Ci sono e ci sono stati molti fallimenti
di Paesi sovrani dal punto di vista economico nel passato. Negli ultimi
vent'anni si sono verificati gravi default che hanno messo in ginocchio paesi
come il Messico, la Russia, l'Argentina e l'Uruguay. Oggi l’ultima paura,
ricordiamo che per entrare nell’euro il paese ellenico ha truccato i bilanci, è
la Grecia quella stessa che rischia seriamente di allungare l'elenco dei paesi
finiti in bancarotta. Dopo la Grecia, la Spagna corre il rischio di non avere
più accesso ai mercati per finanziarsi. A lanciare l'allarme è lo stesso primo
ministro Mariano Rajoy il premier al parlamento di Madrid che ha detto: Al
momento c'è un rischio concreto di essere tagliati fuori dai mercati, oppure
dover pagare tassi astronomici. Se fallisce un Paese quali sono gli effetti e
qual è il prezzo da pagare per i cittadini dell’Unione e tra cui la stessa
Spagna e l’Italia? Un paese va in default, o fallisce, quando è insolvente
ovvero non ha più la liquidità necessaria in cassa per ripagare i propri
debiti. Rimborsare il valore dei titoli di Stato e dei relativi interessi
diventa dunque impossibile, con la conseguenza che da quel momento i bond
emessi diventano carta straccia. L’esempio cruciale è quello dei Tangobond
argentini, che hanno coinvolto milioni di italiani. In Argentina, colpita da
una profonda recessione, alla fine degli anni Novanta si innescò una spirale di
aumento del deficit insostenibile. Il paese perse rapidamente la fiducia degli
investitori con relativa fuga di capitali stranieri. Nel 2001, temendo il
peggio, la popolazione iniziò a ritirare i risparmi dai conti bancari,
convertendo pesos in dollari e mandandoli all'estero. Il debito argentino non
fece che aumentare, spingendo alla fine le autorità ad uno scambio volontario
di titoli di stato, prendendo degli impegni che tuttavia non riuscirono a
rispettare. Poco dopo il governo si dichiarò insolvente sul totale del debito.
Come è evidente l’impatto sull'economia reale e sui cittadini è devastante. A
questo punto, lo Stato coinvolto nel default non è in grado di pagare i salari,
le pensioni, le spese sociali o garantire i servizi. Nel caso di un default gli
istituti di credito rischiano però di trovarsi a corto di liquidità anche a
causa delle possibili richieste dei risparmiatori di disinvestire o ritirare il
cash per portarlo in lidi più sicuri. Le tensioni sulla Grecia spingono al
ribasso le Borse europee e nel mirino degli investitori finiscono i titoli di
Stato di Spagna e Italia. Per la Grecia sembra essere arrivati alle battute
finali. Il governo di Atene ha fatto sapere che potrà attendere al massimo fino
a metà novembre per ricevere la prossima tranche di aiuti Ue-Fmi, dopodichè
andrebbe in default. Un default non organizzato di questo Paese potrebbe
scatenare il panico sul mercato dei titoli pubblici, provocare il cedimento di
altri Paesi, soprattutto quelli più deboli come il nostro. L’effetto domino
provocherebbe nuove tensioni sulle banche europee, creando una instabilità sui
mercati finanziari mondiali che avrebbe effetti considerevoli su tutti i
sistemi economici per molto tempo. Ora la Grecia è precipitata nell'incapacità
di formare un nuovo Governo, quindi la Grecia deve tornare alle urne. E, a
questo punto, l'uscita di Atene dalla moneta unica non è più una semplice
ipotesi. Le Borse cadono, lo spread torna pericolosamente ad alzarsi, questo
cavolo di spread che fa aumentare spaventosamente i mutui dei poveri cristiani
che devono pagarsi la casa, l’automobile ecc… l'euro scende sotto 1,28 sul
dollaro. Quali contromisure può adottare l'Europa per impedire un collasso
della moneta unica e il contagio incontrollato ai Paesi del Mediterraneo, dalla
Spagna all'Italia? Lo si vedrà in questi giorni. Intanto, durante la notte un
colloquio tra Obama e Monti rinsalda l’asse Washington-Roma per la crescita e
l’occupazione. Durante il colloquio i due leader hanno discusso dell’attuale
situazione economica in Europa e si sono detti d’accordo sulla necessità di
intensificare gli sforzi per promuovere la crescita e l’occupazione. La
speranza degli Stati Uniti è che con la fine “Merkozy” (asse Franco tedesca
Merkel Sarkozy) e quindi con l’arrivo di Hollande in Francia, anche la Merkel
possa ammorbidire la linea del rigore e premere di più sull’acceleratore della
crescita. Un cambio su cui l’amministrazione Obama è in pressing da mesi.
L’alleato Monti in questo quadro viene visto come fra i più fidati e
attendibili. E il tutto e la telefonata tra i due leader arriva anche nel
giorno in cui la Grecia annuncia nuove elezioni per l’impossibilità di formare
un governo e nella possibilità di un nuovo G8. La crisi della Grecia è
cruciale per esaminare come le autorità politiche e monetarie gestiranno i
problemi strutturali che affliggono (o che potranno affliggere in futuro) Paesi
dell'area euro. Essa ha origine nell'esplosione del debito pubblico del Paese
ellenico che è cresciuto al di là di ogni limite fino a compromettere la
solvibilità del Paese stesso. E magari se non ci sta attenti L’Italia, messa
non tanto bene, potrebbe andare allo sfascio seguendo la sua collega del
mediterraneo.
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Bravo come hai impostato articolo! Meriti tuo spazio giornale più grande!
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