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martedì 12 aprile 2011

La Democrazia in America di Alexis de Tocqueville

(brani scelti)

La Democrazia in America, pubblicata per la prima volta a Parigi fra il 1835 e il
1840, è al tempo stesso uno studio sull'ordinamento degli Stati Uniti e una ricerca sulle
istituzioni e le tendenze generali della democrazia nel campo politico, sociale, culturale e
morale. Questa prima opera sistematica sulla democrazia, espressione classica del liberalismo francese dell'Ottocento, fu scritta da uno studioso di provenienza aristocratica.
L'autore, Alexis-Ckarles-Henri Clérel de Tocaueville, nacque a Parigi il 29 luglio 1805
da ma famiglia di antica nobiltà normanna,Ma il suo aristocraticismo si collegoa un carattere molto indipendente.


Di fronte alla lotta in corso durante la Restaurazione, in
particolare durante il regno di Carlo X (1824-1830) — tra i liberali, che volevano
rafforzare a estendere le garanzie costituzionali e i poteri del parlamento, egli ultras, che miravano ad abolire o quanto meno a svuotare di fatto la Carta concessa da Luigi XVIII nel 1814 — le simpatie del giovane Tocqueville andarono ai primi.

Ma ne/le sue riflessioni politiche si spinse oltre il liberalismo
dell'età della Restaurazione, ancora in misura notevole aristocratico. Egli, infatti, anche
prima de! viaggio in America, ebbe l’intuizione che poi fu alla base di tutto il suo sistema politico. Si rese conto, cioè, che era in atto e si avviava sempre più celermente al suo compimento un grandioso mutamento politico-sociale, cominciato molto prima della rivoluzione francese e da questa reso irresistibile: il cammino dell'umanità verso "l'eguaglianza delle condizioni", espressione questa di cui si vedrà più avanti il significato che aveva per Tocqueville. Di conseguenza, secondo lui, l'età dell'aristocrazia era definitivamente chiusae il problema politico principale era ormai quello di fondare un governo democratico capace di garantire la libertà in una società dominata dal principio dell’eguaglianza,

Frattanto la rivoluzione del luglio 1830 portò alla caduta di Carlo X, all’avvento di LuigiFilippo d’Orléans e alla vittoria del liberalismo moderato.

Tocqueville, sebbene non avesse alcuna simpatia per Luigi Filippo, giurò
fedeltà al nuovo regime orleanista, perché era convinto che la politica di Carlo X e dei suoi
consiglieri aveva reso inevitabile la caduta di quest’ultimo. Ma la nuova situazione politica
non si presentava favorevole al giovane aristocratico, desideroso di affermarsi non tanto
nella carriera giudiziaria quanto nel mondo della cultura e della politica. Fu allora che
Tocqueville e il suo collega e amico Gustavo de Beaumont, di poco più anziano di lui,
pensarono di fare un viaggio di inchiesta negli Stati Uniti. A questi scopo i due amici
riuscirono a ottenere dal ministro della giustizia l’incarico di studiare il sistema peniten-
ziario americano in vista di un’eventuale riforma di quello francese. Ma in realtà essi si
proponevano soprattutto di conoscere a fondo gli Stati Uniti e di studiare i caratteri e il
funzionamento delle istituzioni democratiche americane. Con queste idee i due amici, dopo essersi forniti del maggior numero possibile di lettere di presentazione, partirono per l'America e sbarcarono a New York, dopo trentotto giorni di navigazione, il 10 maggio 1831.

Intorno al 1830 la conoscenza dell'effettivo stalo sociale e del funzionamento delle istituzioni politiche americane era ancora scarsa e superficiale in Francia e negli altri paesi continentali d'Europa.

Ma la rivoluzione di luglio, che pur aveva portato alla vittoria del liberalismo moderato alleato del ramo orleanista dei Borbone, aveva stimolato fortemente una ripresa delle correnti democratiche.

Perciò dopo il 1830, uno studio sulle istituzioni democratiche degli Stati
U'niti aveva forti possibilità di suscitare un vivo interesse nell'opinione pubblica francese e
anche di altri paesi d'Europa. L'acuto e ambizioso Tocqueville ebbe quindi una giusta
intuizione quando pensò di andare a studiare in America una democrazia funzionante per
trame insegnamenti utili per il futuro sviluppo della democrazia in Francia, che egli
giudicava inevitabile, per quanto non senza un certo timore.

