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martedì 27 luglio 2010

Strage di Ustica, le conseguenze e i suicidi.

Il 29 luglio del 2008 Giovanni Marino portò uno scatolone allo Stormo e andò via. Si uccise subito dopo. C'entra con la strage di Ustica?
Non è stata una «strage» lontana da qui. E continua ad inseguirci. Il Dc 9 Itavia caduto il 27 giugno 1980 nel mare di Ustica, «vittima» di quella «guerra segreta» che per 30 anni anche le nostre autorità hanno tentato di tenere nascosta, ci ha colpito intanto con la morte di nostri conterranei. La provincia di Trapani ha avuto le sue vittime: Bosco Alberto, da Valderice di anni 41; i mazaresi Diodato Antonella, di anni 7; Diodato Giuseppe, di anni 1; Diodato Vincenzo, di anni 10; Gallo Vito, di anni 25; Guarano Andrea, da Valderice di anni 38; Guzzo Rita, da Marsala di anni 30; Lupo Francesca, da Castelvetrano di anni 17; Lupo Giovanna, da Mazara di anni 32; Norrito Guglielmo, da Campobello di Mazara di anni 37; Parrinello Carlo, da Marsala di anni 43; Parrinello Francesca, da Marsala di anni 49. Nove adulti e tre bambini. Erano tra quegli 81 morti del Dc 9. Una «strage» che non è lontana per via di quei radar del centro dell'Aeronautica di Marsala che «hanno visto» e ci hanno detto per anni «di non avere visto» quello che è accaduto la sera del 27 giugno 80 sopra il Tirreno, marescialli e militari che avrebbero avuto l'ordine di fare sparire brogliacci e tracciati, protagonisti dei depistaggi, raccontarono che nell'istante in cui l'aereo in arrivo a Palermo da Bologna veniva colpito da un missile, i radar di Marsala non erano funzionanti, «per una esercitazione in corso». Il giudice istruttore Rosario Priore venne più volte a Marsala a indagare, in ultimo in Procura un paio di anni fa per nuovi interrogatori; un'altra volta a cercare tracciati che l'ufficiale di turno gli avrebbe consegnato con un verbale nel quale era scritta una diffida (al magistrato) a fare un «uso discreto di quel materiale». Dopo Ustica ci sono state una serie di morti «strane», possibili testimoni deceduti in incidenti, o che hanno deciso di farla finita, suicidandosi. È di queste settimane la scoperta di un altro possibile suicidio da legare ad Ustica. Non c'è la certezza, ma il sospetto è forte e serio. E qualcuno ne è convinto tanto da averci lasciato in redazione un anonimo appunto. Si chiamava Giovanni Marino, sessantenne, maresciallo dell'Aeronautica, originario di Corleone. Il 29 luglio del 2008, quando era oramai in pensione, si presentò alla base del 37° stormo di Birgi per consegnare uno scatolone e andare via. Si rimise sulla sua auto, imboccò l'autostrada per Palermo, alla prima piazzola di sosta si fermò, scese dall'auto e si uccise. Un colpo di pistola alla tempia, un automobilista di passaggio diede l'allarme notando l'auto ferma e vicino un corpo disteso a terra, dentro la cunetta. Cosa c'entra Giovanni Marino con Ustica? C'entra quanto pare qualcosa. Voci non confermate dicono che lui nel giugno 1980 era in servizio al centro radar di Marsala. Certamente è stato in servizio al «centro di ascolto» di Prizzi, base dipendente sempre dal 37° Stormo, centro attrezzato ad avere occhi ed orecchie giuste per guardare ciò che accade sopra i nostri cieli. I fatti anomali sono diversi: all'autorità giudiziaria, Procura di Trapani, che indagò sul suicidio, decidendo poi per l'archiviazione, nessuna autorità militare ha mai riferito la circostanza che Marino aveva lavorato in questi due centri. Potevano essere elementi indispensabili per risalire al perché di quel gesto liquidato come frutto di una crisi personale. Crisi personale che è negata ancora oggi da alcuni familiari che però chiedono silenzio sul dramma che ancora vivono. Eppure chi c'era quel giorno del 2008 ricorda anche che il suicidio di Marino a pochi metri dalla base di Birgi scatenò una serie di movimenti di alti ufficiali. Si potrebbe dire che fu determinato dalla paura di cosa poteva contenere quello scatolone lasciato da Marino alla base prima di uccidersi. Ma cosa c'era dentro? Carte, accertò la magistratura, ma c'erano solo carte o poteva esserci anche qualcos'altro fatto sparire prima della consegna all'autorità giudiziaria? Nastri per esempio. Dicevamo, per i suoi familiari niente fece presagire l'insano gesto del maresciallo, ma a qualche investigatore da militari dell'Aeronautica sarebbe stato fatto cenno ad un «esaurimento nervoso» dell'ex sottufficiale. Una malattia che conoscevano solo loro, sebbene lui in caserma non andava più da qualche tempo.
La Sicilia, 25/07/2010

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