Ripartiamo dall'analisi dei conti pubblici, a giudizio quasi “informale” riguardo la Legge di stabilità, la Commissione Ue mette l’Italia nel gruppo dei Paesi a più alto rischio di sforamento dei parametri. Da Bruxelles c'è l'ennesima bocciatura della manovra del governo Letta. Bruxelles, che ha già richiamato l’Italia sul debito l'anno scorso, si limita a segnalare che non è convinta dal percorso di risanamento strutturale, cioè da quello che conduce al pareggio di bilancio e quindi alla riduzione del debito.
"L'Italia deve continuare a fare sufficienti progressi verso l'obiettivo di medio-termine (rapporto deficit-Pil allo 0,5%,) anche nel 2014, assicurando un aggiustamento strutturale di almeno 0,5 punti percentuali del Pil". Lo chiede la Commissione europea al punto 12 della sua opinione sulla bozza di legge di stabilità dell'Italia pubblicata il 15 novembre a Bruxelles.
Questo fatto fa saltare il “famoso” bonus di tre miliardi. Il parere della Commissione europea sulla legge di stabilità gela le aspettative del governo, che contava sui tre miliardi di investimenti, e provoca la dura reazione del premier e del suo governo. Così Letta non ci sta e replica alla Commissione: “I conti sono giusti, di soli tagli e austerità si muore”. Per questo non ci può essere il via libera alla flessibilità su nuova spesa, nemmeno quella cofinanziata dalla Ue.
A destra come a sinistra, nel “partito unico”, questa manovra vogliono cambiarla, “rovinarla”, e quelli che giudicano masochista la linea di austerità imposta dal Nord dell’Europa ai Paesi meridionali con deficit e debiti eccessivi sono in molti, ed ecco il controsenso. A dire del “partitone” la Legge di stabilità non va riarticolata e riscritta, né servono nuove manovre. Dunque la bozza presentata dal governo, secondo Bruxelles, mette l’Italia a rischio di oltrepassare le misure di legge prese sul deficit e sul debito già significativamente alto.
Noi, come tutti gli altri stati europei, abbiamo ceduto quote di sovranità fiscale, è inutile sorprendersi e irritarsi. Abbiamo noi la forza e la credibilità necessarie per poter insorgere? Credo di no. Nemmeno possiamo ammettere di uscire settariamente dall’euro. Dunque, tanto vale provare a fare quelle riforme strutturali che l’Europa ci chiede, e che in tutti i casi sarebbe nostro interesse fare.
La revisione della spesa = spending review cioè 32 mld di risparmi in 3 anni, risparmi per due punti di Pil in tre anni, mobilità per gli statali, premi agli enti che collaboreranno nei tagli è un progetto pretenzioso ma non irrealizzabile.
Il premier Enrico Letta assicura: niente tagli “con la falce” ma “solo dove sono necessari”.
E sul debito Letta dice: “Sono sicuro che ridurremo il debito il prossimo anno, per la prima volta dopo cinque anni”. L’obiettivo, rispetto ai circa 10 miliardi di tagli indicati nella Legge di stabilità, viene in pratica triplicato.
E l’aspettativa è quella di raggiungere qualche risultato già all’inizio del 2014, anche se il grosso dei provvedimenti arriverà dopo la primavera del prossimo anno.
Di Giacomo Palumbo
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mercoledì 20 novembre 2013
L'opinione dell'Europa sulla Legge di Stabilità
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