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giovedì 9 maggio 2019

Le norme guida del personale che Michele Ferrero scrisse oltre 40 anni fa

Massime da seguire nei contatti con il personale: “Quando parli con un individuo ricorda: anche lui è importante”
  • 1-Nei vostri contatti mettete i vostri collaboratori a loro agio:
    • -Dedicate loro il tempo necessario e non le “briciole”
    • -Preoccupatevi di ascoltare ciò che hanno da dirvi
    • -Non date loro l’impressione che siate sulle spine
    • -Non fateli mai sentire “piccoli”
    • -La sedia più comoda del vostro ufficio sia destinata a loro
  • 2-Prendete decisioni chiare e fatevi aiutare dai vostri collaboratori, essi crederanno nelle scelte a cui hanno concorso
  • 3- Rendete partecipi i collaboratori dei cambiamenti e discutetene prima della loro attuazione con gli interessati
  • 4-Comunicate gli apprezzamenti favorevoli ai lavoratori, quelli sfavorevoli comunicateli solo quando necessario, in quest’ultimo caso non limitatevi a una critica, ma indicate ciò che dovrà essere fatto nell’avvenire perché serva a imparare
  • 5-I vostri interventi siano sempre tempestivi: “Troppo tardi” è pericoloso quanto “Troppo presto”
  • 6-Agite sulle cause più che sul comportamento
  • 7-Considerate i problemi nel loro aspetto generale e non perdetevi nei dettagli, lasciate ai dipendenti un certo margine di tolleranza
  • 8-Siate sempre umani
  • 9- Non chiedete cose impossibili
  • 10-Ammettete serenamente i vostri errori, vi aiuterà a non ripeterli.
  • 11-Preoccupatevi di quello che pensano di voi i vostri collaboratori.
  • 12-Non pretendete di essere tutto per i vostri collaboratori, in questo caso finireste per essere niente.
  • 13-Diffidate di quelli che vi adulano, a lungo andare sono più controproducenti di quelli che vi contraddicono.
  • 14-Date sempre quanto dovete e ricordate che spesso non è questione di quanto, ma di come e di quando.
  • 15-Non prendete mai decisioni sotto l’influsso dell’ira, della premura, della delusione, della preoccupazione, ma demandatele a quando il vostro giudizio potrà essere più sereno
  • 16-Ricordate che un buon capo può far sentire un gigante un uomo normale, ma un capo cattivo può trasformare un gigante in un nano
  • 17-Se non credete in questi principi, rinunciate ad essere capi

mercoledì 12 ottobre 2011

La leadership politica che può fare la differenza.

Quando si parla di leader e leadership c’è sempre una grande confusione, una cosa però è assodata, la maggior parte delle persone riconoscono un leader anche non sapendo il perché e vi si affidano ponendo in loro la fiducia per le loro competenze, capacità e conoscenze. Sarebbe troppo accademico soffermarsi sugli stili e sulle caratteristiche di leadership, spesso poco interessanti per la massa, e a volte poco utili per gli interessati.
E’ più importante soffermarsi su come deve essere la leadership e su come essa può fare la differenza in ogni situazione.
Il leader ha una funzione di equilibrio tra la membership e la groupship, è un professionista delle relazioni e spesso anche della comunicazione oltre che rappresentare il collante del gruppo se non il gruppo stesso. I concetti di membership e groupship sono legati agli obiettivi personali che ognuno ha nel gruppo, in particolare la prima è relativa all'uso del gruppo per la soddisfazione dei propri bisogni, mentre la seconda è relativa alla soddisfazione degli obiettivi del gruppo. In poche parole il vero leader permette un equilibrio tra i bisogni individuali e quelli di gruppo, senza sminuire, mai, nessuno dei due.
Ognuno di noi è leader in alcuni situazioni della propria vita sociale, lavorativa o ludica, ma solo pochi riescono a fare la differenza, e questo è dovuto al fatto che leader un po’ si nasce e un po’ si diventa e in particolare i leader politici per diventare tali hanno bisogno di un grosso lavoro su loro stessi, sulla loro comunicazione, sulla loro gestione dei gruppi, sulla gestione dei conflitti e su tanto altro. In particolare un vero leader, oltre alle caratteristiche innate, deve limare molto alcuni aspetti fondamentali del suo profilo, un po’ come un pittore che per dipingere deve avere delle basi innate, ma per diventare grande deve lavorare sullo stile, sulla creatività, sul materiale, ecc. Il leader ideale dovrebbe avere capacità comunicative sia efficienti che mirate, essere in grado di gestire lo stress e i conflitti estemporanei, sia in fase di public speaking che in fase di confronto a due, deve essere in grado di gestire le emozioni e saper emozionare a sua volta, avere delle competenze di gestione gruppale e una grande capacità di ascolto e problem solving.
In definitiva il leader che vorremmo sempre vedere dovrebbe essere flessibile, pragmatico, motivante, carismatico in ogni situazione sociale che gli si presenti. Non è una cosa da tutti, ma tutti possono lavorare sui singoli aspetti per migliorare le proprie interrelazioni sociali, e ci aspettiamo che i nostri leader politici siano i primi a sensibilizzarsi a riguardo.

