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venerdì 17 aprile 2020

Princìpi e valori al tempo del Coronavirus


Viviamo in un periodo di grande confusione, attanagliati da una crisi economica che non sembra diminuire, che non possiamo definire solo economico-finanziaria perché sarebbe estremamente riduttivo. La crisi che stiamo vivendo alla sua chiara origine, nello squilibrio di elementi di impostazioni culturali e di valore, in questo squilibrio ci ha travolto la società. Il lavoro è stato sempre più ridotto nella sua portata, corrotto da precarietà e sfruttamento, considerato quasi superato ed una delle conseguenze più gravi è stato proprio la perdita progressiva del senso del lavoro. E' necessaria oggi una forte rivalutazione della centralità del valore lavoro come elemento di affermazione concreta della speranza, della dignità di ogni persona umana, l'obiettivo primario deve essere quindi un'elaborazione sul piano culturale economico e sociale. 
Il nuovo Umanesimo sociale del Lavoro essenziale anche per una positiva evoluzione della "coesione" sociale. Un'economia globale cioè senza barriere, non deve diventare un'economia senza regole, senza attenzione all'occupazione, alla disoccupazione, ai disagi delle persone delle famiglie e in questo quadro, le nostre comunità devono diventare luoghi, dove si educa al lavoro, e ha i suoi valori fondamentali alle sue dimensioni umane.
Il suo senso profondo è dove si possono mettere insieme idee e risorse, di fronte alla pericolosa caduta, segnato dall'ossessiva aspirazione al benessere e dall'edonismo. Siamo chiamati con lucidità del realismo storico a coltivare la speranza. Dobbiamo mantenere una visione alta del Lavoro umano, del buon lavoro, per un momento i diritti fondamentali dei lavoratori pur nella necessità di attivarne le forme giuridiche, coltivano la dimensione comunitaria e solidale dell'amore della stessa impresa.
Argine all'individualismo e alla frammentazione è il lavoro, ha costantemente il primato sul capitale e l'uomo ha il primato sul lavoro. Possiamo fare qualcosa armonizzando il lavoro e la vita complessiva della persona che lavora, rispettando il gioco e riposo, il tempo della festa, facendo procedere di pari passo in connessione le politiche del lavoro e quelle della famiglia, garantendo la possibilità reale concreta di strumenti di previdenza sociale, incrementando la capacità di fare imprese, valorizzando l'economia civile sull'ideale.
Tutto questo ormai nell'era dell'Innovazione, che sta portando cambiamenti ben più importanti rispetto alle precedenti rivoluzioni tecnologiche deve essere una regola.
E' necessario comprendere le sfide che offre, prevedere delle strategie e dei piani a lungo termine.
In Italia è forte il dualismo tra un atteggiamento aziendale innovativo, quello che investe sui lavoratori e un approccio opposto così retrogrado da non vedere il nuovo luogo di lavoro come un posto dove realizzarsi.
La tecnologia può anche aiutare in molti casi l'azione di umanizzazione del Lavoro, delegare alle macchine, ed esso riduce l'impiego di esseri umani nei lavori pesanti e ripetitivi. In questo contesto, solo un processo di formazione continua potrà aiutare il lavoratore ad affrontare il mutamento in corso ed acquisire nuove professionalità. La formazione continua è la chiave che più di altre potrà aprire a molti lavoratori le porti del futuro. Il lavoro dovrà essere un nodo centrale anche dell'economia futura.
Servono princìpi e valori che abbiamo la fortuna di avere nel nostro DNA, nel nostro bagaglio culturale.

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