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domenica 23 aprile 2017

Perchè non ritrattare l’Austerity?

La crisi europea è oramai una questione non più di secondaria importanza e lo ammettono anche tutti i protagonisti politici.
C’è da chiedersi se esistono altri elementi positivi nell’Unione Europea, e se questa crisi europea avrà, nel futuro prossimo, dei risvolti sull’asse Europeo.
In primo luogo ci si riferisce alla Brexit. Il problema è ben più grande di quanto non se ne voglia parlare. Oggi il destino dell’Inghilterra è segnato, provato l’avvio del “divorzio” a partire dal 29 marzo 2016, avrà seguito e termine il 29 marzo 2018.

(Ansa: La Gran Bretagna si avvia a lasciare l'Ue "secondo la volontà del popolo", ha detto alla Camera dei Comuni la premier Theresa May, confermando la consegna della lettera di notifica dell'Articolo 50 a Donald Tusk. E' un momento storico, non si torna indietro.)

Tuttavia in passato aver unificato i popoli è stata parte di lunghi excursus e modelli concettuali da dover applicare, sennonché per lungo tempo è stata parte della retorica della politica in tutti gli stati nazione. Che svolta avrà l’uscita definitiva dell’Inghilterra?
Contrariamente per quanto riguarda i restanti stati membri se non cambiano verso, all’interno dell’Unione Europea, soprattutto contro la politica di Austerity, questo “fatto” avrà effetti non proprio positivi all’interno della narrazione futura dell’Unione.
Il motivo oggettivo che ha dato luogo alla nascita della moneta unica, risiede essenzialmente in quello che fu la serie di conseguenze del processo di unificazione tedesca.
In passato si venne a determinare il gigante economico, come la Germania unita, e vi furono molti studiosi e molti componenti politici che ravvisarono in questo processo di unificazione un elemento di potenziale instabilità. Per gli equilibri economici e geopolitici europei. Questa nazione “gigante” all’interno dell’Unione Europea avrebbe creato degli squilibri economici e degli squilibri politici. L’Inghilterra aveva già ravvisato all’interno del dibattito politico europeo questa situazione.

Da questo punto di vista vi era anche un’idea di alcuni studiosi e politici francese, per lo più, secondo cui si sarebbe dovuto soprattutto evitare questa Germania unificata, così forte in passato e ancor più forte dopo l’unificazione dopo la caduta del muro di Berlino.
In quegli anni, leggendo a riguardo molti articoli a riguardo, si pensava oltretutto alla possibilità di non far “governare” la Repubblica tedesca nelle decisioni di politica monetaria all’interno dell’Unione Europea. C’era molta paura a riguardo.

Perché queste perplessità e problemi nei confronti della Germania? Quando la Deutsche Bundesbank (da Wikipedia: Banca federale tedesca, la Banca centrale della Repubblica Federale di Germania e parte del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC)),  operava in autonomia, prima ancora che nascesse l’euro, quello che decideva di fare la Deutsche Bundesbank aveva implacabilmente delle conseguenze sulle decisioni di politica monetaria, sugli altri paesi dell’Unione Europea. Esprimendoci chiaramente la Deutsche Bundesbank agiva da conduttore principale del sistema e tutti le altre banche del bacino Europa dovevano adeguarsi, cosa che “potenzialmente” fa anche adesso. Basti notare come una delle cause scatenanti della crisi del sistema monetario europeo del 1992 dovrebbe essere fatta risalire alla decisione della Deutsche Bundesbank di tenere alti i tassi di interesse.

Ci si riferisce ai rialzi dei tassi di interesse in Germania nei primi anni ’90, subito dopo la caduta del muro di Berlino e unificazione tedesca, la quale diede luogo a una forte defezione di capitali dagli altri paesi europei verso la Germania. Dal momento che la nuova Germania garantiva rendimenti più alti sui propri titoli.
Questo nuovo “trend” fece capire agli altri paesi, e soprattutto alla Repubblica francese, che non si poteva più governare la politica monetaria. Poiché non appena la banca tedesca prendeva una decisione, per esempio sull’aumento dei tassi di interesse, in pratica si determinavano conseguenze rigorose in tutti gli altri paesi. I francesi, e Mitterand, visto questo andamento proposero un processo di unificazione monetaria che permettesse di canalizzare la Bundesbank all’interno di un comando unico, in poche parole di creare un consiglio direttivo all’interno della BCE (Banca centrale europea).

