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martedì 27 luglio 2010

Termini Imerese è sempre stata una scelta sbagliata.

L'assoluta incertezza su quello che sarà il futuro dello stabilimento FIAT di Termini Imerese, mi ha stimolato a rileggere l'intervento che,da consigliere, ho svolto in aula, quando il 21/11/2002, il Consiglio Comunale di Cefalù si occupò della CRISI DELLO STABILIMENTO FIAT DI TERMINI IMERESE. Nel 2010 nulla è cambiato rispetto al 2002.

Dopo una stentata sopravvivenza di otto anni la questione si è riproposta, e si propone, negli stessi termini di allora. Avendo riletto quel mio intervento del 2002 lo ripropongo.
A mio giudizio è di estrema attualità. A quella seduta era presente il Vescovo di Cefalù Mons. Francesco Sgalambro ed una nutritissima rappresentanza dei lavoratori FIAT di Termini Imerese. Eccellenza Reverendissima,
Signori che lavorate alla Fiat di Termini Imerese, Signora Sindaco,Signor Presidente, Signori consiglieri, Mai come in questa circostanza mi sono sentito, come cittadino e come consigliere comunale, piccolo, inadeguato ed impotente rispetto alla soluzione di un problema, così grande e complesso, quale è quello della crisi dello stabilimento FIAT di Termini Imerese.
Ciò non perché, qualcuno abbia chiesto a noi consiglieri comunali di Cefalù, di svolgere un qualsiasi ruolo nella soluzione del dramma che grava, anche, su tante famiglie cefaludensi, ma perché mi sono chiesto cos’altro il Consiglio possa fare oltre a stendere un documento dal contenuto più o meno scontato, da inviare a quanti hanno il potere di concertare una soluzione e magari da diffondere sugli organi d’informazione. Un documento votato all’unanimità con il quale,
oltre ad esprimere i segni della nostra solidarietà verso i lavoratori che vedono minacciato il loro posto di lavoro il Consiglio formuli gli auspici per una soluzione positiva della vicenda.

Sono convinto che, nelle giuste sedi, una soluzione che possa evitare la chiusura a breve termine dello stabilimento verrà trovata.
Una soluzione, a mio giudizio, tampone, che consentirà ai lavoratori che per primi sono stati assunti nello stabilimento di concludere la loro vita lavorativa per maturare il diritto alla pensione. E’, invece, sulle prospettive a lungo termine che la partita da giocare, a mio giudizio, è difficilissima. E non soltanto, per lo stabilimento FIAT ma per il destino di tutta quell’area che sarebbe dovuta diventare il “Polo industriale di Termini Imerese” con il fiore all’occhiello costituito da quella “Chimica del Mediterraneo” che, come ci ricordò per tanto tempo un cartello, fu soltanto “La comica del Mediterraneo” Quell’area verso la quale, ogni qualvolta viaggiamo da e per Palermo,
va inevitabilmente il nostro sguardo. Quell’area la cui vista, per quanto ormai abituale, desta sempre, in chi la guarda, una profonda angoscia che scuote la coscienza. Quanto danaro sperperato per una scelta di sviluppo errata! Quante illusioni svanite in quella sinistra immagine di scheletri di strutture allineate che si frappongono alla vista del mare!

Laddove, sino a quaranta anni addietro, fertili campi coltivati davano lavoro che permetteva di vivere, senza sprazzi ma dignitosamente, a tante famiglie, oggi soltanto degrado, abbandono, devastazione! Non sono un analista economico in grado di esaminare le cause della crisi dello stabilimento Fiat, però, al riguardo, ho qualche convincimento. Nei giorni scorsi, sono stato per qualche ora, tra gli operai che presidiano l’ingresso principale dello stabilimento,
ed ascoltando quanto dicevano tra loro con uno stato d’animo pervaso dalla preoccupazione per il futuro delle loro famiglie,
ho avuto modo di capire che secondo loro le cause della crisi sono le stesse di quelle diffuse dai “mass media” :

• l’eccessivo costo del lavoro;
• la mancanza da parte della dirigenza FIAT di investimenti nella ricerca per migliorare la competitività del prodotto sul mercato internazionale;
• la crisi dell’automobile nel mercato aperto della globalizzazione.

L’uno e le altre insieme, come dicono tutti,
ma a mio giudizio, anche, una ragione di fondo :

l’idea originaria con la quale venne progettato uno stabilimento per assemblare autoveicoli con componenti, che salve pochissime eccezioni, vengono prodotte lontanissimo dallo stabilimento.

Un handicap che sommato ad una innegabile arretratezza dal punto di vista tecnologico,
ha finito col determinare nel prezzo e nella qualità del prodotto finito un “gap” che ha tolto competitività sul mercato, non soltanto alla PUNTO che viene assemblata a Termini Imerese, ma a tutte le autovetture prodotte nel territorio nazionale.

Un handicap cui, in futuro, difficilmente potrà ovviarsi
a meno che la dirigenza non decida di cambiare la strategia produttiva dell’impianto di T.I. con massicci investimenti che, oggi, non sono giustificati dall’andamento del mercato dell’automobile nell’intero globo nè compatibili con il bilancio economico della FIAT AUTO.

Una nuova strategia produttiva dello stabilimento di T.I. inserita in un nuovo piano industriale esteso all’intera azienda per consentire alla Fabbrica Italiana Automobili di Torino di continuare a produrre autoveicoli.
Un nuovo piano industriale cui la dirigenza FIAT continua a resistere nonostante le sollecitazioni di quasi tutti i leaders politici nazionali dal vicepremier Fini, al segretario del più forte partito di opposizione Fassino.

Questo per così dire il peccato originale, la ragione di fondo per la quale, a mio modesto giudizio, e lo dico con la speranza di sbagliarmi, non vi sono, a lungo termine, concrete prospettive di vita per lo stabilimento di Termini Imerese.

Lo stabilimento Fiat, l’intera area che avrebbe dovuto promuovere lo sviluppo in prossimità dello snodo autostradale più importante della Sicilia e dell’interporto di Termini Imerese, nel cuore della Sicilia settentrionale, non sono, secondo me, come la Sagunto di sallustiana memoria, non sono cioè come quella città che veniva espugnata mentre a Roma si discuteva di cui alla famosa frase “dum Romae consulitur Saguntum expugnatur”.

Lo stabilimento Fiat e quell’intera area nel cui ambito lo stesso ricade sono stati già espugnati.

Ed oggi che cominciamo a ragionare in termini di Ambiti Territoriali Ottimizzati, Termini Imerese e tutti gli altri Comuni del circondario devono pretendere che a Palermo, a Roma ed in tutte le sedi istituzionali “consulitur” si discuta.

perchè con provvedimenti speciali, con una legge speciale quell’area che è stata disastrata in nome di uno sviluppo industriale che il tempo ha dimostrato effimero e velleitario dopo la bonifica ed il recupero ambientale di cui abbisogna, non foss’altro perché indegno contraltare delle vestigia del tempio di dell’antica HIMERA possa ritornare ad essere produttiva, con investimenti pubblici e privati che diano sbocchi occupazionali, in settori diversi, (perché no, il turismo),
più consoni alle caratteristiche, alla posizione geografica ed alla natura di quei luoghi,
più consoni agli indirizzi di studio e di formazione professionale che i giovani, in numero crescente di anno in anno, scelgono per il loro inserimento nel mondo del lavoro.

(Saro Di Paola, consiglio comunale del 21/11/2002, punto all’o.d.g., CRISI DELLO STABILIMENTO FIAT di Termini Imerese)

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