A circa mezzo secolo dalla fine della guerra di indipendenza e a più di quarant'anni
dall'entrala in vigore della costituzione federale, gli Stati Uniti avevano avuto anzitutto un
grande sviluppo territoriale. Quando Tocqueville li visitò, altri undici stati si erano
aggiunti ai tredici originari e nell'Ovest vari temtori stavano per divenire movi stati.
Tutta la zona tra i monti Allegheny e il Mississippi era ormai colonizzata e in corso di
rapido popolamento e due stati, la Louisiana e il Missouri, erano situati sulla destra del
grande fiume. La frontiera mobile avanzava ogni anno di vari chilometri verso occidente;

coloni americani avevano cominciato a penetrare nel Texas, allora provincia messicana. La
popolazione, che era circa di Ire milioni all'epoca dell'indipendenza, era salila a quasi
tredici milioni nel 1830. Nel vastissimo territorio dell'Unione, che superava ormai i quattro
milioni di chilometri quadrati, le comunicazioni avevano già compiuto grandi progressi,
soprattutto grazie allo sviluppo della navigazione a vapore, ancora poco usata nel campo
marittimo, ma largamente diffusa in quello interno. Grandi steam boats percorrevano i
fiumi, i laghi e i canali, scavati da paco tempo, come quello che congiungeva il lago Eric
all'Hudson e al porto di New York, a cui si aggiunse nel 1834 quello che univa lo stesso lago
all'Ohio e al Mississippi. Ma già nel 1831 era stata inaugurata la prima ferrovia che
congiungeva Charleston a Hamburg nella Carolina del Sud e altre ferrovie erano in
costruzione, destinate nel corso di pochi decenni a soppiantare in gran parte la navigazione
intema. Comunque, nella rivoluzione dei mezzi di trasporto, che caratterizzò il cinquan-
tennio tra il 1820 e il 1870, gli Stati Uniti erano press'a poco allo stesso livello
dell'Inghilterra, cioè del paese allora tecnicamente più avanzato del mondo.

Tuttavia gli Stati Uniti, quando Tocqueville li visitò, erano ancora in prevalenza un
paese agrario. Le città, molto cresciute per popolazione rispetto agli anni della rivoluzione,
non avevano ancora il peso demografico ed economico che dovevano acquistare nei decenni
successivi (New York aveva appena 200.000 abitanti; Filadelfia 160.000) ed erano
soprattutto centri commerciali e marittimi. Molto forte era infatti lo sviluppo della marina
mercantile negli stati del Nord-Est. Nelle città con più di 8.000 abitanti si concentrava
allora soltanto il sei per cento circa della popolazione. L'agricoltura prevaleva nettamente
sull'industria, sebbene quest'ultima avesse cominciato a svilupparsi negli stati del Nord-
Est quando le guerre rivoluzionarie e napoieoniche avevano reso costose e diffìcili le
importazioni di prodotti industriali dall'Europa e successivamente fosse stala sostenuta da
tariffe doganali protettive, poi in parte abolite per l'opposizione degli stati del Sud. Questi producevano soprattutto cotone, la cui coltivazione si era molto estesa e aveva in parte
sostituito quelle preesistenti del riso, dell'indaco e del tabacco dopo {'invenzione della
macchina sgranatrice nel 1793 e grazie alla tortissima richiesta di cotone greggia da parti
dell'industria tessile europea, soprattutto inglese. Di conseguenza si era grandemente
esteso, anche nei nuovi stati dell'Alabama, del Mississippi e della Louisiana e nei temtori
meridionali che via via venivano colonizzati all'Ovest, il sistema delle piantagioni coltivate
da schiavi negri e si andava di pari passo rafforzando una classe di grandi proprietari
bianchi. Invece nel Nord-Est e nel Nord-Ovest, dove prevalevano la coltivazione dei cereali
e l'allevamento del bestiame, la proprietà era molto suddivisa ed erano numerosi i
coltivatori diretti, piccoli proprietari e fittavoli. La produzione era destinata soprattutto al
mercato intemo, poiché solo negli ultimi decenni del secolo XIX comincici la grande
esportazione di grano verso l'Europa.

