La redistribuzione del reddito per contrastare automatismo tecnologico e ondate migratorie.
“Mangiare a ufo” è un tradizionale modo di dire che si
riferisce a chi vorrebbe mangiare “a sbafo”, cioè senza pagare. Il “reddito di
cittadinanza”, un reddito elargito dallo Stato in forma completamente gratuita
a tutti indiscriminatamente (o quasi, dipende da varie versioni o proposte) è,
appunto, una forma di “welfare” generalizzato che è già in avanzata fase di
studio e di sperimentazione presso diverse mature economie del globo.
L’idea di distribuire gratuitamente denaro allo scopo di
contrastare gli scompensi creati dalle moderne forme di liberismo economico
ampliate dalla contemporanea interazione dell’automatismo tecnologico e della
globalizzazione selvaggia sembra proprio essere l’ultima speranza di salvare un
sistema economico, quello del capitalismo liberista, finito nel vicolo cieco di
una globalizzazione che, invece di creare vere opportunità per le popolazioni
povere crea, in realtà, solo grave minaccia per quelle che, nel secolo scorso,
dopo dure lotte e sacrifici, erano riuscite a creare, perlomeno a livello
nazionale o locale, un discreto equilibrio sociale.
Le economie industrializzate vedono infatti, in tempi
recenti, svanire con la rapidità della neve al sole, non solo quegli incerti
equilibri, ma persino quelle volenterose, benché sempre insufficienti,
forme di welfare che consentivano alla
società organizzata di superare gli alti e bassi di economie fondate più sulla
concorrenza che sulla solidarietà umana.
Chi oggi non è ricco non vede solo svanire quel livello di
minimo benessere che aveva raggiunto anche grazie all’operato e ai sacrifici
delle generazioni che lo avevano preceduto, ma si vede ora persino seriamente
minacciato dalla insostenibile concorrenza di ondate migratorie dai paesi
poveri che, per una serie di fattori concomitanti, esercita una insostenibile
concorrenza verso i fattori produttivi e la manodopera preesistente nei paesi a
economia sviluppata.
Come già accennato sopra, però, non c’è solo la globalizzazione
selvaggia ad assalire dall'esterno il malfermo sistema economico delle
democrazie occidentali, basate sul liberismo capitalista. Benché l’avversario
ritenuto più pericoloso dai capitalisti, quel socialismo democratico che non è
riuscito a prendere il sopravvento nemmeno dopo il grave tonfo di tre “Grandi
Recessioni” in meno di vent'anni (la quarta però è già in vista!), il pericolo
maggiore appare essere frutto proprio del progresso creato autonomamente dal
liberismo stesso. In America lo indicano con due sole lettere:Ai, Artificial
intelligence, cioè l’intelligenza artificiale. Tutta la tecnologia, la
robotica, gli algoritmi, ecc. che consentono una sempre maggiore automazione
non solo nelle fabbriche ma ormai dappertutto anche nelle amministrazioni e
negli uffici di ogni tipo, rendono il lavoro sempre meno affidato a persone
fisiche e sempre più a robot, computerizzazione, automatismo al contatto a
distanza.
Tutto questo se da un lato comporta meno fatica per l’uomo,
genera peraltro un crescente e pesantissimo eccesso di lavoro manuale e
intellettuale di basso livello, impietosamente sostituiti da marchingegni,
programmi di ogni tipo e persino automi dotati di basilari livelli
autodecisionali (nella foto il robot Teotronica dotato di 53 dita si esibisce
al pianoforte in Cina, il 4 giugno scorso, insieme al pianista italiano Roberto
Prosseda).
Un interessante articolo a firma di Roberto Cingolani su Il
Corriere Economia del 3 aprile scorso raccomanda di non temere le “macchine
intelligenti”, perché se da un lato cancellano posti di lavoro, dall’altro lato
ne creano di nuovi. Il grafico che accompagna l’articolo evidenzia, però, un
pesante scompenso tra posti creati e posti persi. Nel solo comparto dei
“colletti bianchi” (gli impiegati), il deficit si conta in diversi milioni di
posti persi. Vero che potrebbe essere solo un fenomeno temporaneo, ma è vero
anche che, intanto, se non si fa niente per superare indenni la fase di
transizione, il danno potrebbe diventare permanente.
Siccome le due problematiche automatismo tecnologico e
ondate migratorie (galvanizzate dalla globalizzazione selvaggia) viaggiano di
pari passo, appare evidente che in un sistema economico basato quasi
esclusivamente sulla competizione, non c’è assolutamente spazio sufficiente,
nei ristrettissimi tempi in cui il fenomeno si sviluppa, per la conservazione
di un adeguato livello retributivo e occupazionale capace di garantire a tutta
la popolazione dei paesi cosiddetti “ricchi” almeno il livello di benessere
economico e di welfare raggiunto nel secolo scorso. Ecco quindi che si rende
necessario pensare ad un modo nuovo di redistribuzione del reddito, gli
studiosi lo chiamano già “Universal basic income” (Ubi, ossia Reddito minimo
garantito).
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