Nonostante il connubio storico lentamente realizzatosi il contrasto tra liberalismo e democrazia non si è mai totalmente cancellato e, anzi, si è acuito in questi ultimi anni.
Sin dalla seconda metà del secolo scorso intervenne infatti il movimento operaio sulla scena politica che si identificò progressivamente nelle dottrine socialistiche antitetiche a quelle liberali, pur non ripudiando il metodo democratico. Il rapporto tra democrazia e liberalismo non è stato mai di antitesi radicale al contrario di quello tra quest’ultimo e il socialismo: la discordia nasce dalla difesa liberale della libertà economica che presuppone la difesa a oltranza della proprietà privata la cui critica è forse l’elemento distintivo del socialismo che la definisce come fonte principale di diseguaglianza fra gli uomini e ne prospetta l’eliminazione totale. Gli scrittori socialisti, interpretando lo sviluppo storico come processo che avviene attraverso il passaggio di potere da una classe all’altra interpretavano il liberalismo come una dottrina che poneva a fondamento di tutte le libertà quella economica degradandolo a ideologia della classe borghese, ovvero del nemico.
Il connubio tra democrazia e socialismo
Al contrario il rapporto del socialismo con la democrazia fu, sin dall’inizio, di complementarità come era stato fino a quel momento quello tra democrazia e liberalismo. A rafforzare il legame di compatibilità sorsero due tesi: prima di tutto il processo di democratizzazione avrebbe favorito l’intervento di una società socialista, fondata sulla trasformazione della proprietà e sulla collettivizzazione almeno dei principali mezzi di produzione; in secondo luogo solo l’avvento della società socialista avrebbe reso possibile la piena partecipazione politica e, dunque, la piena realizzazione delle democrazia tra le cui promesse si trovava anche quella di una distribuzione egualitaria del potere economico e politico. Tuttavia non sempre si è trattato di un rapporto pacifico dal momento che la circolarità e reciprocità del processo di rafforzamento poneva il problema del punto di partenza per l’organizzazione della nuova società: iniziare dalla democrazia significava ottenere uno sviluppo graduale e incerto, la trasformazione socialistica avrebbe invece permesso un salto qualitativo rivoluzionario rinunciando però provvisoriamente al metodo democratico. Tale indecisione provocò la formazione, accanto al contrasto tra liberal-democratici e socialisti, di quello tra socialisti democratici e non democratici; tuttavia il dubbio della validità del sistema democratico nella fase di transizione non cancellò mai l’ispirazione democratica di fondo dei partiti socialisti per quanto riguarda sia l’avanzamento della democrazia in una società socialista sia la convinzione che questo tipo di società sarebbe stata più democratica di quella liberale, nata dal capitalismo. Almeno tre argomenti sono stati portati a favore di questa tesi:
1. La democrazia liberale è nata come democrazia rappresentativa, quella socialistica sarà invece diretta nel duplice senso di democrazia di tutto il popolo senza rappresentanti oppure di democrazia non di rappresentanti ma di delegati il cui mandato imperativo è sottoposto a revoca;
2. La democrazia borghese ha consentito la partecipazione al potere politico, ma solo quella socialistica consentirà la partecipazione popolare anche nelle decisioni economiche; si tratta non solo di un rafforzamento intensivo della partecipazione, ma anche quantitativo;
3. Mentre nella democrazia liberale l’attribuzione al popolo del diritto di partecipazione politica non procede di pari passo con una più equa distribuzione del potere economico, questa distribuzione diviene uno degli scopi primari della democrazia socialista trasformando il potere formale di partecipazione in potere sostanziale e realizza contemporaneamente l’ideale ultimo della democrazia che è quello dell’uguaglianza.
Democrazia liberale e democrazia socialista: un concetto diverso di democrazia
Il fatto che movimenti antitetici come liberalismo e socialismo abbiano abbracciato entrambi l’ideale democratico può portare a pensare che da due secoli la democrazia sia una specie di comun denominatore dei regimi che si sono sviluppati nei paesi economicamente e politicamente più progrediti, però non bisogna credere che il concetto di democrazia sia rimasto lo stesso nel passaggio dalla democrazia liberale a quella socialista. Nel binomio liberalismo-democrazia quest’ultima significa soprattutto suffragio universale ovvero un mezzo di espressione della libera volontà dei singoli, nel binomio socialismo-democrazia essa significa ideale egualitario che solo la riforma della proprietà propugnata dal socialismo è in grado di conquistare: nel primo caso la democrazia è conseguenza, nel secondo è, invece, presupposto.
L’ambiguità del termine democrazia appare evidente nella democrazia sociale che ha dato vita allo stato dei servizi: essa pretende di essere una fase ulteriore rispetto alla democrazia liberale con l’inserimento dei diritti sociali in aggiunta a quelli di libertà e una prima fase rispetto alla democrazia socialista. L’ambiguità si rivela nella doppia critica che la democrazia sociale riceve ora dalla destra, che la accusa di costituire una menomazione delle libertà individuali, ora dalla sinistra, che la condanna come soluzione di compromesso che ostacola l’attuazione del socialismo.
