Io ho votato No.
Conte è senz’altro il migliore fra i leaders politici italiani. Il suo stile comunicativo corretto e documentato lo mantiene al di sopra della gazzarra dei talk show urlati. I suoi temi in politica interna ed estera sono quelli giusti.
Questo lo rende un punto di riferimento importante, ma solo per quel 50% di italiani che vota ancora e che pensa ancora che le decisioni vengano prese in Parlamento e nelle Assemblee regionali.
Ma, come spiega bene Scarpinato nel suo libro “Il ritorno del principe”, le cose non stanno così. Le decisioni importanti vengono prese altrove; le istituzioni sono solo l’ufficio del notaio dove tutto viene formalizzato.
Ovviamente chi governa un Paese non può fingere di non vedere l’elefante nella stanza, non può ignorare le enormi pressioni delle lobbies locali ed internazionali con cui in qualche modo è necessario confrontarsi nel bene e nel male. Ma di fronte a questo un partito (non un leader: un partito!) deve avere una postura chiara, trasparente e condivisa con gli iscritti. Come ci poniamo nei confronti di Hera? Delle assicurazioni sanitarie private? Delle banche? Perché è con loro, col loro fatturato, che si vorrebbe andare a governare; non col PD o con Italia Viva che ne sono solo l’involucro.
Al contrario, Conte ha assunto su di sé tutta la responsabilità della strategia da adottare, riducendo noi iscritti a semplici spettatori. Ha spedito in tutta Italia i suoi coordinatori col compito di confrontarsi con gli altri partiti, non con la società. Questo non produce altro che un banale conteggio col pallottoliere per cercare i voti che ci mancano per battere la Meloni. Alleandoci con partiti tenuti in piedi da un sistema di interessi che poi pretenderà qualcosa. E non si sente più nemmeno parlare di quei “Contratti di governo” che avevano prodotto discreti risultati nei governi Conte 1 e 2. Vogliamo andare a governare per fare cosa?
Il campo di gioco della democrazia si è ristretto, metà della popolazione non è interessata alla conquista del potere fine a se stesso, a machiavellismi che non portano mai ad un reale miglioramento nella vita delle persone. E Conte si è rassegnato, ha accettato passivamente tutto questo ed ora la sua priorità è introdursi in “certi ambienti”. Dimenticando che la caratteristica fondamentale del M5S, quella che stava riavvicinando tanti cittadini comuni alla politica, era proprio l'atteggiamento distaccato e critico verso quegli ambienti.
La democrazia italiana, come gran parte di quelle occidentali, è devastata dalle fughe verso l’astensionismo e verso la destra estrema. E purtroppo, di fronte a queste sfide, la strategia di Conte è sostanzialmente inutile.
Non parliamo di chi dovremmo sostenere: Io da cattolico dico No comment.
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