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domenica 31 ottobre 2010

Svegliatevi fate la raccolta differenziata.

Città vicino e lontane la risposta al disagio dell'immondizia è una: la raccolta differenziata. 

La raccolta differenziata è il modo migliore per preservare e mantenere le risorse naturali, a vantaggio nostro ma soprattutto delle generazioni future: riusare, riutilizzare e valorizzare i rifiuti, dalla carta alla plastica, contribuisce a restituirci e conservare un ambiente "naturalmente" più ricco.


Ogni nostra azione produce inquinamento: anche la più comune, come per esempio leggere un giornale o bere un'aranciata, non sarebbe nulla, se non considerassimo che ogni giorno nel mondo vengono stampate milioni di pagine, costruite milioni di bottiglie in plastica o lattine in alluminio, assemblati milioni di oggetti e mobilio per le nostre case. Approfondisci anche con il risparmio energetico.

Tradotto in altre parole, milioni di alberi abbattuti, milioni di litri di petrolio consumati, milioni di kg di CO2 immessi nell'atmosfera: con la raccolta differenziata, invece, gran parte di queste risorse vengono risparmiate.

Alcuni esempi:
  • ognuno di noi produce circa 30 kg di plastica ogni anno: se questa plastica fosse completamente riciclata, in un comune di 100.000 abitanti si risparmierebbero 10.000 tonnellate di petrolio e carbone
  • per produrre 1 kg di alluminio, occorrono 15 kwh di energia elettrica; per produrre un kg di alluminio riciclato, servono invece 0,8 kwh: in Italia, ogni anno, vengono consumate 1 miliardo e 500 mila lattine
  • per produrre una tonnellata di carta vergine occorrono 15 alberi, 440.000 litri d'acqua e 7.600 kwh di energia elettrica: per produrre una tonnellata di carta riciclata bastano invece 1.800 litri d'acqua e 2.700 kwh di energia elettrica
  • se non differenziati, i farmaci in discarica possono dar luogo ad emanazioni tossiche ed inquinare il percolato; inoltre, la presenza di antibiotici nei rifiuti può favorire la selezione di ceppi batterici resistenti agli stessi antibiotici
  • la raccolta differenziata del vetro permette un risparmio annuo, in Italia, pari a 400.000 tonnellate di petrolio
  • i pneumatici, una volta terminato il loro ciclo, possono essere reimmessi in ciclo per gli utilizzi più svariati: è importante, poichè in Italia ne vengono scartati ogni anno 500.000 tonnellate, per un volume di oltre 3 milioni di metri cubi, l'equivalente di più di 6 stadi di San Siro colmi fino all'orlo
  • da 100 kg di olio usato se ne ottengono 68 di olio nuovo: 1 solo kg di olio usato disperso nell'ambiente inquina 1.000 metri cubi d'acqua.

Adesso, provate a fare due calcoli con gli oggetti che vi circondano!

I risparmi della raccolta differenziata


  1. Raccolta differenziata plastica
    Con il recupero di 1.000 tonnellate di plastica (ossia la quantità di plastica prodotta da una piccola città) si ottiene il risparmio di circa 3.500 tonnellate di petrolio, cioè l'equivalente dell'energia usata da 20.000 frigoriferi in un anno (guarda video). Anche i toner e le cartucce fax e fotocopiatrici, oltre a contenere materiali inquinanti, sono di plastica: utilizzali il più a lungo possibile mediante la rigenerazione e, una volta esauste, consegnale all'isola ecologica.
  2. Raccolta differenziatacarta
    Per produrre una tonnellata di carta vergine occorrono 15 alberi, 440.000 litri d'acqua e 7.600 kwh di energia elettrica.
    Per produrre invece una tonnellata di carta riciclata bastano 1.800 litri d'acqua e 2.700 kwh di energia elettrica (guarda video).
  3. Raccolta differenziatavetro
    Nella produzione di vetro "nuovo", per ogni 10% di rottame di vetro inserito nei forni si ottiene un risparmio del 2,55% di energia, equivalente ad oltre 130 litri di petrolio risparmiato per ogni tonnellata di vetro riciclato usato (guarda video).
    Si stima che l'industria vetraria registri ogni anno un risparmio energetico, grazie alla raccolta differenziata, pari a 400.000 tonnellate di petrolio.
  4. Raccolta differenziata verde (ramaglie)
    Gli scarti provenienti dalla cura delle aree verdi e dei nostri giardini (foglie, erba, residui floreali, ramaglie, potature) costituiscono una parte consistente dei rifiuti prodotti e sono fondamentali per il processo di compostaggio industriale.
    Ne sono sufficienti 10 tonnellate per fertilizzare un ettaro di terreno.
  5. Raccolta differenziata alluminio
    Per produrre 1 kg di alluminio, occorrono circa 15 kwh di energia elettrica ed un impianto di estrazione di bauxite.
    Per produrre 1 kg di alluminio da materiale riciclato, occorrono invece 0,8 kwh di energia e, soprattutto, nessun impianto di estrazione di bauxite, assente nel nostro paese (guarda video).
  6. Raccolta differenziata frigoriferi
    Frigoriferi e congelatori sono costituiti per lo più da acciaio e plastica ma contengono anche sostanze chiamate clorofluorocarburi (CFC), responsabili dei danni all'ozono atmosferico.
    Si stima che ogni frigo contenga in media 250 grammi di CFC vari (freon, poliuretano), oltre all'olio minerale altamente dannoso contenuto nel motore dell'impianto refrigerante.
  7. Raccolta differenziata olio minerale
    L'olio minerale usato (olii lubrificanti nell'artigianato, negli autoveicoli, nell'industria, ecc.) è per la quasi totalità recuperabile.
    Da 100 kg di olio usato si ottengono 68 kg di olio nuovo.
  8. Raccolta differenziata pneumatici
    In Italia è stato calcolato che il 65% dei pneumatici finisce nelle discariche.
    La gomma è un combustibile e, quando nella discarica avvengono combustioni non controllate, si liberano, soprattutto a causa dei pneumatici, fumi densi molto inquinanti.
    Il recupero dei pneumatici usati avviene, per esempio, con la triturazione:
    alla temperatura di 100° sotto zero raggiunta tramite l'impiego di azoto liquido, la triturazione meccanica diventa semplice e la successiva separazione automatica dei vari componenti assicura un riciclo pressochè totale dei materiali, che vengono utilizzati come sottostrati anti-rumore per strade ed autostrade, piste da corsa e campi sportivi, ecc.

    Chiudi il cerchio con il risparmio energetico! 

    FAI UN USO CONSAPEVOLE DELLA TUA SPAZZATURA PERCHE' L'IMMONDIZIA DIFFERENZIATA FA VIVERE MEGLIO TE E GLI ALTRI.

sabato 30 ottobre 2010

The Republican Congress? it is too early to claim victory.

