In Italia il video-curriculum ha iniziato da poco la sua espansione on line. Ma qualcosa si muove. A Pordenone, ad esempio, è nato il progetto «Prove libere di videocurriculum», mediante la collaborazione tra il Consorzio universitario e la Pnbox web tv che hanno addirittura promosso un concorso per realizzare i filmati acchiappa-lavoro. Lo scopo è quello di facilitare la ricerca di un’occupazione o di spuntare un tirocinio presso aziende e imprese che vedono nella creatività e nella capacità di presentarsi un elemento di valore aggiunto. Nel contempo, i privati, gli enti, le istituzioni possono pubblicare i propri annunci di offerta di lavoro con questa tecnica e viceversa. Il servizio è completamente gratuito (Guarda gli esempi).vantaggi del video-curriculum rispetto alla versione cartacea che è omologata su formati standard, come il più diffuso curriculum europeo scaricabile ormai ovunque in rete, sono dati dalla immediatezza, dalla personalizzazione e dalla maggiore possibilità di arrivare destinazione. Come il promettente reporter spagnolo Chuscarra in versione “iena” televisiva che aspira ad a diventare un «nuevo reportero». Oppure Antonella Zecchi laureata in Scienze Umanistiche a Roma che cerca una occupazione e invia il suo curriculum «a richiesta perché è certa di avere buone qualità» (Guarda). O, ancora, il chitarrista Enea che cerca lavoro nei locali li Milano (Guarda). O quello del «viaggiatore multidimensionale» Kaleshmusic (Guarda). Si può poi dare uno sguardo alla biografia filmata di Thomas Biagi che si racconta nelle sue imprese di pilota (Guarda), anche se il suo videocurriculum è più di carattere celebrativo, visto che un lavoro lui già ce l’ha. Ma in generale è sufficiente digitare la parola videocurriculum in una delle piattaforme di condivisione di filmati per avere molti esempi sul genere.
Cosa occorre fare, oltre ai video curriculum, i curriculum viventi, i curriculum visuali per uscire dall’anonimato? Se negli ultimi anni si sono sviluppate nuove frontiere che vengono poi adottate in maniera esplicita sul mercato del lavoro, ci pensano i cacciatori di teste, gli «head hunter» a farsi largo tra le onde del web e le richieste dei candidati. Soprattutto se la ricerca riguarda posizioni di alto profilo professionale. La gente lo sa e cerca di raggiungere anche questo obiettivo. «Indubbiamente si fa di tutto per accalappiarsi le nostre simpatie – dice Massimo Rosa, uno dei leader del settore (■ Leggi l’intervista) – . E’ assolutamente normale che nell’era delle immagini “a tutti i costi” la versione “cinematografica” del curriculum sia all’ordine del giorno. I nostri messaggi diventano allora veri e propri trailers dove la cura dell’immagine finisce con l’essere più importante del contenuto stesso del messaggio da trasmettere».
fonte: corriere.it
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