Da questa direzione nacque l’euro, come concetto di sistema monetario unificato. Il processo venne “scannerizzato” da molti come buona o la ritennero tale in quel passaggio.
A quel tempo il presidente della repubblica francese Francois Mitterand spinse molto in questa linea politica permettendo così alla Germania di poter allinearsi alla condizione monetaria europea e risanarsi nel loro processo di unificazione interna. A distanza di più di venticinque anni, il ruolo della BCE è al limite della “resistenza” e del “cambio di pelle” dell’unione europea stessa. Poiché i contrasti all’interno del consiglio direttivo della BCE e dello scenario monetario europeo spiccano non più positivamente come una volta, e tenderanno a rafforzarsi, visto il “disappunto brexit”.
(Così Jens Weidmann, presidente della banca centrale tedesca, in un’intervista a La Stampa risponde a muso duro sia al numero uno della Bce, Mario Draghi, sia al segretario del PD Matteo Renzi. Il numero uno della banca centrale tedesca risponde al presidente della Bce e all’ex premier, secondo cui la Germania dovrebbe aumentare la spesa pubblica per fare da traino al resto dell'Eurozona. "Per crescere sono determinanti le condizioni locali, tra cui amministrazione ben funzionante, giustizia efficiente e elevato livello d'istruzione", fa notare l'economista pro austerity. La flessibilità? "Ha avuto effetti deleteri" “Se Italia non cresce non è colpa di Berlino. Tagliate il debito” Su: Il fatto quotidiano.)

C’è da chiedersi se un’istituzione come la BCE debba essere indipendente e altresì possa controllare l’inflazione di 27 paesi.
La base di una politica monetaria restrittiva venne adottata su un piano conservatore, per questo la banca centrale è indipendente, per combattere le congiunture caratterizzate da un’elevata inflazione dei prezzi, per detenere l’indipendenza da politiche governative e da altre autorità politiche e per la riduzione della quantità di moneta circolante, del reddito e l'incremento del tasso di interesse,  che deprimono la domanda dei beni e dei servizi.
In alcuni ambienti il caso Carmen M. Reinhart e Kenneth S. Rogoff due famosi economisti ha presentato come la definitiva perdita di credibilità degli economisti.
I due economisti di Harvard avevano dato a rialzo nel loro celebre paper “Growth in a time of debt” il prodotto interno lordo di alcuni paesi visto il loro alto debito pubblico.
Tuttavia i loro nuovi calcoli dimostrano che i Paesi ad alto debito crescono in media meno di quelli con debiti bassi.

Da quando l’economia si è separata dalla filosofia e dall’etica per coniugarsi alla statistica ed evolversi in econometria, e cioè che le idee devono marciare sui numeri, si è trasformata.
In sostanza se i numeri non provano le dimostrazioni, le idee vanno cambiate.
L’Economia dovrebbe sottoporsi al requisito minimo di Karl Popper e cioè che le teorie devono essere falsificabili, se no rimangono richieste di fede.
E Reinhart e Rogoff sono la dimostrazione che il pro Austerity porta solo all’avanzamento della recessione.

La politica della BCE è quella per cui non bisogna finanziare i disavanzi pubblici, e nella sostanza la BCE non è vincolata a stampare moneta per coprire eventuale eccesso di spesa pubblica rispetto alle entrate fiscali.
Sulla base di questo obiettivo, e per questo motivo, la banca è indipendente dalle pressioni politiche. La BCE ha un controllo sull’inflazione, ma non tiene conto della mancanza di occupazione complessiva.
Poiché se sulla teoria dell’inflazione ci si riferisce all’aumento dei prezzi, all’immissione della moneta, la teoria dell’inflazione non vale su un sistema che non ha piena occupazione. E in altre parole è chiaro che in milioni di persone non possono avere accesso a pieno alla capacità di spesa e consumo di beni e servizi.