Simply with the approach of midterm elections America asks for those, this November 2, will sound the death knell and discuss the weather. The results give reason to those who hardly think that the Democrats will get the ship into port or to whom the whole, in spite of the crisis and polls, you expect (and hope) a nice surprise for Obama and his party?
According to the latest survey New York Times / CBS News, a not insignificant part of the coalition that brought Barack Obama to the White House in 2008 and in 2006 gave the Democrats control of Congress would have decided to turn and gabbana to trust Republicans. Which, again according to the survey, would have recovered the advantage gained by their opponents in recent electoral cycles among women, Catholics, independents and less wealthy Americans.
Even on the economy, one of the most debated issues during the election campaign, the Republicans have made up the Democratic advantage on issues such as employment and reducing the federal budget deficit.
Among those who see the horizon a sound democratic debacle is Karl Rove, the architect of the campaigns of President Bush in 2000 and 2004. In an editorial in the Wall Street Journal, Rove has no qualms about talking about "democratic apocalypse" and that on November 2 the voters' verdict on the first two years of the Obama administration. " Overall - note Rove - the midterm elections are very unpleasant experience for the White House, especially when, as now, the economy misfires. Specifically, for Obama to make the air a little 'darkest, are the clouds that are also gathering in the skies of those key races that were to be, in theory, a safe haven for the incumbent party.
As in Nevada, for example. Where Harry Reid, leader of the Democratic majority in the Senate, could (not much) to perish under the heels of the bizarre Tea Party candidate Sharron Angle. In addition to a state where Obama, in 2008, won by 12 points, and with an opponent like Angle who, with his numerous gaffes and shoot in effect, it seems we're putting the right to lose all preferences. For now, the posture rather politically incorrect (though it must be said, not sorry at all) has allowed the ineffable Mrs. Angle to bear the distinction of "candidate Cannonball" given by (progressive) Daily Beast. As regards the impact on turnout, we have to - like all the other hand - wait Tuesday.
Or Joe Manchin, West Virginia. The Democratic governor running for the Senate is given in recovery from the polls but not enough to be able to feel safe than opponent John Raes and meanwhile has launched what seems a sort of "maneuver away" by the president. The impression was borne out by the same Manchin in an interview with Fox News in which he said not only that the bill ObamaCare he would never have given his support if he knew everything that was there.
Not everyone feels air of defeat in the Democratic house. Errol Louis on the New York Daily News says that, despite the apparent impasse, the Democrats could end up "surprise everyone." He cites some analysts according to which "bad day" on Tuesday that all the Democrats could expect to be much less awful than expected and feared. Indeed, according to Louis, most of the bad weather was great architect in the world that mainstream media has ignored or downplayed an important fact: the organizational basis of the Democratic Party is moving "in ways that pollsters and pundits probably do not take."
In this sense, the variable of which too little has been said is, according to Louis, who will play the role of voters of color. In this respect cites David Bostis of the Joint Center for Political and Economic Studies in Washington, according to which time the "black vote" could really make a difference "in many cases.
Another paper that according to Louis could be useful for the Democrats is the "Voto Latino" to a vote at all satisfied with the tough anti-immigration rhetoric in the campaign is peppered with many Republican candidates and that - as stated by Mary Teresa Kumar of the non-profit Voto Latino - might actually be a "October Surprise".
About the flashback to the Democratic Latinos, Charles Krauthammer in The Washington Post cites a recent radio show Obama in which the President addressed the Hispanic accuse him of "stay out of the elections instead of saying 'punish our enemies and reward friends who are with us on issues that are important to us'. " That is, in fact - says Krauthammer - urge Latinos to vote "to exact political revenge on their enemies, presumably, for example, nearly 60 percent of Americans who support the new immigration law in Arizona."
And that "a president who does not even use the word 'enemy' to define a regime like Iran, which contributes to the deaths of American soldiers in Afghanistan," this "from a man so much has been made in view by stating emphatically that no were no red states or blue states, there was no black or white or Latin America, but the United States of America. " Thus ends - Notes Krauthammer - "the great, post-partisan, post-racial president of the new policy, not in beauty or in the complaints, but with a desperate appeal to the pre-election ethnic retaliation."

Cos'è il "Bunga Bunga"

"Una balla inventata dai giornali”. Nel bel mezzo del nuovo tormentone giudiziar-politico-mediatico, prontamente trasformato nel motivetto da canticchiare – il “bunga bunga” - Silvio Berlusconi passa al contrattacco. Respinge l'accusa di aver fatto una telefonata di pressioni alla Questura di Milano per far rilasciare Ruby, la minorenne marocchina che ha raccontato di aver partecipato a feste nella villa di Arcore. E’il passaggio più controverso di tutta questa vicenda sulla quale indagano i pm di Milano, ma il premier chiarisce che non c’è stata alcuna forzatura, alcun atto fuori dalle regole.
Sì, un suo intervento c’è stato ma solo per trovare una persona che prendesse in affidamento la ragazza: “Io l'ho aiutata, ma c’è aiuto e aiuto. Se mi si domanda di indicare una persona necessaria per l'affidamento, io parlo con la persona e dico che sta arrivando in Questura. Non ho assolutamente influenzato nessuno, sapendo bene quali poteri ha il primo ministro in Italia, e in Italia non ne ha nessuno, veramente nessuno. Non avrei pensato di esercitare un potere che semplicemente non ho''. Quindi conferma di aver inviato Nicole Minetti, consigliere regionale del Pdl in Lombardia, in questura “per dare aiuto ad una persona che poteva non essere consegnata alle carceri o a una comunità che non è una bella cosa, ma data in affidamento. Avendo un quadro di vita tragico, l’ho aiutata".
Precisa il Cav., “non ho regalato auto o altro” replicando a quanto scrivono oggi alcuni quotidiani e sulle polemiche per le feste organizzate ad Arcore non usa giri di parole: “Su quanto avviene a casa mia non devo chiarire niente perché da me entrano solo persone che si comportano bene”. In ogni caso, Berlusconi racconta di “fare una vita terribile, con sforzi disumani. Sono al lavoro fino alle 2 e mezza di notte, compreso il sabato e la domenica. Leggo i giornali e non sono di buon umore”. Se quindi “ogni tanto sento il bisogno di una serata distensiva, di una terapia mentale per pulire il cervello questo fa parte della mia personalità e non c’è nessuno che può farmi cambiare stile di vita, alla mia età poi”. “Amo la vita e amo le donne”, aggiunge Berlusconi ,“sono una persona giocosa e non ho intenzione di cambiare''. Quanto all'ormai famoso 'bunga bunga' Berlusconi ricorda che è “una vecchia storiella di tanti anni fa che mi ha fatto ridere molto. Anche questa volta mi ha fatto ridere”. Una vicenda che sul piano mediatico ha scatenato i “segugi” di Rep e del Fatto e su quello politico sollevato un vespaio di polemiche. Con Bersani che chiede le dimissioni del presidente del Consiglio, con Di Pietro che si accoda e i suoi fedelissimi che chiedono addirittura lumi a Maroni sul perché ha promosso Indolfi a questore di Milano. Il centrodestra, invece, fa quadrato attorno al Cav.
Per il ministro Bondi “la sinistra punta a gettare nel caos il nostro paese nel più totale disinteresse per i problemi dei cittadini. Ormai ciò che guida ogni posizione della sinistra è un istinto di aggressione nei confronti del governo e la ricerca del potere attraverso vie extra politiche e antidemocratiche”. Sulla stessa lunghezza d’onda il commento del vicepresidente della Camera Maurizio Lupi convinto del fatto che “la sinistra perde il pelo ma non il vizio. Incapace di contrastare le politiche del governo e di creare una proposta credibile alternativa a Silvio Berlusconi, torna a guardare dal buco della serratura e a chiedere le dimissioni del premier. Ci avevano già provato ai tempi di Patrizia d’Addario ma gli era andata male. E così riparte il solito carosello di insinuazioni, voci che puntualmente vengono smentite, verbali che, quando si tratta del presidente del consiglio, finiscono puntualmente sulle pagine dei giornali”. Visti i precedenti, c’è da pensare che di “bunga bunga” si sentirà parlare ancora a lungo, specie dalle parti della sinistra. Che, come da manuale, rispolvererà i riti stantii dell’antiberlusconismo riadattandoli alla nuova battaglia strumentale.

giovedì 28 ottobre 2010

La storia del piacere e/o del gusto del gossip.

