Auguri a tutte le donne!
Le donne stanno gradualmente conquistando i diritti che dovrebbero appartenere loro senza bisogno di lotte, manifestazioni e campagne. Se pensate che la condizione della donna in Occidente sia realmente paritaria rispetto a quella maschile a smentirvi arriva una nuova campagna di sensibilizzazione indetta dalla Commissione Europea per mettere sotto i riflettori le discriminazioni che le donne oggi sono costrette a subire nell'ambito lavorativo.
Si stima, infatti, che una donna, a parità di ruolo, mediamente guadagni cifre di molto inferiori rispetto ad un uomo. Per queste ragioni la Commissione Europea ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione contro le disparità sessuali, soprattutto nel campo delle retribuzioni salariali, tra uomini e donne. Con i dati alla mano é facile analizzare la situazione a livello europeo: nonostante le donne rappresentino il 60 per cento di tutti i laureati in Europa, l'attività lavorativa di un'impiegata é ritenuta dal datore di lavoro (in maniera più o meno velata) di qualità inferiore se comparata al medesimo ruolo o incarico assegnato ad un uomo. Proprio a partire da questo pregiudizio nasce la retribuzione salariale più bassa nelle lavoratrici donne. Eppure in questo periodo di crisi finanziaria sembrerebbe, secondo recenti ricerche, che le imprese il cui direttivo è formato da donne siano quelle che riescono ad andare avanti senza cedere il passo al crollo dell'economia e al periodo critico a livello globale. Su suolo europeo sono numerosissime le aziende guidate da manager donne che sono riuscite a raggiungere alti livelli di competenza ed elevati standard di qualità. Alcune statistiche parlano di risultati fino a dieci volte migliori rispetto alle imprese gestite da soli uomini.
Vladimir Spidla, il Commissario europeo alle Pari Opportunità, si é attivato per proporre, in aggiunta alla campagna di sensibilizzazione, una serie di iniziative per combattere le discriminazioni sessuali moderne: "Bisogna raggiungere una eguale retribuzione per tutti i lavoratori che rivestono uno specifico ruolo, in primis con un impegno concreto dei sindacati e dei datori di lavoro, ed una costante attività di monitoraggio effettuata dagli organi statali e, soprattutto, dal cittadino". Le donne subiscono discriminazioni a vari livelli: nel settore privato e pubblico il loro lavoro viene considerato meno efficace a livello aziendale; l'investimento sulle lavoratrici viene meno o é comunque inferiore proprio perché la qualità della loro attività lavorativa viene costantemente messa in discussione; questo fa si che le donne siano mediamente retribuite con salari più bassi dei colleghi uomini con percentuali in negativo che si avvicinano al 17 per cento. Una ulteriore discriminazione sessuale viene dal fatto che la lavoratrice donna può diventare potenzialmente (se già non lo fosse) una madre. La legge italiana tutela la lavoratrice in attesa di un figlio concedendogli un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro della durata di 5 mesi con la possibilità di prolungamento con la maternità. In aggiunta a tutto ciò, nel caso che la donna svolga un lavoro a rischio, vengono concessi dalla legge ulteriori esoneri dall'attività lavorativa. Il datore di lavoro é spesso portato a considerare queste agevolazioni alle donne in gravidanza delle "scocciature"; per questa ragione é più propenso ad assumere lavoratori di sesso maschile o ad assegnare agli uomini posizioni di alto livello.
Le lavoratrici europee difficilmente riescono a raggiungere posizioni di responsabilità o ruoli aziendali di comando. La politica é un esempio indicativo della condizione femminile in ambito lavorativo: in Europa appena il 25 per cento degli attori politici é composto da donne. In Italia si scende addirittura al 20 per cento. Le soluzioni proposte dalla Commissione Europea per livellare queste disparità a livello lavorativo tra uomo e donna riguardano un deciso investimento in Istruzione e Formazione professionale, per incentivare l'accesso delle lavoratrici in tutti quei settori che, ad oggi, sono ancora una prerogativa maschile.