Sin dalla seconda metà del secolo scorso intervenne infatti il movimento operaio sulla scena politica che si identificò progressivamente nelle dottrine socialistiche antitetiche a quelle liberali, pur non ripudiando il metodo democratico. Il rapporto tra democrazia e liberalismo non è stato mai di antitesi radicale al contrario di quello tra quest’ultimo e il socialismo: la discordia nasce dalla difesa liberale della libertà economica che presuppone la difesa a oltranza della proprietà privata la cui critica è forse l’elemento distintivo del socialismo che la definisce come fonte principale di diseguaglianza fra gli uomini e ne prospetta l’eliminazione totale. Gli scrittori socialisti, interpretando lo sviluppo storico come processo che avviene attraverso il passaggio di potere da una classe all’altra interpretavano il liberalismo come una dottrina che poneva a fondamento di tutte le libertà quella economica degradandolo a ideologia della classe borghese, ovvero del nemico.
Il connubio tra democrazia e socialismo
Al contrario il rapporto del socialismo con la democrazia fu, sin dall’inizio, di complementarità come era stato fino a quel momento quello tra democrazia e liberalismo. A rafforzare il legame di compatibilità sorsero due tesi: prima di tutto il processo di democratizzazione avrebbe favorito l’intervento di una società socialista, fondata sulla trasformazione della proprietà e sulla collettivizzazione almeno dei principali mezzi di produzione; in secondo luogo solo l’avvento della società socialista avrebbe reso possibile la piena partecipazione politica e, dunque, la piena realizzazione delle democrazia tra le cui promesse si trovava anche quella di una distribuzione egualitaria del potere economico e politico. Tuttavia non sempre si è trattato di un rapporto pacifico dal momento che la circolarità e reciprocità del processo di rafforzamento poneva il problema del punto di partenza per l’organizzazione della nuova società: iniziare dalla democrazia significava ottenere uno sviluppo graduale e incerto, la trasformazione socialistica avrebbe invece permesso un salto qualitativo rivoluzionario rinunciando però provvisoriamente al metodo democratico. Tale indecisione provocò la formazione, accanto al contrasto tra liberal-democratici e socialisti, di quello tra socialisti democratici e non democratici; tuttavia il dubbio della validità del sistema democratico nella fase di transizione non cancellò mai l’ispirazione democratica di fondo dei partiti socialisti per quanto riguarda sia l’avanzamento della democrazia in una società socialista sia la convinzione che questo tipo di società sarebbe stata più democratica di quella liberale, nata dal capitalismo. Almeno tre argomenti sono stati portati a favore di questa tesi:
1. La democrazia liberale è nata come democrazia rappresentativa, quella socialistica sarà invece diretta nel duplice senso di democrazia di tutto il popolo senza rappresentanti oppure di democrazia non di rappresentanti ma di delegati il cui mandato imperativo è sottoposto a revoca;
2. La democrazia borghese ha consentito la partecipazione al potere politico, ma solo quella socialistica consentirà la partecipazione popolare anche nelle decisioni economiche; si tratta non solo di un rafforzamento intensivo della partecipazione, ma anche quantitativo;
3. Mentre nella democrazia liberale l’attribuzione al popolo del diritto di partecipazione politica non procede di pari passo con una più equa distribuzione del potere economico, questa distribuzione diviene uno degli scopi primari della democrazia socialista trasformando il potere formale di partecipazione in potere sostanziale e realizza contemporaneamente l’ideale ultimo della democrazia che è quello dell’uguaglianza.
Democrazia liberale e democrazia socialista: un concetto diverso di democrazia
Il fatto che movimenti antitetici come liberalismo e socialismo abbiano abbracciato entrambi l’ideale democratico può portare a pensare che da due secoli la democrazia sia una specie di comun denominatore dei regimi che si sono sviluppati nei paesi economicamente e politicamente più progrediti, però non bisogna credere che il concetto di democrazia sia rimasto lo stesso nel passaggio dalla democrazia liberale a quella socialista. Nel binomio liberalismo-democrazia quest’ultima significa soprattutto suffragio universale ovvero un mezzo di espressione della libera volontà dei singoli, nel binomio socialismo-democrazia essa significa ideale egualitario che solo la riforma della proprietà propugnata dal socialismo è in grado di conquistare: nel primo caso la democrazia è conseguenza, nel secondo è, invece, presupposto.
L’ambiguità del termine democrazia appare evidente nella democrazia sociale che ha dato vita allo stato dei servizi: essa pretende di essere una fase ulteriore rispetto alla democrazia liberale con l’inserimento dei diritti sociali in aggiunta a quelli di libertà e una prima fase rispetto alla democrazia socialista. L’ambiguità si rivela nella doppia critica che la democrazia sociale riceve ora dalla destra, che la accusa di costituire una menomazione delle libertà individuali, ora dalla sinistra, che la condanna come soluzione di compromesso che ostacola l’attuazione del socialismo.
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