Il termine inglese Gossip, che deriva da God-sib [1], ci rimanda all'origine di tutti quei pettegolezzi e dicerie che madrine, comari, vicine di casa, nonnine e donnette alimentavano insaziabilmente riunite in casa di una donna in procinto di partorire. Dal veneziano petègolo [2], al francese conmérage [3] e lo spagnolo comadreo [4], la definizione con il quale si designava quest'attitudine a fare un oziosa chiacchierata atta a soddisfare l'innato desiderio di giungere alla conoscenza della sfera privata dell'altro, sembrerebbe essere collegata alla figura della madrina. "Private dalla vita pubblica, le comari rendevano pubblica la vita privata"[5] e, anticipando la democrazia della trasparenza, estraevano il segreto dal mondo del focolare per riportare alla luce ciò che si celava al di sotto del tessuto sociale. Nonostante la tradizione storica ci rimandi al pregiudizio secondo cui sarebbe la categoria femminile a essere additata come più pettegola rispetto alla controparte maschile, il venir meno con il tempo dei rigidi ruoli sociali ha dimostrato come sia uomini che donne amino le chiacchiere allo stesso modo. Il "far gossip" è quindi una pratica sociale a cui nessuno si sottrae e questa pulsione a curiosare, penetrando sempre più nell'intimità della vita privata altrui, risponde ad una sorta di bisogno biologico.

Lo stesso Primo Levi parlò del pettegolezzo come una forza della natura umana, cui volontà di trasmetterlo ad altri accompagna il soddisfacimento di un nostro bisogno primario [6]. Nessuno rimane quindi estraneo a questa pratica, dalle tribù localizzate nei luoghi più isolati del pianeta, a tutte le civiltà coinvolte negli scoop più piccanti delle very important person che animano i media. L'uomo è dunque un animal curiosum [7], spinto dal continuo bisogno umano di conoscere, di prendersi cura di sapere un qualcosa e il piacere di far sapere a chi si cura di sapere, di alzare il velo non solo sui misteri che regolano la natura, ma anche e soprattutto su quello che intende sottrarsi al suo sguardo. Come meglio spiega Benvenuto, la curiosità scientifica è infatti gemella di quella pettegola e in ambedue i casi, l'uomo non tollera che eventi importanti o eccitanti rimangano nascosti e segreti [8]. L'essenziale come l'irrilevante devono trasparire all'interno di una società voyeuristica che, spinta da una vocazione analitica, scruta e penetra nell'intimità di ogni cosa. La molla della curiosità è quindi un aspetto fondamentale alla base della pratica sociale del pettegolezzo, o meglio, del chiacchierare attorno alla vita privata degli altri. La segretezza delle informazioni personali, attraverso il riconoscimento del diritto alla privacy, non fa altro che aumentare il nostro impulso curioso nei confronti di ciò che ci viene occultato. Questa nostra necessità di comunicare che ci spinge a mormorare, raccontare aneddoti, chiacchierare ed esprimere giudizi sugli altri, risponde all'esigenza di sapere "chi sta con chi", svolgendo un'importante funzione sociale, quella di collocare ciascuno nella rete di relazioni che ci circonda. Il pettegolezzo è quindi una pratica che implica un certo grado di desiderio della sua attuazione e s'inserisce nei discorsi come una sorta di ricamo su un vestito, proprio per la sua natura interstiziale [9].Si prova una sorta di gusto del pettegolare, ci si ritagliano spesso degli spazi nel quotidiano per "far gossip", per raccontarsi le novità relativamente alle persone che ci circondano, creando i presupposti per rafforzare il rapporto confidenziale che trova un certo grado di complicità. Il pettegolo si maschera spesso sotto le vesti di semplice traghettatore di un "si dice in giro che", sottraendosi da qualsiasi sua diretta responsabilità nella circolazione delle voci la cui totale infondatezza rappresenta non un limite, ma bensì un fascino [10].

C'è il bisogno di lasciarsi andare, di parlare tanto per parlare, di farsi portare dalla corrente del pensiero non verificato che esercita una certa curiosità, una certa attrazione, un certo divertimento. La gossip society è una specie di Second Life, siamo coscienti del fatto che non è reale, ma proviamo piacere nell'ascoltare storielle e finte notizie. Il termine pettegolo, nella definizione di colui che fa un discorso malevolo su altre persone, viene spesso considerato nella sua connotazione negativa, anche se è d'obbligo precisare che la "scandalosità" di quanto si afferma pettegolando non è sempre e solo all'insegna della diffamazione. Si può chiacchierare sulle qualità, sulle competenze, sulle prestazioni e sugli averi di una persona, tuttavia "si pettegola solo quando la predicazione di questi valori positivi può, in modo diretto o allusivo, essere scandalosa rispetto all'identità che il soggetto preso di mira normalmente cerca di contrattare pubblicamente". La pratica del pettegolare è sempre legata a una volontà di messa in scena dell'idea che si ha di sé; è una pratica che prevede un riequilibrio del proprio patrimonio valoriale rispetto a quello del personaggio mirato. Attraverso il gossip si riesce perfettamente a demolire una persona o almeno ad insinuare dubbi nell'opinione pubblica sull'immagine che una persona vuol dare di sé. Mettere il naso nell'intimità dei vip o in generale degli altri, può anche dare la sensazione di elevare il proprio raggio di conoscenze annullando le differenze di status sociale. "Il pettegolo è un essere-luna che grazie al pettegolezzo luccica di riflesso della luce dell'essere-sole, lo spettegolato", con queste parole Benvenuti fa coincidere il sole con la persona che irradia prestigio, la star, mentre la luna è la persona che brilla di luce riflessa. Ciò che contrattiamo pubblicamente attraverso la pratica del far gossip è dunque la nostra immagine, ma non un'immagine fedele a ciò che siamo realmente, bensì una somiglianza a ciò che vorremmo essere o diventare. A questo proposito è doveroso chiamare in causa la riflessione di Baudelaire, il quale, riferendosi al meccanismo della moda, ritiene che la nostra gestione delle apparenze riguarda soprattutto le opinioni sul modo di comportarsi e presentarsi, opinioni che si costruiscono osservando gli altri e osservando come si viene osservati dagli altri [11]. Entra così in gioco la reputazione e con questo termine s'intende comunemente la stima, l'opinione e la considerazione che ciascuno di noi gode nel contesto sociale e nei rapporti interpersonali e professionali.

Per quanto riguarda il gossip mediatico, la diffusione delle voci viene istantaneizzata in virtù di una distribuzione capillare, facendo sì che la ricezione non sarà più individuale, ma sarà già nella sua risonanza pubblica. La ragione principale per la quale i media ricorrono spesso e volentieri alla messa in scena del pettegolezzo è appunto quella di costruire un asse d'intimità tra i personaggi del testo, quando si tratta di una rivista di gossip, all'interno della quale si "sbircia" un pettegolare; oppure, nel caso della televisione viene allestita una sorta di conversazione "appartata" tra personaggio e ascoltatore. Le redazioni giornalistiche finiscono spesso per assumere il ruolo canonico del pettegolo che si situa nel mezzo tra due spazi sociali: quello istituzionale, dei produttori e dirigenti, da una parte e quello dei cittadini, consumatori e utenti, dall'altra. Secondo Ferragamo il pettegolo si pone come "colui che opera sui margini, [...] sulle aree di non prevista e quasi non concessa sovrapposizione tra circuiti comunicativi differenti" [12] , facendolo identificare con la figura della portinaia o della comare (da cui deriva appunto il termine) che vocifera sulla porta di casa al confine tra il pubblico e il privato. Alcune ricerche, improntate sul cambiamento dell'offerta del palinsesto televisivo delle maggiori reti nazionali, hanno dimostrato come il gossip sia divenuto il "nuovo oppio dei popoli" con la sua messa in onda circa ogni undici minuti [13] . Anche se in maniera diversa, il bisogno di entrare nella vita privata di personaggi famosi e divi era presente anche nel passato, divenendo un modo per fantasticare, proiettare i propri desideri e sogni. Come scrive Giséle Freund , "leggendo le storie d'amore, i particolari della vita intima di persone celebri e fortunate [le donne] possono sognare e dimenticare la propria esistenza, spesso mediocre. La stampa scandalistica è anche un mezzo per sfogare l'odio che nasce dalla difficoltà della vita" [14] .