Tante barriere, ma la situazione sembra in fase di miglioramento
Qual è la condizione lavorativa delle donne rispetto ai colleghi uomini? Possibilità di fare carriera e crescere in azienda, livello retributivo vengono ugualmente concessi agli esponenti di entrambi i sessi? Uno spaccato sull’attuale realtà vissuta dalle donne europee sul posto di lavoro viene offerto da Monster.it grazie ad un sondaggio realizzato interamente online a livello europeo.
Alla domanda “Secondo te le donne sono discriminate sul lavoro?” è risultato che per l’80% dei 7.797 votanti è ancora attuale una certa disparità di trattamento tra sesso femminile e sesso maschile tra le mura degli uffici di tutta Europa, nonostante la visione della situazione risulti, per la maggior parte di questi, in fase di cambiamento.
Quasi una persona su due, infatti, con il 45% delle risposte, intravede segnali di miglioramento, osservando ciò che accade sul proprio luogo di lavoro e riscontrando per il personale femminile la possibilità di essere pienamente equiparato ai colleghi maschi; al contrario, per il restante 35% dei votanti non risultano cambiamenti significativi e resta, dunque, inalterata la situazione di discriminazione nei confronti della donna.
Sul lavoro, dunque, sono ancora tante e forti le barriere poste alle donne europee, ma cosa accade in Italia? L’opinione sembra pienamente condivisa anche dai nostri lavoratori. Dei 2.300 votanti all’indagine di Monster.it, il 78% dichiara che effettivamente le figure femminili faticano ad avere le stesse possibilità dei propri colleghi uomini di affermarsi nel mondo del lavoro.
Il 42% di questi, distaccandosi di soli 3 punti percentuali rispetto alla media europea, ritiene, comunque, che ci siano segnali di miglioramento e il 35% che le condizioni per le donne restano negative, mancando elementi che facciano pensare ad un vicino cambiamento di rotta.
Se si considera, inoltre, che la maggioranza di utenti di Monster.it è formato da uomini, e sia dunque facile pensare che i voti siano stati espressi in predominanza da questi ultimi, il dato risulta ancor meno rassicurante, poiché i numeri del sondaggio sono espressione non solo di un bisogno, per così dire, di “riscatto” e di attenzione da parte del sesso femminile, quanto di una realtà che effettivamente si respira e si vive all’interno degli uffici.
Quella della discriminazione delle donne è una piaga più o meno presente in tutti gli Stati europei. I lavoratori francesi, tuttavia, sono quelli che hanno rilevato la più grave situazione discriminatoria in Europa (l’85% dei votanti ritiene critica la situazione per le donne, e di questi il 46% non rileva alcuna situazione di miglioramento).
Al contrario l’Irlanda sembra essere il Paese più orientato verso le pari opportunità: “soltanto” il 72% dei lavoratori, infatti, rileva vi siano ancora forme di discriminazione nei confronti del personale femminile tra le mura degli uffici.
Le popolazioni per le quali le prospettive di miglioramento nel modo del lavoro per le donne sono più elevate, risultano essere gli Svizzeri e i Tedeschi con il 57% dei voti forniti, seguiti da Austrici e Belgi (48%) e da Inglesi con il 44% delle preferenze.
Tra i partecipanti all’indagine, non manca, comunque, chi considera la discriminazione un problema non più attuale. In Italia per esempio, il 20% dei jobseeker è convinto che le pari opportunità siano state pienamente raggiunte nella nostra nazione e che non si pongano per le donne più problemi di sorta, considerando gli sforzi profusi e i miglioramenti ottenuti nel farsi valere ed apprezzare sul mercato del lavoro.
Condividono la stessa opinione anche Irlandesi e Austriaci, che hanno espresso in questo caso rispettivamente il 24 ed il 22% dei voti. Soltanto poco più del 3% in Europa e l’1% in Italia non ha saputo esprimere alcun tipo di valutazione, nell’uno o nell’altro senso.