Non esistevano dunque ancora, intomo al 1830, nel Nord degli Stati Uniti forti
squilibri sociali e non si erano ancora/ormate quelle grandi concentrazioni di ricchezza che
il gigantesco sviluppo del capitalismo industriale e finanziario determinò negli ultimi
decenni del secolo XIX e ancora di più successivamente. Inoltre la colonizzazione dell'Ovest
assicurava una eguaglianza di possibilità a tutti i giovani dell'Est, desiderosi di far
fortuna. A questa situazione si riferisce Tocqueville quando indica con l'espressione —
senza dubbio un po' vaga — "eguaglianza delle condizioni" la cosa nuova che maggior-
mente lo aveva colpito nel suo viaggio negli Slati Uniti. L'America dei liberi coltivatori del
Nord e dei pionieri che avanzavano nell'Ovest è quella su cui si sofferma maggiormente lo
studioso francese, quando descrive le istituzioni e il funzionamento della democrazia.

Si deve pure ricordare che in tutti gli stati dell'Unione l'eguaglianza giuridica dei
cittadini liberi (in pratica quelli di razza bianca) era garantita in modo completo dalle
costituzioni statali e da quella federale. Inoltre tutti gli stati entrati nell'Unione dopo
l'indipendenza e la maggior parte dei tredici originari avevano adottalo il suffragio
universale maschile. Infine, un fatto significativo era stato reiezione a presidente degli Stati
Uniti nel 1828 del generale Andrew Jackson, originario del Tennessee, uomo di modesti
natali, col quale si interruppe la serie dei presidenti appartenenti a importanti famiglie
della Virginia o del Massachusetts. Un uomo nuovo, dunque, imposto dagli elettori degli
stati dell'Ovest e rieletto nel 1832, fu a capo del governo dell'Unione dal 1829 al 1837. Fu
questa l'era della democrazia jacksoniana caratterizzata, non tanto per merito personale di
Jackson quanto per lo spirito dominante nel paese, dalla larga diffusione della mentalità
egualitaria, dal sorgere di varie iniziative umanitarie, dal progresso della cultura,
dall'accentuarsi della fiducia nell' "uomo comune" e dall’intensificarsi della mobilità
sociale: tulli caratteri, questi, che apparvero e in parte furiino effettivamente tipici della
democrazia americana ancora per molti anni.

Tocqueville si trattenne in America per circa nove mesi; visitò le principali città degli
Stati Uniti e si spinse anche in qualche zona ancora poco abitata dell'Ovest; prese contatto
con molte personalità della politica e della cultura e con molti uomini comuni; raccolse un

Vasto materiale documentario che poi integrò con varie letture dopo il ritomo in Francia.
Nel 1833 pubblicò, insieme a Beaumont, il rapporto sulle prigioni americana e nel gennaio 1835 pubblicò la prima parte della Democrazia in America, divisa a sua volta in due volumi, dedicati rispettivamente alle istituzioni americane e al funzionamento di esse.

// libro ebbe un grande successo, fu giudicato favorevolmente da critici autorevoli e
fu tradotto poco dopo in inglese e in tedesco. Il giovane autore acquistò grande fama negli ambienti intellettuali e pensò di dedicarsi alla politica: fu eletto deputato del circondario di Valognes in Normandia nel 1839. Questa attività politica e altri impegni del Tocqueville ritardarono la preparazione della seconda parte della Democrazia in America, dedicata all'influenza della democrazia sulla cultura, i sentimenti, i costumi e la società politica in generale, che fu pubblicata soltanto nel febbraio 1840. Le due parti dell'opera sono pertanto notevolmente diverse sia per il contenuto, sia per l’'impostazione, sia per i momenti in cui furono pubblicate, e diversi devono quindi essere i giudizi su di esse, come fu diversa l'accoglienza dei contemporanei. Infatti, la seconda parte della Democrazia in America ebbe un successo inferiore a quello della prima.

La descrizione delle istituzioni americane e l'analisi del loro funzionamento prevalgono nettamente nella prima parte, Tocqueville, sociologo e politologo (come oggi si direbbe) oltre che storico, fa un largo uso del metodo comparativo:

talvolta in modo esplicito paragona gli Stati Uniti alla Francia e in minor misura
all'Inghilterra, ma quasi sempre implicitamente tiene presente la Francia nella sua
trattazione. Questo punto è essenziale per la comprensione dell'opera.