Questo bisogno di conoscere storie che appartengono ad altri, lo sguardo intrusivo, la volontà di far trasparire tutto, dimostra il bisogno della nostra società di consumare pubblicamente il privato. Barthes in La camera chiara osservò come la fotografia corrisponda precisamente all'irruzione del privato nel pubblico, attraverso "la creazione di un nuovo valore sociale, che è la pubblicità del privato: il privato viene consumato come tale, pubblicamente" [15]. Una pulsione voyeuristica che contagia tutte le forme espressive, dalla televisione con il repentino diffondersi dell'occhio del "Grande Fratello" [16] , presente nei reality show, ai film e romanzi che mettono in scena la trasparenza del privato dei loro protagonisti, alle fotografie di star che mostrano parti nude del proprio corpo che normalmente il pudore vorrebbe nascoste. Questo feticismo del dettaglio, il bisogno della gente di possedere una reliquia visiva del proprio eroe o eroina, viene considerato la diretta conseguenza dell'era del virtuale, caratterizzata da una riduzione del contatto con l'altro prediligendo un legame puramente elettronico. Una sorta di Piece of me , come canta una delle pop star più assediate dai paparazzi sempre sotto ai riflettori che ne mettono in scena eccessi e successi della sua vita da rich and famous in una raggiante Hollywood.[17]

NOTE
1 Parola composta da god che significa Dio e sib, che è la radice di sibling, ovvero legato da parentela.
2 Il termine petègolo è collegato a sua volta al termine peto, facendo allusione all'incontinenza verbale dei pettegoli. Nel dialetto veneto "raccontare i fatti proprio" si dice contar tutti i peti.
3 Il termine commérage proviene da commater, detta oggi commére. N. Elias, Remarques sur le commérage, in "Actes de la recherche", n. 60, 1985, pp. 23-30.
4 I termine comadreo viene da comare, comare o vicina di casa.
5 J. Kapferer, Rumeurs. Le plux vieux médiadu monde, Ed. du Seuil ; trad. it. Le voci che corrono, Longanesi, Milano 1988, pp. 116-17.
6 P. Levi, Babbo natale suppliziato, in "Razza e storia e altri studi di antropologia", Einaudi, Torino 1967, pp. 245-64.
7 Il termine curioso deriva etimologicamente dal latino curiosu(m), ovvero da cura "sollecitudine"; propr. "che si cura di qualcosa". Garzanti, 2007 p. 657.
8 S. Benvenuto, Dicerie e pettegolezzi, Il Mulino, Bologna 2000, pp. 24-27.
9 L. Thomas, The logic of gossip, in F. Robert Goodman - A. Ben-Ze'ev (a cura di) "Good Gossip", University of Kansas City Press, Lawrence 1994.
10 P. Basso, Doppia finta. La messa in scena del pettegolezzo, in U. Volli, M. Rivolsi (a cura di), "Rumor e pettegolezzi: l'importanza della comunicazione informale", Franco Angeli, Milano 2005.
11 Riflessione riportata nel testo di: E. Esposito, I paradossi della moda, Baskerville 2004, p. 23.
12 G. Ferragamo, Il privato in pubblico. Il pettegolezzo, dalla comunicazione faccia a faccia alla trasposizione su Internet, in "Versus, quaderni di studi semiotici", n. 79, 1998.
13 Comunicato stampa: Il Gossip in Tv: come cambia l'offerta del palinsesto televisivo delle maggiori reti nazionali e quanto spazio viene riservato al gossip. [http://www.etameta.com]
14 G. Freund, Fotografia e società, Einaudi, Torino 1974, p. 154-155.
15 R. Barthes, La camera chiara: note sulla fotografia, Einaudi, Torino 1980, p.98.
16 Il Grande Fratello è un personaggio immaginario creato da Gorge Orwell nel romanzo del 1984; prendendo il nome dall'omonimo personaggio di Orwell è nato il reality show Big Brother.
17 Piece of me è il secondo singolo tratto dall'album "Blackout" della cantante Britney Spears.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

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mercoledì 27 ottobre 2010

Margaret Thatcher la dama di ferro, metteva in discussione l'indiscutibile.

Thatcher è per molti un mito, per tanti un esempio, per altri un odiosa
esperienza, per tutti è la Lady di Ferro, è la prima donna Primo
Ministro in Inghilterra (e non solo), è il Primo Ministro che ha vinto
ben tre elezioni consecutive (1979, 1983,1987), (Blair ha da poco eguagliato
questo illustre primato) è stata il primo vero grande scossone liberale
nella vecchia e cara Europa, la storia volle lei a Downing Street e contemporaneamente
Ronald Reagan alla Casa Bianca, in un formidabile asse liberale.



Margaret Hilda Roberts (cosi’ da nubile) nasce il 13 ottobre del 1925
a Grantham (Lincolnshire) figlia di un droghiere e di una sarta, consegue
la laurea in chimica ad Oxford, ed esercita nel campo della ricerca dal 1947
al 1951, nel 1953 implementa i suoi studi divenendo avvocato fiscalista.



La sua trafila nella destra britannica, nel partito conservatore gli storici
Tory, nel 1959 la vede eletta alla camera dei comuni di Westminster
per Finchley distretto a nord di Londra, protagonista tesa a scalare le gerarchie
del partito negli anni dell’opposizione dal 1964 al 1970 (governo Laburista
con Wilson Premier), nel 1970 sale agli onori della opinione pubblica divenendo
ministro per l’istruzione nel governo conservatore di Healt, ruolo che
gli vale l’appellativo non certo lusinghiero di ladra di latte (Milk
snatcher) in virtù dei tagli alle razioni di latte per le scuole
materne.



Dal 1974 al 1979 in Gran Bretagna sono nuovamente i laburisti con Wilson prima
e Callaghan poi a risiedere al n.10 di Downing Street, sono anni di recessione
economica, di sindacalismo feroce, di malessere sociale, inflazione stabilmente
a doppia cifra, disoccupazione alle stelle, nel 1976 il paese vive una sorta
di bancarotta virtuale, un collasso nel valore della sterlina conduce il governo
a richiedere un prestito al Fondo Monetario Internazionale a fronte di pesanti
garanzie.



Nel contempo nel 1975 Margaret sale alla segreteria del partito conservatore,
divenendo leader dell’opposizione alla camera dei comuni, e conseguentemente
candidato Primo Ministro alle politiche del maggio 1979.



Inverno 78-79, cumuli di immondizia straripano per strada, elettricità
razionata tre giorni a settimana, settimana lavorativa ridotta a tre giorni,
Inghilterra debitrice dell’International Monetary Fund, gli inglesi
sembrano rassegnati a restare "l’uomo malato d’Europa“.




Giugno 1979, Margaret Thatcher, vince le elezioni con uno scarto di 43 seggi
e dichiara ecumenica: "Dove regna discordia, mi si lasci portare
armonia, dove regna disperazione, mi si lasci portare speranza.“

I primi 3 anni sono disastrosi il prodotto interno lordo inglese crolla dell’11%,
il paese è ancora annichilito, socialmente in conflitto, ma nell’aprile
del 1982 accade l’impensabile, quando un distaccamento militare argentino
atterra sulle isole Falkland, sgominando facilmente la simbolica presenza
dei 16 Royal Marines, incaricati di difendere uno dei relitti dell’impero
coloniale del regno.



Questa guerra mai-dichiarata durò 72 giorni e causò circa 1000
morti (236 inglesi e 655 argentini), molti dei quali innocenti coscritti gettati
in mezzo alla battaglia dalla junta argentina. La guerra ha avuto
un costo di almeno 2 miliardi di dollari. Da un punto di vista politico, questa
stessa guerra andò a sostegno della rielezione di Margaret Thatcher
e affossò quella di Leopoldo Galtieri, che fu successivamente costretto
a dimettersi , un primo passo sulla strada del ripristino della democrazia
in Argentina.