lunedì 24 gennaio 2011

Mobilitazione elettorale efficace.


In campagna elettorale espandere la base è un obiettivo realistico e in certi casi più semplice da realizzare di quanto non lo sia persuadere gli incerti. Le attività di mobilitazione sul territorio non hanno in realtà mai perso la loro efficacia. Un approccio personale alla mobilitazione degli elettori è generalmente più efficace di un approccio impersonale. Quanto più personale è l'interazione tra chi lavora per la campagna e l'elettore potenziale, tanto più cresce la possibilità che quella persona voti. Il porta a porta fatto da amici, parenti e vicini di casa è la tattica di mobilitazione più efficace; le conversazioni telefoniche spontanee e fatte senza fretta funzionano bene. Per contro, una telefonata pre-registrata con il numero composto in automatico da un computer è completamente impersonale ed evidentemente inefficace nel portare le persone alle urne.
(Green, Gerber, 2004, p.9)

Ci sono i vincitori e ci sono gli sconfitti. La rappresentazione mediatica della campagna tende ad assomigliare a quella di una corsa di cavalli, che fornisce informazioni sugli "handicap" dei candidati e stabilisce chi è in testa e chi è indietro in varie fasi del processo. Come in una corsa di cavalli, le aspettative sulla performance dei concorrenti vengono fissate prima che inizi la gara. Ci si attende che un candidato corra bene e vinca, mentre si stabilisce che un altro candidato non ha speranza (Davis, 2001, p.190).

Quando gli elettori incontrano notizie di politica basate sulla prospettiva del gioco sportivo, si comportano più come spettatori che come partecipanti al processo elettorale, interessandosi, se mai si interessano, solo all'andamento della gara, non a ciò che i candidati rappresentano. D'altra parte, notizie che riguardano i temi politici e le qualifiche dei candidati costringono gli elettori a schierarsi, stimolando valutazioni sulle capacità di leadership dei candidati, sui loro tratti personali, sulla loro esperienza e sulle loro posizioni programmatiche. Queste notizie creano inoltre più interesse politico, come evidenzia il maggior coinvolgimento che suscitano nello spettatore. (Patterson, 1993, p.89)

La ricerca del "vero" carattere dei candidati porta i giornalisti a concentrarsi su una o due caratteristiche personali che finiscono per identificare ciascun candidato, poi analizzarle, infine a inquadrare i loro resoconti su questi assunti... A un certo punto di qualsiasi campagna presidenziale, le immagini dei candidati prendono forma nelle notizie, utilizzando una combinazione di evidenza fattuale e istinti viscerali, i giornalisti raggiungono un consenso sulle caratteristiche della personalità di ciascun candidato che sono più importanti. Informazioni successive che confermano lo sterotipo del candidato hanno allora molte più possibilità di superare il filtro giornalistico per arrivare a lettori e spettatori (Jamieson, Waldman, 2003, p.72)

Nella mobilitazione elettorale la comunicazione personale, specie se attuata da individui che fanno parte dello stesso network di relazioni o comunque da un ambiente sociale affine, è più efficace di quella impersonale (ossia mediata) e in cui la fonte è un estraneo. La rilevanza della comunicazione interpersonale rispetto a quella mediata e generalista, emerge dunque anche per effetto della crescente importanza strategica della mobilitazione elettorale.

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