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sabato 10 novembre 2012

La "spiritualità" dell'Europa "ci salva" e cresce insieme

E' difficile incarnare una nuova sintesi della nostra storia ed è anche difficile prevedere come finirà la crisi dell'Europa, la più grave della sua storia dopo la seconda guerra mondiale.
Si dice che all'origine c'è la deflagrazione delle banche americane e dei loro sistemi ingigantiti di mercato. Non è il solo componente della tempesta che attualmente attraversa il nostro Continente Europeo. La nostra crisi è stata accelerata dal potere delle economie extra occidentali. In tale situazione, noi europei siamo costretti a ripensare il senso di marcia da dare al comune sistema dell'Unione Europea.
Non siamo in ritardo per ritornare al passo con la crescita? Secondo alcuni l'Unione Europea non ha futuro, i così detti Euroscettici. Essi pensano che la logica della globalizzazione dell'espansione del mercato ha innescato una ridistribuzione dell'economia mondiale a tutto vantaggio dei Paesi di altre aree geografiche. E che di conseguenza sia irreversibile la dissoluzione, lo scioglimento di questo laccio stretto che ci soccombe, ci piega, della solidarietà europea. Tutto lo sforzo, tutto l'aiuto dell'Unione Europea per salvare la Grecia ne è un segnale. La Germania, potenza leader in campo economico e industriale, sogna un proprio decentramento dalla strada perenne delle “salvezze delle nazioni”. Si doveva pensare prima, a un insediamento completo governativo, direi stabile, con stesse linee programmatiche, stessi principi etici, stessi concetti base politici, prima dell'introduzione della moneta euro. D'altra parte, siamo sicuri di potere innestare l'euro in un'Europa politicamente compatta? Gli stati rinuncieranno mai alla loro sovranità nazionale per cederla in mano ad uno stato centrale? L'innesto politico potrebbe essere quello riferito a una confederazione di stati? Una nuova europa?
 
Il concetto è che l'Europa monetaria si sta disgregando perchè non è e non mai stata un organismo “vivente”, esso è sempre stato una moltitudine di buone idee senza dubbio e di interessi alcune volte contradditori. Questa Europa si scompagina e si scombinerà implacabilmente, tra l'impostazione “insensata” degli “esperti tecnici” sia dal punto di vista finanziario, sia dal punto di vista economico nella loro ottica pienamente matematica spaventando le economie globali. Gli esperti da almeno un ventennio falliscono tutti i pronostici economici o quasi tutti, e fanno orecchie da mercante per i proclami di dissesto dei popoli depauperati da queste condizioni spaventose. Condizioni che portano alla fame e all'impoverimento. Nel periodo della metà degli anni novanta quando si applicavano le eurotasse, proprio in quel momento l'Europa si trovava ad un incrocio, tra gli interessi limitati di alcuni, e i popoli che chiedevano una stabilizzazione economica. Incredibilmente oggi questo tracollo potrebbe diventare un buon momento per ripensare l'Europa come costruzione dell'Europa. Ora più che mai siamo a una condizione di miseria e di stallo. Da questa base meramente “post-guerra” si potrebbe ricominciare. Se parliamo dell'esistenza dell'Europa essa non è una realtà ben definita, non ha mai costituito un soggetto politico unitario e per secoli ci si è dovuti rifare all'impero romano per evocare un qualche modello di unità. Addirittura per Benedetto Croce la Germania era mezza dentro e mezza fuori solo perchè non è vissuto a lungo. La costruzione dell'Europa viene riletta dal laico pensatore Habermas nel suo ultimo ciclo di pensieri il quale afferma: “per l'autocomprensione normativa il cristianesimo non rappresenta solo un precedente o un catalizzatore... Questa eredità è stata continuamente riassimilata, criticata e reinterpretata senza sostanziali trasformazioni. Ad oggi non disponiamo di opzioni alternative. Anche di fronte alle sfide attuali della costellazione post-nazionale continuiamo ad alimentarci a questa sorgente. Tutto il resto sono chiacchere post-moderne”.
Insieme dobbiamo inaugurarci un grandioso periodo di creatività, una nuova stagione culturale, e cioè elaborare un pensiero, una nuova politica che sappia riprendere le fila della storia europea, liberandola dalle difficoltà burocratiche e depressive in cui si è incagliata. C'e una forza politica che abbia il coraggio di ripensare l'Europa? Di lavorare sull'immediato alle emergenze quotidiane e sulla lunga durata della costruzione di un démos in prospettiva di un kràtos (popolo) europeo.
Quali forme di educazione dobbiamo sviluppare per favorire l'emersione di un'umanità più relazionale? Quale spiritualità, quale concezione dell'uomo può animare una politica europeista?
Questi sono i temi che possono ridare vita, anche economica, al nostro continente. Infatti, che la vita spirituale non abbia niente a che vedere con le realtà materiali e lavorative è un tipico pregiudizio post-moderno.

Max Weber ci ha insegnato nei suoi scritti che la crescita economica è di per sé un evento spirituale, che dipende dalla mobilitazione delle energie morali dei popoli. La creatività economica, direbbe Keynes, esprime la vitalità complessiva, la spinta alla vita spirituale di una società, intendendo per spirito, valore, non l'opposto della materia, ma il suo dinamismo la vivacità, la sua energia propulsiva. La realizzazione della nostra umanità è comprendere bene che la coscienza umana è un processo in atto. Questo ci rende consapevoli della nostra responsabilità personale nella costruzione della verità, nella realizzazione di nuovi posti di lavoro finalizzati alla crescita e non all'arricchimento considerando una risorsa e non una trappola l'organismo Europa.

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