Da quando gli elettori hanno cominciato a votare contro il Sistema, cioè come pareva
a loro disobbedendo sistematicamente agli ordini di scuderia trasmessi
dai sottostanti media tradizionali, il Sistema si è ben guardato dal
domandarsi perché la gente gli preferisca qualunque cosa, anche la più
rischiosa: un salto nel buio come la Brexit nel Regno Unito, un
miliardario a forma di banana come Trump negli Stati Uniti, un movimento
fondato da un comico come i 5Stelle in Italia.
Non potendo ammettere di stare sulle
palle al cittadino medio per i danni che gli hanno provocato con le loro
politiche demenziali, lorsignori si sono inventati una scusa
autoconsolatoria: il problema non siamo noi, anzi siamo sempre i
migliori; il problema sono gli elettori che, fuorviati e sviati e
traviati dal Web, credono alle bufale della Rete e scelgono ciò che è
peggio per loro nell’illusione che sia il meglio. Soluzione:
controlliamo il Web come già controlliamo (direttamente in Italia,
indirettamente in altri Paesi) le tv e i giornali, ripuliamolo dalle
bugie e soprattutto dalle verità che non ci piacciono (ribattezzate
“post verità” da chi ha fatto le scuole alte), così le pecorelle
smarrite ritroveranno il buon pastore e torneranno docili all’ovile.
Ora, che centinaia di milioni di persone votino suggestionate da
false credenze, illusioni propagandistiche e autentiche menzogne è un
fatto piuttosto noto e antico. Altrimenti Mussolini e Hitler non
sarebbero saliti al potere in seguito a regolari elezioni, né avrebbero
goduto di tanto consenso per tanto tempo, così come Stalin e altri
tiranni. Ma anche molti capi di Stato e di governo democratici. E non
solo italiani. L’espressione “post verità” viene usata per spiegare la
vittoria di Trump, come se fosse il primo presidente Usa eletto perché
racconta balle. E le bugie della Clinton, allora (dalla polmonite ai
finanziatori della sua fondazione)? E le post-verità del marito Bill ai
tempi della Casa Bianca, non solo su Monica Lewinsky, ma anche sulle
“guerre umanitarie” in Jugoslavia&C.? E quelle di Bush jr. &
Blair per “esportare la democrazia” a suon di bombe in Afghanistan e in
Iraq, in base a prove farlocche sui legami fra i talebani e Bin Laden e
sulle armi di distruzione di massa di Saddam?
Veniamo a noi, che di post-verità, ma soprattutto di pre-balle, siamo
primatisti mondiali. Per 40 anni, dopo il quinquennio degasperiano, gli
italiani votarono un partito di corrotti e di bugiardi come la Dc, per
paura che vincessero i noti mentitori del Pci, che spacciavano la
tragedia del socialismo reale come il paradiso in terra. Poi, per
vent’anni, la maggioranza (sia pure molto relativa) degli italiani
stravide per il più grande ballista del dopoguerra, nell’illusione di
una rivoluzione liberale che non arrivò mai perché B. aveva priorità più
impellenti (non fallire e non finire in galera). Dopodiché caddero in
preda ad altri incantesimi: il mito napolitan-montiano dei “tecnici” di
larghe intese, scesi dall’Olimpo per salvarci dallo spread. Un disastro.
Vaccinati da vent’anni di berlusconismo, gl’italiani punirono
quell’orrido inciucio nel 2013 e Re Giorgio dovette inventarsi una nuova
menzogna – la Grande Riforma Costituzionale, panacea di tutti i mali –
per ribaltare le urne, riciclare l’ammucchiata destra-sinistra e tagliar
fuori gli anti-Sistema (ribattezzati “populisti” da chi ha fatto le
scuole alte). Altro fiasco epocale: il governo Letta sbriciolato in nove
mesi, il governo Renzi – degno erede della tradizione ballistica
berlusconiana – sfanculato al referendum con Grande Riforma incorporata.
Ora, siccome tra un anno le elezioni saranno proprio obbligatorie, si
tenta di correre ai ripari con altre patacche. Tipo la “disomogeneità”
delle leggi elettorali di Camera e Senato. Peccato che l’abbiano voluta
Napolitano e Mattarella, avallando e promulgando Italicum per la sola
Camera (al Senato restava il Consultellum nella speranza che gli
italiani abolissero le elezioni). E questa come si chiama, se non
post-verità? Solo che a raccontarla è il presidente della Repubblica che
l’altra sera ci ha messi in guardia dalle “falsificazioni del web” e da
quell’altro “insidioso nemico della convivenza, su cui tutto il mondo
si interroga”: “L’odio come strumento di lotta politica”. Sai che
novità: basta rileggere i dibattiti d’aula degli anni 50-60-70 tra Dc e
Pci per fare del Parlamento attuale un convento di orsoline.