Margareth Thatcher, ricorda nelle proprie memorie: "Chi si trova
in guerra, non si può far distrarre da complicazioni diplomatiche,
deve superarle con ferrea volontà.“ Attribuendosi così
il successo sulle pastoie burocratiche che il foreign office, molto
più cauto di lei, continuamente le procurava.



Alle politiche del 1983 sull’onda del successo Falkland che fomentò
l’orgoglio nazionale britannico, vinse per la seconda volta trionfalmente
le elezioni. Il 12 ottobre 1984 L'IRA fa esplodere una bomba nel Grand Hotel
di Brighton, in Inghilterra, in cui è in corso il congresso del Partito
Conservatore. L'attentato, che costa la vita a cinque persone, manca il suo
obbiettivo: Margaret Thatcher, la quale a poche ore dal drammatico evento
non rinuncia dimostrando tutta la sua grinta, il suo nerbo (non a casa il
soprannome Lady di ferro) a prendere la parola allo stesso congresso.



Il suo secondo mandato spinge sull’accelleratore per le riforme,dando
vita a una delle più importanti svolte nella storia economica dell'Occidente:
quella della vittoria del privato sul pubblico, dell'individualismo sul pansindacalismo,
della meritocrazia sull'egualitarismo. Quando iniziò la sua opera,
era sola contro tutti.

Avviò un processo di privatizzazioni, poi imitato in tutto il mondo,
e per ciò venne indicata al generale ludibrio dalla dominante cultura
di sinistra.

Combattè la sua storica battaglia contro il sindacato dei minatori
per ridimensionare lo strapotere delle Trade Unions, e per ciò
venne vilipesa come la nemica numero uno delle classi lavoratrici.

Quando decise di vendere tutte le case di proprietà pubblica ai rispettivi
inquilini, fu denunciata perché dilapidava il patrimonio nazionale.




In un periodo storico dove vigeva uno statalismo dilagante, il suo assunto
che le funzioni dello Stato in una moderna società democratica e liberale
devono essere drasticamente ridotte, viene oggi ripetuto quasi pappagallescamente
da pressochè tutti i governi.

Il suo successo è indicato del resto anche dalla diffusione del termine
thatcherismo” per indicare la strada del liberismo .


Risvegliò nei suoi concittadini il loro senso alla responsabilità
individuale, mettendo fine alle stravaganze di uno stato assistenziale che,
quando nacque, aveva preso l'impegno di assistere tutti “dalla culla
alla tomba”.



Il suo primo grande scontro fu con i sindacati, allora legati a doppio filo
al partito laburista, custodi implacabili quanto ottusi di anacronistici privilegi
e principali responsabili del declino industriale della Gran Bretagna. Scioperare
era la regola, più o meno come lo era in quell'epoca in Italia: si
scioperava per la paga, per l'orario, per solidarietà con altre categorie,
per risolvere contrasti tra una Union e l'altra: negli anni Sessanta, per
esempio, tutti i cantieri navali rimasero fermi per settimane a causa di uno
scontro tra fabbri e falegnami su chi doveva fare i buchi per le viti che
univano le parti metalliche delle navi a quelle di legno.



Margaret Thatcher mise fine a tutto questo con una legge che dichiarava lo
sciopero illegale se non veniva previamente approvato a voto segreto dalla
maggioranza dei lavoratori e rendeva i capi sindacali civilmente responsabili
dei danni provocati da agitazioni non conformi alle regole.

Ma, soprattutto, mostrò la sua determinazione nella vertenza per la
chiusura delle miniere di carbone che ormai da moltissimo tempo operavano
in perdita e, da grande risorsa quale erano state fino al 1950, si erano trasformate
in una palla al piede dell'economia.

Il leader del sindacato dei minatori Arthur Scargill, demagogo marxista vecchio
stile, saltò sulle barricate e proclamò che mai e poi mai avrebbe
tollerato un simile sopruso in nome del mercato. La lotta fu senza esclusione
di colpi, con il governo che impose per oltre un anno severe restrizioni al
consumo di carbone a tutta la nazione e il sindacato che non esitò
(anche se la cosa si seppe molto dopo) a farsi finanziare dalla Libia per
poter continuare a pagare un sussidio agli scioperanti.



Perfino nel partito conservatore ci fu chi espresse una certa simpatia per
i minatori. Ma Maggie sapeva che su quello sciopero si giocava tutto, e fu
inflessibile: alla fine gli scioperanti, regione dopo regione, cedettero,
e la regola che lo Stato non era più disponibile a sussidiare aziende
non suscettibili di risanamento fu affermata una volta per sempre. Da allora,
non solo il potere delle Trade Unions nelle imprese è stato
tagliato, ma le nuove generazioni di lavoratori hanno cominciato a rendersi
conto che con il sindacato si perdeva, e nella loro stragrande maggioranza
hanno cessato di iscriversi, celebri quanto drammatiche gli scontri tra la
polizia a cavallo e i minatori.



Una volta riformate le relazioni industriali, con un notevole rafforzamento
del management nei confronti della base, la Thatcher avviò, con la
vendita di British Telecom nel 1994, il primo grande programma europeo di
privatizzazioni. Alla British Telecom seguirono in rapida successione British
Gas, British Airways, la Jaguar, la Rover e buona parte delle aziende di pubblico
servizio, comprese alcune ferrovie (ma non le poste, che nel Regno Unito funzionano
benissimo e fanno perfino un consistente utile). Il risultati che ne seguirono
furono: una consistente riduzione del debito pubblico, restituire efficienza
e competitività a imprese che rappresentavano più del dieci
per cento del PIL, davano lavoro a un milione e mezzo di persone e dominavano
i settori vitali dei trasporti, dell'energia, delle comunicazioni, dell'acciaio
e della cantieristica navale.

Prima che arrivasse il ciclone Maggie, in queste imprese si annidavano i germi
del parassitismo pubblico, con la sua mancanza di incentivi a lavorare sodo,
ad applicare gli ultimi ritrovati tecnologici, insomma ad aumentare la produttività.
Oggi British Telecom e British Airways, liberate dalla zavorra di centinaia
di dirigenti privi di iniziativa e di decine di migliaia di dipendenti in
esubero, sono tra le aziende più efficienti del mondo nei rispettivi
settori, diventando addirittura un punto di riferimento per i concorrenti.




Le privatizzazioni non sono state, naturalmente, indolori, e hanno portato
con sé problemi legali, di personale e di funzionalità in abbondanza.
Si creò una piccola classe di azionisti, il governo spinse verso il
mercato mobiliare anche in virtù dei prezzi estremamente competivi
da esso fissati. Si capì e in quel senso l’inghilterra si mosse
che si era passati ad una economia di servizi, ad un terziario avanzato, il
cosiddetto Big Bang della City, cioè la totale liberalizzazione
dei mercati finanziari che ha dato a Londra un vantaggio pressoché
incolmabile sulle altre piazze. Una consistente riduzione fiscale, fardello
insostenibile per famiglie ed imprese, disincentivo agli investimenti, al
consumo, al risparmio, da qui un consistente taglio sul modello dell’amico
Reagan negli USA.



Certo, la cura Thatcher ha anche il suo rovescio, che i suoi innumerevoli
avversari si sono sempre affannati a mettere in luce.

Su alcune sue privatizzazioni non mancò chi tra i suoi stessi compagni
di partito definì il tutto come vendita dell’argenteria di famiglia,
l’accusa mossa al thatcherismo fu quella di essere indifferente alle
disuguaglianze, o addirittura approvarle.



Nel 1987, la Lady di Ferro si impone nuovamente alle elezioni politiche, e
segna un record, il terzo mandato per un primo ministro nel XX secolo.