Dopo una sommaria descrizione geografica dell'America del Nord e uno sguardo, forse
troppo rapido, al!'origine e allo sviluppo delle colonie inglesi in questo continente, nel quale
mette in luce l'importanza dell'unione dello spirito religioso dei puritani con lo spirilo di
libertà nelle colonie della Nuova Inghilterra, Tocqueville si sofferma sullo "stato sociale"
degli americani, Lo stato sociale è infatti, secondo lui, "la causa prima della maggior parte
delle leggi, dei costumi e idee che regolano la condotta delle nazioni". Afferma quindi che lo
stato sociale degli americani "è eminentemente democratico", sia perche' nella Nuova
Inghilterra "non fu mai deposto il germe dell'aristocrazia", sia perche la classe dei
proprietari di schiavi del Sud non aveva goduto di privilegi paragonabili a quelli della
nobiltà europea dell'antico regime e si era messa anzi alla lesta del popolo nella lotta per
l’indipendenza dall'Inghilterra, sia perché importanti progressi verso la democrazia (che
l'autore intende qui come progressi verso l'eguaglianza) furono compiuti durante la
rivoluzione americana o subito dopo.

L'autore ricorda poi altri motivi che favorivano allora in America una sostanziale eguaglianza sociale, come il
fatto che quasi tutti gli americani ricchi avevano cominciato con l'esser poveri, poiché la
fortuna circolava negli Siati Uniti con grande rapidità, e il fatto che esisteva "un livello
medio di istruzione in modo che tutti gli spiriti si sono avvicinati, gli uni elevandosi, gli
altri abbassandosi". A questo punto Tocqueville fa un'osservazione fondamentale per la
comprensione di tutto il suo pensiero. Dice infatti che il principio dell'eguaglianza, una volta affermatesi nel campo sociale, non può non penetrare in quello politico.
Secondo Tocqueville,gli americani hanno creato un sistema politico fondato sulla libertà in uno stato sociale caratterizzo dall'eguaglianza. Per chiarire questo concetto Tocqueville passa all’esame delle istituzioni politiche degli StatiUniti e lo studio del loro funzionamento, proponendosi anche di informare i suoi lettori dei principali problemi politici e sociali esistenti negli Stati Uniti di quell'epoca. Egli comincia il suo quadro studiando l'amministrazione e
in particolare l'amministrazione locale, cioè quell'aspetto dell'attività di governo che tocca
più da vicino gli interessi e la vita quotidiana dei cittadini. A proposito dell'amministrazione fa una distinzione fondamentale tra accentramento politico (indispensabile per l'esistenza stessa dello slato) e accentramento amministrativo e nota che negli Stati Uniti esiste il primo (sebbene diviso tra gli stati particolari e l'Unione), ma non il secondo ,poiché vi regna la più completa libertà comunale e non esistono a questo livello agenti governativi
che non siano elettivi. Questo decentramento amministrativo è la prima garanzia di libertà
in una società democratica, mentre l'accentramento amministrativo di tipo francese (problema che Tocqueville affronterà nell'altra sua grande opera, L'Antico regime e la
rivoluzione, pubblicata vent'anni dopo) è per sua natura autoritario e può essere un punto
di partenza per il dispotismo. Altre garanzie di libertà sono l'indipendenza del potere
giudiziario (su cui Tocqueville si sofferma a lungo e ripetutamente esprimendo idee in parte
discutibili sull'importanza della giuria e sul giudizio politico), la libertà di stampa e la
libertà di associazione. Molto accurato è l'esame che l'autore fa della costituzione federale,
di cui mette in luce il carattere nuovo rispetto alle forme di confederazione preesistenti o
ancora esistenti in Europa in quell'epoca. Questo carattere nuovo consiste nella precisa
determinazione dei campi nei quali si deve esercitare il potere centrale, stabilita dalla
costituzione federale stessa, mentre in tutti gli altri settori non previsti da questa si esercita
il potere dei singoli stati. Il governo federale è quindi definito da Tocqueville un "governo
nazionale incompleto".