Le donne stanno gradualmente conquistando i diritti che dovrebbero appartenere loro senza bisogno di lotte, manifestazioni e campagne. Se pensate che la condizione della donna in Occidente sia realmente paritaria rispetto a quella maschile a smentirvi arriva una nuova campagna di sensibilizzazione indetta dalla Commissione Europea per mettere sotto i riflettori le discriminazioni che le donne oggi sono costrette a subire nell'ambito lavorativo.
Si stima, infatti, che una donna, a parità di ruolo, mediamente guadagni cifre di molto inferiori rispetto ad un uomo. Per queste ragioni la Commissione Europea ha lanciato una nuova campagna di sensibilizzazione contro le disparità sessuali, soprattutto nel campo delle retribuzioni salariali, tra uomini e donne. Con i dati alla mano é facile analizzare la situazione a livello europeo: nonostante le donne rappresentino il 60 per cento di tutti i laureati in Europa, l'attività lavorativa di un'impiegata é ritenuta dal datore di lavoro (in maniera più o meno velata) di qualità inferiore se comparata al medesimo ruolo o incarico assegnato ad un uomo. Proprio a partire da questo pregiudizio nasce la retribuzione salariale più bassa nelle lavoratrici donne. Eppure in questo periodo di crisi finanziaria sembrerebbe, secondo recenti ricerche, che le imprese il cui direttivo è formato da donne siano quelle che riescono ad andare avanti senza cedere il passo al crollo dell'economia e al periodo critico a livello globale. Su suolo europeo sono numerosissime le aziende guidate da manager donne che sono riuscite a raggiungere alti livelli di competenza ed elevati standard di qualità. Alcune statistiche parlano di risultati fino a dieci volte migliori rispetto alle imprese gestite da soli uomini.
Vladimir Spidla, il Commissario europeo alle Pari Opportunità, si é attivato per proporre, in aggiunta alla campagna di sensibilizzazione, una serie di iniziative per combattere le discriminazioni sessuali moderne: "Bisogna raggiungere una eguale retribuzione per tutti i lavoratori che rivestono uno specifico ruolo, in primis con un impegno concreto dei sindacati e dei datori di lavoro, ed una costante attività di monitoraggio effettuata dagli organi statali e, soprattutto, dal cittadino". Le donne subiscono discriminazioni a vari livelli: nel settore privato e pubblico il loro lavoro viene considerato meno efficace a livello aziendale; l'investimento sulle lavoratrici viene meno o é comunque inferiore proprio perché la qualità della loro attività lavorativa viene costantemente messa in discussione; questo fa si che le donne siano mediamente retribuite con salari più bassi dei colleghi uomini con percentuali in negativo che si avvicinano al 17 per cento. Una ulteriore discriminazione sessuale viene dal fatto che la lavoratrice donna può diventare potenzialmente (se già non lo fosse) una madre. La legge italiana tutela la lavoratrice in attesa di un figlio concedendogli un periodo di astensione obbligatoria dal lavoro della durata di 5 mesi con la possibilità di prolungamento con la maternità. In aggiunta a tutto ciò, nel caso che la donna svolga un lavoro a rischio, vengono concessi dalla legge ulteriori esoneri dall'attività lavorativa. Il datore di lavoro é spesso portato a considerare queste agevolazioni alle donne in gravidanza delle "scocciature"; per questa ragione é più propenso ad assumere lavoratori di sesso maschile o ad assegnare agli uomini posizioni di alto livello.
Le lavoratrici europee difficilmente riescono a raggiungere posizioni di responsabilità o ruoli aziendali di comando. La politica é un esempio indicativo della condizione femminile in ambito lavorativo: in Europa appena il 25 per cento degli attori politici é composto da donne. In Italia si scende addirittura al 20 per cento. Le soluzioni proposte dalla Commissione Europea per livellare queste disparità a livello lavorativo tra uomo e donna riguardano un deciso investimento in Istruzione e Formazione professionale, per incentivare l'accesso delle lavoratrici in tutti quei settori che, ad oggi, sono ancora una prerogativa maschile.