Sono anni dove si parla sempre più intensamente di un Europa unita,
forte, la Germania è pronta a riunificarsi, cosa che la Thatcher ha
sempre osteggiato, si getta a livello europeo le basi per il trattato di Maastricht
che delineerà l’ attuale UE. Il forte euroscetticismo della lady
di ferro, gli valse non poche antipatie all’interno del suo stesso
partito, il quale negli immediati anni antecedenti l’Europa in teoria
sempre più coesa, temeva di cascare in un isolazionismo improduttivo.
Ma la situazione nel corso del 1990 si rese insostenibile a causa dell’introduzione
di una tassa (la Poll Tax, tributo che un individuo doveva versare
indipendentemente dal suo reddito, dai beni posseduti, e dalle tasse pagate)
ritenuta iniqua e regressiva che accese focolai di rivolta nelle strade e
nelle piazze di tutta la city e non solo, ( a 15 anni di distanza è
bene dire che la poll tax riprende il cosiddetto sistema di tassazione
della Flat tax in vigore nei paesi ex-comunisti, che li vede protagonisti
di una costante e consistente crescita economica.)



Il 22 novembre 1990 accade quello che forse era nell’aria già
da un po’, Margaret Thatcher presenziando ad un vertice europeo a Versailles
visse le ore più drammatiche della sua carriera politica, il suo destino
in seno ai Tory dipendeva da uno scrutinio all’interno del
partito stesso, dopo l’insanabile frattura dovuta alle dimissioni del
ministro degli esteri Geoffrey Howe come risposta all’intransigenza
thatcheriana causa di un completo isolamento del paese nei preliminari della
conferenza che sancirà da lì ad un anno il trattato di Maastricht.
Fu questa anche l´unica volta nella storia britannica in cui un primo
ministro fu costretto a dimettersi a causa d´un semplice insuccesso
diplomatico in relazione alla politica europea. E ciò prova quanto
grande sia il peso dei rapporti con la Comunità Europea nello Stato
celebre per il suo euroscetticismo.



Le immagini della lady di ferro visibilmente commossa e del marito sull’uscio
del n.10 di Downing Street, le sue parole di saluto rotte dal pianto, testimoniano
la fine di un’era, ben 11 anni che da grande malato qual’era,
hanno reso la Gran Bretagna un paese imitato, precursore dei tempi, agile
e dinamico, ed hanno consegnato Margaret Thatcher alla storia come uno tra
i più grandi statisti del XX secolo.

E come mi capitò di leggere in un bimestrale dedicato interamente alla
figura di Ronald Reagan dopo la sua scomparsa, riporto qui di seguito la conclusione
di un articolo quanto mai veritiero sulla situazione politica odierna:

"Un Europa sazia e disperata, fiera di un modello sociale insostenibile,
rassegnata al declino, renitente e vile, che in maggioranza, nella vicenda
irachena ha preferito “battere in ritirata”. Le cancellerie del
vecchio continente sono piene di politici accomodanti e rinunciatari.

Ronald Reagan è morto, e Margaret Thatcher “non abita più
qui”.

martedì 26 ottobre 2010

Legge elettorale. Il Cav. giochi d'anticipo contro le larghe intese tra D'Alema, Casini (e Fini)

Sulla questione della legge elettorale è in gioco la sorte non solo del governo e della legislatura ma del nostro sistema politico-istituzionale. Infatti, gli avversari di Berlusconi, pur di metterne fuori gioco la leadership (che essi stessi ritengono imbattibile con un sistema elettorale maggioritario in cui vince chi prende più voti), sono disposti ad abolire lo stesso bipolarismo e a restaurare il sistema proporzionale, con tutta la frammentazione e le degenerazioni assembleariste che inevitabilmente ne conseguono. La semplificazione del sistema politico ottenuta con le elezioni politiche del 2008, grazie alla nascita del Pd e del Pdl e anche grazie alla legge vigente (solo cinque partiti presenti in Parlamento), sarebbe cancellata con un colpo di spugna.

Il disegno è coltivato da tempo da D’Alema, Bersani e Casini. Con il pretesto di dare agli elettori il diritto di scegliere i parlamentari, si vuol sottrarre loro il più importante diritto politico in una democrazia, quello di decidere il governo. Denunciando la “deriva plebiscitaria” che sarebbe stata innescata dal nostro “bipolarismo di coalizione”, si vuole eliminare il premio di maggioranza e, comunque, escludere qualunque serio meccanismo maggioritario, per tornare al sistema in cui i partiti non devono dichiarare prima del voto - e in modo vincolante - alleanze, programmi e candidati premier e i governi sono fatti (e disfatti) attraverso alleanze post-elettorali. Poco importa se questo vuol dire rinnegare anche la tesi n. 1 del programma dell’Ulivo del 1996, Ulivo che peraltro il segretario del Pd vorrebbe resuscitare.

D’Alema e Bersani cercano di surrogare con una manovra di palazzo e la modifica della legge elettorale la debolezza politica e sociale del Pd e della sinistra in genere rispetto all’azione di governo e al blocco sociale di centrodestra. Il loro disegno è quello di un Pd che sposta il suo baricentro a sinistra, tornando di fatto ai Ds, per allearsi dopo il voto con un terzo polo moderato-centrista. Un disegno che rinnega le ragioni per cui è nato lo stesso Pd e che conferma la classica posizione culturale e politica di D’Alema ancorata all’idea di una sinistra tradizionale a vocazione minoritaria che cerca di farsi portare al governo da altri (magari in cambio dell’appoggio per la propria candidatura al Quirinale). Casini pensa che con il sistema proporzionale senza meccanismi maggioritari un terzo polo centrista non rimanga schiacciato dalla campagna del “voto utile”, possa pertanto accrescere i propri consensi e divenire l’ago della bilancia (magari per conquistare in questo modo palazzo Chigi).

Il disegno di restaurazione proporzionale ha compiuto decisi passi avanti a seguito della crisi della maggioranza e della scissione avvenuta nel Pdl, con la nascita dei gruppi parlamentari e poi del “soggetto politico” di Futuro e Libertà. Ma è anche vero che non è di facile attuazione. Infatti, se tutti partiti di opposizione e i finiani vogliono cambiare l’attuale legge elettorale, addirittura teorizzando la legittimità su questa materia di una maggioranza diversa da quella di governo, non c’è però accordo sul sistema elettorale da proporre. I parlamentari Pd che fanno riferimento a Veltroni e anche una parte dei finiani (soprattutto al Senato) non sembrano disponibili a cancellare il bipolarismo e propugnano il ritorno ad un sistema basato sul collegio uninominale-maggioritario, per il quale è anche nato un comitato ad hoc, sostenuto da alcuni costituzionalisti e politologi. Finché il governo Berlusconi sarà in grado di governare e di andare avanti è molto difficile che queste divisioni tra sostenitori del proporzionale e del sistema uninominale-maggioritario possano essere composte. Ma se dovesse esserci una crisi del governo che aprisse le porte alla nascita di un governo “tecnico”, tutto potrebbe accadere….anche la magia di una legge elettorale che con espedienti tecnici e verbali accontenti tutti. Il “supremo” interesse di impedire che l’odiato nemico possa rivincere le elezioni farebbe da collante per superare ogni resistenza… Non a caso Bersani ha detto: “Mi si dia una maggioranza disposta a cambiare la legge vigente, che poi la nuova legge si fa”.

