7 quesiti che possono aiutarci a fare
chiarezza sulla moneta unica
Quali sono stati i principali difetti
nella costruzione iniziale dell’euro?
Al
momento del lancio, nel 1999, l’euro prevedeva un’unione
monetaria completa – con i tassi di inte-ressi fissati dalla BCE di
Francoforte per l’intera zona – ma non prevedeva una
corrispondente unione economica, visto che le politiche economiche e
fiscali rimanevano in larga misura prive di un coordi-namento tra gli
Stati membri. La crisi ha rilevato le carenze insite in tale
costruzione.
Questo
insufficiente coordinamento delle politiche economiche nella zona
euro ha portato a un proli-ferare incontrollato di squilibri
macroeconomici. Le regole messe in atto per assicurare solide
politiche di bilancio si sono rivelate troppo deboli e spesso non
sono state rispettate. La supervisione finanzia-ria è stata in
massima parte lasciata alla responsabilità dei singoli Stati. Quando
la crisi ha colpito la zona euro tali carenze si so-no palesate,
provocando una crisi di fiducia degli investitori riguardo all’euro,
che molti hanno criticato definendolo una costruzio-ne troppo fragile
per i periodi di crisi. Dal 2010 la Commissione ha intrapreso misure
decise per rimediare a tali carenze e raffor-zare le fondamenta
dell’euro.
Perché chi ha progettato la moneta
unica non ha previsto i problemi che tali carenze avrebbero
provocato?
Tutti
i rapporti pubblicati sulla moneta unica (come il Rapporto Werner o
il Rapporto Delors ) sottolineavano la necessità di raffor-zare il
coordinamento economico e disporre di regole relative ai bilanci
nazionali, problemi di cui si è tenuto conto sin dall’inizio nella
progettazione dell’Unione economica e monetaria. Ma gli Stati
membri si sono mostrati riluttanti nel cedere la propria sovra-nità
in materia di politica economica, e questo ha portato a una maggiore
gradualità nella costruzione dell’unione economica. Le regole
relative ai bilanci non sono state sempre rispettate da tutti gli
Stati membri.
In che modo si è rimediato a tali
carenze?
A partire dal 2010, la zona euro
dispone di un coordinamento rafforzato in materia economica e di
bilancio, che agisce su diversi piani:
- Le norme in materia di bilancio dell'area dell'euro sono state rafforzate. Ora l'accento si è spostato sull'azione preventiva in tempi non di crisi, per esempio tenendo sotto controllo la spesa e istituendo organi nazionali indipendenti incaricati di monitorare le politiche di bilancio dei governi.
- Abbiamo introdotto nuove regole volte a individuare e correggere gli squilibri macroeconomici. Avevamo infatti consta-tato che sviluppi economici insostenibili, ad esempio sul mercato immobiliare, possono destabilizzare un'intera economia e avere ripercussioni sul resto dell'area dell'euro.
- La crisi finanziaria ha posto in evidenza la necessità di regolamentare e monitorare con maggiore efficacia il settore bancario. Per questo motivo, a partire dal 2010 la Commissione ha proposto quasi 30 normative per assicurare che tutti gli istitu-ti, i prodotti e i mercati finanziari siano adeguatamente regolamentati e monitorati. La crisi ha aggiunto una nuova dimensione. Infatti, ha messo in luce il circolo potenzialmente vizioso fra banche e debito sovrano, motivo per cui abbiamo adottato con deter-minazione le misure necessarie per costituire una vera e propria "unione bancaria".
- Infine, è stata creata una solida barriera finanziaria protettiva, il Meccanismo europeo di stabilità per erogare assistenza finanziaria di emergenza agli Stati membri in difficoltà che, da parte loro, si impegnano a realizzare le riforme necessarie per pro-muovere una crescita economica durevole e l'occupazione.
Le decisioni prese sono sufficienti per
rimediare ai difetti dell'euro?
Queste
decisioni hanno reso l'euro una moneta molto più solida e credibile
di quanto fosse prima della crisi. Ciò non significa che il lavoro
sia finito, infatti la strada da percorre è stata delineata nel
piano per un'Unione economica e monetaria autentica e appro-fondita
(pubblicato a novembre 2012), che prevede misure progressive da
adottare nel breve, medio e lungo periodo (vedi comunicato stampa e
memo).
Ora
la priorità assoluta è completare l'Unione bancaria e assicurare la
vigilanza e la risoluzione adeguata delle banche secondo norme
comuni, in modo da evitare gli errori del passato. È un passo
fondamentale per ripristinare la fiducia nel sistema bancario e
creare le condizioni perché le famiglie e le PMI abbiano migliore
accesso al credito bancario.
L'euro ha avuto qualche beneficio reale
o è stato solo una spinta politica dei federalisti?
Già
prima della crisi i benefici dell'euro erano evidenti: maggiore
integrazione commerciale, più investimenti e prezzi più stabili,
oltre agli effetti positivi sulla creazione di posti di lavoro per un
lungo periodo. Detto questo, l'Unione economica e monetaria (UEM)
presentava delle carenze nella progettazione iniziale, carenze che
hanno aggravato l'esposizione della zona euro alla crisi finanziaria
mondiale. L'UEM 2.0 per la quale stiamo lavorando dal 2010 affronta
questi problemi in modo determinante e fornisce un quadro solido per
la crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro e per il
mantenimento di finanze pubbliche sane.
Dall'euro ha tratto vantaggio solo la
Germania, mentre per gli altri paesi dell'eurozona è stato un
disastro?
Assolutamente
no. È vero che il ritorno della Germania al successo economico ha
coinciso con l'esistenza dell'euro, ma la Ger-mania ha realizzato
riforme sostanziali che le hanno permesso di adeguarsi ai cambiamenti
dell'economia globale. Anche altri paesi hanno raggiunto risultati
simili. Gli sforzi che molti paesi hanno incontrato per adattarsi
alle sfide della globalizzazione sa-rebbero stati necessari comunque,
con o senza l'euro.
In che modo gli Stati membri possono
reagire agli shock economici quando non possono svalutare la loro
moneta?
Innanzitutto
la svalutazione non è una panacea - può essere una soluzione a
breve termine, ma non può essere la cura definitiva per problemi
economici cronici e non rinforza le fondamenta dell'economia di un
paese.
I
paesi devono adottare riforme strutturali per garantire che le loro
economie siano sufficientemente flessibili e competitive. Questo vale
in particolar modo – ma non solo – per i paesi che condividono
una moneta comune.
Ora
disponiamo di uno strumento efficace, la Procedura per gli squilibri
macroeconomici, per individuare e, se necessario, correg-gere gli
squilibri che interessano uno o più paesi dell'UE, soprattutto
nell'area dell'euro. Questo è un enorme passo avanti rispetto alla
situazione precedente alla crisi.
Nessun commento:
Posta un commento