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sabato 14 giugno 2014

"A proposito dell'euro"

7 quesiti che possono aiutarci a fare chiarezza sulla moneta unica
Quali sono stati i principali difetti nella costruzione iniziale dell’euro?
Al momento del lancio, nel 1999, l’euro prevedeva un’unione monetaria completa – con i tassi di inte-ressi fissati dalla BCE di Francoforte per l’intera zona – ma non prevedeva una corrispondente unione economica, visto che le politiche economiche e fiscali rimanevano in larga misura prive di un coordi-namento tra gli Stati membri. La crisi ha rilevato le carenze insite in tale costruzione.
Questo insufficiente coordinamento delle politiche economiche nella zona euro ha portato a un proli-ferare incontrollato di squilibri macroeconomici. Le regole messe in atto per assicurare solide politiche di bilancio si sono rivelate troppo deboli e spesso non sono state rispettate. La supervisione finanzia-ria è stata in massima parte lasciata alla responsabilità dei singoli Stati. Quando la crisi ha colpito la zona euro tali carenze si so-no palesate, provocando una crisi di fiducia degli investitori riguardo all’euro, che molti hanno criticato definendolo una costruzio-ne troppo fragile per i periodi di crisi. Dal 2010 la Commissione ha intrapreso misure decise per rimediare a tali carenze e raffor-zare le fondamenta dell’euro. 
 
Perché chi ha progettato la moneta unica non ha previsto i problemi che tali carenze avrebbero provocato?
Tutti i rapporti pubblicati sulla moneta unica (come il Rapporto Werner o il Rapporto Delors ) sottolineavano la necessità di raffor-zare il coordinamento economico e disporre di regole relative ai bilanci nazionali, problemi di cui si è tenuto conto sin dall’inizio nella progettazione dell’Unione economica e monetaria. Ma gli Stati membri si sono mostrati riluttanti nel cedere la propria sovra-nità in materia di politica economica, e questo ha portato a una maggiore gradualità nella costruzione dell’unione economica. Le regole relative ai bilanci non sono state sempre rispettate da tutti gli Stati membri. 
 
In che modo si è rimediato a tali carenze?
A partire dal 2010, la zona euro dispone di un coordinamento rafforzato in materia economica e di bilancio, che agisce su diversi piani:
  • Le norme in materia di bilancio dell'area dell'euro sono state rafforzate. Ora l'accento si è spostato sull'azione preventiva in tempi non di crisi, per esempio tenendo sotto controllo la spesa e istituendo organi nazionali indipendenti incaricati di monitorare le politiche di bilancio dei governi.
  • Abbiamo introdotto nuove regole volte a individuare e correggere gli squilibri macroeconomici. Avevamo infatti consta-tato che sviluppi economici insostenibili, ad esempio sul mercato immobiliare, possono destabilizzare un'intera economia e avere ripercussioni sul resto dell'area dell'euro.
  • La crisi finanziaria ha posto in evidenza la necessità di regolamentare e monitorare con maggiore efficacia il settore bancario. Per questo motivo, a partire dal 2010 la Commissione ha proposto quasi 30 normative per assicurare che tutti gli istitu-ti, i prodotti e i mercati finanziari siano adeguatamente regolamentati e monitorati. La crisi ha aggiunto una nuova dimensione. Infatti, ha messo in luce il circolo potenzialmente vizioso fra banche e debito sovrano, motivo per cui abbiamo adottato con deter-minazione le misure necessarie per costituire una vera e propria "unione bancaria".
  • Infine, è stata creata una solida barriera finanziaria protettiva, il Meccanismo europeo di stabilità per erogare assistenza finanziaria di emergenza agli Stati membri in difficoltà che, da parte loro, si impegnano a realizzare le riforme necessarie per pro-muovere una crescita economica durevole e l'occupazione.

Le decisioni prese sono sufficienti per rimediare ai difetti dell'euro?
Queste decisioni hanno reso l'euro una moneta molto più solida e credibile di quanto fosse prima della crisi. Ciò non significa che il lavoro sia finito, infatti la strada da percorre è stata delineata nel piano per un'Unione economica e monetaria autentica e appro-fondita (pubblicato a novembre 2012), che prevede misure progressive da adottare nel breve, medio e lungo periodo (vedi comunicato stampa e memo).
Ora la priorità assoluta è completare l'Unione bancaria e assicurare la vigilanza e la risoluzione adeguata delle banche secondo norme comuni, in modo da evitare gli errori del passato. È un passo fondamentale per ripristinare la fiducia nel sistema bancario e creare le condizioni perché le famiglie e le PMI abbiano migliore accesso al credito bancario. 
 
L'euro ha avuto qualche beneficio reale o è stato solo una spinta politica dei federalisti?
Già prima della crisi i benefici dell'euro erano evidenti: maggiore integrazione commerciale, più investimenti e prezzi più stabili, oltre agli effetti positivi sulla creazione di posti di lavoro per un lungo periodo. Detto questo, l'Unione economica e monetaria (UEM) presentava delle carenze nella progettazione iniziale, carenze che hanno aggravato l'esposizione della zona euro alla crisi finanziaria mondiale. L'UEM 2.0 per la quale stiamo lavorando dal 2010 affronta questi problemi in modo determinante e fornisce un quadro solido per la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro e per il mantenimento di finanze pubbliche sane. 
 
Dall'euro ha tratto vantaggio solo la Germania, mentre per gli altri paesi dell'eurozona è stato un disastro?
Assolutamente no. È vero che il ritorno della Germania al successo economico ha coinciso con l'esistenza dell'euro, ma la Ger-mania ha realizzato riforme sostanziali che le hanno permesso di adeguarsi ai cambiamenti dell'economia globale. Anche altri paesi hanno raggiunto risultati simili. Gli sforzi che molti paesi hanno incontrato per adattarsi alle sfide della globalizzazione sa-rebbero stati necessari comunque, con o senza l'euro. 
 
In che modo gli Stati membri possono reagire agli shock economici quando non possono svalutare la loro moneta?
Innanzitutto la svalutazione non è una panacea - può essere una soluzione a breve termine, ma non può essere la cura definitiva per problemi economici cronici e non rinforza le fondamenta dell'economia di un paese.
I paesi devono adottare riforme strutturali per garantire che le loro economie siano sufficientemente flessibili e competitive. Questo vale in particolar modo – ma non solo – per i paesi che condividono una moneta comune.
Ora disponiamo di uno strumento efficace, la Procedura per gli squilibri macroeconomici, per individuare e, se necessario, correg-gere gli squilibri che interessano uno o più paesi dell'UE, soprattutto nell'area dell'euro. Questo è un enorme passo avanti rispetto alla situazione precedente alla crisi.

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