, di democrazia, giacobinismo e Terrore si sviluppa così a partire da due premesse:
* La forma di democrazia che l'Ottocento ha maggiormente presente è quella diretta.
* La democrazia diretta si presta molto alla degenerazione in democrazia totalitaria, a causa dell'apporto che in essa hanno le masse.
Per uno strano slittamento, segue che, almeno a livello psicologico, i vizi della democrazia diretta nella sua degenerazione giacobina sono trasferiti a qualsiasi democrazia, che viene pertanto associata, indipendentemente dal suo carattere particolare, agli episodi meno edificanti dell'ultima fase della Rivoluzione.

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