Il vero ruolo della BCE a questo punto non è controllare l’inflazione, ma verificare e decidere a che livello situare la vera solvibilità del sistema. Se si abbassano i tassi di interesse si difendono i soggetti più deboli, il che provocherebbe magari qualche dissapore tra i creditori.
E chi è il creditore per eccellenza che vuole i tassi di interesse più alti all’interno del consiglio direttivo della BCE? La Deutsche Bundesbank, la Germania.
Questo è lo scenario attuale.
Il Fondo monetario internazionale ( (International Monetary Fund, di solito abbreviato in FMI in italiano e in IMF in inglese) è un'organizzazione composta dai governi nazionali di 189 Paesi e insieme al gruppo della Banca Mondiale fa parte delle organizzazioni internazionali dette di Bretton Woods, dal nome della località in cui si tenne la conferenza che ne sancì la creazione. L'FMI è stato formalmente istituito il 27 dicembre 1945, quando i primi 29 stati firmarono l'accordo istitutivo e l'organizzazione nacque nel maggio del 1946. Attualmente gli Stati membri sono 189. Da Wikipedia) FMI da ora in poi, disconosce l’austerità ammettendo che tali politiche non hanno fatto altro che aumentare disagio sociale e rabbia popolare in all’interno dell’Unione Europea, finendo per dare linfa all'anti-politica e a gruppi politici anti-Unione Europea.

Il direttore generale del FMI Christine Lagarde ha detto a un panel del Forum economico mondiale: “E’ tempo che i leader politici ripensino profondamente le politiche economiche e monetarie, di fronte alla chiara risposta di protesta e delusione della classe media che arriva dai risultati politici in Usa o Europa. Probabilmente significa che ci vuole una maggiore redistribuzione dei redditi di quanta ne abbiamo oggi”.

Le politiche di austerity erano basate su un’idea sbagliata di funzionamento di sistema economico, in particolare le politiche di austerità sottovalutavano quelli che vengono chiamati in gergo dagli economisti I moltiplicatori keynesiani (In economia il moltiplicatore keynesiano è uno strumento fondamentale di analisi macroeconomica. Il concetto del moltiplicatore era già stato esposto da un altro economista, Khan. Keynes riprenderà quell'intuizione per rielaborarla nella sua Teoria generale della moneta dell'interesse e dell'occupazione. Il Moltiplicatore come elaborato dall'economista inglese John Maynard Keynes, permette di individuare l'effetto sul reddito complessivo di un certo livello incrementale di consumo, o di investimento o di spesa pubblica, all'interno del sistema economico. Il moltiplicatore misura infatti la percentuale di incremento del reddito nazionale in rapporto all'incremento di una o più variabili macroeconomiche componenti la domanda aggregata: consumi, investimenti e spesa pubblica.)

In sostanza ogni eventuale contrazione della spesa pubblica determina un effetto depressivo multiplo sulla domanda di merci, sulla produzione, sull’occupazione e sul reddito.
Per esempio se si riduce la spesa pubblica del 10% la ricaduta del reddito sarà del 20%.
I teorici dell’Austerity, tra cui Jens Weidmann della Bundesbank, hanno sempre trascurato questi moltiplicatori addirittura dichiarando che questi non esistevano. E attribuivano questa teoria solo ed unicamente ai sostenitori dei Keynesiani. Mentre gli anni di austerity hanno confermato l’esistenza di moltiplicatori, e di fatto le politiche di austerità, hanno determinato un crollo della produzione dell’occupazione e dei redditi, molto di più di quello che era stato annunciato dalla Commissione Europea e dallo stesso FMI, il quale quest’ultimo come già detto ha sconfessato quelle politiche con le dichiarazioni di Christine Lagarde.

La Commissione Europea, sostenitrice dell’austerity, è arrivata addirittura a commettere errori di previsione sull’andamento del PIL nell’ordine di 2,5 % per quanto riguarda l’Italia, e di quasi 7% per quanto riguarda la Grecia.


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