Secondo la grammatica tradizionale, in italiano, il dittongo si ha:
- con le vocali /i/ e /u/ ("vocali deboli" o, meglio, alte) affiancate a qualsiasi altra vocale, in posizione 'atona' (senza accento tonico);
- con le vocali /i/ e /u/, affiancate fra di loro, nel qual caso una delle due può portare l'accento tonico.
I dittonghi discendenti ("veri dittonghi") possibili sono quindi:
- /ai/ come in avrai
- /ei/ come in dei (preposizione)
- /ɛi/ come in direi
- /oi/ come in voi
- /ɔi/ come in poi
- /au/ come in pausa
- /eu/ come in Europa
- /ɛu/ come in feudo
I dittonghi ascendenti possibili sono:
- /ja/ come in piano
- /je/ come in ateniese
- /jɛ/ come in piede
- /jo/ come in fiore
- /jɔ/ come in piove
- /ju/ come in più
- /wa/ come in guado
- /we/ come in quello
- /wɛ/ come in guerra
- /wi/ come in suino
- /wo/ come in liquore
- /wɔ/ come in nuoto
Le altre combinazioni (compresa /ii/) sono invece considerate iati dai grammatici. Nella metrica poetica invece, ogni combinazione di due vocali è considerata dittongo, a meno che il poeta non ponga la dieresi sulla prima vocale grafica.
La i nei digrammi ci e gi se seguiti da una vocale differente da i e e (i fonemi /i, e, ɛ/) rappresentano un semplice segno grafico e non costituiscono quindi fonema a sé stante. In alcuni casi come cielo e scienza la i è seguita da una e ed è quindi un segno grafico che non va pronunciato. Esempi di dittonghi
- auto
- diario
- quaderno
- tovagliolo
- coniglio
- baita
- piantina
- paola
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