Quella si chiama dialettica fra maggioranza e opposizione. L’“odio” è
una ridicola categoria introdotta in politica da B., sedicente
fondatore del Partito dell’Amore, per squalificare i pochi che si
opponevano davvero. Oggi il presidente e il Pd la riesumano in
condominio col “populismo” per screditare i pochi che si oppongono
davvero. E soprattutto imbavagliarli. Infatti Mattarella ha aggiunto:
“Tutti, particolarmente chi ha più responsabilità, devono opporsi a
questa deriva per preservare e difendere il Web da chi vuole
trasformarlo in un ring permanente, dove verità e falsificazione
finiscono per confondersi”. E quando mai Mattarella è insorto contro le
falsificazioni di tv e giornali? Bugie così gravi da truccare le
elezioni. Se tutti i media avessero sconfessato le balle di B. sulla
persecuzione giudiziaria, ce lo saremmo levato dai piedi un po’ prima.
Se tutti avessero scritto la verità su Expo, Giuseppe Sala non sarebbe
sindaco di Milano. E se Renzi e la stampa e le tv al seguito non
avessero associato il No referendario all’Apocalisse per l’economia, le
banche, gli investimenti, il Pil, lo spread, le esportazioni,
l’occupazione e persino per i malati di cancro, diabete e cirrosi,
quanti Sì in meno avrebbe incassato? E se non si fosse inventato il
cavaliere bianco in groppa a Jp Morgan pronto a salvare Mps, quanti
soldi pubblici risparmieremmo oggi che il bluff è scoperto? Forse queste
erano meno bugie perché non venivano dal Web, anche se poi ci finivano?
Il 23 novembre il Parlamento europeo ha approvato una demenziale
risoluzione che lo impegna a “contrastare la propaganda nei confronti
dell’Ue”, delle “istituzioni Ue” e dei “partenariati transatlantici” (e
da quando, di grazia, è vietato dire male dell’Ue o della Nato?). E il
cosiddetto “garante” dell’Antitrust Giovanni Pitruzzella è partito
lancia in resta contro la post-verità, anzi le “fake news” (anche lui ha
fatto le scuole alte), “motori del populismo e minacce per le nostre
democrazie”ergo“il settore pubblico deve fissare delle regole” e
“intervenire rapidamente se l’interesse pubblico è min accia to”. E, di
grazia, chi decide ciò che è vero e ciò che è falso, cosa è di interesse
pubblico e cosa no? Pitruzzella? I suoi amici Schifani e Cuffaro? I
partiti che l’hanno nominato? L’Antitrust dovrebbe combattere le
concentrazioni che bloccano la libera concorrenza sul mercato e anche i
conflitti d’interessi. Cioè evitare che la Rai sia controllata dai
partiti e Mediaset da un partito, diffondendo carrettate di fake news e
post-verità per conto terzi. Ma su questo Pitruzzella non dice una
parola. In compenso, la presunta Antitrust fa muro col governo e con B.
contro Vivendi che minaccia di comprare Mediaset e liberarla dalla
politica: il che sarebbe “un rischio per i consumatori”(così ben
informati da 20 anni di propaganda berlusconiana).
Il Web, come tutti i media, è avvelenato dai falsi, ciascuno dei
quali però ha il suo antidoto: il giornalismo “firmato” da chi si è
costruito una fama di credibilità e risulta autorevole. E infatti è
l’antidoto, non il veleno, che allarma questi politici senza elettori e
questi giornalisti senza lettori. Che, persi i contatti con la realtà e
dunque con la gente, si giocano l’ultima carta per non morire. La carta
più vecchia e disperata del mondo: la censura. Siccome sempre meno gente
si fida dei megafoni che essi controllano proprio perché raccontano un
sacco di balle, lorsignori accusano il Web che non controllano di fare
ciò che han sempre fatto loro, per poterlo controllare e farcì quel che
han sempre fatto altrove: mentire e fottere…
Articolo intero su Il Fatto Quotidiano del 3 Gennaio 2017
Di Marco Travaglio
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