Tante barriere, ma la situazione sembra in fase di miglioramento
Qual è la condizione lavorativa delle donne rispetto ai colleghi uomini? Possibilità di fare carriera e crescere in azienda, livello retributivo vengono ugualmente concessi agli esponenti di entrambi i sessi? Uno spaccato sull’attuale realtà vissuta dalle donne europee sul posto di lavoro viene offerto da Monster.it grazie ad un sondaggio realizzato interamente online a livello europeo.
Alla domanda “Secondo te le donne sono discriminate sul lavoro?” è risultato che per l’80% dei 7.797 votanti è ancora attuale una certa disparità di trattamento tra sesso femminile e sesso maschile tra le mura degli uffici di tutta Europa, nonostante la visione della situazione risulti, per la maggior parte di questi, in fase di cambiamento.
Quasi una persona su due, infatti, con il 45% delle risposte, intravede segnali di miglioramento, osservando ciò che accade sul proprio luogo di lavoro e riscontrando per il personale femminile la possibilità di essere pienamente equiparato ai colleghi maschi; al contrario, per il restante 35% dei votanti non risultano cambiamenti significativi e resta, dunque, inalterata la situazione di discriminazione nei confronti della donna.
Sul lavoro, dunque, sono ancora tante e forti le barriere poste alle donne europee, ma cosa accade in Italia? L’opinione sembra pienamente condivisa anche dai nostri lavoratori. Dei 2.300 votanti all’indagine di Monster.it, il 78% dichiara che effettivamente le figure femminili faticano ad avere le stesse possibilità dei propri colleghi uomini di affermarsi nel mondo del lavoro.
Il 42% di questi, distaccandosi di soli 3 punti percentuali rispetto alla media europea, ritiene, comunque, che ci siano segnali di miglioramento e il 35% che le condizioni per le donne restano negative, mancando elementi che facciano pensare ad un vicino cambiamento di rotta.
Se si considera, inoltre, che la maggioranza di utenti di Monster.it è formato da uomini, e sia dunque facile pensare che i voti siano stati espressi in predominanza da questi ultimi, il dato risulta ancor meno rassicurante, poiché i numeri del sondaggio sono espressione non solo di un bisogno, per così dire, di “riscatto” e di attenzione da parte del sesso femminile, quanto di una realtà che effettivamente si respira e si vive all’interno degli uffici.
Quella della discriminazione delle donne è una piaga più o meno presente in tutti gli Stati europei. I lavoratori francesi, tuttavia, sono quelli che hanno rilevato la più grave situazione discriminatoria in Europa (l’85% dei votanti ritiene critica la situazione per le donne, e di questi il 46% non rileva alcuna situazione di miglioramento).
Al contrario l’Irlanda sembra essere il Paese più orientato verso le pari opportunità: “soltanto” il 72% dei lavoratori, infatti, rileva vi siano ancora forme di discriminazione nei confronti del personale femminile tra le mura degli uffici.
Le popolazioni per le quali le prospettive di miglioramento nel modo del lavoro per le donne sono più elevate, risultano essere gli Svizzeri e i Tedeschi con il 57% dei voti forniti, seguiti da Austrici e Belgi (48%) e da Inglesi con il 44% delle preferenze.
Tra i partecipanti all’indagine, non manca, comunque, chi considera la discriminazione un problema non più attuale. In Italia per esempio, il 20% dei jobseeker è convinto che le pari opportunità siano state pienamente raggiunte nella nostra nazione e che non si pongano per le donne più problemi di sorta, considerando gli sforzi profusi e i miglioramenti ottenuti nel farsi valere ed apprezzare sul mercato del lavoro.
Condividono la stessa opinione anche Irlandesi e Austriaci, che hanno espresso in questo caso rispettivamente il 24 ed il 22% dei voti. Soltanto poco più del 3% in Europa e l’1% in Italia non ha saputo esprimere alcun tipo di valutazione, nell’uno o nell’altro senso.
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