Il legame tra
politica e media è sempre stato stretto e uno degli effetti di
questa relazione è la leaderalizzazione, cioè la personalizzazione
della politica.
Se ne parla spesso
perchè si cercano di raccontare le dinamiche della politica
italiana, tutti i giorni, facendo capo sempre a qualche leader
carismatismo di una certa corrente politica.
Tuttavia è
interessante percepire come questo tema incida sulla politica estera
o/e sulla politica europea.
Qualcosa è
cambiato nella personalizzazione della politica, il modo di
inquadrare gli avvenimenti importanti geopolitici sovranazionali, nei
momenti cruciali della “gestione della cosa pubblica” all'estero.
Dal punto di vista
collettivo lo spirito che incarna, il premier, è quello di divenire
leader nazionale come allo stesso modo leader internazionale. E
quella connessione che si dà tanto per scontato è invece tema su
cui rispecchia la capacità di comunicazione di un governo piuttosto
che un altro. La capacità di un leader di esprimersi al meglio
rispetto a un altro. In sostanza è immagine della nazione che
rappresenta.
Aggiungo che nel
caso di Enrico Letta c'è da fare un plauso per l'operato svolto
durante la sua carica di Presidente del Consiglio. Che a sua volta
aveva fatto un ottimo lavoro di politica estera.
Forse un po'
bislacca e allo stesso modo poco “diplomatico” è stata la
strategia utilizzata da Silvio Berlusconi nell'inserimento delle
“grazie” internazionali. Mi riferisco alla “scortesia” di
Berlusconi di fare attendere, mentre parlava al cellulare, Angela
Merkel in un appuntamento importante con i capi di stato.
O forse come riportato in foto, la giacca del Presidente del Consiglio Matteo Renzi
abbottonata in maniera poco idonia, mentre parlava con la
Merkel, "insulta"
la sua immagine di politico, “ingiuria” all'estero l'immagine
della Repubblica Italiana e lo rende così umano che lo depotenzia
dalla carica acquisita. Il quale ha “dismesso” per “acclamazione”
del partito democratico il suo predecessore Enrico Letta. Anche se
quella carica gli è stata concessa tramite la base del suo partito.
E non direttamente dal popolo. E qui ci sarebbe da farci un altro
articolo. Ma qui non mi dilungo.
Sennonché citando
A. King si suppone che: “La concentrazione sulla personalità del
leader e su altre sue caratteristiche spesso confina con
l’ossessione”. Io aggiungerei con l'ossessione dell'opinione
pubblica di percepirsi indefettibile.
Intanto subito va
detto che è un ruolo crescente ha avuto e ha la televisione, i media
e la relazione politica che si caratterizza. In questa triangolazione
il risultato è paradossale, nel senso che i leader diventano un po'
i grandi mediatori del linguaggio politico.
Diciamo in un
tempo di grande personalizzazione spinta della politica, questo
processo tocca anche la lettura, le immagini, dei fenomeni
internazionali. Con effetti che ricadono sull'opinione pubblica e su
personaggi pubblici come ad esempio in questo momento su Matteo
Renzi. Ci sono stati casi in cui si era superato il limite. Ma anche
qui non ci dilunghiamo.
Quindi la volontà
dell'opinione pubblica di legare la percezione di una personalità
politica alle caratteristiche normalmente associate all'immagine di
credibilità, autorità, stabilità dice molto sulla profondità dei
legami che intercorrono tra essi. In quanto al minimo livello di consulenza
politica, vengono ipotizzati tra l'impressione della personalità,
immagazinata nel cervello dell'elettore e scelta di voto a livello
individuale.
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