La bozza della legge elettorale su cui il gruppo che fa capo a D’Alema & Casini tenta di realizzare l’intesa sembra già pronta. Casini afferma di averla nel cassetto, pronto a tirarla fuori al momento opportuno (se la rendesse pubblica subito ne svelerebbe subito le contraddizioni). Non vi tratterebbe più di un sistema che si richiama al modello “tedesco” (il cui riparto dei seggi è integralmente proporzionale e non si presta ad una mediazione). Sembra abbandonata anche l’idea del “provincellum” (un sistema basato su finti collegi uninominali in cui non vince chi arriva primo perché i seggi sono ripartiti con criterio proporzionale; sarebbe, oltretutto, proprio lo stesso sistema vigente al Senato prima che venisse travolto dal referendum del ’93: torneremmo, come nel gioco dell’oca, alla casella di partenza). Nettamente scartata, ovviamente, anche la proposta di un ritorno al Mattarellum, troppo maggioritario per D’Alema e Casini (un sistema che nel 2005 - è bene ricordarlo - il centrodestra voleva solo migliorare e che invece fu poi sostituito con la legge “Calderoli” proprio su richiesta/imposizione dell’Udc). La proposta nel cassetto sarebbe quella di un sistema misto, metà uninominale e metà proporzionale, simile a quello neozelandese o ungherese (il grabensystem, o sistema “della fossa”, uno dei più complicati al mondo), con una serie di congegni che assicurano la prevalenza della logica proporzionale. Una proposta che, per gettare fumo negli occhi, potrebbe anche recepire i “paletti” posti da Bocchino (“La legge dovrà avere tre caratteristiche: indicare chi fa il premier, delineare prima le alleanze e permettere agli elettori di scegliere l’eletto”). L’essenziale è che prevalga il criterio proporzionale e che nessuno possa conseguire la maggioranza assoluta dei seggi. In questo modo l’indicazione del premier e le dichiarazione preventiva delle alleanze non avrebbero alcun effetto, si dovrebbe comunque dar vita a coalizioni post-elettorali. La coalizione di sinistra guidata dal Pd e il terzo polo centrista guidato dall’Udc si presenterebbero separatamente per allearsi dopo il voto. E D’Alema e Casini potrebbero dire che così han fatto anche nel Regno Unito conservatori e liberali... Insomma, anche la beffa dopo l’inganno, perché la denominazione di legge-truffa, questa volta, sarebbe davvero appropriata.

Come opporsi da parte del centrodestra a questo disegno? Evidentemente, occorre una strategia di carattere generale, non limitata alla legge elettorale. Ma le riflessioni e le scelte su questa materia potrebbero essere decisive.

Innanzitutto è necessario sviluppare una campagna intransigente contro il tentativo di restaurazione proporzionale, a difesa del bipolarismo e del diritto degli elettori di scegliere il governo.

Occorre ovviamente difendere la legge vigente basata sul premio di maggioranza nazionale, un meccanismo già previsto nel nostro ordinamento non solo per i Comuni e le Province ma anche per le Regioni (un livello di governo che ha competenza legislativa come lo Stato). Il premio di maggioranza è pienamente democratico. Sia nel 2006 che nel 2008 ha riguardato un numero molto contenuto di seggi (nel 2006 sia il centrosinistra che il centrodestra superarono il 49 % dei voti; nel 2008 il centrodestra ha ottenuto il 47 % dei voti che, se si escludono le liste che non hanno superato la soglia di sbarramento, è pari addirittura al 52% dei voti dei partiti presenti in Parlamento, cioè oltre la maggioranza assoluta, con un premio solo del 3% dei seggi). Va sottolineato che nel sistema uninominale-maggioritario, con il 35-40% dei voti si conseguono spesso anche più del 55-60% dei seggi (ad esempio: nel Regno Unito, il Labour party nelle elezioni del 2001 con il 40,7% dei voti ha ottenuto il 62,7% dei seggi; nel 2005 con il 35,2% dei voti ha ottenuto il 55,2 % dei seggi; in Francia, l’UMP nel 2002 con il 33,3% dei voti al primo turno ha ottenuto il 61,9 % dei seggi, nel 2007 con il 39,5% dei voti al primo turno ha ottenuto il 54,3% dei seggi).

Il premio di maggioranza è fondamentale non solo per la governabilità (assurdo imputare la crisi della maggioranza a questa legge elettorale), ma anche per la salvaguardia dell’unità nazionale. Infatti, l’Italia ha una rilevante frattura Nord-Sud e in assenza (e in attesa) di una riforma costituzionale che preveda l’elezione diretta del Presidente della Repubblica con funzioni di governo e a garanzia dell’unità nazionale, il premio di maggioranza svolge una funzione importantissima: quella di assicurare che la competizione elettorale sia un pronunciamento nazionale per il governo del paese, un elemento essenziale di tenuta dell’unità nazionale. Un sistema basato sui collegi uninominali, adottato prima di una riforma costituzionale di tipo presidenziale o semipresidenziale, rischia invece di esasperare la frattura Nord-Sud, dividendo nettamente la rappresentanza politica in base alle aree geografiche del paese (soprattutto se si considera che oggi solo il Pdl è un partito nazionale che ottiene consensi in modo sufficientemente omogeneo in tutte le aree del paese). Occorre ricordare ancora una volta che già nel 1994, se Berlusconi non avesse creato Forza Italia e dato vita al Polo delle libertà e al Polo del buongoverno, riuscendo a rendere nazionali quelle elezioni, avremmo avuto l’Italia divisa in tre parti, con tutti i collegi del Nord alla Lega (allora secessionista), quelli del Centro al Pci-Pds e quelli del Sud al vecchio Msi e agli spezzoni sopravvissuti del vecchio sistema dei partiti, una situazione di assoluta ingovernabilità che avrebbe potuto aprire la strada ad una prospettiva drammatica di frattura del paese. Una prospettiva che è scongiurata finché Berlusconi sarà presente sulla scena politica, ma poi ? (Possibile che proprio coloro che auspicano tanto il “dopo Berlusconi” non si pongano neppure questo problema ? Possibile che gli avversari di Berlusconi siano a tal punto “apprendisti stregoni”, da mettere in causa la stessa unità nazionale, pur di tentare di far fuori l’odiato nemico?)

Per tutte queste ragioni, è sacrosanto sostenere che la riforma della legge elettorale va discussa nell’ambito della riforma costituzionale e non prima di questa, sia per il sistema di elezione della Camera, che va abbinato alla forma di governo, sia per il sistema di elezione del Senato che va abbinato alla modifica del bicameralismo. Come ha auspicato il Presidente del Consiglio nelle sue dichiarazioni in Parlamento a fine settembre, occorrere compiere un ulteriore tentativo per riavviare in questa legislatura il processo di riforma della Costituzione, non solo per quanto riguarda la giustizia ma anche per la forma di governo, il bicameralismo e il titolo V.

Qualora questo non fosse possibile, è comunque necessario affrontare la questione dei possibili miglioramenti del sistema vigente, sia per quanto riguarda il meccanismo dei premi regionali per l’elezione del Senato (l’elemento di maggiore criticità del sistema vigente), sia per quanto riguarda le lunghe liste bloccate.

Sul primo punto non vi è dubbio che i premi regionali andrebbero sostituiti con un premio di maggioranza nazionale, come per l’elezione della Camera. Nel 2005, l’allora Presidente della Repubblica Ciampi si oppose a questa proposta sostenendo che essa contrastava con la Costituzione (che prevede che “il Senato è eletto a base regionale”). La tesi è del tutto priva di fondamento (come hanno sostenuto molti studiosi, come D’Alimonte) perché anche i seggi del premio di maggioranza nazionale verrebbe ripartititi nelle singole circoscrizioni regionali.