Tuttavia sui governi democratici, in cui necessariamente ogni decisione viene presa
sulla base della volontà della maggioranza, incombe sempre, secondo lo scrittore, il pericolo
della "tirannide della maggioranza" stessa. A questo pericolo in linea generale non si
sottrae neppure il governo democratico degli Siati Uniti. Tocqueville tuttavia nota l'esistenza di alcune circostanze che contribuiscono alla conservazione della repubblica democralica negli Stati Uniti. Alcune di esse sono di carattere fisico o puramente contingenti, come il relativo isolamento geografo degli Slati Uniti, che li rendeva immuni da invasioni
e da attacchi esterni pericolosi e quindi rendeva non necessarie grosse forze militari; il fatto
che non esisteva negli Stati Uniti una grande capitale, possibile luogo di concentramento di
forze rivoluzionarie; il fatto che gli americani avevano occupato un paese quasi vuoto,
abitatato originariamente soltanto da tribù di cacciatori relativamente piccole; il benessere
generale, che spingeva gli americani stessi a non desiderare mutamenti politici radicali; l'emigrazione verso l'Ovest e l'emigrazione europea nell'Est, che assicuravano la mobilità sociale e il ricambio della manodopera.

Altre circostanze favorevoli alla conservazione della repubblica democratica erano offerte dalle leggi, cioè dalla forma federale del governo, che consentiva all'Unione "di godere della potenza di una grande repubblica e
della sicurezza di una piccola", dalle libere istituzioni comunali e dalla capacità del potere
giudiziario di "correggere gli errori della democrazia". Ma Tocqueville attribuisce
un 'importanza ancora maggiore, ai "costumi", che egli intende come l'insieme dello "stato
morale e intellettuale del popolo". Tra i costumi egli fa rientrare la religione, a cui
attribuisce una notevole influenza sulla politica: ricorda infatti che gli Stati Uniti furono
inizialmente abitati da uomini che si erano sottratti all'autorità del papa e non si erano
sottomessi ad alcuna supremazia religiosa, pertanto professavano un cristianesimo spontaneamente portalo a favorire l'instaurazione della repubblica e della democrazia. Successivamente, con l'arrivo di immigrati irlandesi, era molto aumentato negli Stati Uniti il numero dei cattolici, che facevano anche molli proseliti; ma anche i cattolici erano
generalmente sostenitori della repubblica e della democrazia sia perché in maggioranza
erano poveri, sia perché costituivano una minoranza rispetto ai protestanti. Tocqueville
sostiene anche che la religione ha sulla politica un'influenza indiretta, che negli Stati Uniti
favorisce la conservazione della repubblica democratica. Personalmente, pur provenendo da famiglia cattolica, era propenso a una forma piuttosto vaga di deismo o di cristianesimo
razionalizzato, ma attribuiva alla religione la funzione strumentale di forza di conserva-
zione della morale e dell'ordinamento politico stabilito; perciò giudicava positivamente il
rispetto che gli americani professavano per le credenze religiose, nonostante il moltipllcarsi
in quegli unni delle sette religiose, Perciò Tocqueville è in linea di principio sostenitore dilla separazione della Chiesa dallo Slato.

L'esempio degli Stati Uniti dimostrava dunque, secondo lo storico francese, che era possibile l'instaurazione di un governo libero in uno stato sociale fondato sull'eguaglianza; ma dimostrava anche quanto peso avessero avuto per raggiungere questo fine una serie di circostanze in parte non ripetibili in altri paesi, in particolare egli giudica molto diffìcili raggiungere questo fine negli slati europei. Ma afferma anche che, poiché l'unica alternativa che si presenterà in Europa sarà quella tra la "libertà democratica" e la "tirannide dei
Cesari", la scelta non può essere dubbia e che vale la pena di affrontare il diffìcile compito
di instaurare una libera democrazia, ovviamente diversa per molti aspetti da quella degli
Stati Uniti, anche nei paesi europei. E conclude queste sue riflessioni con le seguenti parole,
che sembrano preannunciare il pericolo non solo del bonapartismo di Napoleone III, ma
anche delle dittature ben più terribili del nostro secolo: "Io penso che se non si arriverà a
introdurre a poco a poco e a fondare tra noi istituzioni democratiche, e se si rinuncia a dare a
tutti i cittadini idee e sentimenti che li preparino alla libertà e gliene facilitino l’uso, non vi
sarà più indipendenza per nessuno, neper i! borghese, neper il nobile, né per il povero, né per
il ricco, ma un'eguale tirannide per tutti; e prevedo che, se non si riuscirà col tempo a
fondare tra noi l’impero pacifico degli eletti della maggioranza, arriveremo presto o tardi al
potere illimitato di uno solo".

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