Sul secondo punto, occorre innanzitutto sgombrare il campo dalla demagogia sui parlamentari “nominati” (come se nel Mattarellum non fossero comunque i partiti a scegliere i candidati nei collegi blindati o sicuri, cioè per la grandissima maggioranza dei seggi). In secondo luogo, va fatta chiarezza sul sistema delle preferenze con il quale l’elettore avrebbe solo l’illusione di poter scegliere il proprio parlamentare. In realtà, a prevalere sarebbero solo le logiche clientelari, il voto di scambio e la possibilità di infiltrazioni della criminalità organizzata, con una lievitazione esponenziale dei costi della politica. Abbiamo già vissuto quell’esperienza. La reintroduzione del voto di preferenza vanificherebbe ogni serio tentativo di rinnovamento della classe politica e di bonifica amministrativa del Sud, indispensabili per l’attuazione del federalismo fiscale. Inoltre comporterebbe un modello di partito basato sul sistema delle correnti organizzate, che pregiudicherebbe la sua capacità di esprimere un’unità di indirizzo politico e la funzione unificante della leadership. L’alternativa alle lunghe liste bloccate può invece essere costituita da circoscrizioni molto più piccole e da liste corte, come nel sistema spagnolo, dove si eleggono pochissimi deputati e un partito ne otterrebbe al massimo tre o quattro. Sarebbero possibili le primarie o altre forme di selezione dei candidati attraverso convention, gazebo e l’uso di internet. In questo modo migliorerebbe decisamente il rapporto tra candidati e territorio, tra eletti ed elettori. E i partiti potrebbero radicarsi meglio e seriamente sul territorio. Del resto lo stesso Matttarellum, per la quota proporzionale, prevedeva liste corte “bloccate”. Altri miglioramenti della legge vigente potrebbero riguardare l’eliminazione della possibilità di candidarsi in più circoscrizioni, salvo che per i leader, e la fissazione di un limite massimo al premio di maggioranza da assegnare alla coalizione vincente.

*****

Ma un’ulteriore riflessione è necessaria, forse quella decisiva. Se tutti i tentativi di difendere o migliorare la legge vigente si rivelassero inadeguati e il tema della legge elettorale rimanesse come una spada di Damocle sospesa sulla testa del governo, pronta a decapitarlo nel momento più propizio, rimarrebbe probabilmente solo una chance: accettare e rilanciare la proposta - già avanzata da molti parlamentari del Pd e anche da alcuni del Pdl e Fli, - di ritorno al Mattarellum (magari con il correttivo dell’abolizione dello scorporo che Forza Italia, An e Lega proposero nel 2005), nonostante la riserva espressa in precedenza sul ritorno ad un sistema basato sui collegi uninominali-maggioritari sganciata dalla riforma costituzionale. Sarebbe una mossa del cavallo, capace di spiazzare tutti i giochi di palazzo e di mettere al riparo governo, legislatura e bipolarismo. Forse, addirittura, una mossa da giocare in anticipo, perché se la situazione politica dovesse precipitare, probabilmente non vi sarebbero più margini e tempi di recupero.

(tratto da l'Ircocervo, rivista di cultura politica diretta da Fabrizio Cicchitto)

domenica 24 ottobre 2010

The green economy is glamorous but perhaps it is time to deal with more serious

Albert Einstein, one of the greatest geniuses of the last century, has a special feature that has characterized it differently than many of his colleagues: the sense of humor. Now old, established and universally recognized, was interviewed by a journalist at Princeton, where he spent the last years of his long professional life. The girl, who admired the genius in front of him, and asked him several questions, about the Theory of Relativity, he asked innocently as he could never have so many brilliant ideas. Einstein, sly, smiling beneath his drooping mustache, said something like this "look at that lady in my life I've had only one real bright idea (the theory of relativity) and still I could not understand it completely!"

In this episode, I thought reading Lomborg's book "The Skeptical Environmentalist, is not true that the Earth is in danger." In fact, he takes over the definition of madness that Einstein had given the simplicity that characterizes the great minds: "Insanity is continuing to do the same things expecting different results." Lomborg reminds us to stigmatize the obtuse approach for over eighteen years the developed world, and primarily the European Union, has adopted and continues to follow towards the issue of climate change.

As time passes, the scientific results are accumulated and they are prevailing interpretative doubts on previous certainties also showing that Nature is much more complex than trying to force a justification of the proposals scientific ideas. UN Commission on the legendary, the IPCC, shows its limits by time from a professional approach to Bulgaria who ruled over the years every single position dissenting from prevailing thought in it. This can not erase the stains of serious behavior that have emerged in recent years and which undermine the scientific credibility. As for the implication of Ethics and professional integrity that comes from this situation, forget it.

Today, the world will spend astonishing figures in the so-called green economy but always along the same roads, no new vision, refusing to face reality for what it is and not what is defined so that things return. And in fact missing from the equation and nature go its own way.

Despite these clear inconsistencies that should lead to reflect, however, the European bureaucracy, does not pay the humiliating defeat of Copenhagen, raised by proposing an increase in the levels of CO2 reduction from 20% to 30%, you would like to see achieved in the Union. In fact, despite all the talk of many, in reality the situation is less bright, well below the utopian hopes of the optimists who provided the statement to the bitter end of the green economy, so fascinating to say but extremely expensive. His final results are not satisfactory and, most importantly, this approach is not shared by the countries in the developing world instead of wanting to achieve, firstly, levels of energy production "heavy" and the primary sources right, as did the rich countries before them.

Not surprisingly, at this time of deadlock in climate it is spoken very little in the media, and all the experts agree that the next meeting in Cancun in December may not be decisive in any way but will represent only, or at most a interim stage in between.

Lomborg, applying the positive consequences of Einstein's definition of madness, to see things more clearly and make a contribution to the truth without conditions, has assembled a group of scholars that also includes Nobel laureates, in a Last Supper, the Copenhagen Consensus, which chosen men faced the problems of humanity, including climate, not on a priori ideological, but rather a pragmatic approach by identifying which ones are most urgent and what are the most effective ways to solve them.

This approach took into account the economic analysis and in parallel, a subject recently treated in general, producing unexpected results in stark contrast to the clichés of the majority. Here they are: the situation is much less worrisome than was described. Therefore, they are challenged "certainties" served up by the gurus of the IPCC and easily endorsed by politicians more careful about riding the trends of the moment to consider the information critically checking its veracity.

A further result of the group in Copenhagen, which also recognizes the existence of climate problems without considering their very often are sold as is that which identifies an inverse relationship between the first and economic development: the more it grows, fewer problems are determined, in spite of everything from climate change. This phenomenon occurs because of the high adaptability of man that has been developed and refined over the millennia. Moreover, the result is even more obvious but which no one had paid insufficient attention to date, is the finding according to which "if you are a poor country does not have the resources to meet the challenges, when, in fact there is growth, a country has the means to tackle seriously the environmental challenges ", not just those.

If the income statements and estimates are correct, what is striking in the results of the Copenhagen Consensus is the cost needed to address the environmental challenge compared to the expected benefits: for every euro spent will return a few cents. These results leave that stone and should give pause to all political leaders and taxpayers.

Conversely, if the political attention is turning to other major issues unresolved tragically, the results would be very different: for example, for every euro spent to fight hunger in the world seriously, the estimated return is 20 euro. It 's a frightening figure: if we would be naive to ask why this does not happen and why politicians never thought of that?

The answers are all too evident: the green economy that accompanies it are handled huge amounts of money that moves industries, banks, consultants and generating wealth for some hot air for the people ox.

Fighting hunger in the world has only one valence humanitarian concerns in the best case the consciences of the most sensitive, however, undertakes little or nothing to big business because there is little to gain, there are no markets to create and manage.

And then the hunger in the World is a theme that is good for a sigh, from time to time, as a small cash contribution to silence the conscience. And then, let's be honest, world hunger it's not pure, clean as the green economy, and renewable sources like that do not pollute, no hunger in the world is "dirty": just look at the photos of the Slums of Africa, landfills live in India, or the thousands of tragic reality.

But we're crazy? It 'best to continue without us away from our living rooms, of course, to fill the mouth platitudes, plus talk about climate change, however you put it, make up, cry intellectual and very demanding course with no obligation.

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